Le ali della Regina

di Tactolien
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Spinella dormiva sul divanetto. Intorno a lei, i suoi amici parlottavano facendo il punto della situazione; Alvin rimaneva incollato ai monitor. Edward stava in piedi ritto in tutta la sua altezza; Leale ogni tanto si voltava a guardarlo come per accertarsi che fosse ancora lì: non era facile sentirsi a suo agio accanto a un essere ancor più grosso di lui.
“Se posso chiedere?... – borbottò N°1 a Gemma- Come vi siete conosciuti tu ed Edward?”.
La fata storse gli occhi: “Ancora non capisco perché tutti mi pongono quella domanda con quel tono. In fondo siamo una coppia come chiunque altro –sorrise tornando a toni più amichevoli- E’ successo quasi cinque anni fa, quando ancora ero indecisa se entrare nella Guardia di Avalon oppure no. Ero a fare una scampagnata nel villaggio oltre le colline dell’ovest. Ero da sola perché non volevo gente intorno, e come classico mi sono persa. Senza rendermene conto era entrata nel territorio delle manticore, che è subito prima di quello dei basilischi. Sai cos’è una manticora, vero?”.
Il diavoletto scosse la testa.
“Sono ferocissime creature col corpo da leone, il volto da umano con la bocca piena di denti aguzzi, e una velenosissima coda da scorpione. Sono enormi! Più grosse dei Grifoni”.
“Certo che qui ad Avalon non vi fate mancare niente”. Ridacchiò la guardia del corpo, nell’ascoltare la storia.
“E questo è niente, una sessantina d’anni fa uno scienziato tentò di clonare un Megatroll partendo da un fossile. Fortuna che il nostro Sindaco Baltus glielo proibì categoricamente”.
“Un Megatroll?”. Chiese Artemis, incuriosito suo malgrado.
“E’ un antico troll preistorico ancor più brutto e stupido di quelli attuali. Un troll alto quasi quindici metri.”.
“Oh, santo cielo!”. Si sedette a terra Leale, coprendosi il volto con le mani. Non avrebbe mai dimenticato il suo primo incontro con un troll, a Casa Fowl durante l’assedio. Erano già abbastanza pericolosi così… figuriamoci quand’erano alti quindici metri.
“Perché mai ha voluto fare una cosa simile?”. Chiese N°1.
“Voleva creare un parco a tema, riportando in vita molti esemplari estinti”.
Stavolta Leale rise: “Ah Ah! Ha copiato da quel film, vero?”.
“E’ il film che ha copiato lui!”.
“E con la storia delle Manticore, invece?”. La incitò il piccolo stregone.
“Oh, giusto. Dov’ero rimasta? Sì, mi ero persa senza sapere di essere nel territorio delle manticore e ad un tratto…”.
Bip bip bip… trillò un segale dai computer. Alvin si affrettò a controllare. Interrompendo il suo racconto, Gemma e tutti gli altri si misero in ascolto. Artemis si alzò in piedi.
L’elfo annuì: “Ricevuto, li informo subito –poi si rivolse a loro- C’è notizia buona e notizia cattiva. La buona è che gli agenti Much e Muschio hanno sventato il gruppo di Fangosi del Distorsore nord”.
“Ne ero sicura –sorrise Gemma- Se ci sono riuscita io da sola era impensabile che loro fallissero”.
“La cattiva notizia, invece, è che richiedono rinforzi perché sono scappati e non sono più riusciti a ritrovarli”.
“Io vado da loro”. Si propose l’enorme orco, senza tirarsi indietro.
Alvin annuì. Se c’era qualcuno in grado di ritrovare degli intrusi in giro per Avalon quello era proprio Edward.
“In quanto a te, Gemma, il Comandante Legnetto ha bisogno che tu vada al castello reale: serve supporto aereo”.
Per un momento la fata si sentì lusingata e felice del fatto che il suo superiore abbia chiesto direttamente di lei, ma poi…
“Se permette vorrei restare qui con la caposquadra Tappo”.
“Non è una richiesta: è un ordine”.
“Ma non ha già tutti gli agenti che vuole?!”.
L’elfo la guardò. Voleva davvero discutere l’autorità del suo Comandante?. Quella dovette leggerglielo nel pensiero, perché infine sospirò.
“D’accordo, ci vado”.
“No angustiarti troppo, fatina –rise l’altro- ormai il peggio è passato. I Distorsori sono al loro posto e tutti i Fangosi arrestati. Non c’è di che preoccuparsi”.
Rimessosi seduto accanto al divanetto, Artemis lo guardò freddo. Non c’è di che preoccuparsi? Non credo proprio. Abbiamo i complici, ma non la mente. E questo non gli piaceva affatto.
Uscita dalla Centrale, Gemma evocò le sue ali magiche, cariche e perfette dopo il lavoretto di N°1, e sfrecciò verso il castello di cristallo più velocemente di quanto avesse mai fatto. Perfino chi stava a terra guardava in alto chiedendosi cosa fosse quella sagoma passata sopra di loro.
“Bene –sospirò Alvin, rivolgendosi agli altri tre- Io dove allontanarmi un attimo, voi vedete di non toccare niente”.
Leale accennò un sorriso. Chiedere ad Artemis Fowl Junior di non toccare niente, era come chiedere a Bombarda Sterro di stare lontano da un mucchio d’oro rimasto incustodito: del tutto inutile. Fortuna che in quel momento il giovane irlandese sembrava molto preso da Spinella, ancora incosciente dopo la cura del diavoletto.
Già, Bombarda. Pensò l’eurasiatico. Chissà dove si sarà cacciato quel vecchio furfante?.
 
