CAPITOLO
6
La
Verità
Poco dopo la loro improvvisata riunione nel castello,
Twilight Sparkle, Aria Blaze e Alastor Sullivan si spostarono in una
delle sale del castello, lontani da occhi e orecchie indiscrete.
Zecora aiutò nel loro isolamento chiudendo la porta dietro di
loro, prima di muoversi ad aiutare gli altri cittadini rifugiati
dall'assalto Mutante.
Il
trio si trovava nella stessa stanza dove stava lo specchio per il
viaggio attraverso i vari mondi paralleli e una serie di Mutanti,
tutti tenuti a terra legati, imbavagliati e privi di sensi.
Poco lontano dallo specchio, inoltre, Alastor notò la sua
borsa con le mazze da baseball con cui era partito per quell'insolita
avventura; era stato così impegnato da scordarsene.
Anticipando le
domande dei due umani, Twilight cominciò a spiegare indicando
i Mutanti intorno a loro, uno dopo l'altro «Questo era Spike.
Al suo fianco ci sono Aloe, Lotus, Derpy, Octavia... accidenti, c'è
persino il sindaco! E, da quello che ho capito, anche le mie amiche
sono state rapite.»
Aria incrociò
le braccia, commentando acidamente «Be', almeno adesso sai cosa
si prova!»
Twilight non prese
bene quelle parole; fulminando la sirena con gli occhi le gridò
«Io e le mie amiche siamo le legittime portatrici di un potere
che potrebbe risolvere questa situazione in un battito di ciglia!»
A
sua volta, alla sirena non piacque il tono accusatorio della
principessa. Puntandole contro un dito, rispose «Anche noi
Dazzling potremmo spazzare via i Mutanti con una sola strofa, neppure
ben intonata, ma indovina un po' grazie a chi
siamo
diventate tre esseri umani senza poteri?»
Alastor, mentre le
due donne bisticciavano, studiava con il massimo della sua attenzione
i prigionieri, cercando chi tra loro fosse quel figlio di un cane che
lo aveva picchiato come un chiodo nella Everfree Forest. Ricerca che
si rivelò fin da subito vana, visto che i Mutanti erano tutti
perfettamente uguali!
«La Regina che
ha rapito le tue amiche è la stessa che ha rapito anche le
mie!» esclamò Twilight, alzandosi in volo per guardare
Aria dall'alto «Litigando tra noi stiamo solo perdendo tempo!»
Se non altro, quelle
parole aiutarono a rompere quella flebile concentrazione di cui era
capace Alastor «Eh? La Regina, allora, è quella che sta
venendo qui?»
La sua ingenuità
zittì entrambe le donne. Accettando il fatto che quell'umano
non dovesse ancora aver capito cosa stava succedendo, Twilight iniziò
a spiegare «Forse è meglio che cominci dal principio. Ma
non abbiamo molto tempo, perciò sarò breve...»
* * *
Già da prima
dell'arrivo di Aria e di Alastor, Twilight stava affrontando un
periodo poco tranquillo: stava studiando l'ormai perduta magia del
Caos.
La magia di
Equestria si divide fondamentalmente in cinque discipline: la
Biomanzia, la capacità di mutare il proprio aspetto, la
Telecinesi, la capacità di muovere gli oggetti, la Telepatia,
il controllo e la lettura della mente altrui, la Divinazione, la
capacità di prevedere il futuro, e infine la magia chiamata
semplicemente Oscura, marchio di fabbrica dei nemici di Equestria.
Essendo la magia un
campo molto ostico da apprendere è comune che la maggior parte
degli unicorni si specializzi in una serie di incantesimi
appartenenti ad una sola di queste discipline, a seconda di cosa
rappresenta il loro Cutie Mark: ad esempio Rarity possiede ottime
capacità telecinetiche ma è assolutamente incapace di
prevedere il futuro.
