La Guerra Della Trinità

di Jakrat
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Capitolo 5

Imboscata


Un nuovo giorno sorse su Ponyville e la vita nelle strade, puntuale come un orologio, tornò a scorrere con un largo sorriso scolpito nelle facce dei suoi abitanti. Senza disordini, senza rumori, caratterizzati unicamente da una tempesta di colori, tutti i pony della città si misero al lavoro dietro le mansioni che i loro Cutie Mark segnalavano come le loro uniche aspirazioni possibili.

Nessuna scelta, nessuna possibilità di fare qualcosa di diverso. I loro destini venivano decisi da quei simboli e qualunque disordine veniva presto riformato.

Con passo pesante e deciso, Alastor pensava a questa visione di Ponyville mentre avanzava subito dietro Aria Blaze, come se si fosse sostituito alla sua ombra. Entrambi gli umani studiavano il paesaggio intorno a loro, rassegnati al fatto di essere bene in vista ma restando attenti a non mostrare le loro reali intenzioni.


I due ragazzi avevano cominciato presto la loro mattinata: poco era il loro sonno e tanta la tensione accumulata, al punto che ai primi raggi del sole durante l'alba erano scesi dal letto e, dopo una veloce colazione, erano subito usciti insieme per mettere in atto il loro piano.

«La chiave è sicuramente da qualche parte nel castello di Twilight!» aveva deciso Aria; si era presa subito l'incarico di pianificare e dirigere le loro azioni, scelta che Alastor non provò nemmeno a contestare: anche se aveva bisogno di qualche tentativo per imparare a pronunciare alcuni nomi, era sicuramente più intelligente di quanto lui non fosse. E, in una situazione come quella, serviva un cervello funzionante.

Il massimo che lui poteva offrirle in quel tangente era la sua esperienza nelle azioni non strettamente legalizzate.

«Il problema è che noi non abbiamo idea di quanto sia grande né quante guardie possono esserci dentro. Per non parlare di come, trattandosi di noi due, non possiamo affatto sperare nell'effetto sorpresa!»

La loro situazione era decisamente sfavorevole: essendo gli unici esseri umani a Ponyville, per giunta molto più alti di tutti loro, qualsiasi movimento sospetto sarebbe stato evidente come un lampo a ciel sereno.

Aria sospirò, mettendosi le mani nei capelli senza smettere di girare intorno. Dopo alcuni secondi si fermò, battendo le mani e puntandole contro Alastor.

«Sono degli ingenui!»

Il ragazzo non capì e lei spiegò «I pony, questo era da ancora prima che venissi bandita con le altre, sono una specie dal grande potenziale, indubbiamente, ma sono sopratutto tremendamente ingenui: si fidano a prescindere del prossimo e, sopratutto, solo tu sei peggiore di loro nel dire bugie!»

Alastor si risentì «Io so mentire benissimo

Aria lo liquidò rapidamente dandogli le spalle «Cominci sempre a guardarti intorno e ti ci vogliono cinque minuti per dire una sola parola, quando menti. Sei il peggior bugiardo che io conosca!»

Il ragazzo aprì la bocca per dire qualcosa, ma prima doveva pensare ad una scusa convincente, così rimase cinque minuti con la bocca aperta e un dito puntato contro Aria.

Non si rese nemmeno conto che stava dando ragione ad Aria.

Approfittando del silenzio, lei spiegò il suo piano «Adagio e Sonata sono entrate nello stesso portale dove siamo entrate noi, perciò devono essere sicuramente passate per il castello. Ma se provassimo a vedere dove possono essere, verremo scoperti nel giro di un minuto: tutto quello che ci resta da fare è indagare fuori dal castello.»

Alastor si distrasse sentendo quell'ordine e domandò, alzandosi in piedi «E a chi possiamo dirlo? Ho come l'impressione che una parte della città mi guardi strano mentre l'altra vorrebbe mettermi in vetrina per mostrarmi agli amici!»