 
Castello reale.
 
 
Gemma controllava il perimetro aereo del palazzo della Regina Mab insieme ad altri colleghi di altre squadre.
Lassù era tutto tranquillo. Perché il Comandante Legnetto pensava che ci fossero problemi dall’alto?. Alzò lo sguardo. Un grosso aereo di linea pieno di Fangosi li sorvolava senza poterli vedere. Ciò era buon segno, significava che tutto il sistema di sicurezza era ancora in funzione.
Ma un pericolo dev’esserci per forza. Guardò in basso. Il Comandante si affaccendava a dare ordini a destra e a manca. Si chiese se il Sindaco Baltus non c’entrasse qualcosa; lui che con una sola parola poteva disporre di tutto e tutti come voleva.
 
 
“Avete perquisito dappertutto, capitano?”. Chiese Legnetto.
“Due dei miei stanno controllando l’ultima ala del castello, Comandante”.
“Nessun movimento sospetto?”.
L’altro lo guardò perplesso, prima di rispondere disciplinato: “No, Signore, tutto tranquillo”.
“Bene, continuate a tenere gli occhi aperti e se vedete qualcuno di sospetto fermatelo subito”.
“Agli ordini, Comandante”.
 
 
“Possibile che nessuno qui conosca il motivo di tutto questo casino?”. Chiedeva l’agente Edgar Rosone, uno spiritello dalla pelle verde pallido, mentre controllava dietro un arazzo sulla parete.
“Pare che il Sindaco sia preoccupato che qualcuno possa entrare nel palazzo”. Rispose l’agente Amina Gray, una folletta dai corti capelli castani, mentre controllava sotto un tappeto.
“Ma è una fesseria. Tutto il castello è sorvegliato, e anche se entrassero cosa mai troverebbero?”. Aprì un cassetto, svuotandolo truce.
“I gioielli della corona, magari -scrollò le spalle la collega, armeggiando col computer da polso- Ricorda che si tratta di oggetti dal valore inestimabili, appartenuti alla regina Mab. Ci sono collier di diamanti, bracciali, orecchini, tutto ciò che una donna può sognare; per non parlare della corona”.
Senza dare troppo peso alle sue parole, lo spiritello continuò ad ispezionare i posto più assurdi, come l’interno di un vaso o dietro un quadro: “Sì, ma che io sappia quelle cose sono al sicuro in uno scomparto segreto nella sala del trono. Nessuno riuscirebbe a trovarli”.
Annuendo suo malgrado, la folletta si mise poi le mani sui fianchi: “Sai che ti dico? Che se siamo a questo punto è tutta colpa degli amici Fangosi di Spinella Tappo. Tutto è cominciato da quando sono arrivati loro”.
“Be’, sicuramente è stata una sorpresa che degli umani siano arrivati ad Avalon”.
“Il Sindaco non doveva permettere che restassero. Doveva mandarli via subito”.