Ovviamente,
tuttavia, esistono eccezioni che permettono di ampliare i proprio
orizzonti e apprendere più di una disciplina: la stessa
Twilight si era dimostrata più volte in grado di spostare
oggetti, leggere nel pensiero e conosceva molti incantesimi Oscuri.
Le principesse Celestia e Luna, addirittura, padroneggiavano
completamente quattro discipline su cinque.
L'unione di tutte
queste discipline da vita alla cosiddetta Magia del Caos: un potere
antico quanto l'universo e andato perduto durante l'Era degli
Alicorni.
Prima che qualsiasi
cosa nascesse, esisteva solo il nulla. Dentro a questo vuoto
innaturale si aggiravano, prive di controllo, le energie che
avrebbero dato vita a tutta la magia che avrebbe caratterizzato il
mondo di Equestria così come lo si conosce. Questo paradosso,
un vuoto innaturale pregno di energie magiche, è la
manifestazione stessa del caos: un potere selvaggio allo stato
grezzo, nato dal nulla e impossibile da controllare, capace di
piegare il tessuto della realtà stessa.
Queste forze,
inevitabilmente, finirono con lo scontrarsi e la reazione che ne
seguì scatenò l'evento noto come Creazione.
Da qui nacque il
mondo così come pony, grifoni, asini e qualsiasi altra specie
lo conosce.
Il fatto che loro
fossero soli nell'universo è stato confermato più volte
nel corso degli anni, per questo veniva dato così tanto valore
all'amicizia.
In ogni caso, le
energie del caos continuarono a modellare la loro creatura,
riempiendola di specie diverse, osservando la loro crescita e la loro
evoluzione fino ad evolversi loro stesse e prendere una forma fisica:
i Draconequus.
I Draconequus,
caotici miscugli di tutte le creature che popolavano quel mondo,
vagarono per il creato per un periodo incalcolabile, seminando il
panico e distruzione gratuita a seconda dei loro capricci. Questo
periodo infatti rende tuttoggi quasi impossibile avere delle certezze
su cosa sia successo nei primissimi anni in cui era nato il pianeta e
la stessa storia legata alla nascita del mondo conosciuto era per ora
soltanto un'ipotesi, una teoria vecchia di secoli che si basava su
congetture, prive tuttavia di fatti concreti a supportarla.
Proprio per questo
motivo Twilight aveva iniziato a studiare la magia del Caos: per
confermare o screditare la teoria del Caos come chiave per la
creazione di tutto, doveva sapere di più su quella magia
perduta.
Ma a complicare
subito le sue ricerche fu il fatto che Discord era l'unico
Draconequus rimasto in vita dopo la nascita delle Dazzling e sapeva a
malapena scrivere il proprio nome in una calligrafia comprensibile,
figurarsi ricordare eventi di migliaia di anni fa!
Inoltre il lungo
periodo trascorso dalla sua nascita, assieme al duplice incontro con
gli Elementi dell'Armonia, avevano enormemente indebolito la sua
connessione con quelle energie, riducendolo ad un lontano eco di
quelli che erano i suoi poteri nei primi anni di vita.
Perciò, se
Twilight aveva bisogno di prove, doveva assolutamente approfondire
quello che si poteva sapere sulle sirene.
Tuttavia dovette
presto accorgersi di un altro problema che quello studio le
provocava: i ricordi che salivano a galla del suo incontro con quelle
creature.
Certo, dopo tanti
tentativi erano finalmente riusciti a sconfiggerle, ma la battaglia
finale fra le Dazzling e le Rainboom fu tutto meno che facile e un
tarlo non smetteva di roderle in testa, chiedendole insistentemente
se sarebbero state comunque in grado di trionfare quel giorno, se non
fosse stato per l'aiuto di Sunset Shimmer, elemento che entrambe le
fazioni avevano ignorato fino a quel momento.
Studiare con questa
domanda tatuata nel cervello fu più difficile di quanto lei
fosse abituata.
