Le
montagne russe di Coney Island
Steve stava osservando
intensamente il fogliettino di un rosso sgargiante che annunciava le nuovo
montagne russe di Coney Island. Il volantino le descriveva come “divertenti e indimenticabili”, ma Steve pensò tutto il contrario, odiava le
montagne russe, non ci era mai andato ma il solo fatto che le frequentassero i
ragazzi più stupidi e infantili del suo quartiere gli dimostrava quanto
potessero essere divertenti. “Una perdita
di tempo” disse tra sé e sé.
Si avviò verso la sua
classe dove beccò James e Katy Blanchett che si
scambiavano effusioni abbastanza invadenti; lei sulle cosce del suo miglior
amico mentre cercava di sbottonargli i primi bottoni della camicia mentre lui
con le mani appoggiate sulla vita e infine le labbra attaccate come calamite.
Steve tossì per attirare l’attenzione e quando i due si accorsero del terzo
incomodo scattarono velocemente e tornarono ai loro posti. Steve rifilò
un’occhiataccia a Bucky e si sedette due banchi lontano
da lui. “Ehi Rogers che c’è ti da fastidio che noi
abbiamo una vita sociale?” chiese la Blanchett
provocante. Steve strinse la matita tra le mani e cercò di contenere la sua
rabbia. “Lascialo stare Katy… lo sai come è fatto. Forse… è geloso della nostra amicizia” disse Bucky con tono malizioso. “Vatti a far fottere Barnes!” rispose duramente Steve. “Che cosa hai detto?”
chiese Bucky mentre si alzava dal suo posto e si
avvicinava al suo banco. Steve tremò e cercò di non dargli attenzioni, ma
quando il moro appoggiò la sua mano sul suo quaderno sobbalzò improvvisamente.
“Che ne diresti di andare cinque minuti in bagno per discuterne da uomo a
uomo?” chiese James. Katy li stava fissando intensamente e per un attimo
temette che il moro potesse arrivargli un gancio destro senza tante pretese.
Steve si sentì
sollevare per la camicia chiara ed essere trascinato verso l’uscita dell’aula.
“Torno subito piccola” disse Bucky facendo un
occhiolino alla castana. “C-Certo” rispose lei. Quando furono nei bagni Bucky lo sbatté al muro e cominciò a lasciargli piccoli
succhiotti. “La devi smettere di mancarmi di rispetto Stevie” disse Bucky mentre continuava la sua opera sul collo dell’amico.
“B-Buck ti prego… smettila” disse Steve mentre cercava di trattenere i suoi gemiti.
“Oh no che non la smetto… prima mi chiedi scusa e poi ne riparliamo” disse Bucky con un tono di comando. Steve cercò di parlare ma Bucky lo fece tacere con un suo bacio. I baci di Bucky erano oro. Steve poteva godere di quelli solo
pochissime volte, ad esempio quando era Bucky era
veramente di buon umore. “B-Bucky” disse Steve
cercando di togliersi il corpo del ragazzo di dosso mentre avvicinava la sua
mano ai pantaloni. “No” disse severo Steve. Bucky si
fermò e lo guardò in faccia. Amava Steve, nonostante fosse un ragazzino gracile
se ne innamorato, il suo carattere era la cosa che adorava di più. “Che c’è?”
chiese il moro scocciato. “Uno: siamo a scuola, due: dobbiamo discutere sulla
nostra relazione e sul quel bacio con la Blanchett”
rispose Steve furente. “Lo sai che devo mantenere la mia fama di donnaiolo!”
rispose Bucky. “Beh potresti evitare di baciarla!”
urlò Steve. “Per caso sei geloso?” lo provocò il maggiore. “No… è solo che… tu
dai solo attenzioni… a lei… okay! Sono geloso! E tanto!” ammise Steve stufo. Bucky sbuffò un po’ e sorrise “Stupido, lo sai che esisti
solo tu per me” disse mentre appoggiò la sua fronte a quella del biondo. “E’
solo che io vorrei averti tutto per me” disse Steve con voce roca. “Lo sai che
se continui a dire queste cose ti scopo qui su due piedi? La devi smettere di
farmi venire certe idee!” disse Bucky ridendo.
