Le ali della Regina

di Tactolien
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“Bombarda? –si guardò intorno Spinella- Dov’è finito?”.
“Non lo so, era qui un momento fa”. Scrollò le spalle Leale.
Artemis sospirò: “Se l’è svignata. Lo sapete com’è: non gli piace essere coinvolto in certe questioni. In fondo era qui solo per una vacanza”.
“Perfetto –accennò un sorriso forzato l’elfa- Un nano cleptomane in giro per Avalon durante un’emergenza, per una vacanza senza permesso, nelle vicinanze del castello di cristallo. Un altro punto a mio sfavore agli occhi di Legnetto”.
“Non ti starai facendo condizionare troppo? In fondo a Cantuccio hai fatto di peggio e non è mai successo niente”.
“Ma se quelli del Consiglio volevano prenderle la casa!”. Saltò su Gemma, per poi pentirsene subito. Non era educato raccontare i fatti altrui.
“Come? E quando è successo?”. La guardò N°1.
“Non ha importanza, e comunque è passato da un pezzo –puntò Spinella gli occhi su Gemma, che abbassò subito i suoi, imbarazzata- Be’, che aspettiamo?! Abbiamo o no un’isola da proteggere? Muoviamoci!”.
E uscirono dalla Centrale, prendendo direzioni diverse. Spinella e Amaro spiegarono le ali meccaniche verso ovest; Gemma evocò le sue grazie alla magia e insieme al demone stregone sfrecciarono a sud; dall’altra parte invece ci avrebbero pensato i misteriosi agenti Much e Muschio. Verso la scogliera, poco distante dalla Centrale, si diressero tranquillamente a piedi Artemis e Leale.
“Tu lo sapevi, vero?”. Chiese di punto in bianco il giovane irlandese, una volta rimasti soli.
“Che cosa?”.
Il ragazzo neanche si voltò: “Che volevano togliere la casa a Spinella. Dev’essere successo mentre ero ancora morto perché non ne so niente”.
La guardia del corpo sospirò, avvilito: “In effetti sì, lo sapevo. E’ successo mentre eri in riabilitazione. Il Consiglio ha voluto multare lei e Polledro per la tua clonazione, che come sai è una pratica illegale”.
“E scommetto che la multa di Spinella è stata più alta di quella del centauro”.
“Molto più alta. Già. E’ riuscita a pagarla solo grazie ai lingotti d’oro che le avevi lasciato, o le avrebbero pignorato la casa”.
“Scommetto che questo avrebbe reso felici molti membri del Consiglio –per un attimo la sua voce s’indurì, una manifestazione di sentimento molto insolita per Artemis Fowl- Perché non ha detto niente? Avrei potuto aiutarla di più”.
Leale accennò un sorriso. Non dubitava per niente che l’avrebbe fatto, magari anche pagando lui stesso l’intera somma.
“Lo sai com’è fatta Spinella. E’ orgogliosa, non parla mai di queste cose. Quando sono gli altri ad avere bisogno d’aiuto non si tira mai indietro, ma se è lei ad averne si chiude a riccio. Non l’avrei saputo neanch’io se non me l’avesse detto Bombarda”.
Senza smettere di camminare, Artemis Fowl annuì debolmente. Cominciò a pensare che tutto quel servilismo nei confronti di Legnetto celasse la paura di doversene andare di nuovo. Ma soprattutto cominciò a pensare alle vere conseguenze delle sue azioni.
 