Poi, da un giorno
all'altro, la situazione era precipitata: Aria Blaze, una delle
sirene, era stata trovata nel suo stesso castello, accompagnata da un
umano che la principessa non riconobbe.
Rivedere dopo tanto
tempo uno dei membri che l'avevano piegata la fece subito
rabbrividire, al punto di tentarla di usare il suo potere di alicorno
contro di lei finché era inerme: cosa sarebbe potuto succedere
se le sirene avessero fatto ad Equestria quello che avevano fatto al
liceo di Canterlot?
Ma presto
qualcos'altro attirò maggiormente la sua attenzione: Aria era
da sola e ancora nelle sue sembianze umane!
Affascinata da
questa curiosa anomalia, Twilight scordò per qualche minuto le
sue paure e organizzò rapidamente i nuovi passi da compiere:
Alastor venne affidato a Fluttershy, ritenuta la scelta migliore per
ammansire una creatura strana come l'umano, mentre Aria venne
rinchiusa in una bolla di stasi e lasciata agli studi della
principessa.
Presto Twilight fece
rapporto alle altre principesse e e ottenne la conferma di quanto
sospettava: lo specchio era stato incantato da Starswirl per le
creature di quel mondo, gli umani non risentivano gli effetti del
cambio dei mondi e perciò non potevano mutare aspetto,
adattandosi alle differenti dimensioni. Test successivi
concretizzarono il fatto: Aria Blaze era un umano a tutti gli
effetti, il che rendeva il suo potere magico paragonabile a quello di
una mimosa.
* * *
«Non
ho ben chiaro come sia possibile, ma quando abbiamo combattuto le
Dazzling i nostri poteri combinati devono averle mutate
definitivamente
in
esseri umani a tutti gli effetti.»
«Perché
attaccarle, poi?» intervenne Alastor «Volevo recuperare i
loro poteri, non vedo cosa...»
«Sì,
volevano recuperare i loro poteri e
conquistare
il mondo!» esclamò adirata Twilight, infastidita dalle
accuse che venivano lanciate verso di lei
Alastor
si voltò verso Aria «Sul
serio volevate
conquistare il mondo?»
Riconoscendo a se
stessa di aver tralasciato di confessare all'umano un dettaglio che
probabilmente gli avrebbe permesso di vivere la permanenza a
Ponyville in maniera completamente diversa, Aria aprì le mani
«Be', sì...»
Alastor
reagì sospirando, alzando gli occhi al cielo e commentando
«Che piano originale...
cantavate con la tuba e i baffi finti?»
Richiamando
bruscamente l'attenzione a se, Twilight Sparkle proseguì «Ma
con Aria Blaze, assieme alle altre sirene, mutate in comuni esseri
umani ho pensato che avremmo potuto attuare su di loro la nostra
legge.»
«Legge?»
ripeté Alastor, non poco preoccupato al sentir pronunciare
quella parola.
«Noi
pony siamo una specie molto
pacifica.
Noi non puniamo i criminali semplicemente ammassandoli in una cella,
o addirittura eliminandoli fisicamente come voi umani. A onor del
vero, i vostri “omicidi” qui sono una realtà quasi
sconosciuta, non si hanno notizie sull'ultimo caso di violenza così
alta dalla fondazione di Equestria!»
Alastor rimase
impressionato da quel fatto. Aria, di contro, rimase concentrata sul
filo del discorso e domandò «E perciò, cosa
prevederebbe questa vostra “legge” nei nostri riguardi?»
«Redenzione.»
fu la lapidaria risposta della principessa «E, per rendere
questo possibile, voi due dovevate restare insieme.»
«Ferma dove
sei!» interruppe a quel punto l'umano interpellato
«Farò
finta di non aver sentito... parli come se fossimo sposati!»
appoggiò Aria
Twilight reagì
con un sorriso sornione «E voi come descrivereste questa vostra
complicità?»
I due ragazzi si
ammutolirono, prima di scambiarsi un'occhiata imbarazzata.
