Dead Memories
Disclaimer: Albert
Wesker, Alex Wesker, Excella Gionne, Spencer e tutti gli altri
personaggi appartengono a Shinji Mikami, alla Capcom e a chi
detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta
per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo.
Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto
rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne
è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia
autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto
"Would it be wrong to clamp down on your racing heart, love?
And if they'd
known, what sifted down to be found out?
It's not what
you deserve."
- The Broken
Bells -
Dead
memories
Sitting in the dark, I
can't forget.
Una prima stesa, innocente.
Carte che scivolano tra le dita sottili, pallide.
L'Imperatrice, la Ruota della Fortuna, gli Amanti.
Tutte dritte; tutte rivolte verso di lei.
Il destino ha in serbo
grandi cose per te, Alex.
Un movimento del polso, il tintinnio leggero di un braccialetto in oro
e ossidiana.
Un'altra carta, un'altra risposta.
La Torre. Rovesciata.
Due persone, due cadute.
Incoronata una, spezzata
l'altra.
Superbia, presunzione.
Pericolo, punizione. Rottura, vedovanza. Disgrazia, morte.
Alex contrae un sopracciglio, piega le labbra in una smorfia.
Solleva l'ultima carta, si espone alla verità.
Il Diavolo: dritta.
Cambiamento. Debolezza.
Disfatta.
Alex raggruppa il mazzo e ricomincia daccapo.
Another story of the
bitter pills of fate.
L'ufficio è quasi ultimato, i laboratori sono già
attivi.
Sushestovanie rinasce sotto il suo sguardo, nutrita solo per poi essere
abbattuta - schiacciata dai suoi desideri e dalle sue ambizioni.
"Master Alex."
Unghie laccate di nero, dita nervose, forti.
"Posso fare altro per lei?"
Alex sorride, accomodante.
"No, grazie Stuart. Puoi andare."
Un cenno del capo, un servo fedele e mansueto.
Alex gioca con il bordo della tazza, intinge l'indice nel
caffè e se lo porta alle labbra.
Il logo della Tricell dondola pigro sullo schermo, il viso di Excella
un profilo aristocratico e giovane.
Troppo.
Si sfila le scarpe, lasciandole cadere sotto la scrivania.
Apre il primo cassetto, poi il secondo, frugando alla cieca e
sporgendosi oltre la sedia.
Eccole.
Dorso sbiadito, angoli consumati.
Le mescola con una mano sola, le stende in un colpo solo; un arco in
cui è scritta tutta una storia.
Il Giudizio, rovesciata.
L'Eremita, rovesciata.
Il Carro, rovesciato.
Impossibilità
di cambiare. Solitudine. Perdita di controllo.
Alex espira con forza, chiude gli occhi - pesca ancora.
L'Appeso.
Rovesciato.
Alex scaraventa la tazza contro il muro, il caffè una
macchia scura come sangue coagulato.
Troppo tardi.
Il Matto aspetta dal silenzio di carte non ancora sfogliate.
I can't go back again, I
can't go back again.
Una crisi: è
solo una crisi si ripete, arrotolandosi dentro il lenzuolo
come una bestia ferita a morte.
Stuart ha smesso di bussare alla sua porta, il cielo non ha mai
cambiato colore.
Alex trattiene un conato, si copre gli occhi con il braccio libero
(quello che non è impegnato ad artigliare l'addome, cercando
un sollievo che non arriva mai)
Fa perno sui gomiti, stringe i denti fino a quando non le fanno male.
Ansima, fissando in tralice il cuscino umido di sangue e sudore.
Afferra il mazzo di carte con rabbia, gettandole sul letto a caso,
senza un vero ordine (cercando una risposta che le si nega ogni volta)
L'Imperatrice, l'Imperatore, gli Amanti, la Torre.
Dritto, dritta, dritta, rovesciata.
Soffoca un grido Alex, ingoia la sua stessa frustrazione.
Le spazza via con la punta delle dita, irritata.
La Morte.
Un vecchio, una falce.
Orbite vuote, fiori sgualciti - bianchi come la sua pelle.