 
Mentre volava portando N°1 con sé, Gemma Twist non poté fare a meno di pensare alla sua vita, alla sua carriera nella Guardia di Avalon, e alla sua linguaccia lunga.
Una banalissima fata di una famiglia benestante che viveva sull’isola fin dai tempi della regina Mab. In tanti secoli i suoi genitori avevano avuto solo tre figli, che per il Popolo era un record da guiness dei primati: due folletti maschi e una femmina.
Tra il Popolo tutti sapevano che le Fate, sia comuni che Regine, erano solo femmine: non esistevano maschi in grado di evocare le ali come faceva lei. La cosa più interessante era che le Fate potevano procreare con qualsiasi altra razza del Popolo, dall’elfo, al nano al goblin. Quando ciò accadeva… le femmine erano automaticamente Fate, mentre i maschi a seconda del padre.
Continuando a sbatter le ali con la velocità di un colibrì, Gemma sorrise triste nel ripensare a suo padre. Oliver Twist: un folletto altolocato, dirigente della centrale elettrica ecologica di Avalon. Fin da piccola aveva sempre pensato che ci fossero sentimenti contrastanti, tra loro.
Oh, non che non mi volesse bene, almeno spero. Rifletté tra sé. E’ solo che non si aspettava granché da me. Io, piccola appassionata di moda che perdeva tempo a disegnare… mentre gli altri due figli maggiori erano sistemati e di successo.
Per molto tempo non aveva più saputo cosa fare. Poi aveva sentito la “chiamata”. La Guardia di Avalon la stava aspettando.
Appena aveva dato la notizia… suo padre le aveva riso in faccia. Figuriamoci. Lei. Una femmina senza nessun talento particolare che diventava una Guardiana di Avalon.
In quel momento Gemma si era sentita talmente mortificata, da sgonfiare qualunque sua intenzione. Com’era possibile che non sapesse far niente? C’erano tanti modi per essere un Guardiano: i Guardiani di sorveglianza che assicuravano la segretezza dell’isola; i Guardiani di terra che si prendevano cura delle creature rare; e infine c’era il comunissimo lavoro d’ufficio.
Per un po’ aveva accantonato l’idea d’iscriversi all’Accademia della Centrale; poi erano seguiti due avvenimenti importanti nella sua vita. Il prima era stato l’incontro con Edward, un Guardiano di terra che presiedeva sulle specie dell’ovest, che aveva risvegliato il suo interesse per il mestiere. Il secondo invece era stata Spinella Tappo, che l’aveva convinta del tutto.
Come una teen-ager in visibilio per la sua band preferita, Gemma aveva seguito la carriera dell’elfa di Cantuccio fin dagli inizi. La storia della prima femmina ad entrare nella Ricog, aveva fatto notizia anche ad Avalon.
Gemma l’aveva presa come un segno, un esempio da seguire. E pochi anni dopo… contro ogni parere del padre… s’iscrisse all’Accademia di Avalon. Studiò, s’impegnò molto e infine superò gli esami sia scritti che nel simulatore della navetta.
“Incredibile - dicevano i suoi fratelli maggiori- Chi pensava che quell’incapace di Gemma sapesse pilotare una navetta”.
Lei non ci fece caso. Ormai aveva smesso di sentirli. L’opinione loro o di Oliver non contava più nulla per lei. Stava imparando a camminare da sola e non avrebbe permesso a nessuno di ostacolarla.
Nel frattempo… le cose con Edward si erano fatte sempre più serie, finché addirittura non avevano deciso di andare a vivere insieme.
“Assolutamente no! -aveva detto il vecchio Twist- Questa è un’idea ancor più folle dell’entrare tra i Guardiani! Non permetterò che mia figlia frequenti un orco”.
La reazione non sorprese molto Gemma. In fondo… quando mai suo padre era stato d’accordo con le sue decisioni. Neanche in quell’occasione si fece influenzare: proseguì i suoi studi da Guardiana e con la sua relazione con Edward.
Poi un giorno… la grande notizia. Spinella Tappo si sarebbe trasferita lì ad Avalon; e fortuna delle fortune… lei, Gemma Twist, era diventata un membro della sua squadra.
