VOODOO.
Quella
mattina era insolita, nonostante tutto nella palude fosse esattamente
come
sempre.
La
melma attecchiva fino a metà corteccia dell'albero sopra al
quale lui viveva;
le fronde scendevano spesse fino a sfiorare l'acqua stagnante e verde;
i
coccodrilli riposavano nel fango sulla sponda dell'altra riva; Bepo era
raggomitolato su uno sgangherato sgabello e la sua lingua biforcuta
faceva
capolino dalla bocca, sibilando allegro; l'umidità
impregnava le pareti e dalla
finestra poteva vedere che la palude si stava lentamente svegliando.
Solo
una cosa non tornava nella sua lista: la nebbia.
Non
c'era.
Perché
non c'era la nebbia?
Uscì
in veranda, incurante di essere nudo come un verme, e
osservò come il sole
illuminasse il vicinato attraverso la folta vegetazione, rischiarando
il fiume
e riflettendo la luce, accecandolo e facendogli percepire dopo tanto
tempo il
calore sulla pelle.
Rientrò
più preoccupato di prima, passandosi con insistenza una mano
sul pizzetto, gesto
che lo aiutava a pensare. Sbirciò dentro la vasca da bagno
adibita a pentolone
per le zuppe e, intingendo un dito per poi portarselo alle labbra,
assaggiò la
pietanza, leggendovi il futuro.
Non
era male e non dava nemmeno segno di cattivi presagi, anzi, era molto
meglio
del solito. Forse, semplicemente, quel giorno era abbastanza caldo e
bello da
far sparire addirittura la nebbia.
Sorrise
allora, agguantando un paio di pantaloni in pelle e fischiando per
richiamare l’attenzione
di Bepo che, sornione, aveva appena iniziato ad appisolarsi, come
sempre.
-Forza
vecchia vipera, andiamo a caccia.-
Bepo
drizzò la testa, sibilando in risposta.
-Certo,
la pantegana più grossa è per te.-
In
pochi secondi, il pitone gli si era accoccolato nell'incavo delle
spalle,
avvolgendolo con il suo corpo e poggiando la testa sopra la sua, pronto
a
partire.
Law
uscì di casa stranamente di umore più allegro del
solito, cosa che non gli
capitava da tempo, e forse dipendeva proprio dal meteo, dato che erano
mesi che
sopportava quella nebbia odiosa.
Assicurò
un paio di pugnali alle cosce, si mise in spalla uno zaino rattoppato
con
dentro reti, ami da pesca, qualche pozione e un fucile da caccia per
ogni
evenienza.
Era
bello poter vedere più lontano di un metro. La palude e le
sue sfaccettature
erano meravigliose e mentre avanzava con i piedi nelle pozze d'acqua si
sentiva
sempre più vicino alla natura.
Un
paio
di ore dopo e con tre ratti nella sacca, più un cesto di
pesci nascosto nel
sottobosco a metà strada dalla sua casa fino a dove si era
spinto, udì qualcosa
che lo fece raggelare.
-Goin’
down the bayou, goin’ down the
bayou!-
Si
schiaffò una mano sul volto, mentre Bepo, sulle sue spalle,
sibilava quella che
era l'interpretazione di una risata, nonostante risultasse agli occhi
esterni
un rantolo soffocato.
Law
lo fulminò con lo sguardo prima di fare marcia indietro per
correre a casa di
gran carriera. Ecco cosa non andava quel giorno, se lo sentiva che la
sciagura
della palude stava per abbattersi su di lui. Non avrebbe dovuto
dimenticare il
sacrificio mensile, ora la punizione che meritava per quella mancanza
era
arrivata. Si sarebbe barricato in casa e non avrebbe aperto a nessuno,
soprattutto a quello sviato mentale di Bon-chan.
Stava
giusto imboccando il sentiero lungo il fiume per tornare indietro,
quando delle
urla si sovrapposero alla canzone, interrompendola e costringendolo a
fermarsi ad
ascoltare cosa stava succedendo.
In
lontananza poteva vedere benissimo le ombre del male avvicinarsi e
aggredire i viaggiatori
incauti che si erano spinti fino a lì.
