Titolo: A brother, a treasure
Autore:
Rina_and_Hermi (Rinalamisteriosa e valerya90)
Disclaimer:
i personaggi trattati non ci appartengono e non abbiamo scritto questa fic a scopo di lucro.
Personaggi: Alphonse Elric,
Edward Elric
Rating: verde
Genere: generale,
introspettivo
Avvertimenti: one-shot
Riferimenti: all'anime e al manga in generale, poiché abbiamo notato che
il rapporto tra i fratelli Elric è simile in
entrambi.
Divisione delle parti
scritte: Rinalamisteriosa in nero, valerya90 in
blu, in rosso le riflessioni (o le parti) in comune.
Note dell’autore:
Dato che i nostri riferimenti sono generali, le due scene trattate non hanno
una precisa collocazione temporale. Vi basti sapere che una riguarda la loro
infanzia, prima della morte della madre; l'altra riguarda il presente, dopo la
trasmutazione umana. Questo influenza anche la scelta temporale e stilistica
delle riflessioni (di queste soltanto): la prima resa al passato prossimo o
all'imperfetto, la seconda al presente. Il nostro scopo era quello di far
trasparire il loro legame fraterno e ci auguriamo di esserci riuscite. A voi
l'ardua sentenza!^^
Introduzione:
Edward e Alphonse sono due fratelli che condividono
lo stesso destino di peccatori, destino che li ha colpiti in modo diverso ma
che ha permesso loro, in particolare al maggiore, di maturare prima del tempo.
*****
A BROTHER, A TREASURE
[Edward e Alphonse sono due fratelli che
condividono lo stesso destino di peccatori, destino che li ha colpiti in modo
diverso ma che ha permesso loro, in particolare al maggiore, di maturare prima
del tempo.]
Piccoli e ingenui bambini, ignari di
un fato sconosciuto e senza volto.
Vi siete meravigliati di fronte ad
ogni scoperta nuova; la vita è stata, per voi, semplice, bella e linda.
Disponevate di tre pasti caldi al
giorno, di una casa in cui dormire, di una vasta campagna in cui rincorrervi e
giocare, di una madre che è stata tutto, che vi ha amato più di se stessa e che
la morte, implacabile nella sua veste di messaggera di sventura, vi ha
sottratto ingiustamente senza che abbiate potuto impedirlo in alcun modo.
Era un giorno come tanti, spensierato e tranquillo, con il
cielo privo di nuvole e il sole splendente. Edward e Alphonse
correvano felici tra i rigogliosi e freschi prati di Resembool,
per raggiungere la radura in cui solevano giocare insieme.
Entrambi indossavano una t-shirt e un paio di pantaloncini
corti fino alle ginocchia.
"Ehi, Al! Sei troppo lento... possibile
che non riesci mai a starmi dietro?" fece Edward col fiatone, girandosi a
guardare Al.
"Fratellone, sei tu che vai
sempre troppo veloce!" rispose Alphonse, anche
lui con il fiatone.
"Lo so! Modestamente... sono io il migliore..." si vantò Ed, fermandosi a riprendere fiato, chino
e con le mani appoggiate sulle ginocchia.
"Quanto manca ancora per arrivare?"
domandò Al, fermandosi anche lui per riposare.
"Uhm... direi una quindicina di metri e ci siamo!"
precisò Ed, guardando con la coda dell’occhio la stradina.
"Allora siamo quasi arrivati,
andiamo!" disse Al, rimettendosi in marcia nonostante la stanchezza.
"D'accordo! Camminiamo, così tu non ti stanchi troppo..." insinuò Ed, affiancandosi a lui e fissandolo con
espressione di vittoria. "Tanto questa corsa l'ho vinta io!"
"Sì... hai ragione. Però devi ammettere che, questa volta, sono riuscito a starti
dietro, fratellone!" ribatté Al, continuando a camminare.
"Sarà..." Edward si guardò intorno: alti e
rigogliosi alberi secolari erano stati piantati in modo parallelo ai due lati
della stradina di campagna che conduceva alla solitaria radura, un vasto campo rettangolare
in cui potevano fare qualsiasi cosa volessero.
"Siamo arrivati,
fratellone!" disse Alphonse, guardando prima il
fratello, poi il vasto territorio che li circondava.
"Che cosa facciamo, Al? Lascio
decidere te, oggi..." fece Ed, bonario.
"Grazie fratellone!" e
aggiunse: " Che ne dici se, oggi, giochiamo a nascondino? E' da un mese
che non facciamo questo gioco..."
