CAPITOLO
10
POTERE
Il treno trascinò
Tirek per mezza città, prima di terminare la sua spinta
impiantandosi contro la parete che segnava il dislivello tra il
torrente che scorreva davanti al palazzo municipale di Ponyville e la
strada, segnando il suo passaggio con un largo e profondo solco.
Il centauro aprì
le lamiere della locomotiva come se fossero fatte di carta. Libero,
si tuffò nell'acqua che gli arrivava alla radice delle zampe
e, con la magia, fluttuò fino a tornare con i piedi sulla
piazza principale, cercando con lo sguardo l'umano che lo aveva
attaccato in maniera così insolita.
Rimase sorpreso di
riconoscere un umano, mentre questo atterrava proprio davanti a lui.
I due non si
scambiarono una parola. Semplicemente, il centauro si massaggiò
le nocche delle mani mentre l'umano avanzava con passi pesanti
camminando sopra le lamiere spezzate di quel che restava del treno.
Quando
furono abbastanza vicino, Tirek ruppe il silenzio «Prima
di cominciare, devo chiederti una cosa. Pensi davvero che tutto
questo valga la pena, dannarsi tanto per una sirena?»
Dopo un breve istante di riflessione, Alastor confessò
«Dannarsi... ammazzare... morire... bruciare all'inferno...
cazzo, certo che ne vale la
pena!»
Lo stridio
innaturale delle forze del Tartaro colpì le difese di
Ponyville come un impatto psichico ed echeggiò lungo gli
edifici in rovina e i viali sconnessi di quel che restava
dell'allegra città.
Princess Luna balzò
sul corpo fumante e privo di sensi di un abominio e ordinò
alle guardie unicorno di fare fuoco. Come una pioggia orizzontale,
raggi di puro potere magico di ogni colore fecero a brandelli ogni
offensiva, riempiendo l'aria delle grida e dei lamenti degli orrori
provenienti dal Tartaro, eppure i maledetti continuavano ad avanzare
nonostante le ferite: troppa era l'invidia e il risentimento verso “i
liberi” perché potessero fermarli così
facilmente. Pareva si cercasse di abbattere le montagne.
La principessa della
notte avvertì le grida di quelle guardie che venivano travolte
come fredde lame nel manto. A pochi metri da lei, una squadra di
pegastrelli svanì sotto la marea zampettante dei mostri.
Altri soldati
accorsero per aiutare i loro compagni, ma la situazione sembrava
destinata a mutare mai.
Per la prima volta
nell'arco di secoli, Princess Luna provò la vera disperazione:
senza sua sorella o le sue studenti, non sapeva come avrebbero fatto
a sopravvivere quel giorno. Poteva gestire la minaccia Mutante con le
forze che aveva a disposizione, ma non anche un'evasione dal Tartaro,
tutto concentrato in una volta!
No,
pensò, scacciando quel pensiero dalla sua mente; se era
destinata al fallimento, l'avrebbe affrontato con il corno carico di
magia e l'oscura chiamata alla guerra che le tuonava nel petto. Con
un penetrante urlo di guerra abbassò la testa e caricò
l'orda.
Princess Luna non
mosse che un paio di passi, quando un vento gelido la bloccò.
Alzò lo sguardo e ammirò l'ombra dello sciame Mutante
abbattersi sui nemici comuni, travolgendoli come un'onda.
Anche i mostri del
Tartaro sembravano sorpresi e un'ondata di smarrimento si fece strada
strisciando su di loro.
L'alicorno si
sorprese dell'aiuto inaspettato di Queen Chrysalis, ma non era tempo
per questionare sulle intenzioni della regina dei Mutanti: radunando
i suoi seguaci si gettò nella mischia e la sua magia abbatté
più e più volte i nemici, dando il suo contributo a
quella che sarebbe passata nei libri di storia come “La
Guerra Della Trinità”: Pony, Mutanti e Sirene in
guerra per il controllo di Ponyville.
Twilight Sparkle si
muoveva freneticamente da un bozzolo all'altro: insieme alla sua
mentore Princess Celestia erano riuscite a stanare quella decina di
Mutanti posti a guardia del Lago Specchio in meno di un minuto. Forse
la magia degli alicorni non è superiore a quella degli altri
pony, ma sicuramente quella della sovrana di Equestria e della sua
studente supera di gran lunga la media!
