CAPITOLO
9
Vendetta
Queen Chrysalis rimase in silenzio per un minuto intero, osservando
l'umano avanti a lei. Ma una volta compreso quanto lui fosse
convinto, sollevò gli angoli delle labbra e rise divertita
senza troppi complimenti «Insomma, sei venuto ad annunciarmi il
tuo suicidio?»
Quando l'umano non rispose alla sua provocazione, la sovrana ritornò
lentamente alle sue faccende staccando lo sguardo da lui e spiegando
«Le Dazzling hanno recuperato i loro poteri. E quel che è
peggio, la vostra natura umana dona a loro una capacità
combattiva molto più elevata di quanto potessero avere nella
loro forma naturale. Con me sei stato fastidioso, non posso
negarlo... ma nemmeno io, adesso, potrei affrontare tutte e tre le
sirene assieme; figuriamoci tu, un bipede senza un briciolo di
magia!»
«È da quando sono qui che mi dite tutti che sono un
idiota inutile...» rispose Alastor, senza staccare lo sguardo
da Queen Chrysalis «Ma non sono stupido come pensate. Per
esempio, se davvero sei quella testa d'uovo che tutti dicono che sei,
scommetto che hai già in mente un modo per risolvere questa
situazione!»
La sovrana si fermò, osservando l'umano con la coda
dell'occhio «Sì, in effetti un modo l'ho pensato. Ma
potrebbe ucciderti.»
Alastor si spostò avanti a lei, avvicinando lo sguardo a
quello della regina fino a che non ci fu meno di un palmo di distanza
tra loro «Credimi, ho già fatto decine di cose
che avrebbero dovuto uccidermi e al massimo ci ho guadagnato delle
stecche e fasciature. Mettimi alla prova!»
La regina del Mutanti sorrise «Molto bene.»
Senza perdere il suo sorriso sornione, la Regina dei Mutanti si levò
magicamente la collana e la mutò fino a farle assumere una
forma simile ad un anello, sempre con il rubino a brillare sulla
cima.
Alastor la osservò, sempre più stupito di vedere fin
dove quelle creature, apparentemente innocue, erano in grado di
spingersi grazie alla loro magia.
«Indossalo.» ordinò quindi Chrysalis, facendo
levitare l'anello davanti all'umano «Non ho più il
controllo sulle Dazzling, quindi non avrai un potere esattamente pari
a quello che avevo durante il nostro scorso incontro. Ma è
rimasta molta magia dentro la gemma: confido che il vostro istinto
naturale, mischiato con l'empatia di voi bipedi, sia sufficiente a
compensare questa mancanza e renderti in grado di far fronte alla
minaccia delle Sirene.»
Alastor afferrò al volo il gioiello, coprendolo interamente
con una mano. L'alone magico della sovrana sparì e l'umano
chiese «Prima hai parlato di rischi. Di quali si trattano?»
Queen Chrysalis fece spallucce, come se non le importasse. Ed era
proprio così.
«Come ti ho detto, la magia di quel gioiello si legherà
molto alla tua empatia: tuttavia non posso garantirti su quale
sentimento farà leva. Potrebbe alimentarsi con la tua rabbia e
sostituire il tuo sangue con qualche materia corrosiva, oppure può
appellarsi alla tua forza di volontà e permetterti di creare
costrutti verdi...»
Preferendo ignorare il continuo scherno della sovrana, Alastor prese
l'anello tra due dita e, senza troppe cerimonie, lo infilò
nell'anulare sinistro.
Nonostante i rischi, quello restava l'unico modo che aveva per
riprendere con se Aria.
Iniziò con un calore avvolgente, come se ogni fibra del suo
corpo fosse andata in fiamme, poi una luce rossa lo ricoprì
come un nuovo vestito. Una forza talmente intensa da sembrare dolore
spingeva nel petto come se volesse uscire.
Mentre la magia scorreva prepotentemente nel corpo massiccio di
Alastor, Queen Chrysalis osservava divertita la scena.
C'era sempre qualcosa da imparare.
La battaglia a Ponyville aveva raggiunto un'improvviso e
incredibilmente teso stallo: la notizia del risveglio delle Dazzling
si era sparso per tutti e due gli schieramenti e questo aveva portato
ad una brusca svolta degli eventi.
C'era un bisogno urgente di tutte le
truppe, recuperandone il più possibile tra i feriti, e di
riorganizzare le difese per prepararsi a qualunque cosa le sirene
avrebbero lanciato contro Ponyville.
Non che improvvisamente fosse scesa la quiete nel campo di battaglia,
ancora si combatteva per le strade o per i cieli, ma si trattava di
mere ed isolate scaramucce, a confronto del caos che era scoppiato
agli inizi del conflitto.
Non appena Princess Luna venne a sapere del ritorno delle Sirene, la
prima cosa che pensò fu come Twilight l'avrebbe presa, sapendo
che lo scenario che più temeva si era appena avverato.
Inoltre, quel minaccioso trio aveva più di un motivo ben per
desiderare una atroce vendetta nei confronti della principessa
dell'amicizia... chissà cosa avrebbero fatto!
