1
Ariell Stuart
spense con un colpo secco la sveglia che gli strillava nelle
orecchie.
L'ora di
alzarsi era già arrivata e non aveva chiuso praticamente
occhio, tranne l'ultima ora prima che quell'arnese infernale la
strappasse alle dolci braccia di Morfeo.
Uscì
dalle coperte a malincuore maledicendo la scuola e gli obblighi
dovuti ad essa e si diresse con passo malfermo verso il bagno.
Si cinse il
petto con le braccia nel vano tentativo di riscaldarsi, in quel bagno
faceva un freddo cane: la mamma aveva aperto la finestra come sempre
per cambiare l'aria!
Con un moto di
stizza chiuse la finestra borbottando prima di avvicinarsi al
lavandino e legarsi i lunghi capelli corvini.
Fece scorrere
l'acqua un paio di minuti prima che diventasse abbastanza calda da
potersi lavare il viso senza congelarsi la pelle.
“Ora si
che sono sveglia...” disse con ironia asciugandosi il viso.
Alzò lo
sguardo e sospirò guardando il suo riflesso nello specchio.
Era una ragazza
normale, diciamo pure carina, minuta e alta con lunghi capelli
setosi.
Avvicinò
maggiormente il viso allo specchio soffermandosi a studiare i propri
occhi, era quella la parte problematica che incasinava tutto il resto
e lei li odiava con tutta se stessa.
Era nata con un
occhio azzurro e uno nero, insomma due opposti.
Si portò
la mano all'occhio destro e sorrise pensando che sarebbe stata molto
più carina con due favolosi occhi azzurri, si sarebbe sentita
normale perlomeno.
Con un altro
sospiro lasciò cadere la mano lungo il fianco tornando a
guardare quell'occhio così scuro che proprio stonava accanto a
quello chiaro e cristallino come un lago di montagna.
Da piccola i
genitori l'avevano portata da un oculista il quale l'aveva sottoposta
a vari esami venendo alla conclusione che era affetta da Eterocromia,
ovvero la malattia delle iridi dal colore differente.
Sapeva che non
avrebbe dovuto lamentarsi così tanto, in fondo poteva andare
molto peggio per esempio poteva avere qualche tumore o qualche
malattia grave, ma quegli occhi così diversi tra loro le
avevano creato problemi sia con se stessa che con gli altri.
Da piccola
vemiva presa in giro perché reputata diversa, strana, dagli
altri bambini che si rifiutavano di giocare con lei.
Crescendo le
cose erano leggermente migliorate anche se, talvolta qualcuno la
offendeva chiamandola strega o aliena.
In effetti
sembrava che avesse due facce fuse in una unica ed era parecchio
strano anche per lei.
Si slegò
i capelli e scrollò la testa per sistemarli in modo che
ricadessero liberi di coprirle quasi il viso, era così che li
portava sempre.
Si diresse
verso la camera dove afferrò dall'armadio una maglietta nera e
un paio di skinny jeans dello stesso colore, si infilò di
corsa le All-Star rosa fluo e la giacca di finta pelle quindi afferrò
lo zainetto ai piedi del letto e si avviò verso la cucina.
“Tesoro,
ti ho preparato delle uova.” la accolse la madre sorridendo.
“Ma' sono
in ritardo, Magdalena mi starà già aspettando, le avevo
detto che sarei passata da lei a portarle un libro prima di andare a
scuola assieme.” rispose ricambiando il sorriso.
Magdalena era
la sua migliore amica fin dall'asilo quando, con la dolcezza che la
distingueva, dopo che gli altri bambini le avevano impedito di
giocare con loro, le aveva detto: “Non ti preoccupare, ci gioco
io con te.”
Da allora non
si erano più separate.
Ancora oggi
doveva dire grazie a lei se non era diventata l'eremita che sarebbe
diventata di sicuro se non l'avesse incontrata.
Lei le dava
coraggio, la sosteneva nelle sue idee, la consolava quando era triste
e la difendeva quando i bulli la prendevano di mira.
Insomma, Maddy,
come la chiamava lei, era una ragazza tosta ma dolcissima che le
aveva fatto scoprire cosa volesse dire amicizia e sperava con tutto
il cuore di poter essere lo stesso per lei.
“Ma
tesoro, devi mangiare qualcosa. Non è un bene saltare la
colazione!” insisté la madre con sguardo preoccupato.
Ariell alzò
gli occhi al cielo e afferrò una fetta di pane tostato
ficcandosela in bocca e salutandola con la mano.
“A dopo.”
la salutò la madre scuotendo il capo divertita.
Mentre
camminava Ariell rimase ancora prigioniera dei propri pensieri.
La madre era la
classica mamma chioccia, sempre preoccupata e un pochino asfissiante
alle volte nonostante avesse ormai sedici anni.
