Autore:
Alexiel Mihawk | alexiel_hamona
Titolo:
electric teenage dust
Capitolo:
new beginnings and old habits
Fandom:
Haikyuu!
Genere:
scolastico, slice of life
Warning:
Hogwarts!AU
Rating:
SFW
Parole:
10590 (forse qualcuna di più, ma whocares)
Prompt:
i prompt sono scritti prima dei singoli episodi di vita dei
personaggi.
Note:
questa storia è iniziata come fill del primo
prompt durante una
delle notti bianche di Mari di Challenge, non pensavo mi avrebbe
preso così tanto e non pensavo assolutamente che sarei
arrivata a
scrivere 10K di fanfiction sui primi sei anni trascorsi ad Hogwarts
da Iwaizumi e Oikawa.
Per rendere la comprensione più semplice
vi dico che ci sono tredici punti in questa storia, o meglio, ci sono
tredici storie, che unite insieme ne raccontano una più
grande; sono
due prompt ad anno, tranne per il quarto che sono tre, e sono
ovviamente disposti in ordine cronologico.
Il
corpo docenti, al momento è così composto: Ukai
senior come
Preside; Nekomata come professore di Pozioni; Ukai jr come Professore
di Difesa contro le arti oscure.
Gli
studenti invece sono divisi nelle case in questo modo:
Grifondoro
– Daichi, Yui Michimiya, Takeru Nakashima, Moniwa, Kamasaki;
Nishinoya, Ryu, Taketora; Hinata, Yachi, Kageyama.
Serpeverde
– Oikawa, Iwaizumi, Matsu, Makki, Kuroo; Kenma, Kyotani,
Yahaba;
Tsukishima, Lev Haiba.
Tassorosso
– Asahi, Bokuto, Yukie Shirofuku, Sasaya; Aone, Futakuchi;
Yamaguchi, Kaori Suzumeda, Kuganegawa, Sakunami.
Corvonero
– Sugawara, Kiyoko; Akaashi, Ennoshita; Kunimi.
Come
al solito molte di queste divisioni in case non saranno condivise, ma
va bene così, alcune sono spiegate da subito, altre le
spiegherò
più avanti, perché ho ancora molto da dire questo
universo.
electric
teenage dust
1.
new beginnings and old habits
Hogwarts
Dovrebbe
esserci abituato, ma la verità è che la magia
nella sua vita non è
mai abbastanza e per quanto antica possa essere la sua famiglia,
nessuno lo ha mai preparato alla vista di Hogwarts.
Iwaizumi
apre la bocca, solo leggermente, per non essere maleducato e sorride
sentendo il ragazzino seduto di fianco a lui trattenere il fiato ed
emettere un gridolino; non lo ha mai visto prima, ma dai suoi vestiti
dimessi e l'aria entusiasta deduce che debba essere figlio di
babbani.
«Guarda!
È un castello gigante!» esclama, tirandogli la
manica e Hajime
storce il naso, staccandosi appena, senza però essere
davvero
infastidito.
«Hogwarts
è la più grande scuola di magia e stregoneria
dell'Inghilterra»
gli spiega, ripetendo a pappagallo quello che gli dice sempre suo
padre.
«Davvero?
I miei sono persone normali e quando è arrivata a casa la
lettera
pensavo che fosse uno scherzo, anche se io lo sapevo, lo sapevo che
la magia esisteva!» inizia a dire il ragazzino, parlando a
raffica,
e Iwaizumi comincia a pentirsi di avergli dato retta «Io sono
Toru
Oikawa, molto piacere!»
«Hajime
Iwaizumi».
«Quindi
Iwa-chan» comincia il ragazzino, al settimo cielo
«Me lo dici che
cosa faranno adesso? Ci saranno delle fate? O dei folletti? CI SONO
DEI FOLLETTI? No, aspetta, aspetta, ci sarà un grande
gigante
gentile che ci sparerà in faccia i sogni con il suo
soffiasogni?»
«Il
suo cosa?» domanda Hajime, sinceramente confuso, senza capire
a cosa
si riferisca quello strano bambino «Non accadrà
niente di tutto
questo; ci metteranno un cappello in testa e ci smisteranno nelle
quattro case».
«Io
non voglio un cappello, mi scompiglia i capelli».
«Non
è un cappello normale, stupido» scoppia a ridere
Iwaizumi,
divertito dalla sua ingenuità «È un
cappello parlante ed è lui
che deciderà chi saranno i tuoi compagni di casa per i
prossimi
sette anni».
«Oh,
e cosa sono le case?»
«Ma
non vi insegnano proprio niente a voi figli di babbani prima di
mandarvi ad Hogwarts? Ce l'hai almeno una bacchetta?»
Il
ragazzino solleva il braccio agitando qualcosa in mano, quindi con
aria fiera, dice:
«E
ho anche tutti i libri».
«Meno
male» commenta un altro bambino seduto di fianco a loro
«Perché
Suga dice che bisogna studiare un sacco, vero Suga?»
«Così
dicono» conviene il ragazzino seduto in fondo alla barca
«Comunque
piacere, io sono Koshi Sugawara e lui è Daichi
Sawamura».
«Oh,
lo so chi sei» dice Iwaizumi aggrottando la fronte e
girandosi a
osservare Daichi «Tuo papà era sulla Gazzetta del
profeta».
Il
giovane storta il naso, ma non riesce a rispondere perché
Oikawa lo
interrompe subito.
«Sì,
ma le case? Le case! Iwa-chan, sei cattivo, non mi spieghi
niente!»
«Finiscila
di chiamarmi Iwa-chan».
«Le
case sono quattro, Grifondoro, Serpeverde, Tassorosso e
Corvonero»
spiega Sugawara pazientemente «Il cappello ti smista a
seconda del
carattere, dei tuoi tratti migliori e dei tuoi difetti».
«Oh,
e qual è la migliore?»
«Non
Serpeverde» rispondono all'unisono tutti e tre i ragazzini.
«Ok,
quindi posso finire in tutte, ma non lì?»
«Lo
diciamo per te, sarebbe meglio evitare».
«SERPEVERDE!»
Oikawa
si dirige a passo lento verso il tavolo dei verde e argento e
l'espressione sulla sua faccia è così accigliata
e depressa che a
Iwaizumi dispiace sinceramente per lui.
«Che
sfortuna» dichiara Sugawara, avvicinandosi allo sgabello e
lasciando
che gli venga posto il cappello sul capo.
«CORVONERO!»
è l'urlo che si leva dopo meno di un secondo.
Daichi,
già seduto al tavolo dei Grifondoro, gli fa un segno con la
mano,
come ad indicare che non aveva assolutamente dubbi su dove sarebbe
finito l'amico e torna a fissare i ragazzi che ancora devono essere
smistati.
Quando
Iwaizumi sente chiamare il suo nome, sente le gambe farsi leggermente
più molli e si rende conto che, per la prima volta, ha quasi
paura
di quello che potrebbe urlare il capello.
Mh,
capisco, interessante, davvero interessante.
Hajime
non domanda cosa ci sia di così interessante, ma non serve
che lo
faccia perché il cappello gli sta già leggendo la
mente e si limita
a rispondere come se fosse la cosa più normale del mondo.
Vedo
del coraggio e un grande senso di giustizia, davvero grande. Oh, e vi
siete appena conosciuti? Potresti essere grande a Grifondoro…
Iwaizumi
è d'accordo, in fondo tutta la sua famiglia è
sempre stata
Grifondoro e tutti sono sempre andati immensamente fieri della cosa,
però più ci pensa e più si sente in
colpa, apre leggermente gli
occhi e guarda il ragazzino seduto al tavolo delle serpi, che gioca
con aria triste con il cibo che ha nel piatto.
Dunque
è così, eh? In questo caso allora SERPEVERDE.
La
tavolata verde-argento esplode in un boato e in un applauso, mentre
Iwaizumi va a prendere posto tra quelli del primo anno.
«Pensavo
avessi detto “non Serpevederde”,
Iwa-chan» lo prende in giro
Oikawa, e Hajime già si pente di non avere fatto richieste a
quel
cappellaccio di merda.
«Stai
zitto, mio padre mi ucciderà».
«Più
che comprensibile» ride un ragazzino seduto davanti a loro
«Un
Iwaizumi a Serpeverde è come un Kuroo a Grifondoro. Io sono
Tetsuro,
comunque».
«Vorrei
dire che è un piacere» borbotta Hajime,
guardandosi attorno e
sospirando rassegnato «Ma temo proprio saranno sette anni
molto
lunghi».
Quidditch
La
prima volta che sale su una scopa, Oikawa cade da due metri di
altezza e si rompe il polso.
Nonostante
l'impatto traumatico però non si arrende e cerca di
convincere sia
Iwaizumi che Kuroo, con ogni mezzo di persuasione possibile, a
insegnargli a volare; Hajime solleva gli occhi al cielo e borbotta
qualcosa sul fatto che a quelli del primo anno sia vietato andare in
giro sulle scope, figurarsi imparare a usarle da soli, ma Kuroo lo
zittisce e dichiara che penserà lui a tutto quanto.
Si
ritrovano un pomeriggio, in un'area del giardino lontana da occhi
indiscreti; Oikawa è seduto su un muretto con le gambe a
penzoloni
nel vuoto e guarda in alto con gli occhi luccicanti.
«Iwa-chan,
Iwa-chan»
«La
finisci di chiamarmi così?» borbotta Hajime che a
tutta quella
confidenza non ci si è ancora abituato.
«Ma
quanto tempo si può stare su una scopa? E se finisce il
carburante?
E se si scarica?»
«Le
scope non si scaricano, Stupikawa».
«Che
ne so io, magari funzionano come gli aerei».
