Premessa: questa
storia è stata scritta per l’ultimo Drabble Week-end del gruppo We
Are out for Prompts con il prompt “Peeta/figlioletti; Quella volta che
gli insegnò a fare il pane” richiesto da HollyMaster. Haley
e Rowan
sono i nomi che ho scelto per i due piccoli Mellark nelle altre storie
che ho scritto sui due piccoli, Katniss e Peeta.
Per
Fare il Pane…
"Ci
vuole pazienza."
Peeta
sorrise ai due figli, divertito dallo sguardo curioso con cui i piccoli
seguivano i movimenti delle sue mani.
"All'inizio
può sembrare un po' noioso, ma poi ci si prende l'abitudine."
"Io
non mi annoio, papà" dichiarò serio Rowan, alzandosi sulle punte dei piedi
per seguire meglio le operazioni del padre; aveva le mani sporche di zucchero e
un baffo di glassa sul naso che probabilmente si era procurato sgraffignando un
cup-cake di nascosto. "Mi piace quando fai il solletico al pane."
Il
sorriso dell'uomo si allargò; continuò ad impastare, ma allungò una delle mani
verso il figlioletto per punzecchiargli la pancia con l'indice.
"E
se facessi il solletico anche a te?" domandò, mentre il piccolo si
rannicchiava ridendo su se stesso, per cercare di sfuggirgli.
"No,
io non sono un pane!" si difese Rowan, mostrandogli le manine sporche di
bianco. "Sono un bambino!"
"Io
invece sono una cometa" s'introdusse nel discorso sua sorella Haley,
mettendosi a saltellare sul posto. "Perché mi chiamo quasi come la cometa
di Halley... Ehi, papà, ma le comete lo possono fare il solletico al
pane?"
"Solo
se sono abbastanza in gamba" rispose con un sorriso l'uomo. La ragazzina
gonfiò il petto e si mise le mani sui fianchi.
"Beh,
io sono in gambissima! Anzi, in gambissima, braccissima, testissima e
piedissima! Così posso aiutare te e Rowan anche se sono una cometa."
"Io
voglio fare il pane quello tutto lungo come una bacchetta magica" li
informò a quel punto Rowan, attorcigliando con l'indice uno dei suoi ricciolini
biondi.
"Ed
io voglio fare tante pagnottine grandi così: quelle con la croce sopra!"
aggiunse Haley, gesticolando frenetica per far capire agli altri due cos'avesse
in mente.
"Perché
non andate a prendere i vostri grembiuli?" domandò a quel punto Peeta,
intenerito dal loro entusiasmo. "Così potete darmi una mano a fare le
varie forme prima di infornare."
I
bambini corsero sul retro della panetteria per recuperare i rispettivi grembiuli.
Haley tornò indietro quasi subito, ma Rowan non si fece vedere per cinque
minuti buoni e, quando tornò dal padre, le macchie di glassa che aveva sul viso
erano raddoppiate.
"Rowan!"
lo rimproverò la sorella maggiore, scuotendo rassegnata la testa. "Hai di
nuovo rubato un pasticcino!"
"Non
è vero!" cercò di difendersi il minore, passandosi le manine appiccicose
sul grembiule.
"Guarda
che se continui a mangiarti tutte le cose che cucina papà diventerai ciccione e
nessuna femmina ti vorrà mai sposare!" l'ammonì ancora Haley,
sventolandogli contro l'indice.
Rowan
scosse energico la testa.
"Io
non voglio sposare le femmine, io voglio sposare la mamma" dichiarò
allegro, leccandosi un polpastrello sporco di zucchero.
Haley
aggrottò le sopracciglia confusa.
"Ma
guarda che anche una mamma è una fe..."
"Allora,
dove sono i miei due assistenti?" cercò di distrarli Peeta, avvicinando
due sgabellini al bancone dove aveva appena finito di impastare. I fratelli Mellark
si affrettarono a raggiungerlo.
"Ho
fatto tutto il solletico di cui questo impasto aveva bisogno" spiegò loro
Peeta, aiutandoli a salire sui rispettivi sgabelli. "Adesso è pronto per
essere infornato. Prima, però, dovete dargli una forma."
I due ragazzini
non se lo fecero ripetere. Impiegarono i venti minuti successivi a schiacciare,
allungare, arrotolare e stendere palline di impasto; quando il padre infornò il
frutto del loro lavoro, gli occhi dei due fratelli rilucevano di orgoglio.
Mentre
il pane cuoceva, Peeta andava a controllarlo di tanto in tanto, fierezza e
tenerezza a contendersi il suo sguardo: le pagnotte di Haley somigliavano a
frittelle dai bordi irregolari e i filoni di Rowan erano talmente sottili da
ricordare delle tagliatelle. Eppure, agli occhi di Peeta, i suoi bambini non
avrebbero potuto fargli un regalo migliore.