Meno male che
il padre si intrometteva sempre bonariamente lasciandole lo spazio e
la libertà di cui aveva bisogno.
Amava Joyce e
Norman, erano dei genitori meravigliosi e non li avrebbe cambiati per
nulla al mondo.
Anche per
questo cercava di non deluderli, si impegnava a scuola, cercava di
non creare problemi, frequentava amici tranquilli e non dava loro
alcun pensiero.
Tutto sommato
anche lei non era male come figlia si disse abbozzando un sorrisino.
Il cellulare
vibrò nella tasca dei jeans riportandola con i piedi per
terra.
Lo tirò
fuori con qualche difficoltà dai pantaloni stretti e lesse
“Maddy” sullo schermo.
Rispose
velocemente.
“Ari ma
dove sei? Sono almeno dieci minuti che ti aspetto e non fa caldo qua
fuori.” la salutò l'amica con tono di rimprovero.
“Scusami
ho fatto tardi come al solito, sto arrivando.” si scusò
avvilita affrettando il passo.
“Mmm...ok
ma sbrigati!” brontolò Maddy asciutta.
“Sei
arrabbiata? Dammi cinque minuti e arrivo.” tentò di
rimediare Ariell.
“Ah ah
ah” la risata allegra dell'amica la sorprese tanto che si fermò
di colpo “sei sempre la solita sciocchina. Ma ti pare che mi
arrabbio? Ormai ti conosco e lo so che sei sempre, e dico sempre, in
ritardo. Ma ti voglio bene ugualmente!”
Anche Ariell
rise sollevata riprendendo a camminare.
Doveva
immaginarlo, a Maddy piaceva molto prendersi gioco di lei fingendosi
arrabbiata, ed era talmente brava a farlo che finiva per crederci
ogni volta.
“Giuro
che se lo fai ancora una volta ti prendo a calci in quel culetto
secco che ti ritrovi.” la minaccio bonariamente ridacchiando.
“Oh
certo, sempre che tu ci riesca prima di prenderle.” fu la
risposta pronta dell'amica.
In effetti non
c'era battaglia che tenesse, Maddy era una ragazza piuttosto robusta
grazie al nuoto, disciplina che praticava fin da piccola, e Ariell
era gracilina e molto meno alta di lei.
Le avrebbe
prese questo era certo.
“Beh,
basta parlare o non arriverò mai da te se continui a
distrarmi!” le disse prima di mandarle un bacetto e chiudere la
conversazione.
Era giunta al
cancello che contornava la graziosa villetta dell'amica e, alzandosi
sulle punte dei piedi poteva vederla in fondo al viale, seduta
sull'ultimo gradino mentre la aspettava.
Non appena la
vide si alzò e le corse incontro abbracciandola con foga e
schioccandole un bacio su entrambe le guance.
“Mi hai
portato il libro?”le chiese eccitata.
“Si”
disse Ariell aprendo lo zainetto e consegnandole il libro “eccolo
qui.”
Maddy glielo
strappò dalle mani saltellando su e giù per la
felicità.
“E' da
quando ho finito il primo che aspetto di leggere il seguito!”
le disse per la millesima volta.
“Lo so,
lo so è che sai che ho poca memoria e sono anche pigra quindi
l'ho finito da poco.” si scusò stringendole un braccio.
Per tutta
risposta Maddy le si appese al collo con entusiasmo.
“Ok ok,
se sapevo che mi saresti stata così riconoscente te lo avrei
portato prima!” la prese in giro Ariell tirandola affinché
si muovesse “ ora però è meglio andare o la prof
ci ucciderà se entriamo di nuovo in ritardo.”
“Uff,
spiegami perché la scuola è ancora obbligatoria.”
brontolò lei avviandosi per la strada mestamente.
“Non me
lo spiego nemmeno io.” le rispose Ariell affiancandola.
ANGOLINO
DELL'AUTRICE:
Ciao a tutti,
sono tornata
con un altra storia che spero vi piacerà.
Mi addentro in
un genere che amo tanto quanto l'Horror, l'urban fantasy.
Siate clementi
vi prego perché è la prima volta che ne scrivo una e
spero di ottenere un buon risultato perché sono affezionata a
quest'idea.
Spero che il
primo capitolo vi abbia incuriosito e mi auguro che proverete a
leggere anche i prossimi.
Ci saranno
alcuni capitoli introduttivi per farvi conoscere i vari personaggi ma
poi entreremo nel vivo della storia dove vi svelerò i numerosi
segreti che si celano dietro ad Ariell, ma forse dovrei dire dentro
ad Ariell. Abbiate un poco di pazienza e scoprirete tutto.
Per il momento
vi ringrazio e vi abbraccio.
Fly90
|