Almost
(Taichi)
“Quasi.”
Ci
sono andato vicino, ancora una
volta sono stato a tanto così dal dirle la
verità. Perché sono rimasto zitto?
Stavolta avevo davvero una possibilità, perché
non ho spiccicato parola ancora
una volta?
“Yamato, huh?”
Perché
Yamato? Era stato più
diretto? Più chiaro? Più attraente?
Perché lei voleva portare quei dannati
biscotti a lui?
“Sei cresciuto,
Taichi…”
Non
è vero, Agumon. E Sora lo sa…
sa che non l’ho fatto. Non riesco a parlare, ma non sono
“cresciuto”. Non
andartene via… ti prego. Perché non ci riesco
mai?
“Quasi.”
Questa
dannata parola è la
costante della mia vita… ti ho quasi detto che mi piacevi
dopo la piramide, ti
ho quasi detto che mi piacevi quando hai detto di essere priva di amore
a causa
di quel balordo di Demidevimon, ti ho quasi detto che mi piacevi quando
ti ho
mandato quell’e-mail per scusarmi del fermaglio…
quasi. Quasi. Quasi.
Non
è giusto, perché non riesco a
parlarle? Sono il Digiprescelto del Coraggio, che diamine! Dovrei
essere pronto
da secoli a dirle queste parole… perché non ci
riesco? Eppure so ciò che
voglio… perché non mi si apre questa dannata
boccaccia.
Paura?
Di perderla, è chiaro. Ma
c’è quella vocina, quella del dubbio, che mi
chiede se, alla resa dei conti,
non starebbe meglio con Yamato. Ha mille difetti, tutti caratteriali,
ma è
risoluto… più di me, a quanto pare.
La
sua felicità verrebbe prima
della mia… non importa quali siano le circostanze, lei
è più importante di ciò
che voglio. E se Yamato fosse quello giusto?
E se
lo fossi io? In fondo mi
sono… ah! In fondo mi sono
“quasi”
dichiarato. Il mio amico forse non è tanto socievole o
aperto… ma almeno non ha
paura di prendersi ciò che vuole.
Non
ha paura di dire ciò che
prova.
Io
si.
Perché
lei…? Perché devo sentire
questo sentimento per la persona che più di tutte potrebbe
fracassarmi il cuore
con una parola?
Perché
non Sanada, la biondina del
terzo banco? Perché non una delle decine di ragazze che mi
perseguitano a causa
dei miei successi sportivi?
Perché
nessuna di loro era Sora.
Semplice ma perfettamente esplicativo. Perché deve essere
così dolce e buona…?
Perché i suoi occhi sono di una sfumatura così
particolare da apparire braci
incandescenti e lasciarmi inebetito?
…
perché ha scelto Yamato?
“Quasi.”
Però
ciò ho provato, giusto?
Beh,
no. Ci ho quasi provato.
All’inferno la mia stupida boccaccia…
così pronta nelle occasioni inutili per
poi tacere nel momento meno indicato.
Se
ne sta andando: Sora sta
andando via, sta portando quei biscotti a Yamato… e lui non
è stupido. Non si
lascerà mai sfuggire una simile persona…
probabilmente nel nostro gruppo sono
l’unico a conoscerlo tanto bene da sapere che, una volta
trovata una persona in
grado di comprenderlo e di non ostacolarlo, Yamato non avrebbe mai
avuto
problemi a stare con quella persona anche per il resto della vita. Era
fatto
così: le sue decisioni erano destinate a restare incise
nella roccia, non le
avrebbe mai ritrattate.
E
io? Beh, io ci ho quasi provato…
giusto?
“Quasi.”
Se
ne sta andando… i suoi passi
sono già più difficili da sentire. Non posso
voltarmi, se mi volto e la chiamo…
cosa accadrà? Niente… probabilmente arriverei, di
nuovo, a quasi dichiararmi.
Sono
uno stupido, Sora ha ragione:
sei uno stupido, Taichi Yagami.
Stupido…
valle a parlare.
Codardo.
Stacca
le mani da quella ringhiera
e corri da lei… dille qualcosa, fai qualcosa! Vai da
lei… perché non riesco ad
andare da lei?
Agumon
mi guarda preoccupato:
poverino, probabilmente capisce che non sono in me ma non
può neanche
immaginare cosa mi passa per la testa.