Law
sapeva che se non fossero stati interrotti dagli spiriti maligni, i
visitatori
lo avrebbero cercato per chiedergli consiglio, altrimenti non si
spiegava il
perché della loro presenza nel suo territorio e, anche se la
guida a capo di
quei balordi la conosceva bene e non la sopportava, non poteva
permettere
all'oscurità di spingersi troppo vicino a lui.
Così
corse fino a raggiungerli, staccando nella frattempo un ramo da un
albero e
accostandolo alla bocca di Bepo che ci sputò sopra.
Poi
Law lo puntò in avanti, pronunciando qualche parola magica e
facendogli
prendere fuoco.
Lingue
infuocate andarono immediatamente a scagliarsi contro le ombre che,
mano a mano
che venivano colpite, si dissolvevano, tornando da dove erano venute. A
quanto pareva,
qualcuno aveva pestato i piedi, o si era stupidamente indebitato con
quel
cartomante da quattro soldi che bazzicava per le strade di New Orleans.
Ad
ogni modo, era stato fin troppo facile, ma il difficile era credere a
quello
che gli si era presentato sotto agli occhi dopo.
Una
rana di un insolito colore rossastro, in compagnia di un cane col pelo
troppo
lungo da ricoprigli anche gli occhi, un coccodrillo con una trombetta,
un topo
col pelo rosa e una lucciola lo fissavano mezzi impauriti.
Avanzò
con calma, dato che il pericolo era passato, uscendo
dall’acqua sotto lo
sguardo dei novellini, ghignando in modo sinistro con il bastone
poggiato su
una spalla e Bepo che gli strisciava appresso, puntando con i suoi
occhietti
rossi il topo.
-Allora,-
esordì con voce melliflua, -Chi è stato
l’idiota che ha fatto un patto col Dr.
Ceasar?-
Il
rospo gonfiò il petto, quasi come se fosse stato offeso da
quelle parole,
mentre il resto di quegli animaletti lo indicarono con le zampe.
-Forza,
salta fossi, raccontami la tua
storia. Poi deciderò se darti in pasto a Bepo o aiutarti.-
*
Tutto
ciò era assurdo, non
c’era altra spiegazione.
A
volte Law si chiedeva come
mai le persone fossero tanto stupide da sottovalutare il voodoo e col
passare
del tempo si era dato due risposte: o erano dei creduloni, o erano
stupidi. In
ogni caso, nessuna delle due era un complimento per le povere anime
che, spesso
e volentieri, gli facevano visita, più per rimediare a dei
pasticci che per
altro. A volte li aiutava, altre dava loro consigli affinché
si arrangiassero
da soli e, quando era di cattivo umore, o quando le vittime si
dimostravano
stupide oltre ogni limite, li sbatteva fuori senza grazia, liberando i
suoi
coccodrilli che facevano da guardia al territorio.
In
quell’occasione, però, si
costrinse ad ascoltare la vicenda fino alla fine senza dare di matto
solo per
fare un piacere a Bon-chan, anzi, più precisamente a sua
nonna, una lucciola
che si illuminava ad intermittenza, ma con cui aveva stretto un bel
rapporto
d’amicizia.
Da
quello che aveva capito,
l’insetto era l’unico vero animale presente, mentre
gli altri erano tutti umani
trasformati per errore, o per sfortuna, o per miracolo, a causa di un
patto
stretto dal salta fossi con il Dr. Ceasar, rappresentante, a suo dire,
del
funereo Baron Samedi, il Loa della morte.
-Ed
ecco come ci siamo
ritrovati qui.- concluse il rospo, incrociando le zampette e
guardandolo
storto, come si aspettasse di sentirsi dare ragione.
Law
ricambiò l’occhiata, un
po’ schifato, mentre il cagnaccio si grattava per via delle
pulci e il topo
rosa di nome Bonney gli saliva in groppa per evitare di essere troppo
esposta
all’appetito di Bepo, al quale lanciò subito dopo
una pantegana intera per
farlo stare buono.
-Che
dici, Lawie, ci aiuterai?- gli
chiese
Bon-chan, chiamandolo con quel nome che tanto odiava e, quando la rana
gli
rivolse quello che doveva essere un ghigno divertito, ebbe la
tentazione di
spiaccicare la lucciola contro il muro.
Il
giovane si alzò,
stiracchiandosi come un gatto e camminando elegantemente attraverso la
stanza,
raggiungendo il suo pentolone, dando una mescolata per poi assaggiare
la
pietanza.