Prima di cominciare ad organizzare le difese, sicura che anche Queen
Chrysalis avrebbe fatto lo stesso, avvisò telepaticamente sua
sorella: avevano bisogno del Rainbow Power come mai!
All'interno della Everfree Forest, Princess Celestia avvertì
l'avviso di sua sorella e non riuscì a trattenere
un'espressione corrucciata. Le Sirene erano un problema che risaliva
ai primissimi anni in cui lei e Luna erano diventate le reggenti di
Equestria; Starswirl il Barbuto se ne occupò al posto loro, ma
era ben consapevole della loro storia e di quali fossero i loro
poteri.
Sotto di lei, Twilight Sparkle finì
di scansionare una grotta nella foresta ed esclamò, cercando
di contenere l'emozione per non farsi scoprire «Gli
abbiamo trovati!»
Princess Celestia annuì
con il capo e chiese «Quanti sono?»
«Cento... poco più...
non ho una cifra precisa. Mi sorprende che non abbiano usato la magia
del lago- specchio per crearne una maggiore difesa!»
L'alicorno bianco, udita la
risposta, cominciò a planare verso la grotta senza commentare.
Solo quando Twilight le chiese cosa stava facendo, lei rispose
lapidariamente «Dobbiamo fare in fretta: io li terrò
distratti, tu libera i tuoi amici.»
«Princess Celestia, è
sicura di potercela fare da sola? Sono sempre cento ne...»
«Le Dazzling si sono
risvegliate. Dobbiamo muoverci.»
Quelle parole gelarono Twilight
sul posto per qualche secondo. Per lei fu come se il cuore le avesse
smesso improvvisamente di battere.
Solo quando dalla grotta scura
uscì una luce intensa e abbagliante, come se un piccolo sole
si fosse acceso dentro quelle profondità, lei parve destarsi
improvvisamente e volò con tutta la sua velocità verso
l'ingresso, maledicendo mentalmente l'irrefrenabile ambizione di
Queen Chrysalis e la sua incapacità di impedire ad una simile
catastrofe di avversarsi.
Improvvisamente
venne una musica. Un coro composto da tre voci giovani e belle si
allungò come un tentacolo per ogni vicolo, in ogni rifugio e
in ogni angolo di Ponyville, raggiungendo anche le orecchie dei più
distratti.
Per
chiunque si trovasse lì in quel momento, non poteva esserci
suono più terribile.
Un
suono dolce, rincuorante come una carezza che preannuncia una
sciagura.
Dopo
che la musica ebbe raggiunto ogni orecchio, si aprì uno
squarcio nel cielo e le Dazzling fecero la loro entrata in scena:
Aria e Sonata stavano indietro, facendo il coro e tenendo le mani
aperte mentre Adagio restava in testa al gruppo con un'espressione
soddisfatta.
Tutti
gli occhi si puntarono su di loro, chiedendosi cosa le tre sirene
avessero in mente.
Adagio
Dazzle rispose ai loro silenziosi dubbi alzando una mano e,
muovendosi in maniera quasi teatrale, schioccò le dita
augurando «Vi auguro una pessima
giornata.»
In
quel momento, il clangore di mille serrature che scattano tutte
insieme riempì la regione; per ogni scatto un prigioniero del
Tartaro strappava ogni traccia del confine tra la dimensione reale e
la sua prigione, evadendo dal suo castigo.
Come
un fiume di follia che aveva preso forma, l'esercito travolse
Ponyville con grida e ululati assordanti. I Pony e Mutanti che già
combattevano gli uni contro gli altri vennero travolti dalla marea
ululante del Tartaro e da ogni angolo della città teatro degli
scontri emerse chiunque poteva anche solo reggersi sulle zampe per
contrastare le nuove forze in campo.
La
guerra aveva appena raggiunto il suo apice.
Sopra
a questo spettacolo osceno, Aria Blaze commentò «Agli
inizi avevo dei dubbi, ma devo ricredermi: con una guerra di questo
livello, i nostri medaglioni saranno carichi per decenni.
Nemmeno al concerto per il Liceo di Canterlot avevamo raccolto così
tanta energia!»
Adagio
ringraziò del complimento e subito dopo ne approfittò
per ironizzare «Sono passati secoli
dal
tuo ultimo complimento. La tua esperienza con questo Alastor deve
averti davvero cambiata!»
Aria
si ammutolì alla frecciata della compagna, ma prima che
potesse ribattere in qualsiasi modo Adagio proseguì «Mentre
tutti combattono, fate quello che volete. Personalmente, ho una
promessa fatta ad una certa regina da mantenere!»
Mentre
parlava, un ghigno feroce le piegò le labbra carnose e subito
dopo il suo ultimo ordine sparì in un flash.
Rimaste
sole, né Aria né Sonata parlarono per qualche secondo.
Solo quando la prima paragonò il proprio leader ad uno sterco,
Sonata parve destarsi.
«Dice
solo quello che tutte pensiamo!»
Aria
fulminò la compagna con lo sguardo «Bada a come parli,
Sonata!»