“Smettila di oggettificarmi, non sono un oggetto e non puoi usarmi quando ti
pare e piace. Intesi?” disse Steve provando a mantenere la scorza da duro. “Ma
smettila di fare lo stronzetto con me, lo sappiamo tutti e due che tu sei una
prima donna che ha solo voglia che il suo ragazzo la valorizzi” disse Bucky scherzando. Steve avvolse tra le mani il volto del
suo migliore amico e lo guardò negli occhi. “Io vorrei solo amarti alla luce
del sole” affermò Steve. “Lo sai che anche io lo vorrei” ammise Bucky accarezzandogli la tempia sinistra e scostandogli il
ciuffo biondo. “Che ne dici se oggi andiamo alle montagna russe di Coney
Island?” propose James. “Io odio le montagne russe” disse Steve tutto d’un
fiato. “Solo per una volta poi ti prometto che avrai la tua ricompensa” promise
Bucky alzando un sopracciglio. “Non lo so Buck…”
disse Steve. Si staccò dall’amico e tornò in classe. Per la via del ritornò
alzò il bavero della camicia coprendosi i due succhiotti sul collo e ricompose
i suoi capelli. Entrò in classe e notò che Katy era ancora seduta al suo posto.
“Che ti ha fatto Barnes?” chiese curiosa. “Niente che
ti importi” disse Steve facendo un piccolo sorrisino. Il silenzio tra i due
venne riempito dal suono della campanella. Gli studenti cominciarono ad entrare
velocemente e presero i loro posti. Bucky entrò dopo
l’arrivo dell’insegnante che come sempre iniziò a lamentarsi del suo
comportamento. Steve rise della situazione mentre apriva il quaderno per
prendere appunti.
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Quando uscì da scuola
non riuscì a vedere Bucky e si promise che lo avrebbe
visto a pranzo. Si avviò per la via di casa notando che la Blanchett
lo stava scrutando da lontano malamente. Rise per la sua reazione di quella
mattina e accelerò il passo.
Quando entrò nel
piccolo bilocale notò che suo padre gli aveva lasciato un biglietto con scritto
“Sono fuori per lavoro. Non mi aspettare.
Preparati da solo il pranzo”. Afferrò il foglietto tra le mani tastandone
la consistenza, lo accartocciò e lo gettò nella spazzatura. Prese la pentola e
la riempì d’acqua, poi aspettò che bollisse e versò gli spaghetti. Dopo pochi
minuti sentì il toc-toc fastidioso di qualcuno che stava bussando alla porta.
Quando l’aprì si ritrovò un Buck sorridente appoggiato allo stipite della
porta. “Ehi ci hai pensato?” chiese Bucky mentre
entrava in casa sua. “Devo ancora pensarci Buck! Diamine sono appena tornato da
scuola e non ho ancora pranzato” rispose Steve scocciato. “Beh… allora muoviti
a decidere. Ho due biglietti, uno per me e uno o per te o per qualche bella
ragazza” disse Bucky provocandolo. “Cristo! Chi
vorresti invitare?” chiese Steve frustrato. “Pensavo di invitare la Romanoff. Che ne dici? Belle curve e un bel caratterino,
penso proprio che porterò lei” rispose Bucky. “James Barnes non mettermi in queste situazioni!” protestò Steve.