-Mhm,
ci manca qualcosa.-
mormorò tra sé, guardandosi attorno alla ricerca
dell’ingrediente segreto,
ovvero la prima cosa commestibile che gli sarebbe saltata
all’occhio. Per un
attimo ebbe l’idea di fare uno stufato di rana.
-Tabasco.-
squittì una
vocina accanto a lui, facendogli abbassare la testa per trovare il topo
sul
bordo della vasca che si leccava i baffetti e lo guardava con un paio
di
occhietti vispi.
Tutto
sommato, Bonney non
era male e tra tutti era quella che aveva fatto meno disastri, anzi, si
poteva
anche dire che era stata solo una vittima degli eventi, quindi avrebbe
potuto
darle la soluzione al suo problema senza temporeggiare troppo per
tenerla sulle
spine.
Così,
prese il vasetto di
tabasco comprato in città l’ultima volta che ci
era stato, ovvero un anno e
mezzo prima, e ne versò una generosa quantità,
lasciando il compito a Bonney di
mescolare e sollevare il cucchiaio per fargli assaggiare il risultato.
Si
abbassò alla sua altezza
e il gusto non gli dispiacque affatto, perciò
annuì soddisfatto e sbraitò a
Bepo di portargli il barattolo ricolmo di polvere che aveva lasciato da
qualche
parte in casa.
Era
molto disordinato e a
volte si dimenticava delle cose.
Il
serpente arrivò poco
dopo, strisciando sulle assi del pavimento e reggendo tra le spire un
vasetto
senza etichetta, consegnandolo poi al suo padrone giusto quando il
coccodrillo Drake
stava chiedendo a Bon-chan se fosse sicuro di trovarsi davanti allo
sciamano voodoo
che viveva in mezzo alla palude dentro una barca posta sopra un albero.
-Abbastanza.-
fu la vaga
risposta della lucciola, considerando che si trovavano davvero in un
posto del
genere.
Law
decise di ignorarli e,
svitato il tappo, si versò un pizzico di polverina scura
simile a cenere sul
palmo della mano, richiudendolo subito dopo. Si posizionò
davanti al piccolo
topolino, sorridendogli enigmatico e non rispondendo alle sue domande
riguardanti il contenuto del vaso.
Gli
bastò soffiare e farle
finire addosso la polvere perché l’animaletto si
trasformasse nel giro di
qualche attimo in una ragazzina con dei lunghi capelli rosa, piena di
strani
anelli alle orecchie.
-Bentornata
topolino.-
ammiccò Law, dandole le spalle e tornando ad accomodarsi
sulla sua vecchia
poltrona munita di un alto e comodo scranno imbottito, osservando
divertito la
scena di Bonney che veniva accerchiata dai suoi amici, felici per lei.
-Ehi,
quando tocca a noi?-
si lamentò il coccodrillo e con quel commento accese una
serie di lamentele e
proteste da parte degli altri due infognati, soprattutto il rospo
riprese a
tartassarlo, arrivando persino a saltargli addosso, accomodandosi sulle
sue
ginocchia e puntandogli contro un una zampa palmata e melmosa.
-Senti,
venditore ambulante
di robaccia, facci tornare subito umani.-
A
quelle parole, Law scoppiò
letteralmente a ridere come non gli capitava da tempo, coprendosi gli
occhi e
abbandonando il capo sullo schienale. Poi, una volta calmatosi,
appoggiò un
gomito sul ginocchio, chinandosi verso il rospo e soffiandogli contro.
-Non
darmi ordini, salta
fossi.-
La
rana lo guardò come se
avesse voluto ucciderlo sul posto e il ragazzo si ritrovò
curioso di vedere le
sue sembianze umane e di scoprire come sarebbe stato battibeccarci
assieme, ma
non poteva risolvere il suo problema, non direttamente almeno. La magia
era
stata fatta con l’intervento di forze oscure
dell’aldilà e lui, sebbene avesse
un po’ di dimestichezza in quella materia, preferiva non
avere niente a che
fare, dato che i morti non davano mai nulla per nulla. Poteva solo
dispensare
consigli e dare loro velate soluzioni che avrebbero poi dovuto
interpretare da
soli.
-Ma
Bonney l’hai riportata
alla sua forma normale!- contestò il cane, o meglio, Killer.