Mentre la
principessa dell'amicizia si dannava per cercare le sue amiche e
usasse tutto il potere a sua disposizione per accelerare il processo,
colei che muoveva il sole restava in disparte, legando i Mutanti
nella melma dei loro stessi bozzoli per impedire che scappassero o
tentassero di contrattaccare quando, eventualmente, avrebbero ripreso
i sensi. Nel contempo, era evidentemente assorta in altri pensieri.
Comunque, non ci
volle molto perché Twilight trovasse e liberasse finalmente le
sue amiche. Ritrovarsi fu per le sei giumente una gioia impossibile
da descrivere, ma purtroppo non poterono festeggiare: come la stessa
Princess Celestia ricordò, c'era ancora una guerra in corso a
Ponyville e con il ritorno delle Dazzling c'era tutto il bisogno
possibile del misterioso potere nato dall'Albero dell'Armonia e non
solo.
Twilight provò
un sadico piacere nel sigillare assieme a Princess Celestia e agli
altri unicorni rapiti da Queen Chrysalis, per quanti pochi fossero,
la magia del Lago-Specchio. Fu un processo che richiese minuti
preziosi, ma ogni singola nuvola che incontrarono da quando usciti
dalla grotta che saettava verso il suo luogo di origine era una nuova
ondata di orgoglio nel cuore della principessa lilla.
Accelerò il
passo, ansiosa di liberare Ponyville assieme alle sue amiche e
sistemare una volta per tutte Queen Chrysalis, la colpevole di tutta
quella crisi.
Un'onda d'urto nata
dalla zona del colpo rimbombò nell'aria, seguito subito da un
altro e un altro ancora.
Nella piazza
occupata da Alastor e Tirek, privi delle distrazioni del conflitto
grazie alla sua concentrazione intorno alla zona dell'ospedale e
dalle Dazzling, i due avversari duellavano scambiandosi colpi di
inusuale ferocia per gli standard dei pony.
Quando Alastor,
afferrando i polsi del centauro, riuscì ad assestargli un
calcio dritto nel petto e a scagliarlo contro uno dei palazzi,
facendoglielo attraversare da parte a parte, lo scontro parve
prendere una leggera pausa.
Tirek ritornò
lentamente dall'umano passandosi il dorso della mano sul labbro: un
gancio ben assestato gli aveva rotto il labbro e il sapore dolciastro
del sangue gli impregnava le papille gustative, per non parlare dei
lividi e delle escoriazioni guadagnate con le sirene prima. Per lo
meno, i suoi nuovi poteri rigeneranti lo stavano curando da ogni
male.
Tuttavia, se il
centauro cominciava ad accusare gli effetti di quel duello estremo,
l'umano non era certo messo meglio.
Per quanto
continuasse a mostrarsi spavaldo e sicuro di qualunque magia avesse
ottenuto, non era difficile vedere attraverso i suoi vestiti bruciati
e strappati i segni di ferite e tagli più o meno grandi che
ancora sanguinavano. Eppure, lui restava in piedi, saldo sul terreno
e con i pugni all'altezza del viso, a fissarlo mentre le spalle si
alzavano e abbassavano seguendo il ritmo del suo ansimare.
Fu allora che Tirek
notò l'anello che pulsava di una luce amaranto sull'anulare
sinistro dell'umano «Tsk... non ti chiedi nemmeno perché
tu sia diventato così potente, con quella misera frazione di
potere? Sono pronto a scommettere che è stata proprio Queen
Chrysalis a dartelo... e tu non ti sei fermato un solo secondo a
domandare a te stesso perché!»
Alastor non rispose.
Impossibile distinguere se non gli importava oppure non sapeva
rispondere.
«La
tua specie... voi bipedi. È lì il segreto.»
continuò Tirek, avvicinandosi con passi lenti e studiati a lui
tenendo le braccia larghe e un imperturbabile sorriso sulla faccia
«Se Twilight Sparkle, o Queen Chrysalis, avessero avuto la
stessa possibilità... non sarebbero riuscite a fare quello che
stai facendo te: nessuna di loro possiede la forza o il coraggio di
fare quello che è necessario, per fermare quelli come me. Ma
tu, un umano,
il tuo genere uccide i suoi simili per vincere in guerra e li umilia
in tempi di pace per sentirsi migliore. Qualità ammirevoli, se
vuoi il mio parere.»