«Conosco la
storia di voi sirene, Aria Blaze.» proseguì Twilight,
interrompendo quel silenzio imbarazzato e puntando la ragazza con lo
zoccolo «Per tutta la tua vita, non sei mai stata così
vicina per così tanto tempo a qualcuno che non fosse Adagio o
Sonata. E non ricordo qualcuno che tu abbia mai sbagliato a
pronunciare il suo nome!»
Aria
distolse lo sguardo, mentre Twilight passava ad Alastor «E
tu... tu!
Hai dato di matto, quando non riuscivi a trovarla! Ti sei addirittura
avventurato in un mondo parallelo, credendole fin dal primo momento e
anche adesso che la situazione è disperata la tua prima
preoccupazione è la sua
salute.
Perché continui a negarlo?»
«Be'...»
iniziò Alastor, senza tuttavia trovare un modo per finire la
frase. Era solo l'orgoglio a spingerlo a parlare, in maniera del
tutto involontaria.
Probabilmente la situazione sarebbe proseguita a lungo,
se una nuova voce non fosse sbucata dal nulla rovinando il momento.
Una voce profonda e rauca.
«Poco sveglio il nostro amico, eh?»
Twilight,
riconoscendo all'istante quella voce così caratteristica,
chiamò a gran voce «Discord?»
Come evocato, la
creatura in questione apparve dietro a Twilight sbucando dalle sue
spalle come se fosse stato nascosto lì per tutto il tempo,
cosa impossibile data la sua altezza di almeno tre volte superiore
all'alicorno lilla.
Fece così la sua comparsa una creatura dal corpo
serpentino ma coperto di pelo, una coda squamata, due corna
differenti sul capo così come le ali sulla schiena, una zampa
leonina e una da rapace, una zampa rettile e una caprina.
«Discord!» lo chiamò ancora Twilight,
sorridendo
«È la prima volta da quando ci conosciamo
che sei così felice di vedermi. Sono quasi commosso!»
esclamò il Draconequus, estraendo un fazzoletto dalla barba
caprina sotto il mento
«I rinforzi! Dove sono?» chiese Twilight,
ignorando le parole del compagno
Discord divenne improvvisamente serio, facendo sparire
il fazzoletto e vestendosi in un flash con una divisa militare
ottocentesca, con tanto di piuma sul cappello «Princess
Celestia e Princess Luna stanno arrivando. Ma non potevo portare loro
con me, non è così semplice attraversare lo
spaziotempo, sopratutto se si è in così tanti! Hanno
bisogno di tempo: tre ore, al massimo quattro, e saranno qui con le
truppe.»
Twilight sbiancò «E come credono che
possiamo resistere così tanto? I Mutanti hanno conquistato
Canterlot in molto meno tempo!»
«Ehi!»
reagì offeso il draconequus, indicandosi «Io
sono qui per farvi guadagnare quel tempo!»
Twilight
ricambiò con un'espressione poco convinta «Ricordi la
tua fama di creare
più
problemi di quanti tu cerchi
di risolvere? E bada al cerchi,
non risolvi!»
«Dimmi solo
tre occasioni!» si difese il Draconequus, puntando le zampe sui
fianchi. Tutte e quattro.
Senza
rifletterci sopra un solo istante, Twilight elencò rapidamente
«Hai infestato Ponyville con dei rovi magici che tu
hai
piantato mille anni fa e che ti sei “dimenticato” di
levare.
Hai fatto rischiare il manto a me e Cadance perché “volevi
vedere quanto ti sono amica”.
E non dimentichiamoci di cosa hai fatto durante l'uscita con le Cutie
Mark Crusaders e Fluttershy!»
Discord sbuffò, puntando un dito contro Aria
«Tsk! Che sfiduciata! Come se potessi davvero perdermi
l'occasione di salvare qualcuno che ha avuto la bella pensata di
lasciare solo me, in circolazione!»