«I
cosa?» domanda come ogni volta che Oikawa nomina qualcosa di
insolito.
«Una
cosa
babbana» è la risposta di
Tooru, che bada bene di
calcare l'ultima parola come se fosse un segno distintivo, ribaltando
le sue origini per cui spesso viene preso in giro, in qualcosa di cui
essere invidiosi –
perché il nostro
mondo è pieno di
meraviglie e se tu non sai cosa sia l'internet non è colpa
mia,
anzi, sono dispiaciuto per te!
«Sei
caduto anche da quello?» Iwaizumi ridacchia, sfogliando
annoiato il
libro di trasfigurazione e leggendo il capitolo che dovrebbero
preparare per il giorno successivo.
«Non
si cade dagli aerei, Iwa-chan, si precipita. E poi si muore».
«Peccato
che non ti sia capitato, allora» borbotta l'amico, che
vorrebbe solo
concentrarsi.
A
interromperli ci pensano Daichi e Kuroo che arrivano insieme
trascinandosi dietro un quantitativo di scope decisamente eccessivo
per lo scopo che si sono prefissati quel giorno.
«Pensavo
dovessimo solo insegnare a Stupikawa a volare».
«Sì,
beh, quello era il piano originale» la faccia di Tetsuro
è tutta un
programma.
«Solo
che poi abbiamo incontrato Suga e Asahi e abbiamo pensato che una
dimostrazione pratica sarebbe stata meglio» conclude il
Grifondoro,
sorridendo (e Iwaizumi si chiede come diavolo abbia fatto a non
venire smistato tra loro, perché ci sono delle volte in cui
quel
ragazzino sa essere davvero inquietante).
«Se
ci sbatteranno tutti fuori sarà solo colpa vostra»
si lamenta un
Tassorosso, eccessivamente alto per la sua età, senza
però riuscire
a celare l'eccitazione che prova all'idea di montare sulla scopa.
«Quindi
devo solo dire 'Su'?» domanda Oikawa, avvicinandosi.
«Sì,
ma devi essere convinto» gli spiega Sugawara «Le
scope rispondono
ai comandi più semplici ed è un po' come se
avessero una volontà
loro, quindi devi prima imparare ad andarci d'accordo».
«Non
so sono sicuro di avere capito».
«Ti
faccio vedere» si offre Koshi, allungando la mano e ordinando
alla
scopa di sollevarsi «Più saranno semplici i tuoi
pensieri e più
riuscirai a trasmetterli alla scopa, però non devi imporle
di fare
quello che vuoi, dovete muovervi assieme».
Oikawa
non è convintissimo, tutta quella faccenda delle scope che
hanno una
loro volontà e pensano per i fatti loro non è che
proprio, proprio
riesca a capirla appieno, ma decide che se gli altri possono farlo,
allora può riuscirci anche lui.
«Oi,
Stupikawa, vedi di non cadere» gli intima Iwaizumi
«O giuro che
questa volta ti lasciamo qui e nessuno ti accompagna in
infermeria!»
«Che
antipatico, Iwa-chan!»
Oikawa
non cade dalla scopa.
Scopre
che l'aria tra i capelli e il fischio leggero del vento nelle
orecchie sono una delle cose che più gli piacciono, e si
rende conto
che non ha mai praticato nessun altro sport che lo prendesse
così
tanto; per farlo scendere ci vogliono venti minuti, due bolidi e un
non indifferente numero di insulti da parte di Iwaizumi.
Quando,
finalmente, rimette i piedi a terra, Toru sorride così tanto
che è
quasi fastidioso da guardare e Hajime si rifiuta di dargli corda;
alla fine è costretto a cedere, quando Oikawa fa promettere
a tutti
loro che, non appena sarà possibile, parteciperanno alle
selezioni
delle Squadre di Quidditch delle rispettive case.
«Dovrai
fare molto meglio di così, Stupikawa» gli dice,
con un sorrisino
ironico, allungando la mano insieme a quelle tese di tutti gli altri,
dopo che il compagno ha gridato qualcosa che assomigliava vagamente a
Uno per tutti e tutti per sé.
«Non
essere antipatico, Iwa-chan, ovviamente sarò il
migliore».
Specchio delle Brame
Il corridoio del terzo piano dovrebbe essere proibito, o almeno
questo è quello che dice il preside da anni («Mi
raccomando,
evitatelo, a meno che non vogliate rischiare di perdere una gamba, o
un braccio; ma in fondo ne avete due, quindi che importa!») e
la
maggior parte degli studenti tende a dargli retta.
A
Oikawa, ovviamente, certe raccomandazioni entrano
da un orecchio ed
escono
dall'alto e avere passato quasi metà del primo anno in
punizione –
pentendo una quantità di punti imbarazzante – non
è servito a
fargli capire come comportarsi. Fortuna vuole che almeno sia bravo in
tutte le materie, anche se dire bravo è riduttivo, Toru ha
solo E e
non importa quanto sia complicato o lungo il compito che viene loro
assegnato, lui riesce a svolgerlo in ogni caso; è
così che si è
guadagnato il rispetto dei suoi compagni, che gli perdonano i punti
persi in bravate, solo in virtù di quelli raccolti in classe.
In
ogni caso, Oikawa al terzo piano ci va spesso, si può dire
che ci
capiti almeno una volta a settimana– per caso, rigorosamente
per
caso, perché non lo fa mai apposta a trovarsi lì,
semplicemente
capita e a quel punto tanto vale andare avanti. La prima volta che
Iwaizumi si è accorto della sua assenza, una sera, quando
per
regolamento sarebbero dovuti essere tutti a letto, non si è
tanto
preoccupato per dove
potesse essere andato a cacciarsi, ma per quanti punti avrebbero
tolto a Serpeverde per la sua ennesima bravata. E sa già che
se
Trashykawa lo sapesse probabilmente lo accuserebbe di non essere
molto gentile e gli farebbe notare che per togliergli dei punti
dovrebbero prima beccarlo e lui non si fa mai scoprire – come
se
fosse vero.
Hajime esce a cercarlo e si fa immediatamente scoprire da Ukai, il
professore di Difesa contro le Arti Oscure (e direttore di
Grifondoro) che scoppia a ridere e lo prende in giro per le sue
scarse abilità nell'infrangere le regole; quindi gli toglie
20 punti
e lo riporta al dormitorio.
La
seconda volta che Iwaizumi si accorge che Oikawa è sparito,
decide
che è il caso di non combinare altri pasticci,
così rimane sveglio
in sala comune ad aspettare che torni, così da non
disturbare Kuroo,
Matsu e Makki con la sfuriata che progetta di fare all'amico. Quando
Toru ritorna, però, ha un'espressione così triste
che Hajime si
sente quasi male, cerca
di
non farsi
vedere e finge di
essersi addormentato davanti al fuoco.
Oikawa gli tira le orecchie e lo convince a tornare a letto, senza
rendersi conto che stava aspettando lui.
La terza volta Iwaizumi decide di seguirlo nel momento stesso in cui
lo sente alzarsi dal letto; dopo tutto non può essere
così
difficile pedinare Oikawa, anche quando le scale del castello dove ti
trovi si spostano e i personaggi dei quadri ti seguono con occhi
curiosi.
Nel
momento stesso
in cui si rende conto di trovarsi al terzo piano, Hajime
capisce di essere irrimediabilmente fregato; non sa nemmeno cosa Toru
ci venga a fare lì, visto che è proibito, ma lo
segue lo stesso
fino a una porta scura dall'aria pesante, su cui è
abbastanza sicuro
nessuno dei due dovrebbe entrare.
Entra dopo essersi assicurato che non ci sia nessuno nei dintorni e
nota che dietro la porta non c'è niente che potrebbe
ucciderlo e la
cosa è già di per sé un sollievo; gli
ci vuole un attimo per
notare la botola aperta nel pavimento e la scala che conduce a una
stanzetta attigua. Maledice Oikawa, la sua stupida
curiosità, poi sé
stesso e la sua apparente incapacità di lasciare
quell'idiota a sé
stesso.
Trova Toru seduto per terra di fronte a uno specchio dalla forma
oblunga; è così preso dal proprio riflesso che
non si accorge
nemmeno di non essere più solo e solo quando sente
pronunciare il
suo nome, finalmente, si gira.
«Iwa-chan?» domanda, e la sua voce esce come un
soffio molto simile
al tremito della fiamma su una candela lasciata vicina a una finestra
«Cosa fai qui?»
«Io? Cosa fai tu qui, Trashykawa! Ti sei bevuto il
cervello?»
chiede avanzando a grandi passi verso di lei e fermandoglisi accanto.
«Oh, eri preoccupato, Iwa-chan? Che carino!»
«Non dire cazzate! Se proprio devi guardarti allo specchio,
fallo
nel dor-» si blocca, fissando il suo riflesso con la bocca
spalancata e cercando di afferrare l'aria, in un punto in cui non
c'è
niente.
«Oikawa? Cos'è questo coso?»
«Non ne sono sicuro, ma ho fatto qualche ricerca e credo che
sia lo
specchio delle Brame».
«Ma qui c'è scritto
“Emarb”» nota Iwaizumi, senza riuscire a
smettere di osservarsi.
«Che cosa vedi, Iwa-chan? Che cosa vedi?»
«Ci
vedo con la divisa della squadra di Quidditch di Serpeverde, ho
appena preso O in pozioni e mia madre… tutto questo non
è reale,
vero?»
«No, lo specchio mostra i desideri più profondi di
ciascuno»
risponde Oikawa, con voce cantilenante, prendendolo in giro
«E
Iwa-chan ha visto la mamma!»
In realtà quello che vorrebbe dire è “E
Iwa-chan ha visto anche
me”, ma preferisce non superare quella linea sottile che li
divide.