«Che cosa
vuoi?» domandò allora Alastor, abbassando lentamente la
guardia.
Tirek inarcò
un angolo della bocca. In cuor suo, sentiva di avere già
l'umano in pugno «Questo non è il tuo mondo. E nessuno
di loro ha fatto qualcosa per aiutare te, se non sbaglio. Se vorrai
lasciarmi...»
«Hai
intenzione di fare del male ad Aria Blaze.» lo interruppe
Alastor
Tirek si bloccò,
sorpreso da quelle parole «Come, prego?»
«Credi
che quello che ho fatto finora l'abbia fatto per Twilight? Per
Equestria? Allora sei così scemo che sapresti farti investire
persino da un'auto parcheggiata! È vero, per molte cose siamo
simili: a me
non importa
di questi pony, che Equestria bruci o no non me ne può fregare
di meno. Ma so che quelli che te non mollano e tu vuoi i poteri di
Aria Blaze. Semplicemente, non posso permettertelo.»
Tirek ignorava cosa
fosse un'auto parcheggiata, ma sapeva perfettamente cosa vole va dire
“la parola con la esse”. Sentitosi deridere in quel modo
dal primo umano che incontrava personalmente, una grande furia riempì
l'animo del centauro, che ringhiò «Perché?»
«Andiamo.
Ormai lo hanno capito anche i sassi!»
rispose
Alastor, prima di saltare colpendo con il pugno la faccia del suo
avversario.
Il colpo sollevò
il centauro da terra di un palmo e, prima che potesse reagire,
l'umano colpì con un calcio il petto dell'avversario
spedendolo lontano contro un altro edificio, su cui impresse la sua
sagoma.
Per la prima volta
da quando aveva dedicato la sua vita a quello scopo, Tirek ebbe
paura.
Paura di poter
davvero essere sconfitto, paura di morire.
Ma
allo stesso tempo avvertì salire una furia animalesca: aveva
trovato un avversario temibile in un umano, un bipede!
Non una principessa alicorno, non un Draconequus, nemmeno una
sirena... un misero essere proveniente da una dimensione senza magia!
L'unico ostacolo tra lui e il potere assoluto era un misero umano!
Come osava?
Mentre
si rialzava, ringhiò «Feccia
bipede...»
Senza scomporsi, Alastor lo derise alzando i pugni «Malvagio e
razzista? Che pessimo esempio
per i bambini!»
Ferito
nell'orgoglio, Tirek si avventò contro Alastor mentre riempiva
di potere magico i pugni, pronto ad abbatterli su di lui non appena
sarebbe giunto a portata, gridando a pieni polmoni tutta la sua
rabbia.
Dall'altra parte,
Alastor caricò a sua volta il nemico, gridando mentre la
distanza tra i due diminuiva e rispondendo al pugno del nemico con un
altro pugno, che impattò pesantemente sulle nocche del
centauro.
L'onda d'urto
scatenata dall'incontro ruppe parecchi vetri del palazzo sotto cui si
trovavano, il municipio di Ponyville, uno dei pochi luoghi ad essersi
salvato dalla guerra fino a quel momento grazie alla sua posizione,
lontana dal fulcro degli scontri.
I due avversari,
tuttavia, non si curavano di questo fatto curioso: la forza
inarrestabile di Tirek e l'inamovibilità di Alastor lasciavano
al loro scontro solamente due finali possibili: o la morte del
centauro, o quella dell'umano.
Tirek era furioso
per questo, avvertiva il suo orgoglio ferirsi al pensiero che una
creatura così estranea a lui come un essere umano potesse
impensierirlo fino a quel punto.
Di contro, Alastor
non poteva non sorridere all'ironia della situazione in cui si
trovava: per la seconda volta stava per uccidere qualcuno con la sue
stesse mani e anche questa volta, in un modo o nell'altro, Aria Blaze
ne era la causa.
Ma, esattamente come
aveva detto prima lui stesso, ne valeva la pena.
Sotto la pioggia di
pezzi di vetro, i due contendenti si attaccarono ancora con le mani
libere.
Questa volta, fu
Alastor a colpire il centauro, prendendolo in pieno ventre con una
violenza tale da sollevarlo da terra e scagliarlo come sparato da un
cannone verso l'alto, portando il possente Tirek a demolire parte
della facciata del municipio. Senza dargli tregua, Alastor saltò
e, grazie alla sua forza amplificata dalla magia, si avventò
sul centauro.