Ci
sono andato così vicino… stavo
quasi per dirle tutto.
“Quasi.”
Il
cuore mi batte forte come un
tamburo, sento un rombo nelle orecchie fragoroso: sto male,
l’ansia mi assale
al pari di un serpente velenoso.
Sora
se ne sta andando. Muoviti!
So che dovrei muovermi… ma non posso. Yamato potrebbe essere
quello giusto… e
io non metterò me stesso prima del suo bene.
Eppure
c’è un’altra vocina che ora
parla: il disgusto interiore che provo per le mie quasi azioni. E se
fosse
soltanto una giustificazione?
E se
avessi solo paura di
dichiararmi? Preferisco davvero vederla tra le braccia di un altro
piuttosto
che dirle cosa provo per lei?
Codardo.
No,
non sono un codardo! Io… le ho
quasi detto la verità, le ho quasi detto tutto! Non ho
rinunciato. Ho quasi…
“Quasi.”
Codardo.
Vorrei
quasi scoppiare a piangere,
liberarmi di tutto il male e delle menzogne che mi sto infliggendo solo
perché
sono troppo vigliacco per dirle che lei mi piace.
E’
andata via ormai, non è vero?
C’ero così vicino… le ho quasi detto
che mi piace… ma suppongo che non importi
davvero.
L’aver
quasi fatto qualcosa non
equivale ad un tentativo.
Codardo.
C’ero
quasi… mi mancava così poco.
Due parole… non serviva altro. Non era difficile, giusto? Io
sono un
coraggioso, no?
Codardo.
No,
non lo sono. Lei sta andando
via… e io la sto lasciando scivolare dalla mia vita solo
perché ho paura di
dirle la verità.
Yamato
è quello giusto… lui non
avrebbe paura.
No,
non lo è. E’ inutile che
ripetermelo… non riesco
vederla con lui
o con nessun altro. Non voglio vederla con qualcun altro…
sono forse egoista?
No.
Codardo
si, egoista mai.
Il
volerla a questo modo non è
egoismo… almeno su questo sono pronto a metterci la mano sul
fuoco.
Però…
però lei se ne sta andando,
anzi è già andata via. Perché non
riesco a muovermi? Perché non riesco a
parlarle?
Il
cuore sembra volermi esplodere
fuori dal petto, gli occhi sembrano essere costantemente essere sottoposti ad
agopuntura e mi sento tremare
senza ritegno a più riprese: è così
che ci si sente a perdere in modo tanto
brutale la persona che si desidera?
Sora…
posso davvero permettermi di
perderla a favore di Yamato?
In
fondo non abbiamo parlato
molto… magari è meglio così.
E’
una sciocchezza così abissale
da farmi quasi a scoppiare a ridere e a piangere: Sora non mi ha
rivolto la
parola per colpa mia. Ad ogni quasi appuntamento… non
è mai accaduto nulla.
Sempre una quasi rivelazione in un quasi appuntamento… non
era abbastanza. Non
è abbastanza.
Sora…
Sora…
Sora…
Sto
correndo. Sto correndo a
perdifiato. Sento Agumon arrancare e imprecare dietro di me.
Sto
correndo. Sto correndo a
perdifiato. Sento il cuore battermi così forte in petto da
temere per la mia
vita.
Sto
correndo. Sto correndo da
Sora.
L’ho
quasi lasciata andare.
“Quasi.”
Strano,
al momento questa parola
sembra più dolce. Non posso fermarmi. Non posso. Non posso
più fare mezzi
tentativi. O tutto o niente. O vittoria o morte.
Sto
correndo. La vedo. L’ho persa?
No, ma c’ero quasi.
“Quasi.”
Eccola!
Mi guarda stupita… perché è
così bella? Perché è così
difficile parlarle adesso? Da piccoli non abbiamo mai
avuto imbarazzi simili.
Non
guardarmi così, Sora. Ti prego…
non ce la faccio.
Codardo.
No…
non adesso… ti prego non
adesso. Devo farcela.
Coraggio.
Io
sono il Digiprescelto del
Coraggio. Posso farcela.
“C’è qualche
problema, Tai?”
Codardo.
No.
Non più.
Non
so nemmeno io come riesco ad
articolare i movimenti del corpo, ma lo faccio.
Con
tutta la delicatezza presente
in me, le avvolgo le guance con le mani e abbasso la testa verso di lei.