Ad Hajime, in fondo, non serve che lui dica niente, perché
quel tono
giulivo non lo inganna nemmeno per un secondo e, dopo avere distolto
lo sguardo dallo specchio, lo punta sul compagno.
«E tu cosa vedi, Trashykawa?»
«Vedo la coppa di Quidditch nelle mie mani, ovviamente; oh e
anche
quella ragazza carina che gira sempre con Daichi, mi sta regalando
dei fiori!»
Iwaizumi solleva un sopracciglio, senza credergli minimamente, ma non
dice niente, si limita a guardarlo male, quindi – molto
lentamente
– si alza e si avvicina alla porta.
«Non sei per niente bravo a mentire, Toru. Ti aspetto
fuori».
Oikawa sospira e torna a fissare lo specchio, mentre le sue labbra si
piegano leggermente verso il basso in una smorfia di insoddisfazione.
Non dirà mai ad Hajime cosa lo specchio rifletta davvero:
non gli
dirà che si vede purosangue, che si vede prefetto, che
sì, vede
anche la coppia di Quidditch, assieme a quella delle case, assieme a
tutti quegli studenti che lo hanno preso in giro fino a quel momento
per le sue origini che gli dicono “Sei davvero il mago
più
brillante della tua età”.
No, non dice niente, sospira piano, si alza e raggiunge Iwaizumi in
corridoio.
«Non mi dire, Iwa-chan, che sei venuto a cercarmi
perché avevi
paura che mi fossi perso».
«Stai
zitto Trashykawa, come se fosse possibile per
te perderti» sbraita Iwaizumi, tirandogli un colpetto sul
coppino
«Ora muoviti, che ne ho proprio basta di preoccup- di doverti
venire
a cercare ogni volta che ti cacci nei guai».
Oikawa
sorride, cercando di non farsi vedere, mentre cammina a passo lento
dietro Hajime, tenendo un lembo della sua divisa tra le dita della
mano (perché
è buio,
Iwa-chan, non voglio mica inciampare e far arrivare qualcuno a
toglierci dei punti!).
Toru sente il cuore un po' più leggero sapendo che
è venuto a
cercare proprio lui. Decide che lo specchio non gli serve
più.
Pozioni
Almeno,
pensa Iwaizumi osservando il suo intruglio, non
sembra in procinto di esplodere come quello di Bokuto.
Non è mai stato bravo in pozioni, non pessimo come l'amico
Tassorosso, ma nemmeno bravo come Daichi, che è a un livello
più
che accettabile, soprattutto per un Grifondoro; sufficientemente
accettabile perché il vecchio professor Nekomata non si
metta a
levare punti alla sua casa per hobby.
Oikawa
lo fissa divertito, e non trova il coraggio di dirgli che il suo
problema non è nell'incapacità di relazionarsi al
libro di testo
(ha provato a fargli capire che Infusi e Pozioni Magiche è
un volume
relativamente semplice, ma Iwa-chan ha provato a gettarlo nel camino
della sala comune già due volte, assieme al libro) quanto
più la
facilità con cui si distrae durante la preparazione della
pozione
stessa.
Hajime non ha mai avuto pazienza e seguire pedissequamente il
procedimento di creazione, preparazione e aggiunta degli ingredienti,
rispettando il tempo al secondo, non è proprio qualcosa che
si sposa
con il suo carattere. Toru però i particolari li nota e si
è
accorto che i rametti di lavanda e l'ingrediente base non sono stati
pestati a sufficienza, che il miscuglio tritato non era poi
così
tritato e che Iwa-chan ha agitato la bacchetta verso sinistra invece
che verso destra; se continua così è sulla buona
strada per
trasformare il Distillato Soporifero in Disastro Soporifero.
«Secondo me» comincia piano, cercando di non
irritare l'amico.
«Non ci provare. Non dirlo. Non dire niente» lo
precede il
compagno, che si rifiuta di accettare qualsiasi consiglio
sull'argomento, anche quelli di Oikawa, nonostante questi sia l'unico
ad avere E anche in Pozioni.
«Rude!» borbotta Toru, fingendosi offeso
«E io che volevo solo
dirti che Daichi ti stava chiamando per passarti la bilancia».
«Oh».
Come no, boccalone.
Approfitta del momento di distrazione di Hajime per sistemare il suo
calderone, regola il fuoco e versa una goccia di muco di vermicoli,
per bilanciare i danni che Iwa-chan e la sua inesistente pazienza
hanno già prodotto.
«Beh» nota Kuroo, cercando di non farsi sentire
«Magari così
riuscirà a prendersi una A».
«Chi prenderà una A?» domanda Iwaizumi
tornando con la bilancia
«Ehi, avete visto che bell'aspetto ha il mio
Distillato?»
«Tutto merito tuo, Iwa-chan» celia Oikawa,
chinandosi sul mortaio
con un sorrisino «Tutto merito tuo».
In cui Oikawa è in Infermeria per il ginocchio e
Iwaizumi è
preoccupato e lo va a trovare, ma Oikawa gli fa perdere la pazienza.
Finisce quindi per essere cacciato dall'infermiera perché
è vietato
affatturare i pazienti.
La
cosa davvero stupefacente di quel loro terzo anno non era stato che
ci fossero arrivati
tutti vivi (secondo Daichi, in
realtà,
anche quello,
visto che avevano affrontato nell'ordine: un troll di montagna, un
pericoloso mago oscuro, ragni giganti, un cane a tre teste, un'idra e
una vecchia megera molto arrabbiata) quanto più che fossero
tutti
stati ammessi nelle rispettive squadre di Quidditch. Alcuni, come
riserve, altri – ok, solo Kuroo – come membri a
tutti gli
effetti; in ogni caso ce l'avevano fatta ed erano tutti così
entusiasti che la sera in cui avevano ricevuto la lieta notizia
avevano deciso di fare un festino nella stanza delle
necessità,
venendo immediatamente scoperti e finendo col perdere 30 punti a
testa.
I loro compagni non ne erano stati proprio, proprio felici.
In ogni caso erano entrati in squadra e avevano passato le prime
partite seduti sulle panchine della squadra, in fremente attesa di
potervi prendere parte, mentre i loro compagni sfrecciavano nel cielo
lanciandosi la pluffa ed evitando bolidi con attente schivate.
Ora,
a distanza di mesi, Oikawa ha finalmente l'occasione di prendere
parte alla sua prima partita e non sta più nella pelle. Ha
trascorso
l'intera mattinata ad ammorbare chiunque gli capitasse a tiro,
spiegando schemi di gioco che ha letto in libri troppo vecchi per
essere presi in considerazione e passando un'intera ora al telefono
con sua sorella, in un'area del giardino dove stranamente il suo
cellulare riesce ad avere campo. Iwaizumi
nemmeno gli chiede cosa stia facendo, lui la tecnologia babbana
proprio non la capisce – e sì che Toru ci ha
provato a spiegargli
le cose, gli ha parlato di una chiamata internet, che ha quanto pare
serve per cercare le cose che perdi, e gli ha spiegato degli
smarphone, anche se ad Hajime non è chiaro come una scatola
di
metallo che si illumina possa essere intelligente, sai che roba,
anche la sua bacchetta si illumina.
«Prenderò il boccino così in fretta che
tutti saranno entusiasti e
non servirà nemmeno più che giochino gli
altri» dice, saltellando
abbracciato alla scopa «Volerò così
veloce che nemmeno riuscirai a
vedermi, Iwa-chan!»
Iwaizumi lo ignora, camminando lentamente verso il campo di Quidditch
e augurandogli buona fortuna prima di andare a prendere posto sugli
spalti, dove il resto di Serpeverde attende con ansia che cominci la
partita (più che altro attendono di vincere, visto che i
loro
avversari sono di Tassorosso e l'attuale squadra dei Tassi non
è
nota per i suoi elementi).
«Scommetto un galeone che cade dalla scopa dopo dieci minuti
e Kuroo
salva la situazione» celia Mattsu, stringendosi nel cappotto
pesante.
«Figurati se quel cretino si lascia cadere prima di avere
recuperato
il boccino» commenta Hajime, appoggiandosi alla balconata e
osservando i giocatori levarsi verso l'alto.
Quando, dopo mezz'ora di gioco, Oikawa si getta dalla scopa per
recuperare la vittoria, scoprono di avere ragione entrambi.
Sdraiato nel letto dell'infermeria Toru sorseggia soddisfatto del
succo di zucca da un bicchiere quasi stracolmo.
«Hai visto Iwa-chan come sono stato bravo?»
«Sei salito in piedi sulla scopa e ti sei buttato nel vuoto,
Shittykawa. Bravo non è il termine che userei».
«Sei sempre un antipatico!» si lamenta il giovane,
indicando con un
dito la sua gamba sollevata «Mi sono anche rotto un ginocchio
per
conquistare la vittoria, dovresti essermi grato!»
«Grato
di cosa?» sbraita Iwaizumi «La
Dottoressa dice che potresti avere degli strascichi in futuro visto
il volo che hai fatto».
«Che noia! Noioso, sei noioso, Iwa-chan!»
«E tu sei un idiota» ringhia l'amico, che sta
perdendo la pazienza.
«E
invece di essermi grato per questa fantastica vittoria mi tratti pure
male. Su, so che vuoi dirmelo, avanti, dimmelo» celia
gonfiando le
guance e portando le braccia al petto «Dì, Ti
voglio bene
Toru-chan, sei stato meraviglioso e ti ringrazio profondamente per
l'immenso sacrificio che hai fatto per-»
«Stupeficium!»
Per
sua sfortuna (e per fortuna di Oikawa), Iwaizumi sbaglia
a mirare e colpisce il muro, lasciando un vistoso segno nero sulla
pietra e attirando l'attenzione indesiderata dell'infermiera, che
lancia un urlo e si fionda su di lui con un giornale.