Quello che accadde
nei secondi immediatamente successivi fu impossibile da comprendere.
Chiunque avesse
potuto assistere alla scena, avrebbe potuto vedere soltanto la massa
informe dei due avversari risalire rapidamente il palazzo, muovendosi
in volo, spinti unicamente dalla violenza dei pugni che si
scambiavano, accompagnati dall'incessante boato che accompagnava i
loro attacchi ogni volta che andavano a segno, come una serie
incessante di fuochi artificiali, e dalla cascata di detriti che
lasciavano cadere al loro passaggio.
I colpi venivano
inferti senza sosta, la ferocia dello scontro era quasi animalesca.
In breve entrambi i nemici superarono l'intero edificio, rimanendo
sospesi nel vuoto, con le mani di uno strette intorno al collo
dell'altro.
Dopo pochi secondi,
troppo pochi per distinguere chi dei due si trovasse in vantaggio,
Tirek si liberò dalla presa di Alastor, lo afferrò e lo
lanciò violentemente contro il tetto del municipio.
Nell'istante
immediatamente seguente, il corpo del centauro venne avvolto da
un'accecante luce rossa e si abbatté come una meteora sul
corpo dell'umano.
Quello che accadde
dopo non si conosce per intero, ma Tirek travolse l'umano con la
furia del mare in tempesta, trascinandolo attraverso il tetto e poi
sempre più in giù, sparendo dalla vista.
Mentre proseguivano
la discesa, devastando quello che restava del palazzo, nuvole di
polvere e fumo saettarono dalle crepe e dalle finestre aperte del
palazzo, precedute dagli scoppi delle condutture e dal cedimento
degli infissi che accompagnavano il passaggio dei duellanti.
Un piano dopo
l'altro, giunsero finalmente al piano terra e, nell'esplosione che ne
segnò l'impatto, le fondamenta vennero meno e l'intera
struttura crollò su di loro.
La distruzione del
municipio alzò una densa nuvola di fumo che avvolse l'intera
piazza per diversi minuti.
Non si sentiva più
combattere.
Il silenzio tombale,
interrotto soltanto dal lontano eco della guerra che ancora
continuava a diversi metri di distanza, insensibili a quella sfida
tra mostri, accompagnò morbosamente il paesaggio del centro
cittadino, mentre la nebbia provocata dai detriti lentamente
scioglieva il suo gelido abbraccio.
Nei cumuli
disordinati delle macerie che un tempo erano il glorioso municipio di
Ponyville, qualcosa cominciò a muoversi.
Un leggero tremito
scosse le macerie mentre una voce, di intensità via via sempre
crescente, accompagnò la liberazione di Tirek.
Il centauro non era
di certo messo bene: lividi, tagli ed escoriazioni decoravano il suo
corpo come luci di un abete natalizio, il lungo corno destro era
addirittura rotto a metà, dandogli un leggero squilibrio alla
testa e numerosi porzioni del manto erano state strappate o bruciate.
Nonostante questo, egli godette nel vedere che intorno a lui non
c'era traccia di Alastor Sullivan.
Esprimendo la sua
gioia con un sorriso trionfante, Tirek si liberò dagli ultimi
massi che lo bloccavano. Con l'umano fuori dai giochi, non gli
restava altro da fare che prendere la magia delle sirene come aveva
pianificato dal momento stesso in cui aveva ricostruito i suoi
poteri.
Tuttavia, dovette
riconsiderare le sue priorità non appena mosse un paio di
passi: improvvisamente, avvertì le ginocchia cedergli e una
mano tremare fortemente.
Preoccupato, cadde
in ginocchio e guardò l'arto tremante, dal quale un fumo
rossastro cosparso di scintille si stava liberando nell'aria.
Capì in un
istante: stava perdendo la sua magia!
Rubare la magia ad
altre creature magiche è una questione molto delicata, si
tratta di mescolare forze caratteristiche di una specifica razza: un
esperimento dalle conseguenze imprevedibili, lui stesso aveva
impiegato molti anni per padroneggiare questa sua abilità,
prima di usarla per accrescere il proprio potere. E, anche una volta
riuscita a trattenerla, era naturale che le energie rubate cercassero
di ritornare al loro “contenitore” originale.
