Autore: Alexiel Mihawk |
alexiel_hamona
Titolo: Piper che fa cose #1
Fandom: Percy Jackson
Prompt: Pioggia ristoratrice
Parole: 1106
Note: bla bla bla scritta per il
CowT, bla bla bla. Questa è una MODERN!AU. Nel caso non
fosse chiaro non sapevo che titolo mettere, ma implica che
probabilmente ce ne saranno altre
Piper
che fa cose #1
Piper non riusciva a
smettere di mordicchiarsi le unghie.
Non che fosse nervosa,
di più. Un conto era incontrare la sorella del proprio
ragazzo e sapere di avere di fronte una coetanea con una passione per
il punk e le ragazze decise, un altro era conoscere suo padre.
Suo padre, che era
noto per il suo carattere severo e la sua aria da uomo d'affari
irreprensibile; forse era troppo presto, dopo tutto lei e Jason si
frequentavano da soli due anni. Magari sarebbe stato meglio aspettare
un altro po', qualche decennio per esempio, magari invitarlo
direttamente al matrimonio e poi salutarlo per non vederlo mai
più.
No, probabilmente non
era una soluzione praticabile, ma non è che Piper avesse
molte alternative.
Come se non bastasse
era pure una giornata di merda.
Quella mattina era
riuscita a litigare con sua madre, il suo capo l'aveva ripresa
più volte per un lavoro che a suo dire non era stato svolto
al meglio (e probabilmente aveva anche ragione, ma non che fosse
riuscita a concentrarsi più di tanto visto che continuava a
pensare a cosa la aspettasse quel pomeriggio), e per concludere al
meglio era riuscita a discutere con Jason per una sciocchezza.
Per di più
pioveva, quella pioggerellina irritante e perenne tipica della
primavera inglese, che pareva penetrare fin nelle ossa senza
però bagnarla davvero; non che per i suoi capelli facesse
molta differenza, si erano già gonfiati tutti, assumendo la
forma di un piccolo istrice che avesse appena preso una scossa.
La ragazza
ispirò profondamente, osservando il messaggio di suo padre
sullo schermo del telefono: “Andrà una favola,
sei la mia bambina meravigliosa, ricordati che ti voglio bene”.
Avrebbe desiderato
tanto che tutto fosse stato semplice come suo padre lo dipingeva, ma
Tristan McLean era sempre vissuto un po' fuori dal mondo, complice
anche il fatto che nella sua vita da attore difficilmente si fosse
trovato a contatto con la realtà.
Piper si
appuntò mentalmente di ricordargli di piantarla di definirla
una “bambina”, ed entrò nell'ascensore
del palazzo di Jason. Si fissò allo specchio, cercando di
sistemarsi i capelli come meglio poteva; rimpianse di non avere nessun
genere di trucco con sé – eppure sua madre glielo
diceva sempre che la donna perfetta avrebbe dovuto essere pronta a
qualsiasi evenienza, perché non dava mai retta a sua madre?
Il suo ragazzo le
aprì la porta con un sorriso e lei non ebbe dubbi che si
fosse già dimenticato della discussione di quel pomeriggio,
Jason era così, in grado di offendersi per una sciocchezza e
dimenticarselo subito dopo, lo amava anche per quello.
«Sei
bellissima» le disse – no, si corresse, era per quello che lo amava.
Sperò solo
che suo padre fosse altrettanto gentile e fingesse di non notare quanto
fosse distrutta.
Si fece avanti con un
sorriso, incrociando lo sguardo di un uomo brizzolato dall'aria severa
e ispirò profondamente, sperando che non notasse troppo il
suo nervosismo.
«Piacere,
sono Piper» borbottò allungando la mano e cercando
di mettere tutta la decisione possibile in quella stretta.
«So chi
sei» rispose l'uomo, senza cambiare espressione «Io
sono Zeus».
«Piacere».