“Chissà se i miei baci che tu paragoni all’oro le piaceranno” pensò il moro ad
alta voce. “Eh va bene!” disse Steve avvicinandosi verso di lui e sedendosi a
cavalcioni sulle sue cosce. “Sappi Barnes che ci
vengo solo perché sono innamorato perso di te” si giustificò Steve. “Beh…
allora mi devo sentire lusingato” rispose Bucky con
un ampio sorriso. Avvicinò Steve alle sue labbra sfiorandole appena. L’alito
caldo di Bucky sulla bocca del biondo facevano
aumentare il suo battito cardiaco. Rimasero così per pochi istanti perché Steve
si allontanò velocemente e si diresse verso i fornelli. “E il mio bacio?” chiese
il maggiore stupito. “Beh… dopotutto te lo meriti, questa mattina mi hai ferito
Buck” ammise Steve con un tono severo. “Sul serio? Io pensavo stessi
scherzando. Steve sei davvero arrabbiato con me?” chiese Bucky
con una punta di tristezza e sfoderando i suoi occhioni azzurri. Steve lo fissò
per pochi secondi per poi posare lo sguardo sulla finestra che dava sulla
strada. “Non mi guardare in quel modo Barnes” disse
Steve senza degnarlo di uno sguardo. “Non è facile mantenere questa figura,
fidati. Io cerco di evitare qualsiasi avance di ogni ragazza ma non è semplice
mandarle via. Mi darebbero del frocio… Steve lo sai cosa succede se ci
scoprono?” chiese Bucky esasperato. “Si lo so… John non
si aspettava che gli facessero quelle cose” disse il biondo amaramente. Bucky si alzò dalla sedia del tavolo e si avvicinò a Steve,
appoggiò le mani sulle sue esili spalle e lo avvicinò a sé facendo combaciare
perfettamente i loro corpi. “Ehi Steve lo so che sono uno stupido e penso solo
di mantenere la mia figura. Ma non è così, io faccio tutto questo per te… per
proteggerti. Un mondo senza di te… no non se ne parla. Piuttosto mi faccio
sparare” disse Bucky. “Puoi dirlo?” chiese Steve con
gli occhi che bruciavano a causa delle lacrime. James alzò il mento di Steve
con le dita per attirare la sua attenzione “Ehi Stevie non piangere. Non
piangere perché io ti amo e qualunque cosa accada questa è l’unica sicurezza
che entrambi abbiamo”. Il bacio fu uno scontro di labbra, fu dolce, pieno
d’amore e di bisogno, pieno di paura e insicurezza. Quando si staccarono per mancanza d’aria
restarono vicini e si fissarono negli occhi, due pozze celesti e due pozze di
ghiaccio. “Dio se solo sapesse quanto io ti possa amare” disse Bucky.
Mangiarono in silenzio
scambiandosi occhiatine e attorcigliando le loro gambe. Quando finirono
indossarono il cappotto e si diressero verso le montagne russe di Coney Island.
L’attrazione era più grande di quanto Steve potesse immaginarsi. Erano veloci e
subito pensò al volta stomaco che gli avrebbero dato. “Bucky
c’è caso che io dia di stomaco su quell’affare” disse Steve preoccupato.
“Vedrai che ti divertirai” lo assicurò l’altro.
Quando salirono su una
carrozza, Steve dichiarò la sua morte. Allacciò la cintura e afferrò il grande
maniglione di ferro davanti alle sue braccia. Bucky
invece non si legò nemmeno e si accomodò sul sedile con tranquillità. “Non
pensare che io sia contento di tutto questo!” lo rimproverò Steve. Si prega di allacciarsi le cinture e
ricordatevi di depositare oggetti come occhiali o chiavi o altre cose personali
alla reception. Grazie. E buon divertimento. La voce dell’altoparlante fu
trovata abbastanza fastidiosa dal biondo che imprecò a denti stretti per quella
scelta improvvisa e incosciente. Partirono. La carrozza salì molto lentamente
verso l’alto quasi di dirigesse verso il cielo, per una quindicina di secondi
continuarono a salire e poi si fermarono. Steve notò l’altezza e impallidì,
strinse la mano di Bucky che ricambiò la stretta
rinsaldandola. “Bucky sappi che se non ne usciamo
vivi io ti spaccherò quella faccetta che ti ritrovi” disse Steve preoccupato.