Due teste, mille mani, troppi corpi.
Re e Regina. Fratello e
sorella. Passato e futuro.
Tutto perduto, tutto schiacciato da un fantasma.
Spencer.
La Morte rimane lì, sospesa tra il lenzuolo e il pavimento,
indecisa.
Né dritta, né rovesciata.
But you asked me to love
you and I did.
"Non puoi crederci davvero."
Alex si stringe nelle spalle, incrocia le gambe nude sul pavimento.
"Vuoi provare?"
Albert fa un gesto vago con la mano, disinteressato.
"Tutto dipende da come formuli la domanda."
Inizia a mescolare le carte, un fruscio rilassante e consunto - antico.
"A volte rispondono, a volte no. Il destino non è mai
scritto, alla fine."
Spezza il mazzo in due, lo alza e prende la metà inferiore.
"Il più delle volte è la prima risposta che vale:
l'unica. Le altre sono solo corollari, estensioni di un concetto che
hanno già rivelato."
Comincia a stenderle, senza fretta; studiandole con lo stesso cipiglio
che riserva a uno dei suoi tanti test di laboratorio.
Albert le fissa da oltre la sua spalla, blandendo un corpo pallido e
sottile - tiepido e accogliente.
Il Mondo, a rovescio.
Gli Amanti, dritta.
La Giustizia, a rovescio.
Il Sole, rovesciato.
Alex aggrotta le sopracciglia, non solleva l'ultima carta.
"Brutte notizie?" la prende in giro Albert, scivolando con la bocca
lungo la sua schiena.
"Sì." replica Alex, inarcandosi all'indietro "Hanno tutte
significati negativi. Mancata realizzazione di progetti, delusioni,
ostacoli."
Albert annuisce contro la sua pelle, sfiorandole il seno in una carezza
predatoria - urgente.
"Un vero peccato."
Alex socchiude gli occhi, si lascia andare contro il suo petto.
"Non guardi l'ultima carta?" la blandisce, seguendo la linea piatta
dell'addome e quella morbida del pube, schiudendole poi le cosce senza
vergogna.
Alex libera un gemito indecente, gli artiglia i capelli della nuca.
"No."
Wesker ride, un timbro profondo e privo d'ironia.
"Hai forse paura della risposta?"
Percorre il suo desiderio in punta di dita, ascoltando il suono umido
che accompagna ogni suo movimento: ricordando un orgasmo appena
strappato, appena divorato.
Alex annuisce, sistemandosi tra i suoi fianchi.
Albert morde,
la pupilla che si dilata come inchiostro liquido.
"Sono solo carte." le dice mentre la solleva di peso, affondando in lei
- con lei
"Non hanno alcun valore, Alexandra."
Alex ne cerca gli occhi, affonda le unghie nelle sue ginocchia.
"Forse." la prima spinta le toglie il respiro; la seconda glielo
restituisce "O forse no. Non lo voglio sapere."
Wesker tace, nascondendo il viso tra le sue scapole.
Alex geme più forte, viene
senza alcuna inibizione.
La Torre. Rovesciata.
L'orgasmo di Albert accompagna una verità alla quale nessuno
dei due potrà mai sottrarsi.
And we were never alive
and we won't be born again.
"Stendile."
Alex si passa una mano tra i capelli, si umetta le labbra.
"Non dicevi che erano tutte stronzate?"
Albert è frenetico nei suoi movimenti, scatti improvvisi e
nervosi.
"Stendile e basta."
Alexandra annuisce, taglia un mazzo di carte rosso come il cielo (come
i suoi occhi)
La Papessa. Rovesciata.
"Questa mi è nuova." mormora Alex, indicandola "Cosa hai
chiesto di preciso, Albert?"
Silenzio.
Alex sospira, passa alla seconda carta.
Il Papa. Dritta.
Wesker contrae le labbra in una linea sottile, indurisce lo sguardo.
"Tu sai chi è." lo apostrofa Alex "Tu sai chi rappresenta
questa carta."
Un cenno del capo, un profilo durissimo nel buio della stanza.
