Equinozio di primavera
Titolo:
Equinozio di primavera
Fandom:
Broadchurch
Personaggi:
Alec Hardy, Ellie Miller
Coppia:
Alec/Ellie
Set In Time:
20 marzo 2015
Rating: Giallo
(le solite parolacce...)
Nota:
Equinozio di primavera è l'ultima
fiction del mio Ciclo delle stagioni .
A questo punto, è abbastanza indispensabile aver letto anche le prime tre (si ha
una visione d'insieme più completa, ecco.)
Disclaimer:
Ribadisco che Hardy, Miller, Broadchurch, il cielo infinito, il mare e
tutto il resto non mi appartengono. Però, Chris, fai presto con la terza
stagione!
Stavolta
la sopresa non fu trovarlo lì, seduto su quel fazzoletto di terra di fronte al
mare, ma come
si
era accomodato. Alec Hardy stava seduto - non rannicchiato - le gambe quasi
distese in avanti, le braccia tese, con le mani aperte sulla sabbia appena
dietro la linea dei suoi fianchi, e la testa sollevata verso l'alto. Gli occhi,
semi-chiusi in due fessure luminose, erano intenti a scrutare il cielo ed a dare
il bentornato alla sera.
Ellie studiò per qualche
secondo il profilo spigoloso dell'uomo, soffermandosi sull'arco elegante del suo
collo. Il pomo d'Adamo, pronunciato ma non troppo, si muoveva appena, ad indizio
che Hardy stava respirando piano, in modo quasi rilassato.
Non l'aveva mai visto così.
Sembrava quasi in pace col mondo - cosa del tutto inusuale per lui - ed Ellie
non sapeva bene cosa provare. Il suo atteggiamento la faceva sentive strana
dentro, un misto di nervosismo e tranquillità. Come trovarsi di fronte ad una
tigre chiusa nella gabbia di uno zoo.
"Dovremmo stabilire dei turni
per questo pezzo di spiaggia."
"Non è necessario. Io sono di
Broadchurch, quindi ho l'assoluta precedenza."
"Ho sempre apprezzato il vostro
proverbiale senso d'accoglienza da tipica cittadina costiera."
Lo scambio di battute era
avvenuto in automatico. Punzecchiarsi era il loro modo abituale (e del tutto
accettato) per cominciare una conversazione. Equivaleva del tutto ai classici
convenevoli "Ciao, come stai, tutto bene" usati dal resto del mondo.
Ellie sospirò, accomodandosi
accanto ad Alec. Se a lui non fosse stato bene, era certissima che gliel'avrebbe
detto in modo eloquente. Ma lei era sicura che non gli stava arrecando alcun
disturbo (cioè, non più del solito); infatti l'unico suono provenire dallo
Scozzese fu una specie di grugnito d'accettazione.
Una volta
sistematasi, Ellie notò un dettaglio inaspettato (e buffo) nei
capelli di Hardy. Senza pensarci, allungò una mano con decisione e, delicatamente, cercò
di disincagliare ciò che era incastrato tra le ciocche folte dell'uomo. Lui
non reagì, nonostante si fosse chiaramente accorto del fatto che le
dita della Miller si stavano attardando troppo sulla sua testa. Sembrava quasi che lei volesse
accarezzarlo, quasi coccolarlo. Assurdo, a ben pensarci. Ma chi
voleva pensarci?
Dopo quell'interminabile istante in cui entrambi
avevano inconsapevolmente trattenuto il fiato, Ellie sorrise, divertita,
reggendo un petalo color crema di fronte agli occhi di Alec.
"Stai sperimentando una nuova moda? Perché in
questo caso potresti anche diventare interessante."
"Humph... Daisy...", l'unico commento che Hardy si
azzardò a fare.
Dopo
tutto quel tempo, Ellie era riuscita a sviluppare
un sistema di decodifica dei grugniti e delle frasi smozzicate di Alec. Era
stato un lavoro faticoso, ma ormai la cosa stava dando i suoi
frutti.
"Vuoi
dire che Daisy aveva bisogno di un modello a cui
far provare le corone di fiori che sta preparando per la Festa di primavera
e tu, proprio tu, sei stato la sua scelta?"
Mentre lo chiedeva, nella testa di
Ellie si materializzò l'immagine del rude e scontroso detective
Hardy incoronato di delicati e candidi fiori. Fu troppo: scoppiò a ridere
di gusto, tenendosi la pancia, chiudendo gli occhi e cercando di non morire
soffocata a causa dell'intensità della sua risata.
Hardy sbuffò, anche se non troppo spazientito (non
era così cieco da non rendersi conto di quanto sua figlia riuscisse a
manipolarlo solo guardandolo). E poi si era reso conto ormai da tempo che, con
la Miller, proprio non riusciva ad arrabbiarsi.
"Quello
che non capisco, in verità, è cosa ci sia da festeggiare. Arriva la primavera, e
quindi? Succede ogni anno. Sempre. E, invece no, voi paesani trovate che sia un
avvenimento spettacolare ed avvincente. La cosa grave è che ci coinvolgente
anche persone innocenti
."
Ellie, che durante la tirata assurda di
Alec era riuscita a calmarsi, rischiò seriamente di cadere ancora in un
attacco di ridarella.
"Persone
innocenti? Guarda che l'idea di dare una mano è
partita proprio dalla tua innocente, ma a quanto sembra corruttibile
figliola..."