“Ma come? Non dovremmo uscirne vivi giusto?” disse Bucky
con una piccola risata. Steve gli rifilò un’occhiataccia e poco dopo scesero ad
una velocità incalcolabile. I ciuffo di capelli biondi che svolazza e la
camicia troppo grande per il suo corpo che sembrava un paracadute. Steve pensò
di morire. Lo stomaco veniva spostato da una parte all’altra in qualsiasi curva
secca e il vento freddo e tagliente faceva piangere gli occhi del minore. “Fai che finisca presto questo inferno”
disse tra sé e sé. Bucky invece alzava le braccia e
urlava con grandi risate. Steve in quel momento voleva essere dall’altra parte
del mondo.
Il giro finì con un
grande senso di felicità di Steve che tirò un sospiro di sollievo. Quando Bucky scese dalla carrozza si voltò per guardare l’amico
trovandolo in condizioni sconvolgenti. La pelle chiara del ragazzo era
diventata bianca come il latte che vendevano al mercato e gli occhi erano
sbarrati dal terrore. Lo aiutò a scendere e si accertò che stesse bene.
Pochi minuti di
passeggiata e Steve dovette fermarsi al bagno per rimettere. Non era mai stato
così male in vita sua. Il respiro corto, la gola che bruciava e il sapore dei
succhi gastrici facevano sentire Steve un vero e proprio rifiuto. Uscì dal
bagno ancora più bianco di prima e notò Bucky che lo
aspettava sua una panchina mentre parlava amabilmente con una ragazza bionda.
Steve cercò di non farsi notare ma quando James spostò lo sguardo sulla porta
della toilette, si alzò subito e si diresse verso di lui. La ragazza li guardò
stupita e fece un piccolo sorriso “Ma che carino aiuti quelli in difficoltà,
stai attento alcuni potrebbero nascondere segreti orribili” dopo aver
pronunciato quelle parole diede le spalle ai due con disinvoltura e si dileguò
con passo spedito.
Steve era sul punto di
piangere ma evitò di essere debole anche quella volta. Si era promesso di mostrarsi
sempre forte caratterialmente. Bucky sfiorò la mano
con la sua e lo guardò negli occhi “Non
la ascoltare. Secondo me è una prostituta che ha solo voglia di parlare” disse
per consolarlo. “Certo, ma tu le sei andato dietro come sempre, davvero Bucky non ti preoccupare ti capisco… è solo che a volte mi
sembra che tu sia troppo etero per i miei gusti” rispose Steve scontrosamente.
“Cosa?” chiese il moro incredulo. “Stai dicendo che sono “troppo etero” per te?
Vediamo se è così vero” ribatté Bucky con un tono
malizioso. Steve lo guardò negli occhi facendo un piccolo sbuffo e lo sorpassò
per tornare sulla via di casa. “E ora che fai? Non mi aspetti?!” chiese Bucky facendo finta di essersi offeso. “Certo signorina che
la aspetto” rispose il biondo con gentilezza.
Arrivati a casa di Steve,
il moro non si soffermò più di tanto e afferrò Steve per il colletto della
camicia per catturarlo in uno dei suoi baci. Bastò poco perché si ritrovassero
nel letto completamente privi dei vestiti e sudati.
“B-Buck… ti amo” disse
Steve con tono deciso e chiaro. “Anche io Stevie… quando andrò…” disse Bucky ma Steve lo fermò posizionando un dito sulle labbra
rosse “Non lo dire… almeno non lo dire oggi… lascia che le montagne russe di
Coney Island restino un bel ricordo di noi due” disse Steve dolcemente. Bucky lo avvicinò a sé facendolo sprofondare tra le sue
braccia e donandogli piccoli baci sulla scapola ossuta. “Si hai ragione tu, il
futuro è il futuro. Dobbiamo pensare al presente e a noi due” disse Bucky facendo un piccolo sorriso. “Però quando ritorno
dalla guerra voglio che il mio ragazzo sia lì ad aspettarmi” sussurrò Bucky all’orecchio di Steve.
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Essere innamorati è come salire
sulle montagne russe: e di queste montagne russe non siamo noi a controllarne
la velocità.