Lei,
indifferente alle minacce dell'amica, si affrettò a spiegare
«Il fatto è che tu non sei capace di impegnarti perché
dentro di te hai il paralizzante terrore di accogliere qualcuno nella
tua vita, di essere davvero
vulnerabile
con qualcuno. Perché, per quanto ti ostini a fare la spaccona,
lo sappiamo tutte che in realtà hai capito troppo presto che
nessuno, né noi sirene, né i pony e nemmeno gli umani,
possono risolvere tutti i problemi e perciò non hai mai
imparato ad abbandonarti a qualcuno.»
Mentre
parlava, Sonata si era posta davanti ad Aria, fissandola dritta negli
occhi. Con un solo pugno, Aria avrebbe potuto romperle la mascella,
ma era un rischio che Sonata si sentiva di affrontare.
Fortunatamente
per lei, la sua compagna sembrava troppo impegnata ad avere
un'espressione imbronciata piuttosto che reagire male, così
continuò.
«Ma
per quanto tutto questo possa farti paura, la cosa più
spaventosa è che dentro di te tu sai
che
se scappi adesso, scappi dall'unica persona che tu abbia desiderato.
Quello che ti ha seguito senza avere un legame magico o qualche
debito nei tuoi confronti!»
Aria spostò
sgraziatamente la compagna con un braccio e volò altrove
commentando «Non
hai qualcun altro a cui dar fastidio, Freud
?»
Sonata
osservò anche l'altra compagna planare verso la città.
Rimasta sola, si passò una mano sulla faccia sbuffando
«Mammamiamamma, quant'è difficile, a volte!»
Discord, ripresosi dai ripetuti assalti dei Mutanti grazie al rifugio
costruito intorno all'ospedale di Ponyville, era ritornato a
combattere non appena avvertì la magia del Caos tornare a
scorrergli nelle vene.
Contrariamente a come si poteva pensare, nemmeno la sua magia era
infinita: certo, poteva modificare praticamente ogni cosa con un solo
pensiero ma questo non voleva dire che anche la sua resistenza fosse
virtualmente infinita! Le difese create dal nulla, armare ogni
difensore di Ponyville e il respingere intere legioni di Mutanti per
volta lo avevano costretto a un punto in cui non riusciva nemmeno a
restare in volo.
E adesso che le forse dannate del Tartaro erano state riportate allo
scoperto la situazione era, se possibile, anche peggiorata: se prima
c'erano solo innumerevoli Mutanti da respingere, allo scontro si
erano uniti anche esseri antichi di secoli, banditi in una prigione
senza tempo per via delle loro azioni che tornavano allo scoperto, e
le sirene che una volta avevano distrutto gli onnipotenti Draconequus
vagavano tra le rovine, traendo forza da tutto questo.
I prigionieri del Tartaro, benché in inferiorità
numerica rispetto alle altre forze in campo, erano sicuramente i
nemici più potenti: certi abomini partoriti dall'oscurità
in cui erano stati dimenticati erano creature oscene, difficili anche
solo da comprendere e descrivere, capaci di spezzare l'acciaio con i
denti.
Ignoravano le intere epoche passate dal momento della loro sconfitta
e avanzavano lungo le strade dissestate e le macerie fumanti della
città, riempiendo l'aria con le loro grida e il tonfo
provocato dai loro passi.
L'aria intorno si era fatta una cacofonia di rumori: urla, scoppi di
magia, sibili di incantesimi scagliati da entrambe le parti, i fischi
delle picchiate dei soldati in volo... eppure, nessuno osava
arrendersi, trascinati chi dal dovere e chi dalla mera volontà
di sopravvivere a quel giorno maledetto.
«Discord...» una voce rauca e sibilante, simile al
sussurro di una creatura morente, riuscì ad arrivare alle
orecchie del Draconequus.
Lui, cercando la fonte del richiamo, riconobbe una creatura che, per
conto suo, avrebbe preferito non incontrare mai più: un
centauro dalla pelle rossa e il manto scuro. Un paio di piccole corna
si alzavano dalle tempie, mentre le folte sopracciglia e il fisico
decrepito lo facevano sembrare un ramoscello secco pronto a rompersi
da un momento all'altro.
«Tirek!» lo chiamò Discord, socchiudendo gli occhi
non appena lo riconobbe «Cosa ci fai, qui?» domandò
poi, combattendo la tentazione di rinchiuderlo nel Tartaro
personalmente. Ancora non aveva dimenticato cosa il malvagio centauro
aveva scatenato, nemmeno troppo tempo fa.
«Il Tartaro si è aperto, tutti gli spiriti
malvagi sono liberi. Ti ho cercato, Discord, perché credo che
dovremmo collaborare ancora una volta!»
Discord scoppiò in una risata «Non so se offendermi
perché mi ritieni così stupido o passare quel che
rimane di questo secolo a ridere!» confessò
«La mia non era una battuta.» replicò il centauro
in maniera composta, mentre sfoggiava un sorriso maligno «Ma
noi, insieme, abbiamo piegato Equestria! E voi avete un
disperato bisogno di aiuto. Perché, considerando
questo, collaborare deve essere una brutta idea?»
Discord aprì la bocca per rispondere, quando una creatura
simile ad una scimmia ma dalla pelle rossa senza peli, un paio di
lunghe corna sul capo e i denti aguzzi, saltò allungando gli
artigli verso gli occhi del Draconequus.