«Fuori di qui! Fuori!» si mette a urlare
«Questa è un infermeria,
non una sala duelli: niente urla, niente fatture, niente
incantesimi!»
Iwaizumi schiocca la lingua seccato, l'ultima cosa che riesce a
vedere, prima di venire buttato fuori, e la faccia sorridente e
divertita di Oikawa che gli fa ciao, ciao con la manina.
«Giuro su Merlino, Shittykawa» urla prima che la
porta si chiuda
«Non arrivi vivo alla fine del settimo anno!».
«A me sembra un sacco di tempo» lo sente rispondere
«Si vede che
in fondo mi vuoi bene!»
«Devo
andare da Mondomago» «Ti
accompagno»
Gli studenti del primo anno lo fanno sempre, guardare i loro compagni
più grandi ammirazione, è normale, ma per quelli
del terzo è una
vera novità visto che sono appena passati dall'essere
matricole
senza arte né parte a veterani a tutti gli effetti.
«Secondo me è tutta una prova» dice
sempre Daichi quando
sopravvivono a qualcosa di terribile «Per fare sì
che al settimo
anno ci arrivino solo i più forti».
Ogni volta Kuroo gli fa notare che non è possibile e che
sicuramente
si sbaglia, perché Asahi è ancora tutto intero.
«Guardate che la cosa veramente assurda non è
Ashai» fa notare
ogni volta Suga, ridendo «Ma Bokuto, che ha ancora tutti gli
arti».
In ogni caso, per Hajime tutta questa ammirazione non è che
una
seccatura, non gli piacciono le persone, non parla con la gente,
figurarsi se dà retta a quelli del primo anno; ovviamente
per Oikawa
è tutto grasso che cola e secondo Mattsu non aspettava altro
che la
possibilità di vantarsi con qualcuno, atteggiandosi a re
degli
storditi del terzo anno – non che Kuroo non faccia del suo
meglio
per dargli man forte.
Iwaizumi
cerca di tenersi lontano più che può dalla ressa,
anche se questo
vuol dire starsene per i fatti suoi, beh,
allora tanto di guadagnato; scopre che la biblioteca è un
luogo
perfetto per studiare quando non c'è Oikawa che lo molesta e
che
l'aula di divinazione è sempre vuota dopo le lezioni. Ogni
tanto
qualcuno lo raggiunge per studiare insieme (di solito Sugawara o
Asahi) o per approfittare della sua presenza per dormire in santa
pace, visto che nessuno si avvicina spontaneamente ad Hajime (ed
è
parecchio fastidioso, perché ci sono volte in cui Kuroo
parla nel
sonno e Bokuto sbava).
Oikawa è piccato, ma cerca di non darlo a vedere.
Iwa-chan è il suo migliore amico, dovrebbe trascorrere del
tempo con
la sua magnifica persona e non a cercare di evitarlo.
Ci sono dei giorni in cui, dopo avere seminato il suo stuolo di
ammiratrici per qualche corridoio, inizia a vagare per tutto il
castello alla ricerca di Hajime; lo trova quasi sempre, ma non gli si
avvicina quasi mai. Per poi tornare a tormentarlo nei dormitori,
frignando perché non gli vuole più bene e lo sta
evitando e
divertendosi moltissimo nel vedere le sue espressioni irritate.
Il
giorno della seconda gita a Hogsmeade, Toru
trattiene a stento l'eccitazione. La prima volta che ci sono stati ha
trascorso tutto il tempo con la bocca spalancata, emozionandosi come
un bambino di fronte a qualsiasi novità
(«Iwa-chan, Iwa-chan! La
burrobirra è buonissima! Iwa-chan, Iwa-chan! Guarda quanti
manici di
scopa! Iwa-chan, Iwa-chan! Andiamo in quella stamberga?!), riuscendo
a rompere così tanto le scatole a chiunque che per poco (su
mozione
popolare) non è stato abbandonato in mezzo a una strada.
Questa volta però ha deciso di controllarsi,
perché – almeno oggi
– vorrebbe trascorrerlo senza ragazzine che gli chiedono di
fare
una magifoto o che gli domandano se i suoi capelli sono così
favolosi di natura o se usa uno shampoo particolare – e,
ovviamente, sono così per natura, non è colpa sua
se è bellissimo.
«Iwa-chan, Iwa-chan, cos'hai nella borsa? È un
borsello da uomo?
Hai iniziato a seguire Vogue?»
«Voche? Devo andare da Mondomago, Shittykawa».
«Oh, allora ti accompagno» celia il ragazzo,
incamminandosi nella
direzione opposta.
Iwaizumi rotea gli occhi al cielo e lo afferra per la collottola.
«Non da quella parte, deficiente».
«Che cattivo!»
Hajime sospira e si massaggi le tempie, consapevole che quella
sarà
una lunga giornata. Non gli dà davvero fastidio che Oikawa
lo stia
seguendo, è sorpreso, ma non infastidito. Credeva che
l'amico
avrebbe passato la giornata a farsi offrire dolci da ragazzine troppo
ingenue per vedere quanto fosse vanesio, o magari a cercare di
intrufolarsi nella Stamberga Strillante assieme agli altri due
spostati.
Invece
Toru scegli di seguirlo, e per sua grande sorpresa rimane silenzioso
quasi tutto il tempo, non gli fa domande imbarazzanti, non gli chiede
se si sia misurato il pisello di recente, né gli domanda
quando sia
stata l'ultima volta che lo
ha sognato (perché tutti devono sognare le cose belle prima
o poi);
Iwaizumi si chiede se stia bene, ma ha paura che la risposta sarebbe
qualcosa di così stupido che si ritroverebbe costretto a
strangolare
sul posto Oikawa, e lì non ci sono molti posti per
nascondere un
cadavere.
Il proprietario del negozio li accoglie con gentilezza e Hajime posa
delicatamente la borsa sul bancone.
«Capisco, capisco» mormora l'uomo, mentre Oikawa
svolazza da una
parte all'altra del piccolo emporio osservando oggetti che non ha mai
visto prima.
«Iwa-chan, Iwa-chan, cos'è?»
«Una ricordella, emette fumo colorato quando ti dimentichi le
cose.
Non funziona con il cervello, Shittykawa».
«Rude! E questo?»
«Uno Spioscopio, non ne hai bisogno, si attiverebbe in
continuazione
solo standoti vicino».
«Sei proprio noioso, Iwa-chan! Cos'è
quello?»
«Un rivelatore, rimettilo a posto e no-» si
avvicina prendendo
qualcosa dalle mani del ragazzo e rimettendolo delicatamente a posto
«Questo è un pensatoio e non puoi permettertelo,
quindi lascialo
qui e stai fermo e zitto finché non ho finito».
Oikawa,
come aveva previsto, gli mette il broncio, ma riesce a resistere
addirittura cinque minuti senza muoversi; torna
a molestarlo nel momento stesso in cui mettono piede fuori dal
negozio, lamentandosi con fare oltraggiato per il suo comportamento
antipatico.
«Sei sempre così cattivo, Iwa-chan, mi dici sempre
cosa fare! Non
potresti fare come tutti? La gente è sempre onorata di
avermi
attorno!»
«Allora vai dalla gente» borbotta Iwaizumi, senza
prestargli
attenzione.
«Sei davvero odioso!»
Hajime si blocca, si gira verso di lui e gli tira uno scappellotto.
«Nessuno ti obbliga a passare il tempo con me se mi trovi
così
antipatico, Oikawa»
Toru
si
ferma di botto e ci rimane quasi male, non tanto per lo scappellotto,
a quelli è abituato, quanto più perché
forse questa volta ha
esagerato, anche se non gli è ben chiaro come si sia
ribaltata la
situazione: era lui quello offeso perché Iwa-chan se ne sta
sempre
per i fatti suoi.
«Ma io-»
«Un cazzo, se vuoi stare con i tuoi amici vedi di comportarti
da
persona civile, altrimenti puoi tornare a farti ammirare da quelli
del primo anno».
«Io sono civile» si lamenta Oikawa.
«Non mi dire» continua Hajime, riprendendo a
camminare con le mani
in tasca «E allora vedi di esserlo con chi ti vuole
bene».
Toru ci pensa un attimo, quindi sorride sornione, avvicinandosi alle
spalle dell'amico.
«È un modo tutto contorto per dirmi che mi vuoi
bene, Iwa-chan? Non
serve mica che fai il ritroso sai!»
Quando Daichi, Bokuto e Kuroo passano per la strada, dieci minuti
dopo, trovano Oikawa sotto un cumulo di neve con un occhio nero e la
sciarpa un po' troppo stretta attorno al collo.
«Iwaizumi» ridacchia Tetsuro, senza muovere un
dito, mentre Kotaro
aiuta l'amico a rimettersi in piedi.
«Spero per te che ne sia valsa la pena» lo sgrida
Daichi, oramai
rassegnato alla completa assenza di cervello del Serpeverde.
«Non avete minimamente idea» ridacchia Oikawa
«Non ne avete idea».
Avventura a Nocturn Alley
A Oikawa non dovrebbe essere permesso di girare da solo, dopo tre
anni di conoscenza oramai Iwaizumi ne è profondamente
convinto.
Qualcuno dovrebbe comprargli un guinzaglio o una corda da usare
quando escono, così che l'amico non si allontani troppo e
non vada a
cacciarsi in posti poco appropriati.
Ovviamente nessuno ci pensa, perché Toru non è un
cane e quindi
lasciano sempre che scorrazzi allegro e felice come un bambino con
troppi zuccheri in corpo; il problema vero è che
più della metà
delle volte Oikawa non ha la benché minima idea di dove stia
andando: non conosce Londra, non conosce Diagon Alley, a malapena
conosce Hogwarts.