"E tu
avresti potuto dirle di no. Si sta ancora ambientando, ha cambiato scuola,
città, amici e deve abituarsi a...", fece un gesto disgustato che indicava
l'ambiente circostante, "... tutto questo
. Non
aveva certo bisogno di altre distrazioni!"
Ellie corrugò la fronte. "Incredibile. Più passa il
tempo e più ho la certezza che tu sei molto idiota. Ed anche
stupido."
Hardy,
rosso di rabbia, spalancò la bocca per ribattere, ma la
Miller fu più veloce, "A volte sei davvero, davvero... Daisy, qui, è felice. E perfettamente
a suo agio. E sai perché, razza di testa dura a protezione di
un cervello che, comunque, non ha neuroni? Perché è con te. Perché, alla fine, hai
avuto il coraggio di essere sincero e raccontarle tutto. Perché basta
cuori infranti e basta segreti. Perché sei il suo papà e lei ti vuole un mare
di bene. Pecrhé ha capito che, se mai hai provato ad allontanarla, l'hai fatto
per proteggerla, perché lei è preziosa, perché per lei, tu farai tutto,
anche metterti una corona di fiori in testa. Perché, quand'era bambina, tu eri
il suo eroe, ed oggi lo sei ancora, ma in modo molto più reale."
Silenzio. Alec allontanò lo sguardo, le guance
ancora arrossate, ma per l'imbarazzo. Ellie si trovò, di nuovo, a studiare il
suo profilo deciso.
Erano
anni - anni - ormai che quello Scozzese asociale ed impulsivo faceva parte della
sua vita. E, incredibile a dirsi, era riuscito a ritagliarsi un posticino, non
solo nella comunità di Broadchurch, ma anche, e soprattutto, nel suo cuore. Era
stato lì ogni volta che lei ne aveva avuto bisogno. Ellie, doveva ammetterlo, a
volte lo aveva usato a sua piacimento, a volte come punching ball a sfogo della
sua rabbia, a volte come orecchio amichevole. Spesso lo aveva respinto e
tenuto lontano. Lo aveva insultato almeno una volta al giorno anche se,
obiettivamente, se lo era meritato quasi sempre. Eppure lui non se ne era andato. Era
stato sempre dove lei ne aveva avuto bisogno.
In futuro, dovendo spiegare il perché del suo gesto
a Beth e Lucy, Ellie avrebbe dato colpa all'arietta frizzante profumata di
primavera. Ma la verità, e la donna lo sapeva benissimo, era che non c'erano
colpe o giustificazioni: semplicemente era l'unica cosa giusta da fare.
Si mosse di lato, mettendosi sulle
ginocchia. Con entrambe le mani, afferrò il viso di Alec e, con fermezza,
lo girò verso di lei. Lui non oppose alcuna resistenza e lei, quindi, lo
baciò, chiudendo gli occhi. Hardy rispose subito, come se la cosa non lo
sorprendesse per nulla. Schiuse appena la bocca, intensificando il bacio. Il
tutto durò qualche secondo, troppo poco per lui, visto il verso
frustrato che gli sfuggì dalla gola quando lei si staccò. Ellie, sempre
continuando a stringergli il viso, passò piano le labbra sui suoi occhi chiusi e
sulle sue lunghissime ciglia. Respirò il profumo della sua pelle, e sentì il suo
sapore sulle sue labbra e nella sua bocca. Era inebriante, come vino raro.
La Miller si alzò, non senza fatica. Alec, privato
del contatto di cui sentiva già la mancanza, aprì gli occhi ed osservò ogni suo
movimento. Non le disse nulla, aveva paura, come suo solito, di rovinare
qualcosa.
"Festeggiamo l'equinozio di primavera perché è un
inizio. È la vita che rinasce, ogni anno, dopo il buio ed il freddo
dell'inverno. E se non è questa una cosa a cui attaccarsi, una cosa per cui
essere felici, io non so cos'altro possa esserlo", non c'era critica nella sua
voce, solo dolcezza. E speranza. Gli sorrise, e sembrò brillare di luce propria.
Lui continuò a non dire nulla, ma rispose al suo
sorriso: non un sorriso di circostanza, ma il suo vero sorriso, quello che, di
solito, riservava a Daisy. Ellie, in piedi, guardò il suo viso, ed i suoi
occhi, così grandi e luminosi, e pensò di annegare. Sapeva che quegli occhi
l'avrebbero fatta impazzire ancora per molto, moltissimo tempo.
"Ci vediamo domani alla festa, vero?"
"Se vuoi, io e Daisy possiamo passare da te più
tardi, così almeno puoi vedere cos'ha creato. Un'anteprima", speciale solo
per te, era il modo non detto, ma giusto, in cui quella frase
terminava.
Ellie allargò il sorriso a dismisura.
"Sai dove trovarci. Vi aspetteremo con una tazza di te", e,
lentamente, assaporando una serenità che non provava da troppo tempo, si
allontanò sulla spiaggia. Sorrideva, certa che Alec l'avrebbe guardata fino
a che non ci sarebbe stato più niente da guardare.
---
NdA: E così ci siamo. Grazie a tutti
quelli che hanno letto, ed ha tutti quelli che hanno lasciato un commento. È
stato bello percorrere il ciclo delle stagioni con voi.
E sì, ho immaginato Alec con una corona di
fiori.
Alla
prossima.
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