Un raggio verde, proveniente dalle spalle del signore del Caos,
travolse il mostro sbattendolo violentemente contro una delle poche
pareti rimaste ancora in piedi. Il muro, a seguito del violento
impatto, crollò sopra l'abominio e mentre lingue di polvere si
alzavano verso il cielo egli parve sparire.
Discord fu sorpreso di trovare Queen Chrysalis, seguita da una
quarantina di guardie del corpo, planare verso di lui appoggiando il
ragionamento del centauro «Quello che dice è vero. Se tu
gli concedessi un briciolo del tuo potere, Tirek potrà
occuparsi degli altri prigionieri assieme a noi. Sicuramente ha in
mente qualcosa, ma non è il momento per esitare.»
«E da quando io prendo ordini da te?» chiese Discord,
incrociando le zampe. L'offesa subita era tale da dimenticarsi del
rischio appena corso e che intorno a loro la battaglia continuava ad
infuriare.
Fece tuttavia l'errore di continuare «Per quanto mi importi,
voi siete solo dei nemici. Anzi, se voglio dimostrarmi davvero
cambiato, dovrei gettarvi in una cella e buttare la chiave!»
Queen Chrysalis gettò sul Draconequus uno sguardo che riuscì
a gelargli il sangue, mentre gli gridava contro con una furia che non
sembrava sua «Hai una singola idea di chi io sia e di cosa
sarei capace di fare, se tu osi contraddirmi ancora una volta?»
Il Draconequus si congelò. Era una creatura praticamente
onnipotente e, per molti versi, anche piuttosto squilibrata. Ma
nessuno, nemmeno lui, era abbastanza pazzo da attirare su di se l'ira
della Regina dei Mutanti.
Deglutendo, annuì con il capo prima di puntare un artiglio
verso Tirek.
«Va bene.» furono le uniche parole che pronunciò,
prima che una caleidoscopica bolla di magia si staccasse dalla punta
dell'artiglio, colpendo il Centauro al petto.
Subito, questi avvertì una enorme quantità di energia
travolgerlo come una slavina. Immediatamente le sue dimensioni
aumentarono, perdendo l'aspetto decrepito dovuto alla sua ultima
sconfitta per opera di Twilight Sparkle e guadagnandone uno più
rinvigorito. Era ancora molto lontano dal potere che aveva ottenuto
durante la sua ultima evasione dal Tartaro, ma ora poteva difendersi
egregiamente.
Discord e Queen Chrysalis ripresero lo scontro contro i prigionieri
della prigione magica, mentre Tirek tentò invece un nuovo
esperimento.
Lentamente, si avvicinò alle macerie dove era caduto il mostro
colpito dalla Regina dei Mutanti. In tutto quel tempo, il massimo che
era riuscito a fare era liberarsi dalla vita in su dalle macerie.
Quando gli occhi dei due prigionieri si incrociarono, un sorriso
feroce si dipinse sul volto del centauro, prima che afferrasse
l'altro mostro per il collo, immobilizzandolo a terra. Una volta in
posizione, aprì la bocca raggiungendo una dimensione
innaturale e, in un vorticare di energie simile a fiamme, assorbì
l'energia del mostro.
Mentre un nuovo potere gli scorreva nelle vene, le scintille negli
occhi altrimenti vuoti di Tirek sembravano brillare ancora di più,
inebriato dalla sua stessa forza che non smetteva di crescere.
Terminato, Tirek lasciò il mostro a terra, ormai incapace
anche solo di tenere gli occhi aperti, e osservò il campo di
battaglia intorno a se, vedendolo come una grossa tavola dove
banchettare che aspettava solo lui.
Aria Blaze, in volo, osservava gli scontri senza commentare se non
con gli occhi. Dovunque posasse lo sguardo, poteva vedere scaramucce
tra Pony, Mutanti e l'improvvisato esercito che avevano generato dal
Tartaro.
Uno spettacolo semplicemente sublime, per recuperare ancora più
potere. Eppure, mentre le energie negative derivate dalla guerra
prolungata venivano condivise da lei e le altre sirene, sparse per la
città alla ricerca dei loro obiettivi, Aria guardava per le
strade cercando invano un soggetto in particolare. Una morsa le
strinse lo stomaco, con il proseguire della ricerca: alla fine era
solo un umano, carne ed ossa, coinvolto in uno scontro tra creature
incantate di proporzioni cataclismatiche, anche con la naturale
ferocia di quella specie era difficile che fosse riuscito a restare
sulle sue gambe così a lungo.
Dovette ricredersi, e interrompere il flusso dei suoi pensieri,
quando da lontano giunse una voce che pronunciava il suo nome a pieni
polmoni, seguita da un fischio.
Aria fece appena in tempo a voltarsi per trovare Alastor avanti a se,
atterrato sgraziatamente su uno dei pochi tetti ancora integri.
Tutto intorno all'umano una lucente aura rossa lo copriva seguendone
il fisico e le linee del corpo, come un abito su misura. Ad ogni
movimento di braccia e gambe, un sottile vapore dello stesso colore
si alzava.