Edward rifletté un attimo, con una mano sotto il mento e gli
occhietti ristretti.
"In effetti, hai ragione... ok!" acconsentì alla
fine.
"Allora: chi va a nascondersi
per primo? Io o tu?" domandò Al a suo fratello.
"Dai: inizia a contare tu! Voglio essere io a
cominciare..." rispose senza indugio il maggiore,
dandogli le spalle e correndo nella direzione opposta a quella in cui si
trovava Al.
"Conto fino a cento e poi
vengo a cercarti!" disse quest'ultimo, a voce alta, prima di cominciare a
contare, con gli occhi chiusi appoggiati al braccio destro, alzato sul suo viso
da bambino; a sua volta, questo braccio era adagiato all’albero che avrebbe
fatto da tana.
Ed trovò un buon nascondiglio, situato dietro un fitto
cespuglio vicino al laghetto, a dodici metri di distanza dalla radura.
"Qui non mi troverà mai!" pensò, ghignando.
"Novantotto... novantanove... cento!
Ora vengo a cercarti, fratellone!" gridò Al, dopo aver
finito di contare ed essersi guardato intorno per decidere da dove partire con
la ricerca.
"Chissà dove si sarà nascosto..." pensò, quindi, dopo aver setacciato tutti i
cespugli, gli alberi e le rocce vicino a lui.
Poi, aggiunse: "Forse si sarà
nascosto più avanti, dove si trova il laghetto..."
Edward, vedendo di sottecchi suo fratello avanzare, sempre
più vicino al luogo in cui si era nascosto, deglutì.
Forse, l'aveva sottovalutato troppo.
"Cavoli! E adesso?" non se
l'aspettava.
"Fratellone: sei qui?"
disse Al, infilando il capo dentro i cespugli sulla destra del laghetto.
Il nascondiglio del maggiore, per fortuna, stava nei
cespugli a sinistra; ma Al si faceva sempre più vicino ed Edward sentiva
l'impulso di correre alla tana prima che fosse troppo tardi, prima che
perdesse.
Non gli piaceva perdere.
"Forse si trova in uno di
questi cespugli sulla sinistra…" pensò Al, cominciando a setacciare i
cespugli a sinistra del laghetto.
Ed deglutì di nuovo. Che cosa doveva fare?
"Eccoti qui, fratellone. Ti ho trovato!" esclamò Al, gioendo, dopo aver trovato il
nascondiglio di Ed.
Ed si alzò in piedi di scatto e iniziò a correre. Al fece lo stesso. I due fratellini correvano sulla stessa
linea, quindi era difficile stabilire subito chi sarebbe arrivato fino alla
tana per primo.
Nella foga della corsa, però, il fratello maggiore inciampò
e, nel cadere, si aggrappò al braccio del minore, provocando la caduta rovinosa
a terra di entrambi.
"Ahi! Che
male... fratellone: potevi stare un po' più attento!" si lamentò Al.
"Sono inciampato... non è colpa mia!" si difese
Ed, levando il musetto imbronciato dal terreno erboso.
"Ti sei fatto male anche tu?"
"Sì... mi fa male il
ginocchio! Ahi!" Aveva un'espressione dolorante, con una lacrimuccia
pronta a scendere, e si massaggiava delicatamente la parte lesa.
Edward, sentendosi in colpa per ciò che era appena successo,
chiese al fratellino se poteva mostrargli la botta. Poi, senza preavviso e con
grande stupore di Al, si strappò un lembo della manica destra della maglietta e
gliela legò attorno al ginocchio, senza stringere troppo.
"Ecco fatto! Va un po’ meglio?"
"Si...
ma... fratellone, non dovevi strapparti la maglietta per me!" si
meravigliò Al.
"Ma la mamma dice sempre di prendermi
cura del mio fratellino! Di preservarlo dai pericoli come se fosse un
tesoro prezioso da difendere..." aggiunse Ed,
sorridendo appena, per poi chinare il capo e tornare di nuovo serio.
"Comunque... grazie,
fratellone." mormorò Al, sinceramente grato.
E il ricordo, giocoso e lieto,
sfuma.
Si dirada sempre di più, lasciando
spazio alla nostalgia che il presente arreca con sé.
Una sbucciatura al ginocchio non è
nulla in confronto a quello che avviene successivamente nella vita dei due.
Il tempo passa, non si ferma mai:
scandito dalle lancette di un orologio, dal passaggio dalla notte al giorno,
dall'alternarsi ciclico delle stagioni, esso continua insistente la sua via.