E quale modo
migliore per fuggire, se non attraverso le ferite che gli scontri gli
avevano provocato?
In parole povere, la
rigenerazione di Tirek non era un nuovo poter, ma il suo corpo che
stava regredendo man mano che lo scontro lo metteva sempre più
in difficoltà, privandolo di una quantità sempre
maggiore del suo potere. E l'ultima fase dello scontro con l'umano lo
aveva del tutto consumato; ormai avrebbe ripreso il suo stato anziano
e decrepito nel giro di pochi minuti.
Imprecando, il
centauro capì che avrebbe dovuto scappare, piuttosto che
restare anche solo un paio di secondi in più a Ponyville.
Fece per alzarsi, ma
qualcosa lo tirò per la coda.
Si voltò e,
terrorizzato, vide Alastor tenerlo in pugno.
L'umano non era
messo meglio del centauro, anzi: era coperto di ferite che non
smettevano di sanguinare, impedendogli di tenere aperto l'occhio
destro, lividi ed escoriazioni celavano il colore naturale della sua
pelle e il braccio sinistro era piegato in un angolo innaturale.
Non parlò,
semplicemente avanzò zoppicando verso il suo nemico, troppo
paralizzato dalla sorpresa per decidere come muoversi.
Quando fu a portata,
inaspettatamente, l'umano appoggiò il braccio rotto sulle
spalle del centauro, lasciando l'avambraccio a peso morto. Doveva
essere messo davvero male, per non sentire il dolore che un gesto
simile avrebbe dovuto fargli provare.
In ogni caso, dopo
aver “preso” il centauro, gli diede due pacche sul petto,
commentando «Questa... l'ho sentita. Bel Colpo.»
Con queste ultime
parole, quindi, Alastor cadde per terra, sollevando una leggera
nuvola di polvere quando impattò con il suolo.
All'inizio fu come
se il suo cuore avesse smesso di battere. Paralizzata, non appena
Aria Blaze avvertì la fine del duello tra l'umano e il
centauro rimase a guardare avanti a se, mentre la squadra di pony e
mutanti che la circondava decise di approfittare di quel momento per
assalirla.
Lentamente,
l'espressione sul volto della sirena mutò in una maschera di
puro dolore mentre cadeva in ginocchio. Una volta raggiunto il suolo,
Aria si piegò in avanti e spalancò la bocca, urlando
con una frequenza tale che nessuno riuscì ad udire altro che
un fastidioso fischio alle orecchie.
L'improvvisa ondata
di emozioni fu tale che le braccia le si ricoprirono di una forte
luce amaranto, prima di esplodere in un'onda d'urto magica che spazzò
via chiunque le fosse intorno nel raggio di diversi metri, alleati o
nemici che fossero.
Negli anni futuri,
molti avrebbero ricordato quel giorno per la furia di quella guerra,
per il coraggio di quei pochi che resistettero a molti o per la
devastazione che travolse la città, ma pochi eletti lo
avrebbero ricordato invece come il giorno in cui un umano, alfine,
cadde.
Per coloro che lo
amavano, per chi avrebbe voluto vivere per sempre al suo fianco, o
per chi voleva essergli amico, questo fu un giorno ancora più
tragico.
E per i difensori di
Ponyville, liberati dalle loro prigioni da Twilight Sparkle e
Princess Celestia e usciti tutti insieme dalla Everfree Forest al
galoppo, giunse lo shock del fallimento, il peso dell'essere arrivati
troppo tardi.
Ma così
sarebbe finita.
Per salvare la donna
amata un uomo aveva dato tutto, e anche di più.
Ma ormai era troppo
tardi.
Perché quello
fu il giorno in cui Alastor Sullivan morì.
Fiumi di energie
scorsero dal luogo della sfida tra il centauro e l'umano, avvolgendo
tutti coloro che ancora si trovavano a Ponyville e dando loro un
nuovo vigore. Poco prima di questo strano fenomeno, numerosi Mutanti
scomparvero dissolvendosi in una fiamma rosa che saettò verso
la Everfree Forest.
Queen Chrysalis
comprese sia che l'umano era morto e che il suo rifugio nel
Lago-Specchio era stato neutralizzato.