Così per lui
è del tutto normale
quando, seguendo i
suoi
pensieri, si trova in una via meno illuminata delle altre; non fa
caso agli edifici cadenti, alle finestre rotte e al fastidioso odore
di fetido che si leva dai bordi della strada, semplicemente continua
a camminare – tanto è così che fa
sempre e ogni volta Iwaizumi
riesce a ritrovarlo non si sa bene come.
Capisce che qualcosa non va solo quando una mano rugosa, dalle lunghe
dita nodose, gli tocca il braccio, facendolo saltare leggermente per
lo spavento.
«Psst» sibila una vecchia dall'aspetto inquietante
(Dove sono i
suoi denti? Oddio perché non ha i denti? E quanto tempo
è che non
si lava? E quelle sono unghie?) «Ehi, bel giovane, dico a
te».
«Purtroppo ho notato, Signora» borbotta Oikawa,
sottraendosi a
quella presa spiacevole.
«Vuoi mica delle unghie? Sono umane» sibila la
strega «Staccate da
babbani vivi e-»
«E non compra niente, sciò. Smamma. Fuori dai
calderoni» sbraita
una voce nota, mentre Iwaizumi compare dal nulla, piazzandosi tra la
vecchia e Oikawa, e facendole gesto con le mani di andarsene.
«Iwa-chan!»
Questa volta
però Hajime sembra
davvero arrabbiato, non lo picchia nemmeno e Toru si rende conto che
qualcosa non va; solo in quel momento si prende la briga di guardarsi
in giro e
nota i ragni vivi
che camminano nelle vetrine vicino a lui, ode le urla sommesse che
riecheggiano per la strada e si rende conto che forse, forse,
lì non
ci sarebbe dovuto proprio arrivare.
«Iwa-chan? Dove siamo?»
«Nocturne Alley. Tieni la testa bassa, non parlare non
nessuno e,
per l'amor del cielo, non lasciar andare la mano o ti perdi di nuovo
e visto dove ci troviamo capace che ti rapiscono per venderti al
mercato nero».
Oikawa deglutisce appena, stringendo la mano di Iwaizumi come se ne
andasse della sua stessa vita e non sa se l'amico ha esagerato, ma
non ha idea di dove si trovi e quei ragni gli fanno senso, quindi
anche se non fosse vero non importa. Quel contatto gli dà
sicurezza.
«Mi dispiace» borbotta appena.
«Come sempre, Shittykawa, fai le cose, ti perdi, combini un
casino e
poi ti dispiace» lo sgrida Hajime, anche se quella che si
coglie
nella sua voce non è rabbia, ma preoccupazione.
«Ma Iwa-»
«Iwaizumi» mormora una voce strascicata dal vano di
una porta «Sei
proprio il primogenito degli Iwaizumi, non è
così?»
Dall'ombra emerge un
uomo di mezza età, dai capelli scuri e lo sguardo
inquietante che si
posa prima su Oikawa e poi torna a fermarsi su Hajime.
«Prego,
prego, entrate a dare
un'occhiata».
«Io da Magie Sinister non ci entro» risponde
Iwaizumi, bloccando
Oikawa che, tornato giulivo come suo solito, stava già per
fare un
passo in avanti.
«Quanto astio, quanto astio» lo prende in giro
l'uomo «Non pensi
subito male, abbiamo molte cose… legali».
La stretta di Iwaizumi sulla mano di Toru si fa più forte e
anche se
l'amico non ne intuisce davvero il motivo, capisce che è il
capo di
andarsene e, assumendo un'espressione da diva accigliata, si para da
Hajime e lo sconosciuto, agitando, forsennatamente la mano libera.
«La prossima volta, buon uomo, ora sono in ritardo per il
parrucchiere» celia, con la stessa sicurezza che ha mostrato
già
una volta trovandosi di fronte a un cane a tre teste
(«Qualcuno ha
una mentina da dargli?»).
Quindi si gira e comincia a tirare Iwaizumi dietro di sé,
sperando
davvero tanto che la direzione sia quella giusta o finirà
con il
prenderle di nuovo.
«Iwa-chan?»
domanda quando finalmente riesce a raccapezzarsi e fa capolino a
Diagon Alley «Chi era quel tizio?»
«Nessuno di buono, Trashykawa, vende un sacco di roba
illegale,
magia oscura. Meglio non mettere piede a Nocturne Alley».
«Quanto sei drammatico, è andato tutto bene mi
sembra, no?»
Hajime si trattiene dal tirargli un pugno sul naso, perché
dopotutto
Toru li ha salvati da un incontro spiacevole (ma non era andato lui
a ripescarlo in quel postaccio? Come ci erano finiti in quella
situazione); sospira, ripensando alle volte innumerevoli in cui suo
padre ha tentato invano di far chiudere quel posto e si chiede cosa
penserebbe se sapesse che per poco non ci metteva piede.
«Iwa-chan» la voce cantilenante di Oikawa lo
riporta alla realtà.
«Cosa, cosa vuoi?»
«Guarda che puoi mollare la mia mano ora, “Oh,
Toru-chan, ho avuto
così paura, meno male che- OUCH, IL MIO NASO!
Iwa-chan!»
Iwaizumi solleva un dito medio e si allontana a grandi passi,
maledicendo ancora una volta l'assenza di cervello del suo migliore
amico.
«Iwa-chan aspettami!»
«Sai cosa, Shittykawa? Vatteli a comprare da solo i libri, io
non ne
voglio sapere niente!»
«Oh, giusto i libri».
Hajime si blocca, girandosi molto lentamente verso di lui.
«Scusa, cosa pensavi che fossimo venuti a fare a Diagon Alley
a due
giorni dall'inizio della scuola?»
Oikawa sbatte le
palpebre, allarga
le braccia e scuote il capo – come faccia a non capire
proprio non
se lo spiega.
«Il parrucchiere, Iwa-chan, il parrucchiere».
Il quarto anno comincia bene per tutti loro.
Il treno è pieno di ragazzi che ridono, che fanno battute e
che si
scambiano dolcetti e racconti di come hanno passato le vacanze;
c'è
una carrozza i cui compartimenti sono più rumorosi e in cui
i
ragazzi sembrano fare apposta più casino del solito.
Solo uno se ne sta in un angolo, con un pesante e orribile cappello
di lana in cima alla testa, le braccia conserte e l'aria oltraggiata.
«Eddai, Oikawa, non può essere così
terribile» cerca di
consolarlo Sugawara.
«Hai un bel viso, vedrai che non si noterà
nemmeno» concorda
Daichi.
«Già e ricresceranno subito, ti ricordi quando al
primo anno
abbiamo fatto quella striscia tra i capelli di Asahi?»
conviene
Kuroo, annuendo convinto.
«Piantala di fare la mammoletta frignona e levati quel
cappello di
merda» borbotta infine Iwaizumi, scocciato.
Senza attendere una reazione allunga il braccio e gli sfila il
copricapo, senza riuscire a trattenere un sorriso quando il
meraviglioso lavoro che ha fatto si mostra ai suoi occhi (e a quelli
di tutto il vagone).
Ci provano a non ridere, ci provano davvero (perché come
dice
Sugawara: «Su, povero, Toru, non siate cattivi»),
peccato che poi
arrivi Bokuto.
«Buon giorno, Signor- Oh, sei tu Oikawa. Com'è che
Oikawa è
pelato?»
Carte da gioco Autorimescolanti
C'è decisamente qualcosa che non va in quella partita.
Oikawa è sempre stato una schiappa coi giochi di carte: non
ha
tattica, non hapazienza, non è baciato dalla fortuna.
Paradossalmente i migliori in quel campo sono Daichi e Bokuto e se
Daichi è in grado di fare praticamente qualsiasi cosa, beh,
Bokuto è
decisamente una sorpresa.
Non a caso al Club dei Duellanti quasi tutti si rifiutano di giocare
con loro, perché significa perdere, e non perdere una volta,
ma ogni
singola partita che viene giocata.
Ovviamente, Toru non lo accetta e non si arrende mai, non riesce a
concepire che esista qualcosa che esca dalla sua sfera di controllo,
così, almeno una volta a settimana si trova a perdere anche
le
mutande al club.
Ed
è proprio quello che non va,
pensa Hajime fissandolo con aria cupa, Oikawa
è ancora vestito.
Peggio, Oikawa sta vincendo. A poker. Contro Daichi e Bokuto.
«Non fare quella faccia seria, Iwaizumi» gli fa
notare Kuroo «O si
accorgeranno che qualcosa non va».
«Già, se gli va bene può sempre
spacciarla per una botta di
fortuna» conferma Sugawars, annuendo «Anche se
dovrebbe perdere
almeno un paio di mani».
«Non vedo il problema, possono sempre appenderlo a testa in
giù
dalla Torre di Astronomia» celia un ragazzino del terzo anno,
che
non dovrebbe nemmeno essere lì, visto che il Club dei
Duellanti è
una prerogativa degli studenti dal quarto anno in avanti.
«O magari lo rinchiudono nei bagni di Mirtilla!»
commenta il suo
degno compare.
«Tanaka, Nishinoya, finitela» li redarguisce un
Grifondoro del
sesto anno, tirando uno scappellotto ad entrambi
«Farò finta di non
avervi visto, ma vedete di comportarvi come si deve!»
«Giuro su Dio che se lo appendono alla torre lo lascio
lì. Tutta la
notte» sibila Iwaizumi avvicinandosi al tavolo da gioco,
giusto in
tempo per cogliere l'occhiata scocciata che si scambiano Daichi e
Bokuto. Se Oikawa è riuscito a far arrabbiare quei due,
allora è
davvero nei guai.