Confesso che non me lo aspettavo proprio. Sorrise, senza rallentare il volo. Pensavo che mi avrebbero messo a fare lavoro d’ufficio, o alla cure delle creature. Invece sono diventata una vera sorvegliante. Chi l’avrebbe mai detto?.
Se suo padre avrebbe potuto vederla… be’… probabilmente avrebbe avuto da ridire anche su quello.
“Siamo quasi arrivati?”. La riscosse la voce di N°1.
“Sì, il Distorsore è oltre quella collina, tra poco atterreremo”.
Lo fecero ancor prima del previsto, Gemma non aveva ancora svolto il Rituale per ricaricarsi di potere magico, e sentiva che il suo era già agli sgoccioli. Le rimaneva magia sufficiente per il volo di ritorno, doveva risparmiare il più possibile.
Scesero a terra e proseguirono a piedi.
“Da quanto tempo lavori con Spinella?”. Ruppe il ghiaccio il diavoletto, mentre camminavano in discesa.
“Solo da tre settimane, in effetti”.
“E siete amiche?”.
“Be’, non so se amiche sia la parola giusta. Di sicuro è la mia maestra, e non c’è nessuno migliore di lei”.
“E lei si trova bene qui da voi?”.
La fata lo guardò, aveva capito benissimo dove voleva andare a parare. Di sicuro sta molto meglio qui che a Cantuccio. Pensò, senza dirlo ad alta voce.
Scosse la testa dandosi della stupida: sembrava una ragazzina gelosa.
“E’ ad Avalon da poco ma sembra essersi ambientata bene”. Disse invece.
“Mmm…” Borbottò l’altro, sospettando che gli tacesse qualcosa.
“Eccolo, il Distorsore -indicò Gemma una sfera metallica con le antenne, dopo che ebbero camminato veloci per una ventina di minuti- Meno male, è ancora intatto; non l’hanno danneggiato”.
Fece per corrergli incontro, quando…
“No, ferma!”. L’afferrò per il polso N°1.
“Che ti prende?”.
“C’è qualcosa che non va!”.
In quanto demone stregone più potente della terra, N°1 aveva la capacità di vedere e sentire cose che agli altri sfuggivano; e in quel momento c’erano ben quattro qualcosa in attesa in mezzo agli alberi.
“Cosa? Ma che stai…”. Non ebbe neanche il tempo di completare la frase che una nera rete lanciata da chissà dove schizzò fuori dalla vegetazione, avvolgendo la fata.
“Argh!”. Esclamò quella, riparandosi con le braccia.
“Signorina Gemma!”. Squittì il diavoletto, rimasto libero.
“Ma guarda, ci sono sul serio altri mostriciattoli”. Parlò qualcuno alle sue spalle.
N°1 si voltò. Quattro umani si rivelarono, uscendo da teli schermanti. Due erano sicuramente orientali, forse cinesi; gli altri due invece parevano scimmioni che a stento distinguevano la destra dalla sinistra.
“La femmina è decisamente più carina del rospetto, vero Pecto?”. Continuarono a parlare.
“Assolutamente, Pata. Una l’abbiamo catturata, l’altro lo useremo come sacco da box”.
Gemma li guardò impaurita. Chi diavolo erano quegli energumeni?.
Che domanda stupida. Erano i complici di quelli che avevano fatto saltare la Fowl Star Seconda, ovviamente. Erano già al Distorsore e li stavano aspettando.
Per un momento si paralizzò dalla paura. Era quasi sicura di essere stata addestrata a gestire simili eventualità, solo che ora non le veniva in mente più nulla.
“Presto, prendiamolo! E’ il demone che vuole il Signor Kong!”. Si fecero sotto gli altri membri della gang.
N°1 storse gli occhi nel riconoscere quel nome. Kong? Come Billy Kong?! Era lì ad Avalon?! Doveva avvertire Spinella al più presto possibile.
I due si precipitarono su di lui con pistole a dardi.
Lo stregone non si fece intimidire. Billy Kong probabilmente non lo sapeva… ma lui non era più il diavoletto di una volta.
Gli bastò un singolo gesto della mano a quattro dita… e i due sicari si bloccarono, come congelati. N°1 ridacchiò: un piccolo incantesimo insegnatogli da Qwan.
“Attento!”. Esclamò la voce di Gemma.
STOM… Provocò un suono sordo il cozzare della testa di N°1, contro il calcio di una pistola.