«Tsk!»
fu l'unico suo commento, più seccato per la neutralizzazione
definitiva del Lago piuttosto che per la morte del bipede, prima di
fare un fischio che ogni Mutante udì. Immediatamente, tutti si
fermarono e balzarono in cielo, sempre più in alto fino a
sparire alla vista.
Princess Luna, che
in quel momento si trovava nelle vicinanze della Regina dei Mutanti,
vide tutto questo insieme alle fiamme verdi che la stavano avvolgendo
ed esclamò «Cosa sta succedendo?»
Queen Chrysalis
rispose senza nemmeno guardare negli occhi la principessa della luna
«Torniamo a casa.»
Princess
Luna reagì incredula «Ci lasciate? Ora?»
«Esattamente.»
«Credevo che
tu fossi dalla nostra parte, almeno per questa guerra!»
Queen
Chrysalis reagì ridendo di gusto. Alla fine, mentre le fiamme
le arrivavano al volto, guardò finalmente negli occhi Princess
Luna spiegando «Principessa... io sono la Regina dei Mutanti.
Io sono dalla mia
parte!»
Detto questo, troppo
rapidamente perché Luna potesse impedirlo, lei sparì
assieme a tutto il suo esercito.
Al galoppo lontano
da Ponyville, Tirek imprecava a denti stretti mentre pensava a quanto
fosse stato stupido, come il suo essere avventato gli fosse costato
tutto.
Certo, aveva
sconfitto il tanto odiato umano... ma era tornato esattamente come
non molto tempo fa, quando era ridotto ad un rudere di quello che era
un tempo, vagabondando per tutta Equestria rubando magia agli
unicorni facendo attenzione a non farsi notare.
Doveva essere
paziente, purtroppo non aveva altra scelta. Avrebbe dovuto
ricominciare da capo, ma prima o poi sarebbe ritornato ancora una
volta, come un incubo senza tregua o fine e allora...
Un'improvvisa nota,
un “do”, lo colpì come una cannonata, sparandolo
lontano e travolgendo la vegetazione. Passò attraverso due
tronchi d'albero, spezzandoli come grissini, prima di picchiare a
terra.
La sorpresa, mista
alle ferite del duello appena trascorso, lo immobilizzarono a terra.
Sforzandosi di non
perdere i sensi, il centauro vide una figura bipede avvicinarsi a lui
con passi pesanti e rabbiosi. Era una donna alta e slanciata,
abbastanza paffuta con enormi occhi magenta, labbra carnose, zigomi
pronunciati, un seno prorompente e lunghi capelli azzurri con meches
nere legati con una coda di cavallo: Sonata Dusk.
Contrariamente a
come si era soliti aspettarla, tuttavia, la sirena aveva il volto
contratto in una furia che terrorizzò anche il centauro. La
sirena, con ancora addosso i segni della sua ennesima trasformazione,
respirava affannosamente, teneva le mani chiuse a pugno lungo i
fianchi facendole ciondolare al ritmo dei suoi passi e si mordeva
nervosamente le labbra.
Quando
arrivò a pochi centimetri dell'inerme centauro, finalmente
parlò «Lo sai? Vivere per più di duemila anni con
le stesse persone non
è facile.
O almeno, non è facile per Aria e Adagio... voglio dire, sono
due personalità così
simili,
tu non
hai idea di
quante volte hanno litigato!»
La
sirena parlava a fatica, come se un tappo le fosse rimasto incastrato
in gola e spesso balbettava, eppure era evidente come cercasse di
trattenersi «E così, per mantenere il gruppo unito, devo
ogni tanto buttarla sul ridere. Devo fare la
scema,
fare credere a loro di essere migliori di quello che sono, mantenere
quell'alchimia che serve a noi per tenerci unite. Perché,
forse questo tu non puoi capirlo, ma come Dazzling non siamo solo un
gruppo musicale, o un trio di creature magiche. Siamo una
famiglia!»
Tirek guardò
la sirena senza rispondere. Passandosi la lingua sulle gengive,
piuttosto, scoprì di aver perso qualche dente da qualche parte
e tra la tempesta di dolori tutti diversi che avvertiva e il sapore
metallico del sangue in bocca parlare per lui fu impossibile
ribattere alla sirena.