-La
sua trasformazione non
era data da un maleficio come la vostra.- spiegò, -lei si
è trovata nel posto
sbagliato al momento sbagliato e le consiglio di abbandonarvi appena
mette piede
in città, dato che l’avete messa in un pasticcio
simile, razza di incoscienti.-
li sgridò, incrociando le braccia al petto.
-Quindi
la tua magia non
vale un cazzo?- sentenziò il rospo, battendo una zampetta
sul legno del tavolo
mangiato dai tarli. Quella casa era proprio un sudiciume come il
proprietario.
Insomma, girare mezzo nudo in un posto simile, era fortunato se non si
era
beccato ogni tipo di malattia possibile, come la scabbia.
La
luce sembrò calare
all’improvviso e gli occhi grigi di Law assunsero una
sfumatura blu scuro,
simile al nero, quando lo guardò, trasudando un istinto
omicida da tutti i pori
e facendogli venire i brividi anche se la sua pelle era ruvida e
viscida. Kidd
non aveva mai avuto paura, nemmeno quando si era ritrovato trasformato
in un
rospo schifoso, ma in quel momento una brutta sensazione allo stomaco
si
impossessò di lui.
-Se
non vuoi sapere come
tornare umano allora prego, la porta è quella, salta fossi.-
sibilò il ragazzo,
assottigliando gli occhi e risultando più minaccioso di
qualsiasi persona Kidd
avesse mai incontrato.
-Ehm,
ragazzi, calmiamoci,
avanti.- cercò di intervenire Bonney, frapponendosi tra il
tavolo con sopra suo
cugino Kidd e il pescivendolo della palude che, per quanto sciattone
potesse
sembrare, era bello da far girare la testa. -Non voleva offendere.-
aggiunse,
difendendo il cugino e pregando Law di dimenticare l’accaduto
e aiutarli perché
erano davvero molto, molto disperati.
Alzando
gli occhi al cielo,
il moro si rilassò, permettendo alla luce di tornare ad
illuminare la casa e tutti
percepirono il calo di tensione.
-Avvicinatevi.-
disse
apatico, mettendosi accanto al pentolone e aspettando che tutti
piazzassero le
facce, e i musi, oltre il bordo della vasca. Poi toccò con
un dito tatuato di
strani segni neri la superficie della brodaglia, dicendo ad ognuno di
prestare
attenzione a quello che sarebbe apparso. -Non vedrete le stesse cose,
ma vi
sarà mostrato quello di cui avete bisogno e che avete
dimenticato. Se scavate
un po’ più a fondo in voi stessi, troverete la
risposta e il modo di risolvere
il problema.-
Osservò
come tutti fissassero
a bocca aperta e col respiro corto la minestra che oscillava
incessantemente,
creando dei mulinelli dentro ai quali scorrevano ricordi e sprazzi di
vita dei
suoi ospiti, mostrando loro piccoli spiragli del loro futuro e di
ciò che li
attendeva. Ad ognuno di loro, inoltre, era riservato qualcosa di
speciale che
sarebbe stata la chiave per la loro salvezza, se avessero saputo
interpretarla
nel modo giusto.
Quando
il suo pugno si
abbatté sul liquido, tutti si risvegliarono, come se fossero
caduti in trance,
e boccheggiarono alcuni secondi prima di guardarsi con occhi sgranati e
facce
perplesse o stupite.
Law
non aveva idea di quello
che aveva mostrato loro, ma gli bastava guardarli negli occhi per
capirli un
pochino e sperava che riuscissero a combattere le loro battaglie e a
superare i
loro problemi, anche se non vedeva l’ora di buttarli fuori di
casa.
-Dig
a little deeper.-
esclamò, incrociando le braccia al petto e
attirando la loro attenzione. -Spero troviate quello che state
cercando.-
-Non
ci ho capito un cazzo.-
dichiarò il rospo Kidd, saltando in testa a Killer, il
cagnaccio, il quale
sbuffò quasi sconfortato. Evidentemente erano tutti
abbastanza svegli, tranne
la rana. Quella era davvero stupida, aveva intuito Law.
-Beh,
grazie Lawie!- trillò
la lucciola, svolazzandogli attorno, rischiando davvero di beccarsi una
manata
addosso. -Ora li accompagno in città, ma tornerò
presto a salutarti, cher.-
-Anche
no.- sussurrò piano
il ragazzo, sbuffando seccato e accompagnandoli alla porta, aspettando
sull’uscio
che fossero usciti tutti.