«Alastor?» lo chiamò lei, inizialmente incredula
di vederlo lì.
«Da quando ci siamo visti per la prima volta avrei fatto
qualsiasi cosa, per te. Ti ho seguita in un mondo che non
conoscevo, ho rischiato la pelle e anche di più, tutto per
te, ma tu mi hai voluto solo usare per il piano tuo e delle tue
amiche!» le gridò contro lui, sfogando tutta la
frustrazione per il tradimento subito e concludendo puntando un dito
contro di lei.
Aria rimase in silenzio per qualche secondo, ancora troppo sorpresa
dell'arrivo di Alastor per reagire alle sue parole. Non appena riuscì
a sbloccarsi, tuttavia, corrugò la fronte in un'espressione
indispettita.
«Bé, se vuoi così tanto sentirtelo dire, mi
dispiace.» disse, in maniera impassibile. La sua reazione aveva
gelato Alastor sul posto, ma fu uno stallo che non durò a
lungo «Mi dispiace che tu sia un cretino!»
L'umano, sentendo la ragazza rispondergli con voce, se possibile,
ancora più alta si portò istintivamente in posizione di
difesa, alzando la mano con l'anello verso il volto. Solo allora Aria
si accorse dell'artefatto.
«Hai fatto un patto con il diavolo, solo per dirmi questo?»
chiese lei, incrociando le braccia al petto e avvicinandosi a lui
restando in volo «Alastor, te l'ho già detto. Più
di una volta! Io non sono un'umana, sono una sirena!
Canto, semino discordia e guadagno potere con le energie che raccolgo
in questo modo. Non ho più la mia vecchia forma, ma non
importa. Ho già cambiato aspetto, più di una volta,
questa è solo una volta in più. E, con i miei nuovi
poteri, posso tornare indietro quando voglio.»
Alastor la fissò: Aria era decisa, le sue parole non tradivano
alcun dubbio. Il suo ragionamento, poi, non poteva essere
contraddetto. Special modo la seconda parte, che la sirena pronunciò
poco dopo.
«Io non ti ho tradito. Sapevi benissimo che volevo recuperare i
miei poteri. Sapevi che volevo riunirmi con le mie amiche. Sapevi
chi fossi e di cosa ero capace. E non ti ho mai detto che non
avevo rancore verso chi aveva ridotto all'impotenza noi sirene. Se tu
non l'hai capito subito, non è colpa mia. Come non lo è
tutto questo.»
Alastor abbassò il braccio, sospirando profondamente. Era da
quando aveva messo piede a Ponyville che aveva preso tutto per il
verso sbagliato: la segretezza creata da Twilight Sparkle per non far
cadere nel panico Ponyville, i piani nascosti di Queen Chrysalis e
adesso anche le reali intenzioni di Aria.
«È questa la mia natura, Alastor.» concluse Aria,
con tono grave, quasi si sentisse improvvisamente in colpa «Non
possiamo farci niente. Né tu, né io.»
Adagio Dazzle trovò il suo obiettivo, Queen Chrysalis, mentre
respingeva uno dei prigionieri del Tartaro, un essere goffo e dai
movimenti innaturali, simile ad un telo su cui erano incise più
facce e con innumerevoli fiammelle che fuoriuscivano da ogni parte
del suo corpo a intervalli irregolari.
La sirena porse i suoi omaggi alla sovrana sollevando con le mani un
grosso macigno derivato da una delle macerie intorno a loro e lo
scagliò con forza contro il suo bersaglio.
La Regina dei Mutanti, colta di sorpresa, non fece neppure in tempo
ad alzare una barriera che si trovò improvvisamente travolta
da quell'attacco e scagliata contro una delle poche pareti rimaste in
piedi. La violenza del colpo fu tale che numerose crepe si aprirono
sul muro intorno alla zona d'impatto.
Sputando polvere e calcinacci che le erano finiti in bocca,
imponendosi di ignorare il dolore alle ossa, Queen Chrysalis alzò
lo sguardo, riconoscendo il leader delle sirene guardarla con
compiaciuta ferocia, mentre da una delle mani chiuse a pugno si
alzavano scariche di energia magica amaranto.
Alcuni Mutanti, vedendo la loro Regina in pericolo, lasciarono ogni
postazione e formazione per accorrere in massa in suo aiuto. Tutto
quello che ottennero fu scagliarsi contro una bolla magica rossa che
circondava le due sfidanti.
«Ci hai rapite e hai osato rubare la magia che spetta a noi di
diritto!» esclamò Adagio, accusando la sua rapitrice
con l'indice «Un'azione così avventata non può
passare impunita, la pagherai cara!»
Nonostante la minaccia e i dolori che l'assalivano, la Regina dei
Mutanti non perse la sua compostezza e, sorridendo in maniera
beffarda, rispose alle accuse «No, non sei decisamente un
relitto. Sei solo una bambina che strilla...»
«Non osare prenderti gioco di me!» berciò Adagio,
scagliando una tempesta di fulmini dalla mano aperta, che piombò
su Queen Chrysalis aprendo delle voragini ogni volta che picchiava a
terra e sollevando pesanti nuvole di detriti e polvere.