Per quanto l'uomo ricerchi un modo
per fermare il tempo, non vi riuscirà mai.
I due fratellini non sono più
bambini, adesso, ma adolescenti che rimembrano il passato, per non commettere
più gli stessi errori. Al tempo stesso, cercano di rimediare, di andare avanti
e sostenersi a vicenda.
I due fratelli si trovavano in una
stazione ferroviaria, una qualunque, ad aspettare l'ennesimo treno per
proseguire il loro lungo viaggio e cercare di riavere ciò che avevano perduto
nel tentativo di trasmutare la loro mamma. Nella stazione, a parte loro due,
non c'era anima viva e il treno, che sarebbe dovuto arrivare da più di dieci
minuti, non si vedeva ancora nemmeno in lontananza.
Edward fissava pensieroso un punto imprecisato del terreno,
seduto accanto all'armatura che serbava dentro di sé la preziosa anima di Alphonse: i suoi ricordi, la sua voce.
"Fratellone, va tutto bene? A cosa
stai pensando?" chiese Al preoccupato al fratello, vedendolo assorto.
"Oh... nulla di grave, Al. Tranquillo!"
Mai avrebbe ammesso di sentirsi ancora in colpa per non
essere stato più attento: egli era troppo orgoglioso e testardo per esternare
appieno ciò che provava dentro di sé.
"Sei proprio sicuro che vada
tutto bene?" chiese Al, e aggiunse: "guarda
che a me puoi dirlo!"
"Sì, Al. Ricordi che cosa diceva la mamma? Che, finché
stiamo insieme, va tutto bene! Non c'è nulla di cui preoccuparsi..." rispose Ed, provando nostalgia al pensiero della
donna.
"Sì, me lo ricordo... ma non
capisco perché tu voglia nascondermi ciò che ti turba... " spiegò Al a suo
fratello Ed.
"In realtà... non ti sto nascondendo nulla che tu già non
sappia!" ammise.
E si alzò in piedi, stiracchiandosi per essere stato troppo
tempo seduto: i muscoli della gamba sana si erano intorpiditi e gli pungevano.
"Coraggio, Al! Appena arriva il treno, riprendiamo il
nostro viaggio alla ricerca della pietra..."
"Lo sapevo! Stai ancora
pensando a quello, fratellone? Te l'ho già detto mille volte che non è stata
colpa tua!" disse
Al, avendo capito a cosa alludesse l’altro.
"Giusto... abbiamo sbagliato
entrambi, penserai. Ma, certe cose, per quanto tu
ti sforza, non puoi cancellarle, Al... non si può! Il massimo
che puoi fare è non ripetere gli stessi errori." chiarì Ed rivolto
all'armatura, stringendo nello stesso tempo, con la mano naturale, il braccio
d'acciaio che era sempre lì a ricordargli ogni minima cosa. Come un
monito, un avvertimento.
"Fratellone..."
cominciò Al, con aria triste, avvicinandosi a Ed e posandogli una mano sulla
spalla "...lo so che certe cose non si possono dimenticare. Vedrai che
riusciremo presto a rimediare al nostro errore. Riusciremo a riprenderci i
nostri corpi. Lo hai detto sempre anche tu, no?"
"Certo!" Ed curvò le labbra in quello che poteva
sembrare un sorriso.
Non era facile sorridere come una volta: se lo faceva era
solo per lui, per tranquillizzarlo, per fargli capire che loro dovevano
farcela.
"Dopotutto, te l'ho promesso: ti ho promesso di farti
tornare com'eri prima! Io posso anche rimanere così, ma tu..."
"No!" esclamò Al, abbattuto
da quest'ultima frase. "Non dire mai più una cosa del genere, fratellone!
Non voglio che tu rimanga così per sempre: anche io voglio restituirti il tuo
braccio e la tua gamba."
"Bene! Allora dobbiamo riuscirci entrambi..." aveva risposto Ed, per rassicurarlo.
Poi, puntò lo sguardo fiero e orgoglioso che lo contraddistingueva
nella direzione in cui sarebbe dovuto arrivare il treno. Uno dei loro, soliti
treni.
"Sì, ci riusciremo…"
mormorò Al, speranzoso, girando l’elmo nella stessa direzione in cui il
fratello maggiore rimirava il paesaggio.
Edward potrebbe avere avuto sulle proprie spalle tutti i
sensi di colpa, tutte le responsabilità, ma un fratello come Alphonse non l'avrebbe trovato in nessun'altra vita.