«No,
certo
che
non capisci. Cosa puoi saperne tu?» continuò Sonata,
passandosi una mano sui capelli sistemando una ciocca ribelle dietro
le orecchie piccole e tonde «Lascia che ti spieghi. Le Dazzling
sono una famiglia, ognuna di noi è legata all'altra e noi
siamo così legate che possiamo sentire benissimo cosa prova
l'altra. E quello che hai fatto ad Aria, be'... mi mancano le parole,
davvero.»
Sonata usò la
stessa mano per spalancarla verso Tirek. Un'aura amaranto le avvolse
minacciosamente il palmo, risalendo tutto l'avambraccio mentre il
colore dei suoi occhi mutava dal viola allo scarlatto.
«Ti dico
questo solo per chiederti di avere pazienza se non faccio qualche
battuta. Il fatto è che... be', non mi sembra il caso!»
Della morte
squallida e umiliante di Lord Tirek nessuno seppe mai i dettagli.
Tutto quello che fu conosciuto da lì in avanti fu che, quando
le squadre di ricerca delle Dazzling scomparse arrivarono nei pressi
della Everfree Forest, non ci furono tracce né della sirena né
del centauro. Solo qualche brandello di una sostanza impossibile da
riconoscere, sparsa per praticamente tutto il perimetro della
foresta.
Data la situazione
molto particolare, tutti quei pezzi vennero raccolti e dati alle
fiamme con noncuranza, classificandoli come semplici rifiuti, e
fortunatamente nessuno pensò a verificare la loro reale natura
o meno.
Se la loro origine
fosse stata svelata, le conseguenze e il disgusto sarebbero stati
sicuramente traumatizzanti per la popolazione.
L'arrivo delle
portatrici gettò nei difensori di Ponyville una nuova forza,
amplificata dal ritorno delle energie alle vittime di Tirek e dalla
ritirata dei Mutanti; situazione che per chi non conosceva i fatti
venne interpretata come un segno più o meno divino che quel
giorno avrebbero vinto i Pony.
La combinazione di
forze delle Guardie Reali, delle guardie di Luna, i cittadini di
Ponyville, le sei portatrici e le principesse segnò
definitivamente il fato delle forze del Tartaro: solo Princess Luna
aveva dimostrato di poterne tenere a bada più di una decina,
agendo da sola, e il suo potere magico era nettamente inferiore a
quello di sua sorella o di Twilight Sparkle.
Quando Ponyville
venne definitivamente liberata e i prigionieri del Tartaro rigettati
nelle loro prigioni grazie alla magia combinata delle principesse,
iniziò una caccia serrata alle sirene.
Vennero organizzate
tre squadre: ogni principessa avrebbe diretto una squadra, aiutata da
una parte di militari mentre gli altri restavano ad aiutare i feriti.
Princess Celestia e
Luna, rispettivamente alla ricerca di Adagio Dazzle e Sonata Dusk,
non riuscirono a trovare nemmeno le impronte del loro passaggio, solo
voci indistinte secondo cui erano state viste prima da una parte e
poi dall'altra di Ponyville.
Twilight, invece,
dovette risalire ad Aria Blaze indagando sui numerosi testimoni che
l'avevano vista.
Dopo che aveva
scavato un solco che arrivava alle tubature dell'acqua con un grido,
era stata vista volare ad una velocità incredibile verso il
centro città.
Giunta, Twilight non
trovò né la sirena, né il cadavere di Alastor
Sullivan, ma una scia di sangue lasciava intendere dove fosse stato
portato.
Benché la
sola vista di quell'indizio la disgustasse dal profondo e la ferisse
allo stesso tempo, facendole intendere a cosa avesse portato quello
che poteva essere definito il suo più grande fallimento,
Twilight seguì la pista fino ad arrivare al suo stesso
castello.
Spaventata, si
avventò nei corridoi, scoprendo che la pista terminava proprio
davanti allo specchio per il viaggio tra le dimensioni.
Vicino, trovò
Discord appoggiato ad una parete che ansimava. Su tutto il suo corpo
si potevano trovare costellazioni di bruciature, lividi e tagli. Solo
le sue pesanti occhiaie mascheravano l'occhio nero.
Normalmente,
Twilight avrebbe cercato di ignorare la presenza di Discord ma la
situazione e le sue condizioni la spinsero ad agire diversamente.
Non appena si
rivolse al draconequus, lui le spiegò cos'era successo.