Alex prosegue nella sua stesa, osservando dispiegarsi la stessa
risposta per domande sempre diverse.
L'Imperatrice, dritta.
L'imperatore, a rovescio.
Oh.
Il Mondo, a rovescio.
La Giustizia, a rovescio.
Gli Amanti, a rovescio.
Cosa...?
La Ruota della Fortuna, a rovescio.
Il Diavolo, dritto.
"Albert... io credo che..."
Wesker scatta in avanti, le intrappola le mani tra le sue.
"Prosegui."
Una richiesta; una supplica.
Alex chiude gli occhi, sfila l'ultima carta.
La Torre. Rovesciata.
Albert arretra, si lascia andare sulla poltrona senza alcuna grazia.
"Sono solo carte." lo interrompe dai suoi pensieri Alex, stringendo il
mazzo fino a far sbiancare le nocche "Non significano nulla."
Passa qualche minuto, passa
una vita intera.
"Albert..."
Un gesto secco, tremante.
"Non significano nulla." concorda "Nulla."
Alex annuisce ancora, allunga le dita oltre il bordo della scrivania.
Albert le afferra senza alcuna esitazione.
Tied my soul into a knot
and got me to submit.
Lui non
l'ha mai vista così:
lei non lo ha mai visto così.
Bestie alla deriva, mostri senza controllo.
Il colpo la scaraventa oltre il vetro di contenimento, gli allarmi che
cominciano a suonare in maniera compulsiva e ossessiva.
Alex scrolla il capo come un leone infuriato, abbassa le spalle, piega
le ginocchia.
"Fermati."
Wesker avanza, le dita curvate ad artiglio.
"Albert, fermati."
Wesker esita, il virus ruggisce.
Il pugno quasi le spezza la schiena.
So when I got away I only
kept my scars.
Il mazzo dei tarocchi è ancora lì, immutato.
Il Mondo sporge leggermente dall'angolo sinistro, gli Amanti la prima
carta che Alex ha sollevato.
Stuart la osserva giocare con la matita che ha tra le dita, studiando
le diverse interazioni tra le cellule umane e il virus T - Phobos.
"I soggetti più forti resistono per settantadue ore
all'infezione, gli altri solo pochi minuti."
"Una differenza interessante." nota Alex, passando alla pagina
successiva.
Stuart si schiarisce la voce, proseguendo.
"Gli uomini subiscono mutazioni... come dire, importanti. Le
donne, d'altro canto, sono quelle che subiscono le conseguenze
peggiori."
Alex alza un sopracciglio, degnandolo ora della sua piena attenzione.
"E questo sarebbe dovuto a...?"
"Ci stiamo lavorando. Presupponiamo una diversa reazioni agli ormoni
femminili."
Alex lo fissa ancora per qualche secondo, arricciando poi le labbra
nella parodia di un sorriso.
"Se hai qualcosa da dire, Stuart..." chiude il fascicolo, appoggia i
gomiti sulla scrivania "Dilla, coraggio." disse il ragno alla mosca
"Sei autorizzato a farlo."
Stuart deglutisce, cerca le parole.
"Quello che è successo la scorsa settimana..."
La Forza, rovesciata.
L'Imperatore, rovesciato.
L'imperatrice, rovesciata.
Il Diavolo, dritta.
Alex amplia il sorriso, lo esorta a continuare con occhi gelidi come il
vento che spazza le montagne di Sushestovanie.
"Sono morti tre dei nostri migliori scienziati."
Alex rimane in silenzio, quel suo orribile sorriso bianco e rosso che
sembra incollato alla sua faccia.
"Le ha quasi staccato un braccio...
"Quasi è
la parola giusta."
"Se non fosse scattata la procedura di sicurezza..."
"Arriva al punto, Stuart."
Voce metallica, monocorde. Impietosa - letale - come una
lama.
"Suo fratello... è pericoloso."
Gli Amanti, dritta.
La Temperanza, dritta.
"Anche io lo sono."
"Non sto mettendo in dubbio..."
"Invece sì; lo stai facendo."