Rosone la guardò pieno di sottintesi: “Non sarai un po’ gelosa di quell’elfa?”.
L’altra arrossì punta sul vivo: “Io? Gelosa? E per cosa?”.
“Per il successo che ha avuto in così poco tempo. Sia per quello professionale che per quello sentimentale”.
“Di sicuro mi da fastidio. Io sono nella Guardia di Avalon da anni e non ho ancora avuto una promozione, mentre quella Tappo di Cantuccio arriva a in meno di un mese è già Caposquadra di un team tutto suo –prese un respiro e continuò- Sai, quando il precedente Caposquadra è venuto a mancare il candidato più papabile era Amaro”.
“Che a te piace tantissimo”.
“Mi piaceva tantissimo, al passato. E lui invece di prendersela per essere stato sorpassato dall’ultima arrivata, non sono ne è felice, ma pare che gli piaccia anche”.
“Mmm… Spinella Tappo e Amaro Orange. Bella coppia”.
La folletta trasalì: “Cosa?!”.
“Ah, piantala di lamentarti e aiutami a perquisire tutto”.
Aprirono sgabuzzini, alzarono soprammobili, guardarono sotto i vasi e quando i posti più strambi finirono…: “Siamo noi –parlò lo spiritello al computer da polso- Abbiamo controllato tutto, qui non c’è nessuno”.
“Tu pensi davvero che Spinella e Amaro potrebbero mettersi insieme?”.
“Ma che vuoi che ne sappia?!”.
Uscirono. E appena il silenzio più assoluto regnò nella stanza… la grata del condotto di areazione si aprì.
“Che razza di idioti -uscì Bombarda Sterro, sistemandosi la tuta da nano- E poi si chiedono perché non hanno mai avuto una promozione. Yhuu, c’è nessuno?”. Li prese in giro parlando all’interno di un vaso.
Era stato un giochetto riuscire ad entrare. I Guardiani di Avalon erano sicuramente pronti per molte evenienze, ma di sicuro non erano pronti per uno scassinatore del suo calibro.
“Grazie, grazie”. S’inchinò ad un pubblico immaginario.
Si guardò intorno, ammirando l’architettura e l’arredamento; quella parte del palazzo non l’avevano visitata con Baltus Ferroso, era tutto assolutamente meraviglioso. Si fermò davanti a un arazzo blu, ricamato con motivi arabeschi.
Sospirò. Peccato non potersi portare via tutto. Non sapeva in che guaio si fosse cacciata tutta l’isola, ma di una cosa era certo: non sarebbe andato via a mani vuote. Mentre i suoi amici erano occupati a giocare a fare gli eroi, lui ne avrebbe approfittato per aggiungere qualche pezzo nuovo alla sua collezione di oggetti rubati nel suo rifugio sotto Casa Fowl.
Ripensò alla conversazione di quei due agenti.
Gioielli della Corona, eh?. Sorrise mostrando tutti i suoi denti a lapide. Si strofinò le mani pelose. Questo il caro Vampiro non l’aveva detto.
 