«Mi
hanno ingannato per bene. Credevo sul serio, sai, che Tirek che Queen
Chrysalis volessero aiutarci contro le Dazzling... e invece hanno
solo cercato di raggiungere i loro scopi. Così, quando le ho
viste, ho voluto provare a fermarle.»
«Di
chi stai parlando?»
«Delle
sirene.»
Discord
aveva trovato Adagio Dazzle e Aria Blaze avanzare verso il portale.
Aria portava un grosso fagotto tra le braccia: il corpo di Alastor
Sullivan.
Benché
la presenza di un cadavere lo disgustasse, lui decise di fermarle.
Con
il senno di poi, avrebbe descritto quella decisione come “la
più stupida e avventata di tutta la mia vita!”.
Forse
era la Guerra ad averlo sfinito, il combattimento prolungato poteva
aver prosciugato le energie del Draconequus, fatto sta che lui non fu
neppure vagamente una preoccupazione per loro. Adagio non mosse
nemmeno un passo, eppure qualunque attacco Discord provasse veniva
intercettato e fermato dal leader delle Dazzling.
Dopo
alcuni tentativi, inoltre, Discord avvertì un grosso peso e
una nuova forza lo sbatté a terra: Sonata Dusk era arrivata.
Sul suo corpo, molte macchie di sangue le davano un aspetto
semplicemente spettrale.
Discord
vide le Dazzling avanzare verso il portale, impotente. Non aveva
alcuna speranza di fare alcunché.
Solo
le parole che Sonata pronunciò prima di attraversare lo
specchio lo consolarono in parte.
«La
Guerra è finita, Discord. E abbiamo perso tutti.»
Twilight
ascoltò quelle parole e
chiese «Cosa
ci trovi, esattamente, di divertente?»
Discord
rise in maniera triste «Fa ridere perché è vero!»
Quando Twilight
riferì il rapporto di Discord alle altre principesse, subito
si volle avvisare gli alleati del mondo umano della possibilità
che le Dazzling si nascondessero da qualche parte.
Venne presto
accordato un piano di ricerca e si organizzò una concreta
manovra per inviare rinforzi in massa nel caso le sirene si sarebbero
trovate, mentre le indagini venivano lasciate a Sunset Shimmer e alle
sue amiche: dato il precario equilibrio tra i mondi, non era
possibile inviare molte truppe per indagare e così si preferì
piuttosto un controllo incrociato; tutto quello che Sunset Shimmer
scopriva veniva mandato a Twilight, mentre lei forniva tutta la
conoscenza in merito che poteva fornire.
Ma il tempo passò
e mai si riuscì a trovare un solo capello delle sirene. Al
secondo anno di ricerche inconcludenti e assoluta mancanza di segnali
che facessero comprendere la loro precisa posizione, l'indagine venne
sospesa.
La priorità
venne comunque data alla ricostruzione di quello che la guerra a
Ponyville aveva causato.
I feriti, tra i
civili e i militari, erano innumerevoli e per evitare che la
struttura del paese, già provata dal conflitto, finisse con il
collassare, ci fu un grande trasferimento nella città più
vicine. Anche così, tuttavia la Guardia Reale passò un
periodo in cui era ridotta all'osso, con più della metà
del personale che ancora doveva guarire.
E inoltre, quasi
tutte le strutture del paese erano state rese inutilizzabili: case,
negozi e palazzi erano stati rivoltati dalla furia dello scontro,
numerose infrastrutture scardinate e i servizi pubblici
irrimediabilmente danneggiati. Ci sarebbero voluto diversi mesi prima
che tutto tornasse alla normalità.
Eppure, nonostante
il periodo difficile che si parava davanti a loro, l'esercito di
Equestria e i cittadini di Ponyville non poterono fare a meno di
festeggiare: Ponyville apparteneva ai pony e lo sarebbe stata per
sempre!
La festa durò
per tutto il resto della notte: i parenti rapiti da Queen Chrysalis
abbracciarono finalmente le loro famiglie, venne dato fuoco agli
stendardi dell'esercito mutante e qualunque altro oggetto che potesse
riportare alla memoria la tiranna e intorno a quel falò si
ballò e cantò a squarciagola.
Fu così che,
quella che sarebbe stata ricordata come la Guerra della Trinità,
per riassumere il conflitto tra Pony, Mutanti e Sirene, si concluse
con danni incalcolabili, migliaia di feriti, una intera città
interamente da ricostruire... e due morti.
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