Quando la nuvola sollevata arrivò alle scarpe della sirena,
questa smise il suo attacco e aguzzò la vita, cercando il suo
bersaglio tra le macerie.
«Vuoi dimostrare che sei più potente di me?»
riprese la Regina, apparendo alle sue spalle. Era ricoperta di
polvere, alcuni detriti le erano rimasti nella criniera e alcune
ferite sul carapace nero lasciavano gocciolare un liquido dalla
consistenza simile al sangue ma di colore verde acceso; ma nonostante
tutto era ancora viva.
«Be', non serve. Sei ovviamente più potente di
me...» proseguì la Regina, beandosi dell'espressione
offesa che si dipingeva sullo sguardo di Adagio, mentre constatava
come lei non la temesse affatto «Il potere grezzo del caos
scorre in voi Sirene molto più di qualsiasi altra creatura io
conosca. Che il Cielo mi aiuti, al vostro pieno potenziale siete più
pericolose persino di un alicorno!»
Nonostante la mole dei complimenti, era ovvio che c'era qualcosa di
nascosto nella sua parole. Adagio lo comprese subito e, digrignando i
denti, domandò «Ma...?»
«Non avrò i vostri poteri, Adagio Dazzle... ma sono
intelligente. Sono la mente brillante più brillante di
quest'epoca e lo sarei stata anche nella vostra. Più forte di
me o no, ho sempre un piano
di scorta!»
Nello stesso momento, un corpo attraversò quello che rimaneva
dell'edificio dietro la barriera delle due sfidanti: un altro mostro
del Tartaro, questa volta grande quanto un palazzo, dalla pelle
squamata verde, un paio di grandi ali di membrana che partivano dalle
scapole e la testa simile a un polpo, con i tentacoli che scendevano
lungo il petto come una barba, era appena stato sconfitto e gettato
senza troppi complimenti contro quello che sarebbe stato il suo
prossimo bersaglio.
Attraverso la nebbia che si era alzata, Adagio e Queen Chrysalis
intravidero un colosso terrificante che veniva attraverso di loro:
era Tirek.
Approfittando della battaglia, aveva passato tutto il tempo ad
assorbire le forze magiche di qualunque creatura, alleata o nemica,
che gli fosse capitata a tiro: aveva cominciato con quelle più
deboli, ferite e incapaci di resistergli, ma come le energie
accumulate aumentavano così lui si era spinto verso i bersagli
più grandi, arrivando fino ai mostri del Tartaro più
grandi e potenti.
Ora aveva recuperato il suo antico aspetto: il fisico una volta
rachitico e prossimo a cedere era diventato un ammasso di muscoli in
tensione, il volto scavato era diventato squadrato, animato dai lampi
di folle ambizione che saettavano dai suoi occhi profondi, le corna
dalle tempie si erano alzate di un paio di metri e le sue dimensioni
erano pari a quelle di una chimera.
Il Centauro guardò la Sirena e il Mutante dentro la barriera e
sorrise, mentre evocava una sfera di fuoco dal palmo della mano. Non
appena questa raggiunse le dimensioni di un melone, la scagliò
contro l'incantesimo, frantumandolo in un boato che balzò
indietro i suoi bersagli.
«Non ho ancora finito... di accumulare potere.» rese noto
lui, umettandosi le labbra in vista del prezioso banchetto.
Nessuno dei due ricordava com'era successo. Forse uno dei due aveva
perso la pazienza, o aveva pronunciato una parola di troppo, fatto
sta che lo stallo creatosi tra Alastor Sullivan e Aria Blaze era
sfociato in una sfida lungo le strade di Ponyville, a base di raggi
incantati di pura magia che, a contatto tra loro, scoppiavano in una
pioggia di scintille di tutti i colori, come dei fuochi d'artificio.
Così come le origini di quel confronto, nessuno dei due
contendenti aveva misurato da quanto tempo erano in quella
situazione.
Lo stallo tuttavia finì quando, all'ennesimo raggio scagliato
da Aria, Alastor si limitò a colpirlo con un pugno, scatenando
una forte esplosione che alzò una grossa nube di polvere nera
che oscurò la vista per qualche minuto.
A quello spettacolo, Aria iniziò a ridere, sinceramente
divertita, portandosi una mano davanti alla bocca.
«È... divertente.» riuscì a dire, tra le
risate
«Cosa c'è di così divertente?» chiese
invece Alastor, avvicinandosi alla ragazza. Lui non poteva volare, ma
riusciva a saltare da un palazzo all'altro. Una volta fuori dalla
nube creata, Aria vide che lui non aveva nemmeno un graffio,
nonostante la sua brutale difesa.
«Quando ci siamo conosciuti, hai detto che mi avresti seguita
anche in capo al mondo, pur di rimediare a quel cocente fallimento
che non riesci a perdonarti. E adesso, hai persino rinunciato alla
tua umanità, pur di seguirmi?»
Alastor rimase interdetto a quelle parole. Alla fine, era solo
l'anello a dargli i poteri, o così gli era parso di capire.
Lui era ancora umano!
Giusto?
Quando lo fece presente alla ragazza, lei gli rispose «Gli
artefatti nati qui ad Equestria non si limitano a dare poteri.