Un
gracidio fastidioso lo
costrinse a guardare in basso, dove Kidd aspettava di avere tutta la
sua
attenzione, fissandolo torvo.
-Che
c’è, salta fossi?- gli
chiese Law, inarcando un sopracciglio con aria divertita e
appoggiandosi alla
parete con le mani nelle tasche dei pantaloni stretti. -Per caso vuoi
un
bacio?-
Il
rospo gracidò più forte. -Ti
piacerebbe, vero pescivendolo?-
-Fuori
di qui, o ti metto in
pentola.- sogghignò Law, guardandolo saltellare
giù dalle scale e raggiungere
il resto della banda, diretti verso il fiume per raggiungere New
Orleans e
rompere il maleficio.
Bepo
sibilò accanto a lui,
avvolgendosi ad una sua gamba.
-Spero
di rivederli anche
io, Bepo.-
*
Il
funerale di Bon-chan non
l’aveva previsto, doveva ammetterlo, e non gli aveva mai
nemmeno augurato di
morire, anche se, da quello che gli avevano raccontato, aveva compiuto
gesta
eroiche, sacrificandosi per i suoi amici, tornati umani in parte grazie
a lui.
Fu
una giornata triste,
nebbiosa e umida, che lo costrinse persino ad indossare una maglia
bucherellata
per non sentire troppo freddo, dato che era abituato a stare sempre al
caldo.
Non
era stato troppo triste,
però, almeno, non dopo che, un po’ grazie al suo
ascendente, un po’ grazie all’aiuto
di Erzulie che aveva corrotto Baron
Samedi, Bon-chan era finito in cielo, accanto alla stella dei desideri
che
tanto aveva amato durante la sua vita da lucciola. Alla fine, era
diventato
anche lui bello e splendente più di prima, perciò
aveva dedotto che tutti si
erano sentiti il petto meno pesante a quella scoperta tanto assurda
quanto
dolce da far venire il voltastomaco.
Morti
a parte, era stato un
successo.
New
Orleans si era liberata
del Dr. Ceasar, il quale aveva finito col perdere la sua
credibilità con i suoi
amici dell’aldilà, venendo così
risucchiato nelle viscere della terra da Baron
Samedi e dal resto delle anime oscure; Bonney aveva aperto il suo
ristorante
dopo tanta fatica, affiancata da Drake che, una volta tornato umano, le
aveva
dichiarato il suo amore, beccandosi prima una sonora risata e poi un
meritato
bacio; Killer aveva capito che l’amicizia e la fiducia erano
le cose più
importanti che aveva, ma che, a causa delle disgrazie che la vita gli
aveva
riservato, non era riuscito a rispettare. Si era comunque ripromesso
che mai
più avrebbe tradito un amico o un compagno di vita.
Restava,
infine, il salta
fossi, diventato un uomo largo come il tronco di un albero e con dei
capelli
rossi come il sangue, talmente imbronciato anche quando tutti avevano
avuto un
lieto fine e violento e fastidioso come un temporale nella palude.
Se
non fosse stato sicuro
che fosse un umano, Law lo avrebbe facilmente scambiato per un Petro.
Ad
ogni modo, era tutto
finito e lui aveva aiutato gli umani ancora una volta, svolgendo, quasi
al
meglio delle sue capacità, il suo lavoro da bravo Rada quale era.
Ecco
perché non si spiegava
la presenza del rosso davanti la sua casa, o barca
sull’albero che dir si
voglia, dopo appena una decina di giorni.
-Salta
fossi, a che devo l’onore?-
gli chiese ghignando, appoggiandosi al parapetto della barca che
delimitava la
sua piccola veranda, decorata con piante e fiori di vario genere e
natura, per
la maggior parte roba carnivora o velenosa.
Il
sorriso maligno che
ricevette in risposta gli mandò un brivido lungo la schiena
esposta al sole che
sembrava aver deciso di illuminare la palude in quel periodo
dell’anno.
-Una
serie di sfortunati
eventi mi hanno portato a passare da queste parti, pescivendolo.-
rispose il
rosso, inclinando il capo per osservare meglio le gambe lunghe del Loa
nascoste
dai rampicanti avvinghiati al legno del parapetto. -Non è
che mi offriresti
qualcosa da mangiare?-
-Non
hai paura che metta del
veleno sul cibo?- fece Law, appoggiando il mento su una mano, ma non
fermando
il rosso dal salire le scale per raggiungerlo sulla veranda.