Una
volta che il pane fu cotto, l'uomo lo tirò fuori dal forno e lo mise a riposare
sul tavolo prima di incominciare a servire i clienti del pomeriggio. Si era
fatto promettere dai bambini che non sarebbero andati a curiosare nel retro
fino a sera, quando finalmente avrebbero potuto assaggiare le pagnotte che
avevano impastato - non prima, però, di averle mostrate alla mamma!
Quando
arrivò il momento di chiudere il negozio, permise finalmente ai figlioletti di
andare a vedere le forme di pane. Non aveva ancora chiuso la porta d'ingresso che
un grido acuto perforò il silenzio del negozio.
Peeta
si precipitò a raggiungere il retro: trovò Haley con le guance rosse di rabbia
e un imbarazzato Rowan intento a stuzzicarsi i riccioli. Sul tavolo, in mezzo a
loro, c'era la teglia in cui un paio d'ore prima aveva sistemato le pagnotte
fatte dai bambini. Solo che, in quel momento, era mezza vuota: restavano solo
più tre pagnotte-frittella di Haley e una delle pagnotte-tagliatella più grosse
fra quelle fatte da Rowan. Il resto del vassoio era vuoto, fatta eccezione per
le briciole.
Lo
sguardo di Peeta passò in rassegna le espressioni dei due bambini: Haley aveva
lo sguardo offeso e fissava in cagnesco il fratello minore, con le mani ben
piazzate sui fianchi. Rowan, visibilmente in imbarazzo, cercava di sfilarsi
qualche briciola di pane finita fra i capelli.
"Se
l'è mangiato tutto!" esclamò Haley, mettendosi a braccia conserte.
"Tutto il nostro pane! E la mamma non l'aveva ancora nemmeno visto!"
"Non
l'ho mangiato proprio tutto tutto" si difese Rowan, chinando
rattristato la testa. “È che volevo vedere com'erano venute le bacchette
magiche e allora ne ho mangiata una. Poi, però, era così buona che ne ho
mangiata anche un'altra. E poi avevo paura che il pane di Haley era triste se
non assaggiavo anche lui, allora ho mangiato pure un po' di quello."
Peeta
scosse la testa più volte, l'attenzione assorbita dalle espressioni smarrite
dei suoi figli; a quel punto non riuscì più a trattenersi. Dapprima sorrise,
poi scoppiò a ridere, sotto gli sguardi confusi dei bambini.
"Sei
proprio un mangione" esclamò infine, sollevando Rowan da terra. Il bambino
ridacchiò e nascose il volto nel suo grembiule.
"Ha
mangiato anche quasi tutte le mie pagnotte..." si lamentò un’intristita
Haley, appoggiando la testa contro il fianco del papà. "Io volevo farle
vedere alla mamma..."
"La
mamma le vedrà lo stesso" promise Peeta, accarezzando le trecce della
bambina. "Ho fatto una foto alla teglia quando l'ho sfornata."
"Davvero?"
chiese conferma la bambina, visibilmente ravvivata. "Allora forse domani
posso perdonare Rowan... Ma solo forse!"
Il
fratellino sollevò le braccia in cenno di trionfo.
"Domani
possiamo fare di nuovo solletico al pane?" chiese infine a Peeta.
Il
padre sorrise del suo volto sporco di zucchero e farina e scoccò un'occhiata
anche a Haley, prima di annuire.
"Certo
che potete" acconsentì infine, posandogli un bacio sulla fronte.
"Sono proprio contento di avere due aiutanti in gamba come voi."
Ed era
la verità; la vivacità di Haley e la dolcezza di Rowan erano il toccasana
perfetto per lui e la colla più salda che aveva a disposizione per rimanere
ancorato alla realtà. Averli con sé anche al lavoro allontanava le riflessioni
scomode che minacciavano di colpirlo nei momenti in cui la panetteria si
svuotava.
Se
impastare il pane lo aiutava a ricordare il se stesso che era stato un tempo -
il ragazzo del Pane, un giovane qualunque appartenente al ceto dei commercianti-
stare con i suoi figli gli rendeva più semplice accettare ciò che era diventato:
un Peeta cambiato, cresciuto, con la mente manomessa eppure amato.
Un
Peeta fatto a pezzi e poi ricostruito grazie agli abbracci di sua moglie e alle
risate infantili dei suoi due figli.
Un
Peeta a metà, mutilato dal passato – eppure felice.
Note Finali.
Il titolo è vagamente ispirato ai versi di “Ci
vuole un fiore” di Gianni Rodari. E non c’è nulla da dire, credo, a parte il
fatto che non so scrivere di Peeta, ma questo si sapeva già. Però ogni tanto ci
provo lo stesso, perché mi piace coccolarmi Hales e Rowan. Torno nel mio
angolino paludoso assieme ai vari Hawthorne, sì.
Buona Befana in ritardo!
Laura