Detto
questo, la creature sparì in un flash, apparendo dietro la
sirena e strizzandole una guancia «Non
avrei mai immaginato che le sirene potessero innamorarsi!»
Quasi senza
accorgersene, venne afferrato per il collo da Alastor e buttato per
terra. Quando riuscì ad accorgersi di cos'era successo,
eppure, si divertì ancor più di prima e iniziò a
ridere nonostante la posizione.
Aria, indifferente
alla leggerezza del Draconequus, lo sovrastò fulminandolo con
lo sguardo «Non farmi pentire di aver lasciato solo te, secoli
fa. Posso sempre rimediare a quello che non hanno fatto Adagio e
Sonata!»
Discord scomparve
in un flash per apparire ancora una volta dietro di lei, questa volta
facendo attenzione a non toccarla. Lì, aggiunse «Oh,
come se con li altri Draconequus ci fossimo mai apprezzati l'un
l'altro! Non ho rancore verso di voi perché avete anticipato
una guerra che ci sarebbe comunque stata tra di noi, un giorno. Ma
non capisco nemmeno perché ti offendi tanto: la tua è
stata la minaccia meno spontanea che abbia mai sentito. E io sono
pappa e ciccia con Princess Luna!»
Si cercò di
riportare l'ordine, ma una forte luce proveniente dallo specchio
distolse l'attenzione di tutti i presenti.
«I
Mutanti sono anche nel mio mondo...» ricordò, quasi
involontariamente, Alastor mentre si parava davanti ad Aria come per
farle da scudo umano, sfilando una delle mazze da baseball nella sua
borsa e stringendola con entrambe le mani.
«Di
tutti i momenti...» ringhiò Twilight, piegandosi verso
lo specchio e caricando il corno di magia. Presto, tutti quelli che
si trovavano nella stanza assunsero posizioni di guarda verso
l'artefatto.
Uno
stridio, prima lontano e via via sempre più forte, si udì
provenire dal vortice multicolore che piegava il vetro dello
specchio. In breve, con un urlo, un uomo massiccio almeno quanto
Alastor, con la barba tagliata in maniera irregolare, uscì
allo scoperto. Quando mise i piedi per terra, imprecando, si lamentò
di quanto odiasse spostarsi.
Subito
dopo di lui, altri esseri umani uscirono allo scoperto.
Nessuno,
meno Alastor ed Aria, li riconobbero: erano i soggetti del Black
Canary.
El
Bastardo era stato il primo ad uscire allo scoperto. Portava il suo
completo casual con la camicia gialla sbottonata, un paio di jeans e
attaccata alla cintura si poteva vedere la fondina di una pistola,
nonché una lunga fila di coltelli appesi nella parte interna
della giaccia viola a strisce che teneva aperta sopra la camicia.
Bulldog
era esattamente uguale: maglione bordeaux di un paio di misure più
grande di lui, occhi fuori dalle orbite come se non dormisse da molto
tempo, jeans strappati e anfibi. Teneva stretti nelle mani una coppia
di tirapugni luccicanti.
Bobo
inciampò non appena uscì dallo specchio, cadde a terra
facendo un gran baccano, ma presto si rialzò. Indossava una
divisa da giocatore di football, con tanto di casco, e Alastor non
poté fare a meno di chiedersi da dove fossero usciti quei
vestiti. Tra le mani, reggeva una luccicante mazza edile.
L'ultima
ad arrivare fu proprio Susy. Lei, contrariamente a come appariva di
solito, era vestita con abiti mimetici, due pistole erano appese
nelle loro fondine nella cintura e un fucile era in un'altra fondina
posta dietro la sua schiena. Due fila di munizioni si incrociavano
sul suo corpo, formando una X in pieno ventre e in testa portava una
lunga bandana rossa.
«E
che posto sarebbe, questo?» domandò subito Bulldog,
guardandosi intorno. Casualmente, tutti erano con le spalle rivolte
agli altri presenti.
