La Morte e alcune storie su di essa

di sfiorisci
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3. Anche alla Morte qualcosa sfugge  

 
I tasti emettono un rumore metallico ogni volta che lo scrittore li preme con forza con le proprie dita.  Dita macchiate di inchiostro, ricoperte da piccoli tagli, dita ruvide, dita che lavorano. Dita che non sono dita vere e proprie, ma semplicemente un’estensione del cuore che detta, con dedizione, la storia, che si trova lì, nella testa dello scrittore. Questa viene scritta lentamente, parola per parola, con impegno, dedizione, sudore, gioia, dolore, lacrime sorrisi. Non è facile essere uno scrittore, spostare le proprie emozioni dal proprio cuore ad un foglio di carta. Non tutti coloro che hanno una storia da raccontare scrivono, ma solo quegli animi sensibili, dotati di una capacità di percepire i sentimenti tale che riescono ad immedesimarsi in ogni situazione. Lo scrittore vive, così, non solo la sua vita, ma quella dei personaggi scaturiti dalla sua penna, che siano essi uomini, animali o strani esseri. Vive di ciò che scrive e allo stesso tempo scrive per vivere e, quando muore è lì, il miracolo: ha messo così tanta anima nelle sue parole che, in realtà, non muore mai, ma si trasforma e il suo cuore non è più il suo cuore, ma quello del lettore, che batte, batte, batte, emozionato dalle parole del libro che sta leggendo.

 
Io ci provo ad aggiornare ogni domenica (giuro!) ma con gli esami di mezzo non riesco ad essere puntuale come vorrei. Spero che questa seconda storia vi piaccia, se avete suggerimenti, consigli o critiche, è tutto ben accetto!
 
Francesca.




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