Perché lui era tutta la sua famiglia, il suo tesoro, il bene
più prezioso che possedeva in tutto il mondo.
Anche per Alphonse,
suo fratello Edward era il bene più prezioso, la persona che amava di più al
mondo, il suo migliore amico e, per questo, avrebbe fatto di tutto per
rimediare al loro errore, per vederlo finalmente felice e libero dai troppi
sensi di colpa che gli opprimevano il cuore e la mente.
FINE
Note finali: Questa fanfiction ha partecipato al “Doppia
Coppia Contest” indetto da Rue Meridian e da Shatzy.
Riportiamo qui il bellissimo
bannerino e i giudizi delle due bravissime giudici^^
(che ringraziamo di cuore)
Giudizio di Rue Meridian:
La fanfiction
è grammaticalmente abbastanza corretta, tuttavia la punteggiatura ha qualche
mancanza, vi è un errore ripetuto più volte (Sì, come risposta affermativa
vuole l'accento!) ed ha almeno due casi di un uso improprio di termini.
Inoltre, il lessico presenta una strana dicotomia fra il linguaggio dei
dialoghi e quello della narrazione: i dialoghi sono scritti con un lessico
semplice per sottolineare la giovane età dei protagonisti (anche se stiamo
parlando di bambini che son stati capaci di studiare su testi alchemici molto
complessi), mentre la narrazione usa un lessico molto elaborato (alcune volte
arcaico) che si "scontra" con i dialoghi.
La trama riprende
attimi "classici" della vita dei due fratelli Elric,
dipingendo con molta dolcezza attimi di svago fanciullesco e mostrando il
doloroso contrasto con la vita che li attende.
I fratelli sono
rappresentati in modo fedele al manga nel loro affetto reciproco, nel senso di
colpa per le loro azioni, nella responsabilità che Ed sente verso Al e nella
volontà di Al di non far soffrire più il fratello che ha fatto tanto per lui.
La Fanfiction si presenta molto unitaria nello stile e
questo è ovviamente premiato.
Si apprezza il fatto
di aver scelto una relazione di coppia, quella tra fratelli, forse tra le meno
facili da affrontare.
Giudizio di Shatzy:
Una fanfic pulita, chiara e semplice, in cui il rapporto tra i
due fratelli è analizzato bene in base a ciò che viene detto nel manga (o
anime). La prima parte è ben sviluppata, più dinamica e più spensierata, al
contrario della seconda, statica e più introspettiva, in cui si sente che Ed e
Al nonostante la loro giovane età hanno perso la spensieratezza tipica della
loro infanzia, perché qualcosa è inevitabilmente cambiato.
Ho trovato i dialoghi
molto semplici (e la cosa va bene per la prima parte della storia, in quanto i
due sono ancora bambini, ma per la seconda forse non più di tanto) e le
riflessioni molto simili a quelle che vengono enunciate nella serie, forse si
poteva dare un tocco di originalità in più per vivacizzare l’introspezione. Di
conseguenza però l’IC dei personaggi è mantenuto molto bene, ed è tutto condito
da uno stile lineare e semplice, in cui c’è però qualche errore ripetuto,
qualche imprecisione nella punteggiatura, e un paio di sviste. Inoltre non
sempre il lessico è corretto. Siete riuscite però a dare una buona organicità
alla trama. In conclusione, per essere il vostro primo contest è andata bene,
la fanfic rimane piacevole ed è comunque buona.
Brave!
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Per concludere, vorremo
rinnovare i complimenti alle altre partecipanti.
Questo è stato il
primo contest per entrambe e la nostra vittoria sta nell’esserci divertite a
scrivere insieme e sopportate a vicenda ( Diciamo più che altro che Rina ha
dovuto sopportato me . Credetemi, sopportarmi non è una cosa facile XD ndHermi). XD Abbiamo imparato
dagli errori… (Infatti io mi sono occupata di correggere subito l’accento dei
“si” nelle affermazioni, il resto l’ho lasciato com’era perché non eccello nella
punteggiatura, purtroppo! XD Nd Rina) e abbiamo persino imparato a conoscerci meglio, tanto da
arrivare a considerarci due “sorelle”.
Per noi, quindi, è
stato un importante traguardo.
Un ringraziamento
anticipato a chiunque commenterà o passerà soltanto di qui.
Saluti e baci da
Rina_and_Hermi
(cioè Rinalamisteriosa
e Valerya90 XD)