Aria si voltò verso di lui con un sorriso vincente stampato in faccia «No, non tutta Ponyville. Forse nemmeno loro sanno cosa stia pianificando Twichit, ma ci sono cinque pony che sicuramente lo sapranno.»

La sirena fece una breve pausa, prima di appoggiare le mani sulle spalle di Alastor e guardarlo negli occhi «Ma rischieremmo grosso, avvicinandoci a loro. Un solo errore e loro parleranno a Twilight. Avrò bisogno del tuo aiuto, Alastor.»

Lui ricambiò il sorriso poggiando le mani sui fianchi della ragazza, rispondendole «Non ti lascerò mai, Aria.»

I due ragazzi restarono a guardarsi in quel modo ancora per qualche secondo, il tempo che entrambi si rendessero conto di cosa e in che tono si fossero appena detti.

Alastor reagì aprendo la bocca, cercando qualche scusa da dire per rendere la situazione meno equivoca. Ma la sua incapacità nell'inventare storie si fece sentire nuovamente e la pelle gli divenne di un rosso acceso.

Aria, invece, divenne paonazza, ritirò le labbra e dopo pochi secondi si staccò dal ragazzo, dirigendosi in un'altra stanza dicendo soltanto «Preparati. Tra poco andiamo. E, come ti ho già detto, non sarò io quella che ti metterà l'anello al dito!»


E così i due umani uscirono per le strade di Ponyville, ignorando gli sguardi sorpresi degli abitanti e cercando di mimetizzarsi, almeno nel comportamento, nella popolazione locale. Per farlo, distribuivano sorrisi ai quattro venti e non si risparmiavano nel parlare con chi, azzardando un contatto, si fermava a parlare con loro. Nonostante fossero complici, nessuno di loro aveva voluto approfondire quella breve parentesi che li aveva paralizzati.

Il primo luogo dove andarono fu il Carousel Boutique. Studiando una guida del posto, Aria aveva imparato come muoversi tra quei pony e, ricordandosi del suo doppione nell'altro mondo, la sirena aveva scelto che sarebbe stata Rarity la loro prima tappa: fingendosi riconoscenti per i cambi di abiti confezionati dall'unicorno, avrebbero approfittato del suo orgoglio per ottenere delle informazioni.

E per un po' il piano parve funzionare, o almeno fino alla parte delle lusinghe.

Ridendo in maniera quasi maniacale, l'unicorno si era lanciato in un aneddoto degno di un poema epico su quanto fosse stato per lei difficile fare delle copie di abiti come quelli che indossavano i due umani: i tessuti, la forma inusuale, i vari pezzi, ma sopratutto le dimensioni! Oh, com'era stato difficile creare dei vestiti senza un modello!

«Per non parlare del fatto che puoi averci visto solo al castello, vero?» domandò Aria, dandole corda

«Oh, sì! È stata dura, ma ci sono riuscita lo stesso. Per fortuna Applejack mi ha dato una mano, l'avete impressionata al punto che ricordava benissimo le vostre proporzioni!»


Il trio parlò, o meglio Aria e Rarity parlarono, ancora per un bel pezzo e quando uscirono dal locale Alastor avvertiva un forte mal di testa, scatenato dall'incessante chiacchiericcio delle due donne. Aria, di contro, non pareva risentirne e piuttosto rifletteva massaggiandosi il mento con l'indice ripetendo «Questo è molto strano.»

«Che cosa è molto strano?» domandò Alastor, levandosi il cerchietto sui capelli per massaggiarsi con la mano libera una tempia

«Applejack che aiuta a creare vestiti? A meno che la sua storia non sia completamente diversa dal suo doppione nel tuo mondo, stiamo parlando di un pony senza gusto alcuno nel vestirsi. Figurarsi nel memorizzare proporzioni e cuciture! E poi, quante volte ci ha visto? Dieci in tutto? Come può già conoscere bene il corpo umano, così diverso dal suo?»