«Shittikawa»
sibila
chinandosi su di lui e domandandosi cosa abbia mai fatto di male
nella vita per meritarsi un amico così deficiente
«È proprio il
momento di andare».
«Ma non è -»
«Invece sì, alzati» lo solleva per un
braccio e inizia a
trascinarselo dietro, senza trovare minimamente strano quel suo
prendersi ogni volta la briga di parargli le chiappe.
«Iwa-chaaan!» si lamenta l'altro «La mia
vincita! Le mie carte!»
«Le prenderà Kuroo, tu vedi di azionare quelle
gambe ed esci di qui
prima che ti faccia uscire io a pedate»
«Che cattivo» biascica Toru camminando mogio verso
la porta.
Solo quando sono oramai per il corridoio, con Kuroo che li segue
ridacchiando assieme ai loro compagni di stanza, Hajime (che
dopotutto un po' curioso lo è) gli domanda come abbia fatto
a
vincere.
«Come pensi che abbia fatto, Iwa-chan? Carte rimescolanti
ovviamente».
«Hai barato? Non so perché non sono nemmeno
stupito».
«No, no, è qui che ti sbagli, Iwa-chan: non
è barare, se nessuno
ti scopre».
«Ora capisco perché sei finito a
Serpeverde» commenta Hajime,
superandolo scoraggiato.
Schiopodi Sparacoda
«Iwa-chan, ho paura!»
Il cazzotto che riceve in testa non lo spinge a spostarsi e Oikawa
rimane fermo, attaccato al mantello della divisa di Hajime,
nascondendosi dietro alla sua schiena e osservando con aria allarmata
i poco pacifici animali che passeggiano nel recinto di pietra.
«Oi, Trashykawa, non fare il bambino! Guarda come riesce bene
a
Bokuto, vorrai mica che diano tutti i punti a Tassorosso,
vero?»
«Bokuto
è uno psicopatico,
Iwa-chan, nessuna persona sana di mente entrerebbe di sua spontanea
volontà nel
recinto degli
schiopodi, nessuna!»
«Sono classificati come XXXX dal ministero della
magia» gli dà man
forte, Asahi, osservando il compagno con aria preoccupata.
«Visto, Iwa-chan? È pericoloso!
PERICOLOSO!»
«Non mi dire...» Hajime ruota gli occhi al cielo e
si stacca da
Oikawa con uno strattone «Stai fermo qui, vado a tenere alto
l'onore
della nostra casa».
«Avventurandoti tra obbrobri che sono un incrocio tra una
manticora
e un fiammagranchio? Molto astuto, Iwa-chan, dai come sempre prova di
enorme acume» celia Toru, evitando per un soffio uno
schiantesimo
che va a colpire l'albero alle sue spalle – Oikawa ha un
déja vù.
Hajime nel recinto ci entra lo stesso, perché –
dopotutto –
quanto può essere difficile? È già
abituato ad avere a che fare
con bestie fuori controllo, basta pensare a quel cerebroleso del suo
migliore amico, alla gente che frequenta, a suo padre e al professore
di – merda.
«Stai attento al pungiglione Iwa-chan! Il pungiglione e-
Oh-oh… Mi
sa che quella era una femmina» borbotta Oikawa, parlando tra
sé «Te
lo avevo detto di stare attento!»
«Stupeficium!»
«Iwa-chan, stai attento ai Tentacoli Velenosi,
stanno mettendo i
denti. Iwa-chan? Iwa-cha, ti avevo detto di stare attento!»
Dopo cinque anni Iwaizumi dovrebbe avere capito come funziona: se
Oikawa ti dà un consiglio a lezione dovresti ascoltarlo,
perché di
solito ha ragione.
Purtroppo questo dare retta a quel babbeo spesso scatena conseguenze
spiacevoli, come una serie infinita di auto-elogi, svariate vanterie
e una serie di pretese di ringraziamento per tutta la settimana che
segue.
Hajime non lo ascolta per principio, perché non ha voglia di
stare a
sentire Toru, né tanto meno di andare a letto guardando la
sua
faccia soddisfatta da “Che bello avere ragione”;
è irritante e
gli dà ai nervi, glielo dice ogni volta e a Oikawa entra da
un
orecchio ed esce dall'altro, come ogni cosa che gli viene detta.
Ci sono dei casi
– non poi così
rari, ma che rimangono solo
dei solo sporadici – in cui Oikawa decide di improvvisarsi
insegnante degli studenti più giovani, e per loro
è meraviglioso
perché uno degli studenti brillanti dell'intera scuola,
sebbene sia
già al quinto anno, si prende del tempo da dedicare a delle
matricole. Loro – i suoi amici di una vita – sanno
perfettamente
perché lo faccia, ma nessuno ha mai detto niente, nessuno lo
ha mai
accusato di egoismo o gli ha mai fatto notare che costruire il suo
ego sulle insicurezze di ragazzi non è proprio una bella
cosa. In
fondo che diritto hanno? Sono tutti giovani in crescita, le loro
insicurezze sono quelle di tutti e criticare Oikawa perché
tenta,
anche se malamente, di fare qualcosa per dissiparle, non sarebbe
giusto.
Anche perché è bravo e i ragazzini li aiuta
davvero e non importa
di che casa siano («Grifondoro, Serpeverde, Tassorosso e
Corvonero,
per me siete tutti insignificanti uguali»), né che
lo faccia
principalmente per sé stesso.
Oikawa è bravo, ma a Iwaizumi non importa proprio.
Lui non ha intenzione di ascoltarlo, non l'ha mai fatto e non ha
intenzione di farlo ora; ci sono delle volte che per convincersi di
star facendo la cosa giusta si ripete di essere lui la voce della
ragione tra i due. È lui quello che pensa prima di fare le
cose,
quello che non si fa salire il sangue al cervello, quello che ignora
la gente (ma non Toru, non i suoi amici).
E ci sono delle volte in cui ha ragione, in cui fa bene e sa che
è
meglio imparare le cose sulla propria pelle piuttosto che farsele
spiegare da qualcuno.
Altre, invece… Beh, altre volte rimpiange proprio di essere
così
testardo.
«Iwa-chan, stai attento ai Tentacoli Velenosi, stanno
mettendo i
denti. Iwa-chan? Iwa-cha, ti avevo detto di stare attento!»
La cosa peggiore, non è nemmeno aver avuto torto; la cosa
peggio è
la voce di Oikawa che gli rimbomba nelle orecchie come un mantra.
«Io te l'avevo detto, Iwa-chan, possibile che non ascolti
mai? Te
l'avevo detto!»
È San
Valentino e qualcuno cerca di somministrare un filtro d'amore a
Iwaizumi regalandogli dei cioccolatini. Che vengono però
mangiati da
Oikawa perché «Oh Iwa-chan ha ricevuto un regalo!
Finalmente! Dai
fammi assaggiare, io ho sempre condiviso i miei»
Di tutte le feste cretine che potevano adottare dai Babbani, San
Valentino è sicuramente la peggiore. Iwaizumi l'ha sempre
detestata,
fin dal primo anno, quando per la prima volta la sala grande
è stata
invasa da pennuti starnazzanti che abbandonavano orride buste rosa
nei loro piatti della colazione.
L'unica nota positiva di quelle giornate del cazzo erano le serate di
condivisione dei dolci; Daichi, Kuroo e Oikawa, che erano quelli che
più di chiunque altro nel loro anno ricevevano cioccolatini
(e
caramelle, e una volta anche una torta), non sarebbero comunque mai
riusciti a finirli da soli, così una volta l'anno, la notte
tra il
14 e il 15, organizzavano una serata apposta, per la condivisione dei
dolci. Puntualmente il giorno dopo finivano tutti in infermeria sotto
lo sguardo disgustato della Dottoressa, che dopo il terzo aveva
rinunciato a qualsiasi speranza, almeno con loro.
Quell'anno, proprio come i precedenti, Oikawa ha ricevuto una
quantità di regali spropositata e insieme a Kuroo stanno
facendo a
gara a chi ne ha ricevuti di più, decidendo quali portare
quella
sera e quali tenere come scorta per i momenti di sconforto (ovvero
quando il professor Nekomata impone loro di scrivere tre rotoli di
pergamena su come fare qualche inutile pozione).
A Iwaizumi non importa molto del cioccolato, di solito capita che
riceva qualche lettera, che finisce sempre con il cestinare senza
nemmeno leggere perché se la gente non è in grado
di dirgli le cose
in faccia, allora non merita nemmeno una sua risposta. E comunque non
gli è mai importato degli sconosciuti.
«Fammi capire» borbotta Toru quella sera, non
appena si siedono
tutti in cerchio nella stanza delle necessità, ognuno con
una pila
di cioccolatini davanti «Quelli di chi sono?»
«Non lo sai? Iwaizumi ha fatto conquiste
quest'anno» commenta
Kuroo, canzonandolo.
«Oh Iwa-chan ha ricevuto un regalo! Finalmente! Dai fammi
assaggiare, io ho sempre condiviso i miei» celia Oikawa, e,
senza
minimamente attendere una risposta, afferra la scatola rosa a forma
di grosso cuore e la apre, scartando con occhi luccicanti un
cioccolatino.
«Oi, Shittykawa!» protesta Iwaizumi, senza
però fermarlo.
«Ehi, ehi, ehi, Oikawa» lo redarguisce Bokuto
«Ci sono delle
regole, ti ricordo! Il destinatario del regalo mangia il primo e poi
gli altri assaggiano!»
«Sì, beh» celia il Serpreverde,
infilandosi in bocca il secondo
cioccolatino «Se consideriamo quante volte Iwa-chan ha
mangiato i
miei senza condividere niente, direi che questo diritto mi
spetta…
Mi spetta… Oh».