 
Non c’era nessuno all’interno del palazzo. Tutti erano a perlustrare fuori e si vociferava che nel gruppo ci fosse anche Gemma.
“Se lei è qui significa che l’affare coi Distorsori è andato bene. Ma sicuramente Artemis e Spinella avranno intuito che io sono qui. Quindi devo sbrigarmi prima che mi raggiungano per una lavata di capo; non conosco bene le leggi di Avalon, ma sono certo che neppure qui il furto sia visto di buon occhio”.
Arrivò davanti al portone della sala del trono, e appena lo aprì… le ali della regina Mab spiccarono bellissime nella loro teca di cristallo trasparente. Bombarda si fermò un attimo per ammirale meglio.
Sospirò avvilito: “Peccato non potermi portar via queste. Purtroppo sono troppo scomode da trasportare”.
Si diede un’occhiata in giro. Dove cominciare a cercare uno scomparto segreto?.
“Ma per favore”. E si diresse a colpo sicuro verso il grande ritratto della Fata Regina, in bella mostra sulla parete.
Esattamente come aveva previsto, c’erano delle fessure con una maniglia dietro il quadro. Perché mettere dei gioielli tanto importanti in un posto così prevedibile?.
Il nano sobbalzò. Già, perché?.
Improvvisamente ne fu sicuro. Aveva troppa esperienza sul campo per farsi fregare così.
Semplicemente perché i gioielli non sono qui. Questo è uno specchietto per le allodole, chissà quanti allarmi si scateneranno appena cercherò di forzarla?.
Decise di perquisire tutta la sala. Meglio non lasciare nulla d’intentato.
Controllò vicino al trono; intorno al grande piedistallo della teca; picchiettò sulle pareti.
Niente. Non indizio o una fessura sospetta. Chissà? Magari quella stupida folletta si era sbagliata?.
Mosse un passo. Uno strano scricchiolio si sentì sotto il suo piede.
Bombarda s’irrigidì di colpo. Di nuovo sorrise a trentadue denti.
Slanciò via il sontuoso tappeto. Trovò un riquadro di legno con intagliate due ali con un mezzo una corona, proprio lì, al centro della sala. Spinse l’intaglio… e il riquadro si sollevò grazie all’azione di una molla.
Quando tutto si fermò…: “Oh! Buon Natale in anticipo, Bombarda Sterro!”. Si mise le mani sul cuore il nano, in modo assai teatrale.
Ora davanti a lui si apriva una vetrata piena di polvere. All’interno… gioielli, bracciali, collane, esattamente come aveva detto la folletta. Ma ciò che spiccava più di tutto là dentro… era la corona: un cerchio d’oro splendente con uno smeraldo romboidale all’altezza della fronte, mentre sui lati si alzavano per una spanna le solite ali. Valeva una fortuna.
“E felice anno nuovo”.
Il nano si leccò le labbra. Allungò la mano per prendersi qualcosa, probabilmente tutto.
E fu proprio in quel momento che avvertì un rumore, proprio fuori dalla porta.
Trasalì. I Guardiani stavano forse arrivando?.
Non stette lì a chiedersi altro. Rimise cassettiera e tappeto a posto e corse a nascondersi dietro il trono.
La porta si aprì. Una figura sconosciuta entrò nella sala.
 
 
Centrale della Guardia.
 
 
Alvin non era ancora tornato. Spinella non si era ancora svegliata. Artemis, Leale e N°1 languivano senza far niente da quasi mezz’ora. Sembrava che tutte le forze di Avalon fossero impegnate al castello senza che nessuno di loro potesse farci niente.
Artemis irrigidì le labbra e si massaggiò le tempie. Era restio ad ammetterlo, ma non aveva proprio idea di chi potesse esserci dietro. Avrebbe voluto essere là a palazzo ad essere di aiuto in qualche modo, ma una grossa parte di lui si rifiutava di lasciare Spinella sola, ancora incosciente.
Bip… Fece improvvisamente il monitor di Alvin, rimasto acceso.
Il giovane irlandese non poté impedirsi di guardarlo.
Una scritta lampeggiava rossa e inquietante.
DISTORSORE EST DISATTIVATO.
 
 
 
 

    
 




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