Non si era mai sentita
così studiata in vita sua; se pensava che ammettere a sua
madre di avere una relazione fosse stato difficile, poteva solo
immaginare cosa fosse costato a Jason parlarne a suo padre.
«Devo ancora
decidere se sarà o meno un piacere» rispose Zeus,
serissimo.
Piper trattenne a
stento un moto di stizza; sapeva che forse non era la donna che avrebbe
desiderato per suo figlio, non era ricca, né aveva fiuto per
gli affari e probabilmente non avrebbe mai raggiunto una posizione di
prestigio come quella di Jason. Ma questo non giustificava di certo la
sua maleducazione.
Si morse la lingua e
cercò di seguire il discorso di Jason, mentre raccontava a
suo padre come si erano conosciuti. Lo ascoltò mentre con la
memoria ritornava a quel giorno di inverno con New York sommersa dalla
neve, alla sua macchina ferma in mezzo alla strada e a quel ragazzo
dall'aria gentile che si era piegato verso di lei chiedendole con un
sorriso se avesse bisogno di una mano.
Sopportò le
battute sulla sua inettitudine nel cambiare le ruote, nel controllare
il motore, persino sulla mediocrità del suo lavoro, fu
quando l'uomo tentò di fare una battuta su suo padre che
Piper perse la pazienza.
«Forse il
lavoro di mio padre non sarà utile alla società
come il suo» borbottò seccata «Ma almeno
è sufficientemente educato da sapere come comportarsi con le
persone che ha appena conosciuto».
Se si aspettava che
l'uomo si offendesse o le rispondesse a tono, rimase indubbiamente
delusa.
Zeus
scoppiò a ridere, la sua voce, da fredda e distaccata che
era, assunse una sfumatura calda e vagamente roca.
«Mi piace,
Jason, mi piace questa ragazza».
«Papà
a te piacciono tutte le ragazze» gli fece notare suo figlio,
leggermente interdetto, indeciso se fosse il caso di intervenire o meno.
«Non quelle
che frequentate tu e tua sorella» gli fece notare Zeus,
quindi si girò nuovamente verso Piper, dandole una pacca
amichevole sulla schiena «Devi perdonarmi, non sono sempre un
bravo padre, ma ci tengo a sapere che i miei ragazzi escono con gente
che sa quando sia il caso di dire la loro! Se c'è una cosa
che detesto sono le persone passive!»
Piper
annuì, senza sapere bene cosa dire, trovandosi leggermente
presa in contropiede. Non avrebbe mai creduto possibile, se qualcuno
glielo avesse detto, che sarebbe riuscita a legare con il padre del suo
ragazzo solamente dopo averlo quasi mandato a quel paese.
«Forza,
forza, parlami un po' di te!»
Quando uscì
in strada, due ore dopo, si rese conto di quanto avesse trattenuto il
fiato per tutto il tempo che era rimasta da Jason. Il freddo pungente
della prima sera le investì il viso, portandole un
refrigerio di cui nemmeno sapeva di avere bisogno. Non si
fermò alla fermata dei taxi, ma prese a camminare verso
casa, beandosi della leggera pioggerellina che scendeva dal cielo, e se
prima l'aveva odiata, maledicendo l'umidità che recava con
sé, ora quasi l'accolse con gioia. Era una ventata di aria
fresca, un calmante naturale, e per la prima volta capiva riusciva a
vederne l'effetto ristoratore.
Scoppiò a
ridere, quasi senza motivo e tirò fuori il cellulare dalla
tasca della giacca.
Da Piper, ad Annabeth.
“Ho appena
mandato mio 'suocero' a quel paese.”
Non ci volle molto
perché le arrivasse una risposta.
Da Annabeth, a Piper.
“Sei
impazzita? Com'è andata? Così male?”
La giovane
ridacchiò, cercando di non farsi notare dai passanti.
Da Piper, ad Annabeth.
“Non ci
crederai mai, ci ha invitato a cena domenica prossima.”
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