Stuart rialza lo sguardo, irrigidisce le spalle.
"Le ho giurato fedeltà, Master Alex, e intendo rispettare
quella promessa."
Alex si sfrega le palpebre, nasconde un sussulto quando sfiora lo
zigomo tumefatto.
"Ma...?"
Il Bagatto, dritto.
"Nessun ma,
Master Alex. La prego di perdonarmi per una tale mancanza di rispetto."
Alex sospira, ricorda.
Il Carro, dritto.
Che le carte le abbiano detto la verità è solo un
pugno in più alla bocca dello stomaco.
Dead visions in your
name, dead fingers in my veins.
Le ha smazzate almeno una decina di volte.
Le ha stese fino a quando non si è stancata della risposta,
cercando di cambiare l'inevitabile.
L'Imperatrice, rovesciata.
L'Imperatore, rovesciato.
Gli Amanti, spezzata.
La Torre, rovesciata.
Alex non sa come si è sgretolata quella carta, eppure eccola
lì, squarciata
in due fino a farne intravedere il dorso.
Le sfiora con la punta delle dita, immagini di una storia che finisce
qui -
e ora.
Le raccoglie, con cura.
Come avrebbe fatto con
il suo corpo morto.
Le raddrizza tutte, le allinea le une con le altre.
Le mette in ordine numerico, le sistema nel loro sacchetto.
Osserva la sua vita
infrangersi, afferra le schegge di un destino che non ha mai chiesto.
Il fuoco languisce nel camino, fiamme opache che dondolano lente,
danzano.
Alex le fissa per qualche secondo, gli occhi spenti, la pelle secca di
lacrime e fatica.
"Sono solo carte,
Alexandra."
Chiude occhi; non vuole vederle bruciare.
Non vuole vederlo
morire.
Gridano
quando entrano in contatto con il fuoco, avvampano e si accartocciano
su loro stesse.
Lingue di rosso e oro e bianco e mille altri colori scivolano sul
pavimento, oltre il bordo del braciere.
Scintille gialle e nere le macchiano le mani, piccoli fori che si
aprono sulla camicia e nella carne.
Alex abbassa il capo, si porta il pugno chiuso alla bocca.
La Morte, rovesciata.
Disperazione, lutto, sofferenza.
Il Diavolo è l'ultima carta che il fuoco divora senza alcuna
pietà.
Even now, I realize the
time I'll never get.
Di bianco vestita, come un'Era misericordiosa e nobile.
Lo accoglie dandogli le spalle, arrogante - sicura di sé.
"Neil Fisher."
Una bella voce. Una voce capace di sorridere mentre ti smembra pezzo
per pezzo.
"Sì." conferma Neil "E lei sarebbe..."
Alex si volta, il capo cinto d'oro, gli occhi vuoti - crudeli.
"Alexandra Wesker."
Neil annuisce, sfiorando il coltello che nasconde nei pantaloni.
"Quello non
le servirà." lo precede, indicando la coscia "Sa chi sono.
Ha letto il mio dossier. Ha studiato il progetto." un movimento del
polso, unghie scure e lucide "Avrà anche sentito parlare di
mio fratello." una domanda retorica. Un'affermazione che vuole metterlo
alla prova.
"Ovviamente." ribatte Fisher "È proprio per questo che sono
qui."
Uno sguardo ironico, pupille che sembrano restringersi.
"E in cosa posso esserle utile, signor Fisher?"
Neil apre la valigetta, ne sfila una cartella abbastanza consistente.
"Terragrigia e l'organizzazione conosciuta come il Veltro; immagino
saprà di cosa sto parlando."
Alex tace, incrociando le braccia al petto.
"Voglio ricostruire l'FBC, ma per farlo mi serve che tutto il mondo
capisca la sua importanza. La
necessità di un organo tale."
Alex reprime una risata, lascia scivolare i lineamenti del viso
nell'immobilità.
"E per farlo le serve...?"
"Un campione di Uroboros."
Una leggera contrazione all'angolo della bocca; una microespressione
d'irritazione.