Stramazzò a terra, privo di sensi. I due pietrificati tornarono subito a muoversi: un incantesimo immobilizzante non aveva più valore se non c’era nessuno a tenerlo in piedi.
“Facile, no?”. Rise Pata, dando una pacca a Pecto, l’espressione fiera e un’arma in mano. Gli era bastato approfittare della distrazione del rospetto, per colpirlo alle spalle.
“E adesso passiamo al congegno”. Disse uno degli uomini di Kong, sgranchendosi il collo.
“Ma abbiamo l’ordine di aspettare che tutti siano in posizione, l’ha detto Sgrunt”. Obiettò Pata.
“Lo gnomo non conta nulla. Noi obbediamo solo al Signor Kong, e ci ha detto di distruggere il Distorsore, una volta neutralizzati i demoni”. E si diressero verso la sfera metallica.
“Oh no. No -supplicò Gemma Twist- Lasciatelo stare!”.
“Taci, mostriciattolo. Poi penseremo anche a te”.
Lei chiuse gli occhi. Già distruggere un Distorsore era un grosso danno per Avalon, ma addirittura due… Non sapeva se quello dell’ovest fosse poi stato rimpiazzato; se permetteva che anche quello venisse danneggiato, si ricominciava tutto daccapo.
Si lasciò cadere in ginocchio, schiacciata da un forte senso d’impotenza. Era la sua prima missione seria, senza l’aiuto della squadra e si era fatta fregare come una pivella.
Se ci penso bene… sono una pivella. Ripensò a suo padre e ai suoi fratelli. Possibile che avessero ragione su di me?.
Riaprì gli occhi. No! Non finirà così!.
Estrasse la sua Neutrino 3000 e con un ampio arco tagliò la rete che la tratteneva. Appena fu libera…: “Ehi, voi!!”.
I quattro energumeni si voltarono: “Ma guarda, la fatina si è liberata”.
Uno degli uomini di Kong estrasse la pistola a dardi.
Senza un attimo di esitazione, Gemma evocò le ali e, rapida come un insetto, scattò qui e là senza dare il tempo di prendere la mira.
“Sta ferma, maledizione!”.
“Così va meglio?”. Sorrise quella, librandosi proprio davanti a lui.
Premette il grilletto.
Gemma scattò di lato, lasciando che il dardo tranquillante s’infilzasse nel petto del suo compagno, proprio dietro di lei. Quell’ultimo si afflosciò svenuto nel giro di pochi secondi.
“Chang, scusa”. Fece d’istinto l’asiatico.
La fata non si fece sfuggire l’occasione, s’innalzò in volo di parecchi metri e calò in picchiata, colpendo il manigoldo in testa con un calcio, con tutto il suo peso. Il suo ginocchio fece uno schiocco alquanto sinistro, ma almeno anche il secondo cattivo si ritrovò a terra, privo di sensi.
Ma non era ancora finita.
Bene. E adesso…
Ne restavano altri due. I più grossi. Ma anche i più stupidi.
“Ehi, hai visto che roba, Pecto?”.
“Sì, Pata. Quella cosina ha fatto… wroom, wroom e con un colpo bang. Aspetta, forse dovrei spararle”.
Non fece neanche in tempo ad estrarre la pistola che la cosina fu già loro appresso; l’espressione determinata e gli occhi puntati su di loro.
“Che?...”. Sobbalzarono, sorpresi.
Gemma agì. Con loro la forza non serviva: fisicamente erano molto più possenti degli altri due, non sarebbe mai riuscita ad atterrarli. No. Con loro un altro metodo era più che sufficiente.
Non agitatevi. Va tutto bene -cantilenò, con voce carica di fascino- Non c’è più nessun pericolo. Siete stanchi, e volete dormire”.
L’effetto fu immediato. I due Fangosi stupidi presero a sbadigliare ripetutamente.
“Non sei stanco anche tu, amico?”.
“Sì, Pecto, non riesco a tenere gli occhi aperti. Credo che mi metterò a dormire un po’”.
“Sì, anch’io”.
 
 
N°1 non seppe quanto tempo fosse passato, ma quando si risvegliò trovò Gemma Twist intenta a legare i quattro invasori coi loro lacci delle scarpe. Erano svenuti o addormentati, ma comunque inoffensivi.
La guardò: “E li hai messi K.O. tutta da sola?”.
“Certo –rispose secca lei- In fondo sono una Guardiana”.
 

     
 
    
 
 
 
 
 




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