Un improbabile ricordo.

di BlueRoze
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Un Improbabile ricordo.

La guerra era finita da tre anni. La vita di Harry dopo la sconfitta di Voldemort era tranquilla, quasi monotona. Viveva da solo a Grimmauld Place n. 12 ed era sempre la solita routine: si svegliava, si preparava, andava a lavoro e dopo qualche ora tornava a casa quando tutti erano andati dalle loro famiglie per la cena. Lui non aveva una famiglia. Gliel’avevano strappata via quando aveva solo un anno. E non poteva più riaverla indietro. Non poteva fare niente, solo sopportare quel tremendo dolore che lo trafiggeva da ormai ventuno anni. Harry non riusciva ad abbandonarsi all’idea di non aver avuto l’opportunità di poter abbracciare sua madre e suo padre, respirare il loro profumo o semplicemente guardarli attraverso un ricordo. La McGranitt aveva chiuso il Pensatoio per sicurezza e quando glielo aveva riferito a Harry, lui era disperato ed accecato della rabbia. Gli avevano tolto l’unico strumento in grado di fargli sentire la sua famiglia. Non poteva più assistere a una scena che Sirius gli aveva raccontato: James amava fare il solletico a Lily perché sapeva che la faceva arrabbiare, ma poi la calmava con un bacio, e cominciavano a sorridere guardandosi negli occhi. A volte Harry si chiedeva perché proprio a lui tanto dolore. Ma non sapeva che avrebbe potuto rivedere i suoi genitori fino a quel giorno.
 
30 ottobre 1995, Grimmauld Place n.12, ore 7:47.
Harry si era appena svegliato da un incubo ormai ricorrente della vittoria di Voldemort sul mondo magico e la morte dei suoi amici.
Si sedette sul materasso morbido e mise le ciabatte ai piedi ripensando a quella notte. Dovrò chiedere a Madama Chips una pozione anti-sogno, non riposo da due settimane. Scese in cucina e si fece una tazza di caffe’ caldo, e seguendo la routine che era solito fare appena sveglio, si sedette sul divano osservando la graziosa cucina: era cambiata molto da quando vi abitava la nobile e antichissima casata dei Black, era diventata più luminosa e con Ginny l’avevano decorata per renderla più accogliente. Ma ad un certo punto si sentì il campanello suonare.
Harry ebbe appena il tempo di infilarsi un paio di pantaloni decenti ( non poteva aprire in pigiama) che la porta si era già aperta, rivelando una McGranitt sconvolta ed entusiasta al tempo stesso. Non era cambiata poi tanto da quando lui studiava a Hogwarts. Harry la guardava sconvolto ed allarmato: insomma…cosa voleva da lui a prima mattina? perciò si affrettò a chiedere << E’ successo qualcosa? >>
<< Prima di tutto buon giorno, Signor Potter >> disse severa la McGranitt e lui abbassò lo sguardo imbarazzato.
<< Buon giorno, professoressa… posso esserle utile? >>
<< Si, Harry…però ti conviene sederti, ho una grande notizia >>
<< Professoressa, dopo quello che ho passato penso di poter sopportare di tutto >>
<< Vedremo, Potter. Sarò il più diretta possibile: abbiamo trovato il modo di farti incontrare i tuoi genitori >>
Harry credeva di non aver capito bene.
<< Come scusi? >>
<< Hai capito bene, Potter >> disse lei sorridendo.
Aveva capito bene. Talmente bene che gli cadde la tazza da mano e i frantumò in mille pezzi a contatto con il pavimento. Dentro di lui c’era un vortice di emozioni, tra cui euforia, felicità… ma poi lo colse l’amarezza: non poteva essere così semplice. Ci doveva esserci per forza qualcosa che non andava.
<< Dov’è il trucco? >> chiese lasciando di stucco la vecchia signora di fronte a lui.
<< Bhè… potrà passare con loro solo pochi minuti >> eccolo il trucco. Solo pochi minuti… come poteva vivere con soli pochi minuti di ricordo? Avrebbe fatto tutto in  fretta e non si sarebbe goduto il momento, pentendosene per tutta la sua vita. In fondo, non capita a tutti quella occasione. Ma un attimo dopo pensò Carpe diem, cogli l’attimo e tornò felice, tant’è che abbracciò di slancio la McGranitt ( e anche lei sorrideva!) e cominciò a saltellare e a ridere per tutta Grimmauld Place. Non ci poteva credere! Finalmente avrebbe conosciuto quella famiglia che tanto gli era mancata, avrebbe potuto dire, fare quello che sognava da una vita intera.
<< Professoressa, grazie grazie grazie!!! >> urlò lui in preda alla gioia sollevando la McGranitt da terra.
<< Oh Potter, io non ho fatto proprio niente >> precisò lei ridacchiando.
<< Tutto merito del Ministero >> si schernì, e allora la professoressa spiegò ad un Harry confuso come si sarebbe svolta la cosa: si sarebbero trovati l’indomani alle dieci nella Stanza delle Necessità, lei avrebbe attivato un aggeggio in grado di portare i suoi genitori al suo tempo attraverso un ricordo. Tutto chiaro. Quella notte non riuscì a dormire.
Era troppo nervoso per una cosa banale in quel momento come dormire, ma il suo unico pensiero era finalmente li riavrò con me.
 