«Cos'è
questo, cristallo?»
«Ragazzi!»
chiamò Alastor, avvicinandosi a loro con le braccia aperte.
Non sapeva assolutamente cosa provare, se gioia nel rivederli,
stupore perché erano arrivati fin lì o vergogna per
com'erano conciati.
Alla
fine, scelse l'ultima opzione «Ma come vi siete vestiti? Dove
credete che siamo, in un videogioco?»
Quando
invece i suoi parirazza lo videro, rimasero non poco esterrefatti e
fecero per festeggiare. Purtroppo, la vista di chi stava dietro di
lui e le pose difensive che Twilight e Discord non avevano ancora
smesso di mantenere li fecero comprendere subito di essere capitati
in un brutto momento.
«Sono
due giorni che non ti fai sentire.» sintetizzò Susy «Che
cosa è successo?»
Alastor
alzò le spalle «Oh, un po' di cose... lo zio sa che
siete qui?»
El
Bastardo non riuscì a soffocare una risata. Risposta più
che esauriente.
«Non
avevamo idea di dove fossi, abbiamo indagato e abbiamo scoperto che
l'ultima persona che ti ha visto è stata una ragazzina dai
capelli rossi e gialli del liceo di Canterlot. Pareva che ti fossi
tuffato nella loro statua... per quanto stupido, abbiamo voluto
controllare. E, visto che non sapevamo come fosse la situazione,
siamo venuti preparati.» spiegò brevemente Susy, sebbene
non riuscisse a staccare gli occhi da Discord: non riusciva a capire
cosa fosse, esattamente.
«Grazie
del pensiero.» ringraziò subito Alastor, prima di
domandare, con una leggerezza che sembrò paradossale «C'è
qualche
piantagrane,
però, che dovrei sistemare. Non è che, tanto che siete
qui, avete voglia di spaccare la faccia a qualcuno?»
Bulldog
si avvicinò ad Alastor, fino a poggiargli una mano sulla
spalla «Al, noi siamo sempre
pronti
per questo genere di cose!»
Senza
dire niente, Bobo si avvicinò a sua volta, porgendo ad Alastor
l'arma che portava con se. Fu Susy a spiegare «Abbiamo pensato
che, conoscendoti, se eri ancora qui allora dovevi per
forza essere
rimasto incastrato in qualche casino. Perciò avresti anche
avuto bisogno di un upgrade.
Nei videogiochi non succede spesso così?»
Alastor
sorrise e impugnò la mazza, ringraziando ancora. Poco dopo si
rivolse ad Aria porgendole l'altra arma «Non sono sicuro di
poterti stare sempre vicino e...»
Aria
strappò la mazza da baseball dalle mani di Alastor sbottando
«Ehi, io sono una Sirena! Non sono una principessa da salvare
dal mostro, mettitelo bene in testa!»
Twilight
osservò la scena senza commentare fino alla fine, nemmeno allo
sfottò di Aria. Certo, ricevere dei rinforzi era in quel
momento come manna dal cielo e vedere quei sei umani decidere di
stare dalla loro parte era sicuramente utile, eppure c'era un fatto
che non poté non ammettere a voce alta.
Mentre
si massaggiava le tempie con gli zoccoli, borbottò «I
rinforzi delle Sorelle Principesse arriveranno tra tre ore. Ora, la
sorte della mia gente è nelle mani di uno spirito del Caos,
una sirena senza poteri e... cinque fuorilegge?»
Per
quanto potesse apparire offensivo, per i cinque del Black Canary
quelle parole suonavano divertenti. Fu Aria a commentare per tutti
loro, esclamando «Già. Non potresti sperare in un aiuto
migliore, vero?»
Ci
fu una risata generale, ma Twilight volle mettere alla prova la loro
fedeltà: non era utile ricevere degli aiuti che avrebbero
potuto scappare alla prima occasione. Casualmente, era in circolo il
periodo di apertura dello specchio, non poteva correre rischi.