Qualche modifica, per quanto impercettibile, avviene; fosse anche
solo per adattare l'ospite al potere che sta abbracciando!»
Seguì un momento di silenzio tra i due. Alastor non sapeva
come ribattere e Aria ne approfittò per allungare verso di lui
una mano.
«Vieni con noi!»
Quella proposta venne così spontanea e così improvvisa
che l'unica risposta che Alastor seppe dare fu un balbuziente
«Scusa?»
«Alastor, ho quasi cento volte i tuoi anni... ma con questo tuo
nuovo potere, potremmo restare insieme per il resto dei giorni! Mi
hai aiutata molto, sono convinta che Adagio e Sonata non avranno da
lamentarsi. Contando tutto questo... perché non ti unisci a
noi?»
Alastor comprese che, comunque fosse iniziato il loro duello di poco
prima, era solo perché Aria voleva mettere alla prova cosa
poteva fare con il suo anello. Ma non gli importò sapere che
era stato di nuovo usato, e che nulla poteva confermargli che quello
non fosse solo un altro piano.
Tutto quello che gli importò davvero fu la domanda che fece
«Perché mi offri questo?»
La risposta di Aria arrivò con un tono simile ad un sospiro
«Lo sai...»
Lentamente, assaporando ogni momento come se non si sarebbe mai più
ripetuto, Alastor allungò la mano, stringendola su quella di
Aria come in una delicata carezza.
«Avevo capito che non volevi mettermi l'anello al dito!»
ironizzò lui, senza staccare gli occhi dalla sirena
«E infatti è così. Io ho fatto la proposta,
l'anello è compito tuo!»
Fu un grido a rompere quell'idillo. Aria si voltò con
un'espressione che Alastor non le aveva mai visto.
«Adagio!» gridò, prima di scattare ad una velocità
impressionante verso un angolo del paese. L'umano fu fortunato che
stava stringendo poco, o gli avrebbero strappato il braccio!
Preoccupato, comunque, partì all'inseguimento per vedere cosa
stesse succedendo.
Troppo velocemente perché potesse reagire, Adagio era stata
afferrata per i lunghi capelli riccioli e sbattuta con violenza a
terra.
Nonostante la sua stazza, Tirek era più agile che mai: grazie
alla mortale combinazione di poteri rubati a pony, mutanti e abomini
del Tartaro aveva appena guadagnato un potere che andava ben oltre le
sue più rosee aspettative. Poteva nutrire un maggiore rancore
verso i pony, ma non poteva negare che anche le altre creature
inferiori si erano dimostrate utili al suo scopo.
Mentre la sirena si rialzava dalla fossa scavata al suo impatto, il
centauro si beò della vista di quello sguardo grazioso
contratto dalla rabbia e dal risentimento verso di lui. L'odio nei
suoi confronti era tutto quello che gli serviva per proseguire nei
suoi scopi.
Al centauro non era mai importato realmente dello status quo. Anzi,
provava una sincera quanto profonda aberrazione per la condizione in
cui gli alicorni avevano gettato il mondo intero: quello stato di
pace perenne, privo di pericoli o serie sfide che potessero mettere
alla prova non solo lui ma tutti gli esseri viventi, applicare quella
sana e sempre funzionante selezione naturale della specie. Non più
“i buoni vincono, i cattivi perdono”, ma un più
sano “chi è forte vive, chi è debole rimane
indietro”.
Perché poche erano le sue certezze, ma tra queste quella in
cui credeva maggiormente era che il bene non poteva vincere sempre.
E il giorno in cui il male, il male vero, avrebbe finalmente
avuto la sua vittoria, chi si sarebbe potuto opporre?
La risposta a questa domanda era semplice: nessuno. Alla prima
sconfitta, il mondo intero sarebbe stato arso dalle fiamme e quello
che stava succedendo a Ponyville era la piena e insindacabile
conferma a queste sue idee.
Per risolvere questa situazione aveva deciso, anni addietro, di fare
l'unica azione sensata: incarnare quella minaccia, quel pericolo
sempre presente che avrebbe spinto tutti a migliorarsi sempre di più,
a non abbassare mai la guardia. E per dimostrarlo poteva affrontare
un unico avversario: gli alicorni.
Loro erano la causa scatenante di quello stato che rendeva il mondo
arrogante e pigro e solo sottomettendole avrebbe potuto fare in modo
che nessuno si sentisse mai più al sicuro.
Era per pura ironia che era finito ad affrontare le Sirene, in quel
giorno meraviglioso. Lui, in realtà, amava quelle tre
creature: per molti versi, loro erano già quello che lui
avrebbe voluto diventare.
Ma, si sa, la guerra è la guerra. E se erano destinati a
scontrarsi, tanto valeva stringere i pugni e prepararsi al duello.
Il largo sorriso che piegò le labbra di Tirek si spezzò
non appena due note, precise e acute, lo travolsero gettandolo
lontano come una foglia spinta dal vento. Le piastrelle delle strade
e le fontane che travolse nel suo tragitto andarono in frantumi come
vetro.