"E cosa le fa pensare che glielo concederò?"
Che cederò
tutto ciò che è rimasto di mio fratello nelle tue
indegne e sudicie mani?
Neil deglutisce, suda leggermente; Alex nota l'alone che si sta creando
sotto le ascelle, macchiandogli la camicia blu.
"Candidati."
Alex avanza di qualche passo e solo adesso Neil nota le sue scarpe,
rosse come il sangue - stranamente eleganti per una donna che si era
immaginato diversa.
"Candidati." ripete Alex, fermandosi.
"Per gli esperimenti sul T - Phobos."
Alexandra alza il mento, lo invita a continuare.
"Come agente anziano di TerraSave ho accesso a tutti i profili dei suoi
membri. Ho la loro fiducia, il permesso di organizzare missioni e
recuperi."
Altro silenzio.
"Claire Redfield e Moira Burton sono membri di TerraSave."
Alex inclina leggermente il capo, divora lo spazio che li divide con lo
sguardo.
Neil pensa ancora a Era, alle sue rappresentazioni nei libri di
mitologia.
La sposa di Zeus.
Bellissima, ieratica. Madre degli dèi, figlia del Tempo.
Spietata. Capace di trasformare Lamia in un mostro. Insensibile alle
richieste di pietà di Latona. Crudelmente divertita dalle
sofferenze altrui.
Gli costa ogni grammo di coraggio non arretrare, ma s'impone di
resistere; di non farle vedere che ha una paura fottuta.
Alex si scioglie poi in un sorriso così fintamente sincero
che Neil quasi
ci crede.
"Prima i soggetti." gli dice, portandosi una ciocca di capelli dietro
l'orecchio "Poi il campione."
Neil sospira: libera un respiro che non si era reso conto di
trattenere.
"Immagino che le interesseranno anche i sopravvissuti di Terragrigia."
Un guizzo anomalo: sospetto. Forse rabbia.
"Per le reazioni all'adrenalina del T - Phobos, intendevo."
Alex torna a sorridere, un serpente arrotolato nell'erba alta.
"Ovviamente."
Neil le consegna il fascicolo, viene accompagnato fuori da Stuart.
Alex fissa il plico di documenti, scartandolo poi di lato.
Il Carro, rovesciato.
L'appeso, rovesciato.
Il Fante di Bastoni. Rovesciato.
Le carte di Neil sono già state decise molto prima che
incontrasse Alexandra Wesker.
But I'll never survive
with dead memories in my heart.
"È solo un gioco." gli dice, ridendo al suo scetticismo "Un
gioco di carte, nulla più."
"Non credo in queste cose, Alexandra."
Alex ride più forte, un profilo nudo
nell'oscurità della stanza.
"Stiamo cambiando il mondo, Albert." replica, mescolandole "Virus
mutanti, DNA ricombinato, Tyrant..." le appoggia sul letto, invitandolo
ad alzarle "Tutte cose che un tempo sembravano impossibili."
"Si chiama scienza."
articola Albert con tono saccente "Questa è superstizione."
Però intanto
sfiora il mazzo; indugia su di esso, ne assaggia i contorni e gli
intricati disegni che decorano il dorso.
"Una volta." gli chiede "Una sola."
Albert solleva le carte, le ripone con malgrazia sul lenzuolo.
"E ora?"
Alex sorride, scoprendo la prima.
Il Mondo. Dritto.
"Apprendiamo il nostro futuro."
La Torre.
Rovesciata.
The other me is gone now
I don't know where I belong.
Natalia fruga tra la cenere e la polvere.
Non sa perché lo sta facendo; sa solo che deve farlo.
Barry le copre le spalle, rovistando nella libreria.
Natalia prova un moto di rabbia al modo in cui Barry rovescia i libri
per terra, incurante del loro valore.
Incurante della persona a cui sono appartenuti.
Anche questa è una cosa che non comprende, ma che prova con
una forza devastante, quasi spaventosa.
La fuliggine le macchia l'orlo del vestito, sporca un'innocenza a
scadenza.
Le sue dita sfiorano qualcosa di rigido, un foglio, forse.