 
Hogwarts, corridoio di Barnaba il Babbeo, ore 10:00.
Harry aprì il grande portone e si trovò in una sala uguale alla Sala Comune di Grifondoro, il fuoco scoppiettante, i divani e gli stendardi rosso e oro. La McGranitt stava davanti al caminetto e al suo fianco c’era un apparecchio simile ad un’aspirapolvere.
La vecchia signora si accorse di lui e salutò.
<< Sei pronto, Harry? >>
<< Certo, procediamo. >> disse cercando di sembrare sicuro di sé.
Adesso non funziona e non vedrò la mia famiglia… adesso non funziona e non vedrò la mia famiglia continuava a ripetersi Harry mentre l’apparecchio emetteva fumo e una luce accecante. Tutto gli sembrò andare a rallentatore: si trovò davanti una donna bellissima, con lunghi capelli rosso fuoco, aveva al massimo trent’anni. Indossava un maglioncino celeste e un paio di pantaloni bianchi. Gli stessi abiti con cui è morta pensò tristemente Harry. E un uomo della stessa età di sua mamma. Papà. Con il battito accellerato ( accellerato è un eufemismo) stessi abiti anche lui. Allungò la mano con timore e con la paura che tutto non sia vero, che sia tutto uno scherzo. Ma nel momento in cui sua madre volse lo sguardo verso di lui, non ebbe più dubbi. Erano veramente loro. Erano veramente con lui, al suo fianco. L’abbracciò di slancio inspirando il suo profumo. Rose e miele.  Le lacrime caddero da sole, Harry non si accorse di loro, pensava solo che finalmente stava riabbracciando sua madre.
E tra le lacrime disse lei
<< Oh, Harry… non sai nemmeno quanto ci sei mancato >> ma finalmente sono qui. Voi siete qui. Stiamo insieme.
<< Mamma…mamma mamma…mamma >> continuava a ripetere.
Quel suono era così estraneo alle sue labbra che dirlo era un piacere.
<< Mamma, non mi lasciare >> Anche James, che fino a quel momento aveva cercato di trattenere le lacrime, si unì all’abbraccio e cominciò a singhiozzare sulla spalla di Harry.
<< Tranquillo, tesoro… non ti lasceremo mai. >>
E quella semplice frase gli ricordò un particolare molto grande. Solo pochi minuti.
<< Harry, guardami >> disse suo padre mettendogli le mani sulle spalle.
<< Siamo qui solo di passaggio, ma ci rivedremo. Aggrappati a questi pochi minuti quando il mondo ti cadrà addosso, quando la vita ti sembrerà priva di senso, pensa che mamma e papà ti vogliono bene e che ti aspetteranno sempre. E fidati delle cose chiare, non delle cose ovvie, di quelle luminose e non di quelle illuminate, di chi capisce poco e non ha visto tutto, di chi ha messo la testa a posto e non ricorda dove, di chi balla per la strada, soprattutto quando piove.*>> disse piangendo, ma cercando di essere forte, e l’abbraccio.
<< Mi starete vicino? >>
<< Per sempre, Harry >> Non gli sembrava vero.
<< Mamma, papà…perché mi avete lasciato? >>
<< Non l’abbiamo deciso noi, tesoro, l’abbiamo fatto per il tuo bene…non immagini nemmeno quanto ti amiamo. >> disse Lily singhiozzando.
<< Siamo così orgogliosi di te, Harry >>
<< Vi voglio bene >> riuscì solo a dire.
Successe quello che il ragazzo temeva di più.
La McGranitt bussò alla porta. Era tempo di andare.
<< NO,NO… solo un minuto… SOLO UNO >> urlò lui.
<< Mi dispiace >> disse lei commossa.
Intanto le immagini dei suoi genitori divennero sempre più confuse, chiare e trasparenti.
<< Non mi lasciate di nuovo…NOOO >>
E l’ultima cosa che sentì fu suo padre dire con la sua voce profonda che tanto gli era mancata:
<< Ricorda quello che ti abbiamo detto, addio, Harry. Ti vogliamo bene, ricordalo, tesoro. >>
Quando ormai furono scomparsi del tutto, Harry sussurrò
<< Anch’io vi voglio bene, non sapete quanto. >> sapendo però che nessuno lo avrebbe sentito. %%%%%%%%%%%%%%%%% Salve a tutti, sono tornata con una nuova storia. La verità è che questa storia l'ho sognata stanotte, e appena sveglia l'ho messa subito su carta. * il dicorso che James fa ad Harry non è interamente mio, ma di Claude aka piccolo_uragano_ (andate a leggere le sue storie, sono bellissime) e.. niente, se ci sono errori fatemeli notare e alla prossima! baci, Anna ps. prima mi ero dimenticata di scrivere le note e adesso non mi fa lasciare lo spazio, perdonatemiiii




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