It's time

di aturiel
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I tuoi occhi cercano le stelle nel cielo di quella notte innevata.
Non conosci il nome delle costellazioni, né tanto meno riusciresti a riconoscerle, però quella vista ti dona un senso di pace che raramente riesci a trovare fuori dall'acqua.
Se il coach ti vedesse in quel momento – sdraiato per terra sulla neve fresca e vestito con una semplice felpa – con molta probabilità ti spedirebbe senza tante cerimonie dentro la tua stanza, e lo stesso farebbe anche Makoto, sempre preoccupato per la tua salute.
Ma in quel momento non ti interessa poterti ammalare: il freddo della neve rischiara i tuoi pensieri e li rende placidi come l'acqua, ti rilassa e tranquillizza come le stelle lontane, tanto da farti sentire, finalmente, parte della calma naturale che ti circonda.
Senti dei passi strascicati avvicinarsi a te, leggeri. Avrebbero potuto spezzare la magia che si era creata se fossero stati quelli di un adulto – come quelli del coach – o anche solo un poco più pesanti – come quelli di Makoto. Per fortuna sono corti e agili, quelli di un sottile ragazzino.
«Haru». Il tuo nome, pronunciato dalle sue labbra, sembra quello di una stella: luminoso e caldo, bello.
Rin si accovaccia dietro di te, spuntando con la sua testa rossa sopra il tuo viso e coprendoti in parte la visione del cielo notturno. Normalmente ne saresti infastidito, ma in quel momento non ti interessa. Vorresti che si sdraiasse anche lui sulla neve fresca accanto a te, e magari che si perdesse anche nell'infinito cielo notturno con te, ma ti accorgi che Rin non ha nessuna intenzione di guardare i lontani astri luminosi: con il suo volto da ragazzino stranamente serio e concentrato, non ha spostato di un millimetro il suo sguardo scarlatto da te.


Sei sdraiato, ad occhi chiusi, sul bordo della piscina e stai riprendendo fiato dopo l'allenamento di quel giorno. Ti piacerebbe poter restare dentro l'acqua ancora per un po', ma il tuo corpo è talmente pesante per la stanchezza che sei certo che affonderesti come un macigno se solo provassi a nuotare.
Senti dei passi avvicinarsi a te, pesanti ma controllati, sicuri.
Riconosci subito il loro suono, ma proprio quando stai per aprire le palpebre e guardare in viso la persona a cui appartengono, una mano fresca e maschile ti si posa sul viso e ti copre gli occhi. Non ne sei infastidito, però vuoi comunque recuperare la possibilità di vedere, quindi allunghi una mano per togliere quella dell'altro dal tuo viso, ma il movimento viene prontamente interrotto con una stretta decisa e perentoria attorno al tuo polso.
Non capisci cosa stia succedendo, l'unica cosa che senti, ora, è il suo fiato caldo sul viso e la sua presa che si fa sempre più opprimente, ma tu non vuoi realmente liberartene. Stai per iniziare a parlare quando le sue labbra morbide e bollenti si posano sulle tue.
Rimani fermo immobile senza sapere che fare, quando improvvisamente la mano si toglie dai tuoi occhi. Ti alzi di scatto per inseguirlo, per fare... che cosa? Non lo sai, ma qualcosa di sicuro.
Vedi la sua schiena allontanarsi sempre di più, quindi allunghi il passo, corri. Gli appoggi una mano sulla spalla e lo giri: il tuo sguardo rimane per un secondo incatenato a quello purpureo dell'altro, il tuo respiro affannoso per l'allenamento e per la corsa si fonde con quello controllato dell'altro.
«Rin». Il suo nome ha una consistenza diversa ora, come se tutto d'un tratto fossi tu ad averlo scoperto mentre, in una notte nevosa, guardava le stelle lontane per sentirsi in pace con il mondo.
Ti guarda, affonda lentamente nei tuoi occhi e accorcia la distanza fra voi. Senti di nuovo il suo respiro sul tuo viso, e di nuovo la tua mente smette di funzionare. Ci sono poco più di una decina di millimetri fra voi, e tutto d'un tratto senti la necessità impellente di annullarli.
Lo baci e il mondo attorno scompare, inghiottito dal buio confortante dei tuoi occhi chiusi.




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