Non
disse niente nemmeno
quando Kidd poggiò a terra la sua sacca da viaggio piena di
chissà cosa,
godendosi la sua espressione più soddisfatta che sorpresa
per averlo trovato
nudo. Dopotutto, lui si vestiva pochissime volte all’anno.
-Non
preoccuparti, ho la
corazza dura.- lo tranquillizzò, avvicinandosi a lui e
affiancandolo, posando i
gomiti sullo steccato in legno ruvido e guardando la palude.
-Questo
lo vedremo.- mormorò
Law, più a se stesso che al suo inaspettato ospite.
Non
sapeva perché era
arrivato fino alla sua casa, o meglio, un’idea ce
l’aveva, ma non si spiegava
perché dentro alla borsa ci fossero abbastanza effetti
personali da far
intendere che si sarebbe fermato più a lungo del tempo
necessario per una
scopata.
-Mi
mostri la baracca,
pescivendolo?- propose Kidd, voltandosi verso il moro e sfoggiando un
finto sorriso
angelico che nascondeva tante, troppe seconde intenzioni.
Law
lo imitò, solo che lui
riusciva perfettamente a sembrare il ritratto del Diavolo in persona e
la cosa,
per la precisione, a Kidd piaceva da impazzire.
-Attento,
salta fossi, ti ho
già detto di non darmi…-
-Cazzate
Lawie, chiudi il becco.-
sbottò il
rosso, che di pazienza ne aveva sempre avuta poca, zittendo il ragazzo
con le
sue labbra e decidendo che di tempo ne avevano perso anche troppo.
Tanto non c’era
nessuno nei paraggi, perciò non si sarebbe scandalizzato
nessuno se avessero
fatto sesso direttamente in veranda.
Di
tempo per visitare la
casa ne avrebbero avuto, anche perché, in quello straccio
del suo futuro in cui
aveva sbirciato, Kidd aveva visto la sua nuova casa.
Una
barca sopra un albero
nel bel mezzo della palude.
Angolo
Autrice.
Minchiata.
Ieri
ho visto ‘La Principessa e il
Ranocchio’ e
niente, ho avuto la conferma che mi piace proprio tanto.
E
mi piace ancora di più
aver fatto una One-Shot, e non una cosa kilometrica come al solito,
lol, anche
se presto dovrei finirne una di 30 pagine e passa. Kidd/Law, ovviamente.
Anyway,
la vicenda non è spiegata
nei dettagli, e per fortuna, quindi immaginate solo che Kidd abbia
fatto un
patto con uno stregone voodoo, che sia finito nei casini e che, in
qualche
maniera, ne sia uscito indenne assieme ai suoi bislacchi amici.
Tipo
che Drake e Bonney ce
li volevo mettere :3
Ora
vi spiego velocemente
alcune cose che nemmeno io sapevo.
I
Loa sono gli spiriti del Vodun
e il termine, anche se difficilmente si traduce, significa mistero, o invisibile.
I
Loa si dividono in tre classi citate
nella storia, ovvero i Rada,
positivi verso l’uomo; i Petro,
selvaggi e violenti; e i Ghede,
legati alla magia nera (e alla
fertilità, anche se a me non interessava come cosa in questo
contesto).
Baron
Samedi,
uno dei Loa
più importanti, che rappresenta la morte e la
sessualità.
Erzulie,
la
patrona dell’amore, sempre uno dei Loa
più importanti.
Cher,
parola francese che significa caro.
Lo dice Bon-chan (il quale copia schifosamente Raymond, la lucciola).
Lawie:
ho
storpiato il nome di Law perché non potevo chiamarlo Mamma Odie, quindi ho coniato un poco il
nome, lol.
Goin’
down the bayou
e Dig
a little deeper fanno parte della colonna sonora del film e
ho voluto
tenere il nome in inglese originale.
Bepo
è un pitone,
è albino e ha gli occhi rossi. Gli
piacciono le pantegane, se non l’avevate capito.
E
si, Kidd e Law scoperanno
come ricci nella barca sopra l’albero in mezzo alla palude.
The
End.
See
ya,
Ace.
|