«Toru? Va tutto bene?» domanda Sugawara,
aggrottando leggermente la
fronte e passandogli la mano davanti agli occhi.
Oikawa non risponde, non subito, il suo sguardo è perso nel
vuoto,
ondeggia ritmicamente, avanti e indietro, mentre stringe al petto la
scatola di cioccolatini: Kuroo si scambia un'occhiata con Bokuto ed
entrambi ridacchiano.
«La luna» celia Toru, senza guardarli.
«Da qui non si vede, non ci sono finestre nella stanza delle
necessità» gli fa notare Yukie, Tassorosso al
quinto anno come
loro, allungandosi meglio sul pavimento e masticando una cioccorana.
«Ma la vedo lo stesso» celia Oikawa «E la
sua bellezza è tale da
paralizzarmi il cuore».
Iwaizume fa una smorfia e si caccia due dita in gola, strappando una
risata a Matsu e Makki, seduti vicino a lui.
«Oi, Shittykawa, vedi di ripigliarti».
«Non posso, Iwa-chan! Io la amo!»
«La luna?» domanda Asahi, perplesso.
«No, sciocchino! Makoto Nakashima!» esclama Toru,
stringendo più
forte al petto i cioccolatini.
«Chi?» è il coro che si leva da
più o meno tutti i ragazzi
presenti.
«Oh no» borbotta Daichi scambiando un'occhiata con
i compagni di
casa presenti.
Yui solleva le spalle, trattenendo a fatica una risata, mentre i due
dementi del quarto anno fingono di non vederlo – dopo tutto
Oikawa
è molto più divertente in queste condizioni.
«Credo sia un filtro d'amore» fa notare Kiyoko,
senza sollevare il
naso dal libro che sta leggendo.
Non ama particolarmente San Valentino, ma, anche se non lo
ammetterebbe mai, è felice di venire coinvolta ogni anno in
quelle
abbuffate di dolci; il primo anno era finita lì quasi per
caso,
seguendo Sugawara dalla Torre di Corvonero, con l'intenzione di
impedirgli di far perdere loro altri punti e ora… Ora era
considerata parte integrante del gruppo di quegli spostati.
«Oh no» ripete di nuovo Daichi.
«E anche uno piuttosto potente, direi» continua per
lei Koshi.
«La finite con 'sti “Oh, no!” del
cavolo?! Oh no, cosa?»
domanda Iwaizumi seccato.
«Oh, no, Makoto non è qui! Dov'è
Makoto? Devo dirle che la amo e
che insieme avremo dei figli bellissimi!»
«Stai zitto, Trashykawa, nemmeno la conosci!»
Oikawa si blocca, si guarda in torno e aggrotta la fronte.
«È vero… puoi presentarmela?»
«Beh, ecco» riprende Sawamura «Makoto
è una ragazzina del secondo
anno a Grifondoro… avete presente Takeru? Il ragazzo del
quinto che
ogni tanto a pozioni fa esplodere la roba? Ecco, è sua
sorella».
«Io l'ho sempre detto che i Grifondoro sono degli
psicopatici».
«Stai zitto, Kuroo» borbotta Hajime, massaggiandosi
le tempie.
«Beh, non è proprio psicopatica, però
credo che abbia una cotta
molto forte per Iwaizumi e-»
«E il cazzo! Ma vi pare che mi droga la cioccolata? Ma
buttatela giù
dalla torre di astronomia!»
Oikawa gli tira la scatola di cioccolatini in testa.
«Come ti permetti?! Brutto scimmione, parlare così
della mia
Makoto! Sei solo geloso perché mi piace lei e non-»
«E
Languelingua» borbotta
Makki, onde evitare che, qualunque
cosa volesse dire quel deficiente del suo compagno, Iwaizumi lo pesti
a sangue.
Toru biascica qualcosa di incomprensibile, quindi si lascia cadere
seduto per terra, offeso.
«Fammi vedere» Sugawara osserva i cioccolatini
incriminati,
annusandoli leggermente e storce il naso, passandoli a Kyoko.
«Amortentia» convengono assieme.
«Ma dai» fa notare Yui, scuotendo la testa
«È impossibile che una
ragazzina del secondo anno sia riuscita a fare da sola una pozione
così difficile».
«L'avrà comprata a qualcuno del sesto»
borbotta Kuroo sollevando
le spalle e finendo di filmare Oikawa con un cellulare.
Hajime solleva Toru per la collottola e lo trascina verso la porta,
rassegnato.
«Lo porto da Nekomata, ci vediamo. Cercate di non farvi
avvelenare
da qualche pozione strana» borbotta, seccato «E
dite a quella tizia
che se mi capita davanti la prendo a pugni».
«E questo è il motivo per cui non avrai mai una
ragazza» conclude
Daichi, evitando uno schiantesimo per un soffio.
Oikawa borbotta qualcosa di incomprensibile, agitandosi nella sua
presa, e Hajime non ha bisogno di sentirlo parlare per sapere cosa
gli stia dicendo: «Come sei rude, Iwa-chan! Rude! Non si
trattano
così le ragazze».
Esce dalla stanza, rassegnato a un'ennesima notte in bianco e ad
un'altra punizione, alle sue spalle Oikawa lo segue ciondolando.
Almeno questa volta, pensa Iwaizumi,
non
finirò in
infermeria per indigestione.
Quando Oikawa lo abbraccia per la terza volta, chiamandolo Makoto,
realizza che un'indigestione sarebbe stata molto più
sopportabile.
Allenamenti di primo mattino
I nuovi ragazzi, quelli arrivati con le selezioni tra gli alunni del
quarto anno, sono incredibilmente promettenti; Hajime non ha dubbi
che non aspettassero altro di poter entrare in squadra e la loro
presenza lo rassicura parzialmente, visto che con i diplomati dello
scorso anno se ne sono andati molti validi elementi, tra cui il loro
precedente capitano.
Normalmente le singole case prenotano il campo per gli allenamenti,
ma quella mattina – su suggerimento di Daichi,
perché «Non
vogliamo mica che inizino a darsele mentre sono in volo finendo per
cadere dalla scopa» – hanno deciso di uscire tutti
insieme;
dopotutto è sabato, non hanno lezioni ed è il
momento migliore
della giornata per imparare a conoscersi.
«Non fare quella faccia».
«Quale faccia?» domanda Oikawa, il cui viso
imbronciato non ha
cambiato espressione dalla sera prima, quando Sawamura ha proposto la
cosa.
«Quella scocciata di uno che sta per andare incontro alla
peggiore
giornata della sua vita, mi dai su ai nervi».
«Antipatico» borbotta il compagno, che non
è proprio dell'umore
per prendere in giro il suo bersaglio preferito.
«Oi, Shittykawa» Iwaizumi gli tira uno scappellotto
sul capo e gli
molla in mano la sua scopa «Non voglio sentire menate sul
piccoletto
di Grifondoro, sono stato chiaro? E muoviti, che Kuroo ci aspetta al
campo».
«Quando cominciamo? Quando cominciamo? Posso portare la mia
scopa? O
useremo quelle della scuola? E tu ce l'hai una tua scopa
Kageyama?»
«Ti prego, Hinata» borbotta Daichi, massaggiandosi
piano le tempie
«Non hai smesso di parlare nemmeno per un secondo da quando
ti sei
svegliato».
«Se non stai zitto ti ammazzo davvero» sbraita il
suo compagno di
stanza «Non hai fatto altro che tenerci svegli tutta
notte!»
«Chi non sarebbe entusiasta di giocare con noi?»
celia Ryu, uscendo
dal quadro della signora grassa e lasciando passare Nishinoya e
Taketora, i compagni del suo anno.
«Un sacco di gente che ci tiene alla sanità
mentale» gli fa notare
Daichi, dirigendosi verso il giardino «Buongiorno Suga,
Ennoshita,
dove avete lasciato Akaashi?»
«Bokuto l'ha visto appena siamo usciti dalla Torre e ha
insisto che
doveva fargli assolutamente vedere qualcosa prima degli
allenamenti».
«Bokuto è consapevole che non ci arriva al settimo
anno se continua
così?»
«Quel deficiente si diverte, altro che
preoccuparsi» borbotta un
Tassorosso sbadigliando.
«Futakuchi, non dovresti parlare così dei nostri
compagni più
grandi».
«Yamaguchi, fidati, sei solo inibito perché sei
appena entrato in
squadra, ma prima imparerai che Bokuto è un demente, meglio
vivrai.
Lo ha imparato perfino Aone, ed è tutto dire».
Il secondo battitore della squadra gialla e nera tace, annuendo solo
leggermente, mentre raggiungono il campo da Quidditch dove Kuroo sta
già facendo scaldare i Serpeverde.
«Oi, Tetsuro, dove hai lasciato l'altra metà della
tua squadra?»
«Se ti riferisci a Iwaizumi, è rimasto indietro a
svegliare quel
deficiente di Oikawa che non voleva alzarsi dal letto».
L'espressione sul viso di Toru non gli piace. Sono sei anni che lo
conosce e da che ha memoria ha sempre odiato vederlo depresso; non
che sia difficile per Oikawa deprimersi. È spesso soggetto a
sbalzi
di umore e, come tutte le persone con una grande autostima, che
pretendono a volte troppo da loro stesse, anche lui spesso finisce
preda di un'ombra scura che lo spinge a guardare il mondo da dietro
un velo opaco. Iwaizumi odia quei momenti, li odia perché
per
scuotere quel demente del suo amico deve sempre fare i salti mortali,
e se a volte basta un giro su una scopa o un complimento ben posto,
altre ci vuole molto più tempo.
«Ti ho già detto di fartela passare,
Shittykawa» lo rimprovera
tirandogli uno scappellotto leggero sul capo.