Spero
davvero di non avere le
labbra gelide.
Ho
paura.
Coraggio.
La
bacio.
(Sora)
Non
capisco bene ciò che succede. In questo momento credo di
essere così confusa da
poter impazzire da un momento all’altro.
Mi
ha baciata.
Perché
mi ha baciata? Perché continua
a baciarmi?
…
perché sto rispondendo al bacio?
Avverto
cadere i biscotti fatti
per Yamato… pazienza, magari non erano neanche buoni.
No.
Aspetta.
Mi
sta baciando!
Perché
mi sta baciando?
Mi
aveva lasciata andare… no? Era
tutto okay tra di noi!
Smettila
di baciarlo!
No.
Aveva
detto che andava bene… era
quasi fatta.
“Quasi.”
Possibile
che dovesse trovare
adesso il coraggio necessario? Devo andare da Yamato… devo
andare da lui. Era
quasi fatta… avevamo quasi chiuso.
“Quasi.”
Staccati
da lui! E da almeno un
minuto che lo stai baciando senza ritegno. Yamato… Yamato ti
aspetta.
No.
Non posso farlo, non voglio
farlo! Che succede se smetto di baciarlo e lo perdo? Non posso
perderlo, non
ora che ha trovato la forza di fare un passo avanti.
Ti
ha quasi lasciata andare, però.
“Quasi.”
Ora
è qui. Non voglio che finisca…
ti prego, fa che non finisca.
Mi
stacco da lui e lo guardo negli
occhi: cosa siamo adesso? Questo bacio cosa ci ha fatti diventare? Cosa
vuole
lui da una relazione?
“Sora…
io…”
Ti
prego, non chiedermi scusa. Non
chiedermi scusa o scoppio in lacrime.
“Mi dispiace averci messo
tanto… non sapevo… non sapevo cosa
dire… io…
tu…”
Stupido
Tai.
“Stupido Tai. Perché
tergiversi sempre fino all’ultimo secondo!”
Merda.
Che
linguaggio è mai questo? Io
non impreco.
Merda.
L’ho
schiaffeggiato.
Merda.
Mi
guarda con un’aria così
spaventata e colpevole che non ce la faccio più. Scoppio in
lacrime senza
ritegno e immergo la testa nel suo petto.
Mi
ha quasi lasciata andare
“Quasi.”
Perché
ha dovuto perdere tanto
tempo? Perché ha dovuto perdermi prima di agire? Non sono
abbastanza non ne
valgo la pena? Non valgo il rischio se prima non sono fuori dalla sua
portata? E’
così?
“Perché, Tai?
Perché hai dovuto lasciarmi andare… non ero
abbastanza? Non
valeva la pena di fare questo prima? Perché hai dovuto
perdermi prima di agire?”
Calmati.
Smettila di tremare e di
abbracciarlo, vattene da Yamato. Lui sarà migliore, lui
è deciso.
Non
posso. Non è Taichi. Non
posso.
“Mi dispiace, Sora… non
è come credi. Non ho mai tergiversato perché non
valeva la pena rischiare… io… io non ti ho data
per scontata. Ma avevo paura…
avevo perso il coraggio e… e ti ho persa.”
No.
Ferma. Non guardarlo negli
occhi. Ferma. Se lo fai, non andrà bene. Ferma.
“Quasi.” Gli dico
guardandolo negli occhi. “Mi hai
quasi persa… ma sono qui.”
Smettila
di guardarmi così, ti
prego. Dimmi qualcosa.
“Farò di tutto per…
per meritare il tuo restare con me, lo giuro.”
Perché
deve essere così
drammatico? E perché mi viene da ridere se stiamo piangendo
entrambi? Sono
forse impazzita?
“Stupido Tai.” Gli
dico.
Mi
bacia di nuovo e stavolta non
sono sorpresa: l’ho quasi perso ma ora siamo insieme.
“Quasi.”
I
quasi non contano mai. Non si
può quasi vincere e non si può quasi perdere. Ed
io lo so: lo so perché sento
Taichi contro di me, che mi bacia piangendo perché ha capito
quanto male ha
fatto ad entrambi. E no. Una quasi amicizia non sarebbe stata
abbastanza così
come una quasi relazione. In amore, anche se non oso pensare a questo
sentimento così presto, il quasi è per quelli che
si lasciano cullare dall’illusione
di aver provato.