«Quello
che stiamo per sfidare è un esercito che ci supera di diverse
centinaia ad uno, se va bene. Siete sicuri di poter resistere, fino
all'arrivo dei rinforzi di Canterlot?»
Alastor
sbuffò, poggiando pesantemente il manico del grande martello
sulla spalla.
«Così
tanti?» intervenne Bulldog, grattandosi il capo attraverso il
cappuccio
«Alla
faccia del qualche
piantagrane!»
osservò, stranamente divertita, Susy.
«È
come festeggiare San Patrizio a Giugno!» esclamò,
allora, El Bastardo. Nessuno degli umani, nemmeno Bobo, dimostrava il
minimo segno di volersi tirare indietro. Apparentemente, per loro
affrontare un esercito così numeroso era cosa da poco.
«Se
c'è qualcuno che deve farsi largo con la forza... credici,
nessuno è meglio di noi!» concluse dunque Alastor,
rivolgendosi a Twilight con un malcelato disprezzo. Non l'aveva
assolutamente in simpatia, eppure apparve evidente che non sarebbe
mai scappato alla guerra.
Dopo
questo breve scambio di battute, i sei umani uscirono dalla stanza
ignorando gli sguardi sorpresi degli altri nel castello e cercando di
studiare quanto meglio potevano l'ambiente, per prepararsi a cosa
sarebbe potuto sbucare e da dove.
Mentre
si posizionavano lungo il corridoio, per coprire qualsiasi punto in
cui i Mutanti avrebbero potuto fare breccia, Susy si rivolse ad Aria
«Lo sai, in realtà odio
quando
è così determinato. Mi fa sempre pensare al peggio!»
Aria,
udendola, si voltò verso di lei. In realtà, Susy
nemmeno la guardava, stava a caricare il fucile. La sirena non se la
sentiva di chiederle come pensasse di muoversi, così armata,
né volle soffermarsi su come quella ragazza bionda apparisse
calma e posata come al Black
Canary e
che stesse parlando di simili argomenti simili mentre si avvicinava
l'esercito Mutante.
«Parli
sempre per... quella
ragione?»
domandò allora, riferendosi alla morte del suo doppio
Susy
finì di caricare e sospirò, mentre il metallico clack
della
canna del fucile segnava che era pronto a far fuoco in qualsiasi
momento «Lo
sai, ho cucito la sua carne, sistemato le sue ossa e rimosso più
pallottole dal suo corpo di quanto mi piaccia ricordare. Sono una
barista una confidente, e a volte sono stata anche un medico. Ma c'è
qualcosa che non posso sistemare.»
Incuriosita,
Aria chiese ancora «E cosa?»
«Un
cuore infranto.» rispose lapidariamente Susy «Spero che
tu capisca quanto sia straordinario quanto luisi stia dannando per
aiutare te e le tue amiche. Compreso il fatto che anche adesso, con
tutte le probabilità che ci sono di finire male, non voglia
saperne di scappare.»
Aria,
udite quelle parole, piegò la testa perché le frange
dei capelli coprissero l'arrossarsi delle sue orecchie. Era già
abbastanza difficile quando Twilight insinuava che ci fosse qualcosa
tra lei e Alastor, ci mancava solo la cugina pettegola!
«Ti
sorprendi che ti voglia ancora aiutare. Ma anche tu lo stai aiutando
e, Aria... ti prego... non smettere.»
Prima
che potesse sentirsi ribattere in qualsiasi modo, Susy ammiccò
verso la sirena e sparì, mimetizzandosi tra i gruppi di
superstiti che si stava organizzando.
Tutti,
in quei momenti, stavano facendo la loro parte: Discord, vestitosi
per l'occasione come un generale da Prima Guerra Mondiale, usava la
sua magia per creare transenne e rinforzare le pareti del castello,
mentre Twilight alzò una barriera incantata lungo l'intero
castello, emulando suo fratello durante la crisi di Canterlot.