«Che dici, vuoi andare a chiederglielo?»

«Non ancora. Prima abbiamo un altro soggetto con cui parlare.»


Davanti all'entrata del castello, Spike osservava i due umani rivolgersi a lui con espressione interrogativa: abituato a portare tutti gli ospiti da Twilight, tutto si aspettava meno che volessero parlare con lui!

Aria restava accucciata verso il draghetto, mentre Alastor poco dietro di lei lo squadrava tenendo le braccia incrociate al petto.

«Come pensate che lo possa sapere?» esclamò Spike, alla domanda che gli venne rivolta

«Sei o non sei l'assistente della padrona di casa?» rispose Aria, inarcando un sopracciglio «Ne parlavo con Alastor in questi giorni e ci chiedevamo, se il portale per il suo mondo è aperto, come potreste gestire eventuali intrusioni? Sarà capitata una palla rimbalzata attraverso il portale, o qualcuno che cade...»

Spike aprì le braccia «Tutto quello che so è che il portale, dal mondo umano, si apre una volta ogni trenta lune. Twilight ha progettato un modo per attraversarlo ogni volta che vuole. Ma è curioso che me lo chiediate.»

«Cosa ci sarebbe di curioso?» domandò Aria

«Applejack ha sollevato la stessa domanda qualche tempo fa. Da allora passa sempre un po' di tempo, specialmente alla sera, davanti allo specchio a occuparsi di eventuali intrusioni. I primi tempi montava la guardia in coppia con qualcun altro, ma non ha mai chiesto cambi.»


«Tutto questo non ha senso!» esclamò Aria, mentre con Alastor riprendeva a spostarsi «Non solo ci conosce perfettamente ma, magicamente, si preoccupa di quello che passa attraverso il portale e si offre di farci da guardia. Dopo un'intera giornata passata a lavorare, chi può avere voglia di controllare anche una possibilità remota come che qualcosa picchi attraverso il portale e finisca casualmente qui ad Equestria?»

«Sei sicura che dicesse la verità?» domandò Alastor, credendo che il drago avesse mentito

«L'hai visto anche tu negli occhi. Era troppo ansioso di sbarazzarsi di noi per inventare una storia.»

«Da quando sai leggere le persone nello sguardo?»

«Non padroneggi poteri di controllo della mente senza imparare a leggere i movimenti delle persone!» ribatté lei, quasi offesa

Alastor alzò le mani in segno di resa, interrompendola «Okay, Sherlock!» solo allora si accorse di dove la ragazza lo stava portando. Era felice di seguire semplicemente le istruzioni di Aria, alla fine si trattava di agire in maniera simile, se non addirittura uguale, a quella nel suo mondo originale, tuttavia l'assoluta ignoranza riguardo le intenzioni di lei lo lasciava piuttosto spaesato.

In quel preciso istante si trovavano vicino ad una recinzione che fungeva da ingresso ad un vasto meleto, il quale come una vasta muraglia marrone, rossa e verde che si estendeva fin dove l'occhio poteva guardare, circondava una fattoria dalle mura rosse e il tetto scuro.

«Dove siamo arrivati?»

«Questo luogo lo chiamano Giardino Meleblabla, o qualcosa del genere.»

«E cosa dobbiamo fare, qui?» domandò ancora Alastor, seguendo Aria la quale invece cominciò a camminare in punta di piedi nella vegetazione, come cercando di non farsi scoprire. Era così focalizzato sul loro obiettivo che nemmeno si domandò se quel posto si chiamava davvero Meleblabla.

«È qui che vive il nostro prossimo bersaglio. L'unico modo per venire a capo delle stranezze che ci hanno appena detto è chiedere direttamente a Jackline

«Applejack. Credo che si chiami Applejack.»

«E tu come fai a esserne certo?» ribatté Aria, offesa di essere corretta da Alastor

Non avendo il coraggio di ammettere a voce alta che Aria aveva pronunciato correttamente quel nome fino a poco prima, Alastor confessò un particolare che aveva notato «Applejack è anche il nome di un cocktail. Un cocktail dannatamente buono, che Susy non sa fare. Non c'è modo che possa dimenticarlo!»

Aria agitò la testa, accompagnando il gesto con una leggera risata. Euforia che tuttavia terminò non appena vide, poco lontano da loro, sul retro della fattoria, il draghetto Spike e la giumenta appena menzionata parlare con volto contratto, come se stessero comunicando qualcosa di estremamente importante.

Volendo scoprire il più possibile, e chiedendosi come il drago potesse averli preceduti senza che se ne accorgessero, entrambi i ragazzi si acquattarono nella vegetazione. Aria era abbastanza slanciata da potersi nascondere in maniera efficace dietro ad un albero, mentre Alastor dovesse sdraiarsi in mezzo a dei cespugli.

Il pony e il drago stavano discutendo in maniera piuttosto animata, come se non avessero la preoccupazione di essere sentiti.

«La sirena è qui, a Ponyville. E sta passeggiando liberamente con l'umano appresso, perché è così difficile catturarli?» domandò Spike, allargando gli artigli.

«Twilight ha messo intorno a loro una sorveglianza degna di una principessa. Non possiamo semplicemente prelevarli e portarli fuori da Ponyville senza attirare l'attenzione!» esclamò Applejack, indicando intorno a se con la zampa

«Be', questo non ci ha fermato finora, o sbaglio?»

«Sappiamo entrambi che Sua Maestà in persona si è infiltrata in regni in cui tutti erano concentrati su di lei, figurarsi se non riesce a inserire dozzine di noi in una cittadina come questa, dove tutti sono distratti!»

Spike sbuffò, portandosi una mano sulla fronte. Alla fine domandò «Quali sono gli ordini, allora?»

«Dobbiamo rinunciare alla copertura. I risultati al momento sono soddisfacenti, ma per completare l'esperimento abbiamo bisogno di tutte e tre le sirene. La Regina sta arrivando, dobbiamo tenerci pronti per quando darà il segnale!»

I due ragazzi avevano sentito decisamente abbastanza.

«Il segnale per cosa?» domandò Aria, uscendo allo scoperto

I due la fissarono per qualche istante senza dire niente. Non si erano preoccupati di assicurarsi che intorno a loro ci fosse qualcuno o qualcosa, ma il fatto di essere stati scoperti non li dava molta preoccupazione.

«E dov'è il tuo ragazzone?» chiese Applejack, guardandosi intorno.

Aria, con fare volutamente strafottente, puntò verso il duo una mano piegata per fare il gesto della pistola, avvertendoli mentre fingeva di prendere la mira con un occhio «Ditemi che cos'è questo segnale e... beh, farò in modo che lui non vi faccia ingoiare i denti e non vi butti in un tombino. Che ne dite?»

Per tutta risposta, il duo le rise in faccia. Allora Aria, offesa, piegò le labbra in un sorriso feroce «Io vi avevo avvertito.»

Accompagnato dal suono dello sparo emesso da Aria «Bang!» Alastor uscì allo scoperto.

Velocemente e inarrestabile come una locomotiva, corse verso il duo, travolgendo Spike e afferrando Applejack per la criniera, trascinandola contro le pareti della fattoria.

Spike era abbastanza piccolo da poter essere sbalzato via semplicemente dall'impatto con l'umano, trascinare Applejack fu già più difficile. Difficile, ma non impossibile.

Quando la giumenta picchiò in pieno contro l'albero, una fiammata verde la avvolse, rivelando l'essere simile ad uno scarafaggio grande quanto un pony che Alastor aveva già affrontato nella foresta.

«Mapporcapu...» fece appena in tempo a dire, prima che il secondo avversario lo colpisse alle spalle rompendogli una trave di legno sulla schiena.

Alastor indietreggiò qualche passo, portandosi una mano alla nuca. Quando si voltò, minacciando di una terribile sorte quel “codardo e checca” che lo aveva preso alle spalle, si gelò vedendo Aria guardarlo con uno sguardo feroce.

«Ora che non ci capisco un c...»

«Sono Mutanti! Possono prendere qualsiasi forma!» gridò la vera Aria, mentre si metteva in guardia da un bellicoso Alastor che si stava avvicinando lentamente, ma inesorabilmente, a lei. Probabilmente era lo stesso che Alastor aveva picchiato contro il muro... erano veloci, i bastardelli! E si riprendevano in fretta!

«Non rendiamo le cose facili, insomma!» si lamentò lui, schivando per un soffio un gancio della finta Aria abbassandosi velocemente. Così facendo, tuttavia, ricevette una ginocchiata all'occhio da parte dello stesso nemico.

Il colpo risuonò nella testa di Alastor come se avessero colpito una campana posta dentro il suo cervello, ma in compenso vide che anche la copia di Aria si stava massaggiando il ginocchio. Lui aveva proprio la testa dura.

Felice di sapere che i suoi avversari, per quanto duri, potevano almeno provare dolore, Alastor piegò le labbra in un inquietante sorriso, acuito dal fatto che questa volta non sembrava soltanto una smorfia, e chiamando il suo nemico come il figlio di una donna dai facili costumi annunciò che era il momento di vedere “cosa sapeva fare”.


All'interno del suo castello, Twilight ripose il libro per comunicare con Sunset Shimmer sullo scaffale, rimuginando nel mentre.

Aveva appena mandato un messaggio alla sua amica ormai residente nel mondo parallelo chiedendole se aveva avuto modo di notare movimenti strani intorno al portale e lei le aveva risposto che aveva sentito delle voci di strani individui “punk” che avevano preso l'abitudine di radunarsi intorno alla statua della scuola, ma non aveva mai avuto modo di vederne uno dal vero.

Poteva sembrare un fatto innocente, un luogo come la statua del Liceo di Canterlot poteva fungere perfettamente da rifugio, eppure qualcosa nella principessa era scattato.

Forse era dovuto allo stress per gli eventi degli ultimi giorni, o il conflitto con quella parte di lei che le suggeriva insistentemente di alleggerire la presa che aveva su Alastor Sullivan e Aria Blaze, fatto stava che avvertiva un fastidiosissimo formicolio sulla fronte che le suggeriva che qualcosa le stava sfuggendo tra gli zoccoli.

Ma cosa?

Spike interruppe i suoi pensieri arrivando dietro di lei e annunciando «I due umani sono appena usciti dalla loro abitazione. Sembra che stiano facendo due passi per Ponyville, forse vogliono conoscere bene l'ambiente.»

Twilight annuì senza commentare, cercando di rimanere concentrata.

Il draghetto si avvicinò preoccupato «Tutto bene, Twilight?»

«Spike...» lo chiamò la principessa «Ricordi quando abbiamo aiutato Rarity durante la settimana della moda a Fillydelphia?»

«Oh, sì.» annuì il draghetto, carico di ricordi «Per aiutarla, dopo che aveva dovuto inventarsi da zero tutta la nuova collezione, avevate fatto le ore piccole! Come posso dimenticarlo? Ti confesso che a volte rido ancora, ripensando a quella scena: la ricordo così bene come se se l'avessi davanti agli occhi in questo momento!»

Twilight Sparkle si gelò. Alzò lo sguardo avanti a se, tenendo gli occhi fissi sulla parete mentre un intero schema si dipanava di fronte a lei, come tessere di un domino che cadono una dopo l'altra. Inspirò profondamente un paio di volte, prima di ripetere con un filo di voce «Spike...»

«Sì, Twilight?»

«Quella era Manehattan.»


Aria si trovava in difficoltà: il Mutante che aveva preso le sembianze di Alastor la sovrastava di una spanna e, senza la magia, provare a colpirlo valeva a dire prendere a pugni uno scoglio. O almeno, questa era la sensazione che le aveva dato dopo il primo pugno che era riuscita a dargli.

Lui questo lo sapeva e le riservava il più odioso dei ghigni, mentre allungava in maniera lasciva le mani verso di lei.

Poteva anche avere il fisico più sviluppato tra le Dazzling, ma quel Mutante era diventato semplicemente troppo potente, una volta assunte le sembianze di Alastor.

Simile consapevolezza le mandò una vampata alle orecchie che le fece arrossire e la bloccò per un istante. Un lasso di tempo più che sufficiente perché il suo avversario la prendesse per le braccia, sollevandola in alto come un sacco di patate.

«Sembra che alla fine l'invasione non sarà necessaria!» osservò lui, sprezzante.

Aria si agitò nel tentativo di liberarsi. Nella sua forma originale avrebbe potuto staccargli la testa con un morso, mentre con i suoi poteri avrebbe potuto muoverlo come una marionetta, ma nello stato in cui si trovava non aveva né la forza né la magia necessaria per liberarsi.

Tuttavia doveva agitarsi per bene, poiché per fermarla il Mutante si era sistemato a gambe larghe avanti a lei, per poter avere una maggiore base di appoggio.

Fu lì che scelse come muoversi.

Scattando, troppo veloce per essere vista, Aria alzò una gamba e con la tibia colpì violentemente l'inguine del Mutante. Questi poteva anche essere grande, grosso e potenziato, ma certe cose fanno sempre e comunque male.

Infatti lui mollò la presa, piegandosi a metà e portando le mani sulla parte lesa. Posizione che diede un leggero vantaggio ad Aria, la quale lo colpì alle ginocchia con un altro calcio, facendolo cadere a terra. Da lì saltò, atterrandogli con tutto il peso direttamente sul collo.

L'impatto fu sufficiente per rendere privo di sensi l'avversario: cadde e, dopo venire avvolto da una fiammata verde, assunse nuovamente le dimensioni originali. Almeno per il momento.


Alastor era certo di avere un certo vantaggio: Aria era indubbiamente più intelligente di lui, ma restava il fatto che lui avesse qualche chilo di muscoli in più. Tuttavia presto dovette ricredersi, quando ricordò che dalla loro i Mutanti avevano la magia.

Non capiva esattamente come funzionavano i loro poteri, ma il suo avversario era dotato di una velocità incredibile: semplicemente lui non riusciva a starci dietro e ogni volta che provava a colpirla, questa schivava spostandosi di lato talmente veloce da lasciare dietro di se solo l'immagine. Immagine che puntualmente si dissolveva quando Alastor la colpiva.

I tentativi di colpirla furono numerosi, ma purtroppo senza risultati. Se non altro, lei non ricambiava i colpi, probabilmente voleva prenderlo per sfinimento.

Fu allora che Alastor azzardò e, cercando di colpirla con un diretto, allungò a tradimento un braccio a lato. Questi, infatti, prese in pieno il Mutante il quale, troppo concentrato sui colpi dell'umano, si era spostato senza notare il gomito posto all'altezza del suo collo.

Colpito, fece una capriola in aria che lo fece atterrare sgraziatamente con la schiena. Prima ancora che potesse accorgersi di cosa stava succedendo, tuttavia, Alastor lo sovrastò e, pestandogli la testa con il piede, lo mise fuori gioco.

I due umani si avvicinarono, guardandosi intorno chiedendosi se ce ne fossero altri.

«I mutanti si muovono in sciame.» ricordò Aria «Non può essere che ce ne fossero solo du...»

Le parole della ragazza vennero interrotte dall'arrivo di alcuni membri della stessa famiglia di Applejack, tra cui Granny Smith, Apple Bloom e le sue amiche, che li fissarono con tono di sfida.

«Che c'è?» chiese, seccato, Alastor.

«Sono Mutanti anche loro.» spiegò Aria, benché stesse guardando intorno a se. I suoi occhi erano circondati da un leggero alone rosso che Alastor non vide «Siamo circondati. Ne arrivano altri, dalla foresta.»

Alastor si concentrò sulla situazione intorno a lui. I pony che li stavano circondando avevano preso le loro sembianze e l'eco di passi in avvicinamento dalla foresta si faceva sempre più forte. Data l'intensità dovevano trattarsi di svariate migliaia di Mutanti in marcia.

Un leggero sorriso si formò sulle sue labbra.

Aria fece un secondo di riflessione, prima di agitare il capo sconsolata «Immagino che sia inutile farti notare quanto sarebbe più saggio scappare...»

«Prima ti metto in salvo. Poi, non me lo perderei per niente al mondo!»

«Sarà il tuo funerale.» osservò la ragazza, sentite le parole di Alastor. Nella sua voce non c'era alcuna traccia di minaccia o avvertimento, ma pura e semplice constatazione.

Alastor sorrise ancora, sprezzante, mentre i Mutanti intorno a lui cominciavano ad avvicinarsi lentamente, come predatori che stanno per ghermire le loro prede, e l'eco dalla Everfree Forest si faceva sempre più intenso «Meglio così, che in altro modo!»

Fu allora che, annunciandosi con un semplice «Non voglio che muoia qualcuno | Cerca di non essere importuno!» una saetta cadde tra i ragazzi e gli assalitori.

Atterrando con addosso una borsa di vimini, Zecora attaccò i Mutanti estraendo due boccette e lanciandole verso di loro con una velocità tale che nessuno riuscì ad accorgersi di qualcosa fino a quando queste non si ruppero a terra.

Una nube azzurra avvolse i Mutante con le sembianze di Alastor e Aria, lasciandoli tossire. Mentre il fumo si diradava, tutti si accorsero di aver subito particolari handicap che li lasciavano esterrefatti: ad uno di loro era cresciuta a dismisura una folta peluria riccioluta, un altro il corno aveva assunto una consistenza simile a gomma, un altro ancora aveva la lingua sporgente gonfia e a pois...

Ma non ci fu il tempo per parlare oltre, poiché la zebra ordinò, con il tono di chi non accetta un rifiuto «Seguitemi!»

Poteva essere anche un bel modo di morire, difendendo la propria amata da chi voleva invece rapirla, ma se c'era il modo di proteggerla e vedere assieme l'alba del domani, era sicuramente meglio. Arrossendo non appena si accorse di aver pensato ad Aria come “la propria amata”, Alastor seguì la ragazza e la zebra.


Il trio tornò presto a Ponyville, correndo tra le vie dove numerosi pony cominciarono a prendere il volo, avvolgendosi in fiamme verdi fino a riprendere le sembianze di Mutanti. Il cielo si stava lentamente, ma inesorabilmente, riempiendo di punti neri che osservavano con ghigni predatori i tre fuggiaschi mentre si stavano dirigendo verso il castello di Twilight.

Una volta entrati, videro un paio di pegasi chiuderli velocemente la porta alle spalle.

Fermati per riprendere fiato, vennero raggiunti dalla padrona di casa.

Alastor si fermò a guardarla, senza parlare subito.

La principessa si atteggiava in maniera estremamente diversa dal solito, anziché agire composta camminava in maniera lenta e con il capo chino, come se stesse cercando di uscire da una situazione che non solo la feriva nell'animo, ma che non mostrava alcuna soluzione semplice.

L'alicorno si fermò avanti ai due umani, continuando a non pronunciare una sola sillaba per ancora un minuto. Alla fine, quando rialzò lo sguardo, Alastor raccolse quanto fiato aveva per chiedere «Cosa accidenti sta succedendo?»

In maniera lapidaria, Twilight Sparkle rispose «Abbiamo un enorme problema.»





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