Quando riuscì a fermarsi, affondando le lunghe dita a terra
fino alla seconda falange, scavando un solco lungo metri, riconobbe i
suoi assalitori: Aria Blaze e Sonata Dusk, le altre due sirene si
erano unite per proteggere Adagio.
Il centauro si alzò divertito: tre sirene contro di lui poteva
anche essere una sfida interessante. Si passò un dito sulle
orecchie, avvertendo una sottile striscia di sangue scendergli dai
timpani dopo l'attacco subito. Ma non gli importava.
Le Dazzling, invece, guardarono il centauro con sensazioni
differenti.
«Cos'è quello?» domandò preoccupata
Sonata
«Dannazione.» lo presentò Adagio «Si chiama
Tirek. Credo che si stia lasciando trascinare dalla sua avidità
e sete di potere. Può rubare i poteri magici altrui.»
«Che gran seccatura.» commentò, sibilante, Aria
Adagio si alzò in volo, mentre una sottile aura amaranto
cominciò ad avvolgerla «Queen Chrysalis è
scappata non appena è arrivato lui. State indietro...»
Tirek, anche se gli fischiavano le orecchie, udì perfettamente
quell'ordine e ghignò malignamente. Lentamente, si avvicinò
alle tre sirene sibilando «La vostra ingenuità è
quasi adorabile!»
Rispondendo all'insulto, Adagio puntò il palmo della mano
verso il Centauro, che si trovò subito avvolto in una strana
aura amaranto, prima di venire scaraventato in alto, seguendo i gesti
della mano della sirena.
Incapace di reagire, Tirek venne sollevato ad una velocità che
rapidamente gli svuotò tutto il fiato che teneva nei polmoni.
Solo quando superò il muro del suono, mentre tentava invano di
gridare il dolore che avvertiva alle orecchie, si accorse che la
sirena lo aspettava già, sospesa nel vuoto dello spazio con
naturalezza, le braccia incrociate e un fuoco che le ardeva intorno
alle iridi viola.
Quando i due sfidanti arrivarono a pochi metri di distanza, una
coppia di raggi scattò dagli occhi di Adagio, abbattendosi sul
centauro come saette scagliate da un dio furente, facendolo
precipitare verso il punto da cui era partito con una velocità
addirittura superiore a prima.
Mentre l'attrito con l'aria gli bruciava la pelle e anticipava
l'impatto con il suolo che lo avrebbe sepolto per oltre cento metri,
Tirek sorrise follemente: era consapevole che la sirena stava
soltanto giocando con lui,
quello era una misera frazione di cosa, adesso, era capace di fare.
Così tanto potere, tutte
quelle possibilità... dovevano essere sue!
La sua avidità e la sete di potere erano tali che quando
precipitò nelle strade di Ponyville quasi non si accorse dello
sfrigolio della sua pelle e del boato che fecero le sue ossa, una
volta che sprofondò a terra.
Fu solo quando cercò di rialzarsi, accorgendosi che le zampe
non lo reggevano più e di quanto facesse fatica a respirare,
che dovette tornare alla realtà. Ma non per questo smise di
ridere.
Esterrefatte, le Dazzling videro il folle centauro uscire dalla fossa
che aveva scavato durante la sua caduta e, lentamente, guarire da
tutte le sue ferite: strani vapori si alzarono sul suo corpo scolpito
nella roccia e mentre i fumi accarezzavano ogni sua piaga, le
bruciature, i tagli e le fratture sparivano.
Prima ancora che qualcuna di loro potesse capire cosa stava
succedendo, Tirek attaccò di nuovo con una sfera di fuoco che
sputò dalla bocca. Questa esplose davanti alle sirene,
scagliandole lungo i palazzi ancora in piedi nella piazza.
Tirek scoppiò in una risata beffarda «Io sono Lord
Tirek! Non sarà facile fermarmi, nemmeno per voi!»
Fu allora che una voce si fece sentire al suo fianco «Ehi,
stronzo!»
Tirek fece appena in tempo a
voltarsi, vedendo una enorme ombra coprirlo, prima che un umano dalle
spalle larghe gli scagliasse contro il treno a vapore della città,
gridando «Giù le mani dalla mia donna!»
Travolto dall'oggetto metallico, il centauro venne scagliato lontano,
attraversando intere vie e palazzi, spinto dalla forza del treno
scagliato contro di lui da Alastor.
Aria, massaggiandosi la testa, vide il suo compagno attaccare il
centauro, per poi saltare lontano una volta fatto sparire. Era
davvero così idiota da volerlo affrontare da solo? Chi
accidenti gli aveva detto, poi, che aveva bisogno di aiuto?
Si alzò e fece per chiamarlo «Al...» ma presto,
assieme alle altre sirene, si accorse di avere intorno molti più
Pony, Mutanti e bestie del Tartaro di quante ne avessero mai viste.
Tutti erano stati attirati dallo scontro e, vedendo Adagio in azione,
avevano deciso di fermare il pericoloso trio prima che si potessero
rivoltare contro qualcuno di loro.
Imprecando, Aria si affiancò alle altre sirene: non poteva
dire che non sarebbero riusciti a fermarle, ma sicuramente non le
avrebbero permesso di affiancare l'umano.
«Voi non avete idea... di
quanto sia incazzata, ora!»
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