Fin
da subito sapeva che quello non sarebbe stato sufficiente a fermare
l'esercito Mutante e la loro sovrana, ma sperava che avrebbe potuto
almeno farli guadagnare qualche minuto prezioso.
Il rullio dei tamburi segnò l'avvicinarsi del
nemico. Chi si trovava all'interno del castello percepì il
rombo come un suono di sventura e malaugurio, mentre gli invasori
traevano forza da quel suono, avvertendo già la vittoria.
Twilight,
immaginandosi il nemico avvicinarsi, ringhiò a denti stretti
«Che
il Tartaro ti prenda, Queen Chrysalis!»
Dalla foresta intorno a Ponyville legioni di creature
nere simili ad incroci tra pony e insetti uscirono dall'ombra,
marciando all'unisono come una macchina ben oliata mentre formazioni
a punta di lancia oscuravano il cielo.
Le forze dei Mutanti erano apparentemente infinite,
impossibile contare il loro numero preciso, e tutte marciavano senza
mostrare emozione alcuna, se non una rigida disciplina, verso il
castello di Twilight.
Per i pony all'interno della struttura il rumore delle
forze nemiche in avvicinamento fu come udire il rumore di tanti
tamburi che si facevano sempre più vicini, fino a fermarsi del
tutto a pochi metri dal confine segnato dalla barriera magica di
Twilight Sparkle.
Insensibili al potere usato dall'alicorno, i Mutanti
restarono a terra e in volo a guardare la barriera, mentre un'ala
delle truppe si divideva a metà per lasciare passare l'unico
mezzo su ruote che si poteva trovare in tutto quel mare nero. L'ombra
alzata dallo sciame in volo rendeva chi sedeva lì in cima
ancora più minaccioso.
Sul carro che avanzava senza alcun traino, mentre il
cigolio delle gradi ruote avvertiva il suo arrivo, un enorme bozzolo
posto sulla cima conteneva Adagio e Sonata. Avanti a loro, una figura
slanciata e nera si alzava su tutto e tutti con un ghigno predatorio
che segnava il muso.
«Princess Twilight Sparkle.» parlò
lei, con tono calmo, quasi seducente, con un leggero eco nella voce
«Il motivo se a quest'ora non ho ancora preso il controllo di
Equestria. Il motivo se ho perso un altro regno. Il motivo se sono
finita in esilio.»
La sovrana di quel popolo fece una breve pausa mentre
elencava i torti che la principessa dell'amicizia le aveva fatto,
fulminando con i suoi enormi occhi verdi l'intero castello. Una
strana collana, simile a quella di Princess Celestia, ma con un
grande rubino posto sul petto che brillava di una luce innaturale.
Queen Chrysalis accarezzò la gemma commentando
«Avrebbe dovuto saperlo fin dall'inizio che, se ti prendi gioco
di me, le conseguenze non saranno leggere.»
Il corno della sovrana venne avvolto da una luce verde
coperta da fulmini rossi, canalizzandosi presto sulla punta prima di
colpire, con un grosso raggio dello stesso colore, la barriera.
Questa, con un rumore simile a mille vetri infranti,
cadde a pezzi, dissolvendo le schegge nell'etere prima che toccassero
terra. Dall'interno del castello, poco mancò perché
Twilight avesse un mancamento. Comprendendo subito di quale magia
avesse a disposizione ora la regina dei Mutanti, l'alicorno lilla
imprecò a denti stretti.
Fuori dal castello, invece, Queen Chrysalis puntò
la zampa contro il castello, ordinando «Che non rimangano
nemmeno le fondamenta!»
E in un boato, seguito dal rombo degli zoccoli che
calpestavano il terreno mentre il fischio delle picchiate dei soldati
in volo riempì l'aria, le legioni dei Mutanti si abbatterono
sul castello.
L'invasione era cominciata.
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