Incontro con
un estraneo
Harry si Materializzò esattamente davanti alla filiale dei
Tiri Vispi Weasley di Hogsmeade.
Si trovava a Diagon Alley a comprare un regalo per i suoi figli, quando
era arrivato un Patronus da parte di George, che gli diceva di correre
subito ad Hogsmeade. In neanche cinque minuti era lì.
Il viale della cittadina era deserto, a parte per due Auror davanti
alla porta del negozio e tanta, tanta neve. