Crimson
Shadows
- Derry,
Settembre 1957 -
George Denbrough
varcò la soglia della propria stanza, le piccole labbra
dischiuse in un gran sorriso. Afferrò l’album di
fotografie che aveva lasciato sul letto prima di uscire, lo
posò sul pavimento della cameretta e si
inginocchiò, passando con delicatezza quasi religiosa le
minuscole dita sulla scritta dorata della copertina.
“Le Mie
Fotografie”.
Poco
più in basso, lui e la mamma avevano attaccato un foglietto
con dello scotch, sul quale veniva rivendicata
l’identità del proprietario dell’album: George Elmer Denbrough, 6 anni.
Si
lasciò sfuggire un altro sorrisetto, mentre cominciava a
girare lentamente le pagine, osservando per l’ennesima volta
le vecchie fotografie regalate da amici e parenti: non si stancava mai
di rimirare quella raccolta di cui si sentiva tanto fiero.
Chissà,
magari da grande sarebbe diventato un fotografo o un critico
d’arte, magari avrebbe raggiunto la fama internazionale e
l’avrebbero contattato per qualche intervista. Si era
già immaginato qualche volta una scena simile, nella quale
una distinta versione adulta di sé stesso sedeva su una
comoda poltroncina, mentre l’intervistatore (che nella sua
mente somigliava a Richie Tozier, il ragazzino matto che ogni tanto
frequentava suo fratello Bill) gli domandava da dove fosse nata la sua
passione per la fotografia. A quel punto, il Georgie adulto tirava
fuori dal nulla l’ormai vecchio album, un po’
ingrigito ma comunque tenuto con grande cura, e cominciava a sfogliarlo
sotto gli occhi ammirati dell’intervistatore.
Non appena
si ritrovò dinnanzi ad una pagina ancora vuota, Georgie
avanzò carponi verso il proprio zainetto, prendendo dello
scotch, quindi estrasse con attenzione una vecchia fotografia in bianco
e nero, riposta all’interno di un quaderno perché
non si spiegazzasse.
Osservò
l’immagine per qualche secondo: un ragazzo alto e robusto,
con i capelli corti e la mascella squadrata, era leggermente chinato in
avanti per sostenere la ragazza dalla chioma scura caricata sulla sua
schiena. Entrambi ridevano, lo sguardo fisso verso
l’obbiettivo.
Attaccò
la foto nella parte superiore della pagina, facendo attenzione a non
rovinarla. Mentre si soffermava nuovamente sui dettagli del volto
grazioso della ragazza, tre piccoli colpi allo stipite della porta lo
fecero scuotere bruscamente, riportandolo alla realtà.
- C-che
stai facendo, G-Georgie?
Bill, suo
fratello maggiore, era affetto da una pesante balbuzie sin
dall’età di tre anni, da quando un’auto
l’aveva accidentalmente investito. Era un ragazzino piuttosto
alto per la sua età, magro come un grissino, con le braccia
ricoperte di lentiggini ed una folta chioma biondo rame che ogni tanto
gli scivolava davanti agli occhi azzurri.
George si
scostò leggermente a destra, in modo da permettere al
fratello di prendere posto accanto a sé: - Stavo attaccando
una nuova foto.
- U-una
nuova foto? – Bill gli scompigliò scherzosamente i
capelli castani – E c-chi hai as-assillato questa v-volta?
- Non ho
assillato nessuno! – protestò il bambino
– Chiedi alla mamma! Me l’ha regalata la signora
con la collana viola che abbiamo incontrato al parco!
- La
s-signora c-con l-la c-collana viola? – ripeté il
maggiore, aggrottando la fronte.
Georgie
annuì convinto: - E’ la mamma di un ragazzo che
viene a scuola con te. Non sorride mai e indossa sempre una collana con
una pietra viola.
- Oh!
– s’illuminò Bill –
D-dev’essere l-la s-signora Criss.
-
Sì, lei.
Il
ragazzino più grande osservò la fotografia con
fare pensieroso: - E p-perché t-ti ha r-regalato qu-questa
foto?
Georgie
diede un’alzata di spalle: - Ha detto che voleva
sbarazzarsene da tanto tempo, ma non riusciva a buttarla via
perché l’aveva scattata una persona a cui voleva
bene. Mentre parlava con la mamma ha saputo del mio album e quindi me
l’ha regalata.
- C-capito.
Bill si
grattò la nuca con aria confusa: - P-perché
v-voleva sb-sb… oh, insomma, p-perché v-voleva
buttarla? – sputacchiò, cercando invano di
nascondere la frustrazione che l’assaliva ogni qualvolta
dovesse trovare sinonimi alle parole che non riusciva a pronunciare
senza incartarsi.
I volti dei
due ragazzi della foto gli ricordavano qualcosa, ma sebbene si
sforzasse non riusciva a trovare un collegamento con persone conosciute
in passato.
- Prima ha
detto semplicemente che era roba vecchia – spiegò
Georgie – Ma visto che la mamma pensava volesse darmela
soltanto per farmi contento, ha aggiunto che le faceva venire in mente
brutti ricordi. Un’amicizia perduta, mi sembra.
Bill
osservò a lungo l’immagine, riflettendo. Era senza
dubbio una foto molto vecchia, scattata venti o trent’anni
prima.
- T-ti ha
d-detto d-di che anno è?
Il minore
annuì con forza, facendo ballare i morbidi ricci castani
sulla piccola testa: - Estate 1930.
***
Angolo
dell’Autrice: Alla fine
sono approdata anche in questo fandom. Ho letto It per la prima volta
verso maggio e da allora sono entrata in fissa (e sì,
immagino Bill con i capelli biondo rame e non rossi, pardon). Comunque,
tutti coloro che seguono le mie storie non devono temere: la settimana
prossima mi laureo, quindi non ho avuto tempo per scrivere in questi
mesi, ma più o meno da metà Dicembre dovrei
riprendere ad aggiornare.
Sono
intanto riuscita a scrivere il prologo di questa storia, anche se il
primo capitolo arriverà più avanti, essendo
questa un’interattiva.
Come
al solito, ribadisco che
le interattive NON SONO VIETATE (le amministratrici hanno
scritto un regolamento apposta) e che no, non significano
“non ho voglia di inventare personaggi, lo facciano altri per
me”.
Nella
comunità facebook di cui faccio parte da anni siamo abituati
a “scambiarci” i personaggi, visto che ci piace
anche vederli muovere da una mente diversa dalla nostra.
Come
ho spiegato nella presentazione, la storia sarà ambientata
27 anni prima degli eventi che accadono nel libro, quindi
sarà incentrata sull’operato di It durante il
ciclo precedente a quello del 1957-1958. Ho scelto di ambientare il
prologo nel “futuro” per due motivi: primo
perché mi piaceva l’idea di fare un riferimento
alla storia originale (ed ero curiosa di scoprire come fosse scrivere
dal punto di vista di Georgie e Bill), secondo perché la
serie Doctor Who mi ha contagiata e amo le vicende che partono con
enormi punti interrogativi per poi spiegare la situazione tramite un
lungo flashback.
E
per ora gli interrogativi sono questi: chi sono i ragazzi della foto?
Che legame avevano con la signora Criss, alias la madre di Vic? (della
quale, ebbene sì, scopriremo l’identità
attraverso il flashback).
Ma
soprattutto, quali oscure vicende si celano dietro ai dolorosi ricordi
di un’amicizia perduta?
Grazie
a chiunque vorrà leggere questa storia.
Tinkerbell92
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