Fortunatamente…
Taichi non l’ha
fatto.
Ed
il bacio che ci stiamo
scambiando adesso… è la giusta ricompensa per
entrambi per aver lottato e
provato davvero.
“Stupido Tai…” Gli
sussurro contro il petto una volta separate le
nostre labbra.
Mi
viene da ridere: Biyomon sta
beccando Agumon per aver mangiato i biscotti per Yamato. Mi viene da
ridere perché
Taichi, malgrado le lacrime, mi guarda con lo stesso sorriso che mi
regalava
durante le partite a pallone.
Sembrano
passate intere vite… ero
così diversa. Forse, però, anche in questi
cambiamenti c’è una costante. Ed è
lui. Taichi è la mia costante.
So
che dovrò spiegare a Yamato perché
mi sono presentata col suo migliore amico… ma so anche che
non mi terrà il
broncio a lungo. In fondo, la nostra doveva essere un’uscita
amichevole, niente
impegni.
Mi
regalo un ultimo bacio con
Taichi, leggero come il vento, e gli chiedo se possiamo comunque andare
al
concerto. E lui annuisce. Sa che devo parlare con Yamato… ma
sa che ho scelto
lui, e non il nostro comune amico.
Mi
ha quasi persa… ma lo conosco
abbastanza da sapere che tenterà di rimediare al suo errore
per tutta la vita.
Questa
volta è lui a baciarmi
dolcemente. Arrossisco. Bene, e ora chi gli toglie quel ghigno da
quella
stupida faccia che si ritrova?
Rimprovero
Biyomon ed Agumon e
ordino loro di seguirmi. Sento Taichi scoppiare a ridere e, dopo avermi
cinto
le spalle con un braccio, cammina insieme a me, sempre ostentando
quell’irritante
espressione divertita: so che si divertirà a farmi
imbarazzare davanti a tutti.
Sa che effetto ha su di me la sua vicinanza.
E io
odio il fatto che lo sappia.
Lo
odio.
Odio.
Dannazione.
Scoppio
a ridere insieme a lui e
appoggio la testa sulla sua spalla.
“Stupido Tai.”
“Buon Natale, Sora.”
“I’m destined to spend my
time missing you.
And I almost had you!
And I almost had you!
And I almost had you!
I almost wish you would’ve loved me
too.”
(Bowling
For Soup: Almost.)
OH-OH-OH!
Buon (quasi) Natale!!!
Ed
eccoci qua. La seconda fiction di Natale. Stavolta niente flashback o
più
personaggi… puro fluff Taiora.
Com’è nata
questa storia? Da tre fattori: un’immagine che ho
trovato su internet (http://img12.deviantart.net/afd6/i/2015/112/6/f/stupid_tai_by_4everbacon-d5wc01y.png)
e una storia su Paperinik scritta da me che condivide con questa storia
la
struttura… più o meno e dalla bellissima canzone
dei Bowling For Soup, “Almost”
appunto, che vi invito ad ascoltare.
Colgo dunque l’occasione
che crea questa storia per dirvi:
-
Non ci
sarò almeno fino a febbraio… lo so, è
devastante
e farà ritardare la fiction principale da morire…
ma gli esami si avvicinano e
io non posso rischiare.
-
Intendo comunque
continuare il Richiamo di Dragomon e
sto già scrivendo il nuovo capitolo che si
chiamerà “L’Ultimo Dio Di
Digiworld”.
-
Grazie per
l’infinito supporto dimostratomi… spero
davvero di darvi il finale che meritate.
E
ora che ho dato gli annunci… vi
auguro un buon natale e un felice anno nuovo. Ubriacatevi, divertitevi,
state
con le vostre famiglie se le amate, state con i vostri ragazzi/e se
li/e amate,
state coi vostri amici e…. divertitevi.
Come
sempre, chiedo perdono per
eventuali errori (ho scritto tutto stamattina e solo ora posso
pubblicare perché
a breve sarò molto occupato… quindi addio
correzione.) e vi invito a recensire
questa storia e “Il Richiamo Di Dragomon”. Chi mi
conosce sa che amo le
recensioni proprio perché possono far scaturire discussioni
più che
costruttive!
Ancora
un augurio di buone feste
e… alla prossima!
Mad Genius.
|