L'unico sole è nei tuoi occhi

di Kore Flavia
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Note d'autrice: Salve! Questa è una storia su Bishamon con accenni alla Bishamon/Kazuma.
Se voleste recensire mi fareste molto felice, io provvederò a rispondervi appena possibile. *^*



The light from one
 
 
Bishamon si rigirò tra le candide e calde coperte, il chiarore del sole a rischiararle le lunghe ciocche di capelli biondi con una carezza debole, timida. Il cuscino si ricoprì in poco tempo di ombre e luci che giocavano a rincorrersi e che continuarono a giocare in tutta la stanza della dea. Le labbra chiare si piegarono in una smorfia di fastidio e la donna nascose il proprio volto sotto le coltri lasciando qualche ciocca bionda preda della luce.
Non aveva mai amato la mattina, la luce che filtrava dalle ampie finestre era conturbante mentre dipingeva quelle lunghe ombre sul terreno. Bishamon doveva ammettere a se stessa che quelle lunghe ombre la spaventavano, come poteva angosciarla l’idea di un altro giorno, un altro giorno dalle lunghe ore, dal grande calore solare, scandito dalla fatica, dal dolore. Per lei l’unico momento di pace era composto dai momenti sereni passati con Kazuma e con i suoi Shinki e la notte. La notte in cui ogni suo pensiero spariva, vorticava, si trasformava in sogni.
-Viina. – La voce di Kazuma esplose in quel silenzio, tra quelle luci e quelle coperte. La dea si stirò come una gatta ancora nascosta nel letto. L’idea d’alzarsi non la allettava, come non le allettava l’idea di affrontare quella forte luce che prima l’aveva ferita. Una luce cattiva e violenta che si abbatteva sulla sua pelle bianca ogni mattina, trapassando come lame l’armatura di stoffa. Ma qualcosa in quella voce maschile, calda e rassicurante le diceva che doveva alzarsi. Se non per lei, per loro, per lui. Per incontrare i suoi occhi verdi, quegli occhi che avevano sempre visto per lei, guidandola a prendere scelte giuste.
Senza di quella voce e di quegli occhi probabilmente lei sarebbe già morta svariate volte.
E fu solo grazie a quella voce che si alzò, ferita e martoriata dalla luce e dalla prospettiva di una nuova giornata, ed era sempre grazie a lui che si faceva violenza levandosi da quel letto e da quelle protezioni morbide.
Ma lei alla fine si scopriva felice di aver preso quella decisione, quella di seguirlo come sempre, di guardarlo con tenerezza ed  a essere fiera di lui, di scoprirsi a stimarlo più di quanto non facesse con se stessa.
Era lui ad averla sempre protetta, non era mai stato il contrario e, se lui non lo sapeva, lei ogni mattina, ad ogni addio verso quel letto, si girava grata verso di lui. 




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