«Non sono dell'umore, Iwa-chan» borbotta Oikawa,
mettendo il
broncio e fissando i compagni che hanno già iniziato ad
allenarsi in
mezzo al campo.
«Stammi a sentire, brutto demente, salirai su quella scopa,
sorriderai a tutti e se proprio la sua presenza ti dà
così tanto al
cazzo (non annuire, idiota) allora vedi di dimostrare a tutti che il
cercatore migliore sei tu» sbraita Hajime, iniziando ad
essere
sempre più seccato «Io a Kuroo pensiamo alla
pluffa, e se proprio
ti annoi puoi far cadere le reclute dalla scopa».
«Lev? Tsukishima? Il nanerottolo di Grifondoro?»
«Anche Kageyama per quanto mi riguarda, basta che giochi e la
pianta
di autocommiserarti».
«Antipatico, Iwa-chan, sei proprio un antipatico».
Iwaizumi non lo picchia, sorride appena. Così, va molto
meglio.
Torneo Tre Maghi
Non è proprio riuscito a spiegarlo a Oikawa che della gente
ci è
morta partecipando a quello stupido torneo del cavolo. Toru ha
insistito e ha sgomitato e si è lamentato e ha fatto i
capricci
finché Iwaizumi non ha sbottato un «E va bene, fai
quello che ti
pare!», perché poi ci tenesse così
tanto ad avere il suo permesso
non l'ha mica ancora capito. Comunque alla fine il suo stupido nome
in quello stupido calice ce lo ha messo davvero e Iwaizumi si
è
irritato ancora di più nel vedere la sua faccia da pesce
lesso
quando è stato sputato fuori durante le selezioni.
«Per Durmstrang: Ushijima Wakatoshi».
«Per Beauxbatons: Misaki Hana».
«Per Hogwarts: Oikawa Toru».
«Iwa-chan, Iwa-chan! Ha detto il mio nome? Per caso ho capito
bene?»
«Stai zitto, imbecille, e vai dal preside Ukai prima che
perda la
pazienza».
Ad essere onesti nessuno di loro è davvero stupito che sia
stato
estratto lui: Oikawa è intelligente, sveglio, uno studente
brillante
che in molti prendono a esempio, ha coraggio e non perde mai di vista
il suo obiettivo. Solo che… Solo che lo conoscono troppo
bene per
prenderlo seriamente, per non mettersi le mani nei capelli ogni volta
che se ne esce con qualche idiozia, e nessuno di loro credeva che
sarebbe stato realmente selezionato. Tutti immaginavano qualcuno del
settimo, o magari Daichi, insomma, qualcuno con la testa sulle
spalle.
«Hey, hey, hey!» aveva ridacchiato Bokuto alla sua
sinistra «Sapete
che questo vorrà dire che quest'anno sarà
più divertente del
previsto?»
Come no. Proprio come no.
Era stato divertentissimo quasi prendere un infarto nel vedere Oikawa
scontrarsi con un fottuto drago; poi ovviamente Toru era sempre stato
una persona fortunata, quindi tra tutti i draghi che avrebbe potuto
pescare, gli era toccato in sorte il Dorsorugoso Norvegese.
«Sei morto» aveva commentato Asahi, che in cura
delle creature
magiche era il migliore e si intendeva di draghi come pochi altri
studenti, visto che i suoi avevano un allevamento in Romania.
«Beh, non preoccupatevi, è Oikawa» era
stata la risposta di Kuroo
«Scommesse su quanto dura prima di finire arrostito? Daichi?
Suga?
Dai, gente, non facciamo i pezzenti, io dico due galeoni che non
resiste più di dieci minuti».
Hajime non avrebbe proprio saputo dire come fosse riuscito Toru a
evitare quello stupido drago e a sottrargli l'uovo, ma di sicuro da
qualche parte un aiuto doveva averlo trovato perché non
sarebbe mai
arrivato da solo all'idea di richiamare la sua scopa: le idee
più
semplici erano spesso quelle a cui Shittykawa faceva più
fatica a
pensare.
Quando poi aveva scoperto come aprire quello stupido uovo
(«È
caduto in acqua mentre mi lavavo della vasca del bagno dei
prefetti»
«Perché diavolo te lo sei portato
dietro?» «Speravo di trovare
qualcuno con cui vantarmi» «Non sei nemmeno un
prefetto,
Trashykawa» «Perché pensi che volessi
vantarmi?») aveva trascorso
un'intera settimana a cantargli quella stupida poesia in rima, chi
è
che racchiude una canzoncina del cavolo in un uovo d'oro? Chi?
Vieni a cercarci dove noi cantiamo, ché sulla terra
cantar non
possiamo, e mentre cerchi, sappi di già: abbiam preso
ciò che ti
mancherà, hai tempo un'ora per poter cercare quel che
rubammo. Non
esitare, ché tempo un'ora mala sorte avrà:
ciò che fu preso mai
ritornerà.
Non gli interessava nemmeno sapere quale fosse la soluzione, ma
almeno mettendo insieme tutte le loro teste vuote un paio di cose le
avevano capite: Oikawa avrebbe dovuto nuotare nel lago Nero.
Ora, a distanza di quasi due mesi, seduto nell'ufficio del preside,
Iwaizumi non è del tutto sicuro che non informarsi sia stata
una
buona idea.
Al suo fianco ci sono due emeriti sconosciuti sul cui viso riesce a
leggere un'espressione di sconforto quasi pari alla sua –
superiore, quello no, è decisamente impossibile.
«Non preoccupatevi» prosegue il preside Ukai
«Sarà una cosa del
tutto sicura, verrete addormentati, il campione della vostra scuola
si immergerà e vi riporterà in superficie, a
contatto con l'aria vi
riprenderete subito. Le sirene del Lago Nero sono state informate e
non permetteranno che vi accada nulla».
Il cazzo, pensa Iwaizumi mentre appone controvoglia
una firma
sulla delibera che gli viene piazzata sotto il naso.
La
poesia dell'uovo d'oro gli ritorna in mente, mentre gli pare di
risentire Oikawa che gli canticchia nell'orecchio, con voce
altalenante: «Abbiamo preso ciò che ti
mancherà».
Al
diavolo, stupido Shittykawa, stupido uovo, stupide sirene; se non
dovesse
arrivare
a prenderlo entro la fine dell'ora, giura su Merlino e Morgana che la
prima cosa che farà una volta uscito da quel lago del cavolo
sarà
spaccargli il naso.
Oikawa
non ha dubbi sul fatto che arriverà primo in quella prova,
perché
nessun mago ha fatto anni e anni di corsi di nuoto in una stupida
piscina babbana, e comunque l'idea dell'algabranchia è stata
geniale, certo non dal punto di vista estetico forse, ma sul
fondo del
lago nessuno deve vedergli le pinne.
In
ogni caso, ha intenzione di arrivare primo, ed è abbastanza
fiero di
sé stesso nel constatare che effettivamente è il
più veloce a
nuotare, ci ha messo appena venti minuti a raggiungere il centro del
bacino e-
Il
flusso dei suoi pensieri si interrompe bruscamente nel notare tre
persone legate come dei salsicciotti e appoggiate contro una roccia.
Di tutte le cose preziose che avrebbero potuto portargli via, di
certo non si aspettava quella. Iwaizumi giace addormentato davanti a
lui, le sue sopracciglia sono aggrottate in un'espressione di
disappunto che in quella situazione risulta quasi ridicola e Toru si
immagina quasi di sentire la sua voce: «Cosa stai aspettando
a
portarmi in superficie, Shittykawa, un invito scritto?»
Sorride
tra sé e qualche bollicina esce dalle branchie,
salendo verso l'alto; afferra l'amico per un braccio, senza dare
troppo peso ai due sconosciuti che si lascia dietro. Iwa-chan
disapproverebbe, ma la sua priorità adesso è
portarlo in salvo
– cioè, si corregge, arrivare per primo,
ovviamente solo quello. E
comunque ha sentito che quell'insopportabile so-tutto-io di Ushiwaka
si è tipo semi trasformato in uno squalo, quindi prima o poi
arriverà, anche se qualcuno gli ha detto che odia nuotare.
Quando
emerge le branchie svaniscono lentamente, lasciando posto alla
normale respirazione via polmoni (e non si era nemmeno reso conto che
gli fosse mancata); al suo fianco Hajime si agita leggermente,
tirandogli una gomitata per sottrarsi alla presa e ispirando con
foga.
«Lasciami
andare, demente».
«Rude,
rude, Iwa-chan!»
«Si
può sapere perché ci hai messo tanto?»
«Non
si chiede mai al principe perché ci mette il tempo che ci
mette!»
«Oi,
Trashykawa, vuoi affogare adesso e ritrovarti escluso dal
torneo?»
ringhia Iwaizumi, issandosi sul pontile e aiutando il compagno a
salire, mentre l'intero corpo docenti viene loro incontro.
«Come
sei antipatico, Iwa-chan» si lamenta Toru «Nemmeno
un grazie!»
«Grazie
al cazzo, la prossima volta affezionati a un criceto» sbraita
Hajime
afferrando l'asciugamano che Ukai (il professore, non il preside,
anche se ogni tanto fanno ancora confusione) gli porge con un
sorriso.
Non
gli serve girarsi per sapere che sul viso del suo migliore amico
è
comparsa l'espressione corrucciata e offesa che indossa sempre ogni
volta che Iwaizumi fa qualcosa (o in questo caso non fa qualcosa) che
gli dà fastidio.
Hajime
sospira, quindi si blocca e si gira appena.
«Non
avevo dubbi che saresti arrivato, ma in ogni caso, grazie»
borbotta,
senza guardarlo «E, Shittykawa, rinfacciamelo e ti spacco
tutte le
ossa».