"Trovato niente di utile?" le chiede Barry, e Natalia scuote la testa,
continuando a cercare.
"Vado nell'altra stanza." l'avvisa "Stai attenta."
Natalia vorrebbe ridere a quelle parole, ma anche quello è
un istinto che non sa da dove proviene.
Annuisce, affondando le mani in un grumo nerastro e dall'odore
pungente.
Recupera quella che sembra una carta, gli Amanti, se ricorda bene la
numerazione dei tarocchi.
Dell'angelo e del suo Eden non è rimasto nulla; una
sfumatura sbiadita, gocce di colore corroso dalle fiamme.
La donna è una sagoma confusa, l'uomo un contorno deformato
ed evanescente.
Il cuore di Natalia si stringe nel petto, un dolore che s'irradia fino
a farle mancare il respiro.
Gratta il fondo del braciere, porta alla luce una seconda carta.
La Torre.
Natalia l'appoggia sul pavimento sporco, osservandola.
Le viene da piangere, ma anche questo sembra un sentimento generato da altro, da qualcosa
che non le appartiene.
Non ancora.
La raddrizza, l'affianca a quella degli Amanti.
Le deposita sull'unico tavolo rimasto in piedi, osserva una storia che
non conosce (ma che ha
vissuto)
"Natalia." la chiama Barry "Ho trovato una chiave. Possiamo usarla per
uscire da questo posto."
Natalia annuisce; l'altra
piange sangue e rimpianto.
"Vieni." le dice "Andiamocene da qui."
Natalia concede un ultimo sguardo al suo passato; l'altra - Alex - siede
ancora davanti alle uniche due carte che non è mai riuscita
a cambiare.
The other me is dead, I
hear his voice inside my head.
Tra mani sporche di sangue, Alex stringe sempre la stessa risposta.
Tra pensieri oscuri, Albert evita sempre la stessa domanda.
Io...
Tu...
La guarda da oltre il bordo del bicchiere, occhi inumani e che le
ricordano quelli di un alligatore a pelo d'acqua.
E se...
E quando...
Natalia Alex gira la forchetta nel piatto, scarta la parte grassa della
bistecca.
Riuscirò...
Avrò...
"Taglia." le dice.
"Fallo." la incita.
"Una sola volta. Solo questa volta." le promette.
Vincerò...?
Perderò...?
Natalia Alex mescola le carte, nasconde il tremito che le scuote le
mani.
Le butta sul tavolo, rivolte a faccia in giù.
"Sollevale."
"No."
Albert le sfiora la bocca, intreccia le proprie dita alle sue.
"Allora lo farò io per te."
L'Imperatrice, dritta.
L'Imperatore, dritto.
Gli Amanti, dritta.
Il Mondo, dritto.
La Forza, dritta.
La Ruota della Fortuna, dritta.
"No." ripete Alex, chinando il capo: nascondendosi.
Albert sorride, rovescia l'ultima carta.
Alex trattiene il respiro e...
Il Sole. Dritta.
La speranza dei mostri è ora la Torre rovesciata di chi si
è permesso di strappare loro ogni futuro.
Note dell'autrice: Albert Wesker e Alex Wesker non sono fratello e
sorella. Non hanno nessun legame di sangue e non sono stati cresciuti
nella stessa famiglia come tali (ne hanno avute due ben diverse e
distinte) per cui non ritengo che questa storia richieda l'avvertimento
incest. Appartengono allo stesso progetto scientifico di selezione
genetica (Project W.) e per questo si definiscono "fratello" e
"sorella" e possiedono lo stesso cognome (in onore del creatore del
progetto), ma nei fatti non lo sono e non hanno mai avuto l'occasione
di comportarsi come tali.
Secondo la legge italiana non sono né discendenti
né ascendenti, e neppure affini in linea retta, per cui il
reato d'incesto non sussiste.
La canzone utilizzata per intercalare i paragrafi è "Dead
Memories", degli Slipknot.
Il finale di questa storia può leggersi come il prequel della one-shot "The biology of evil".
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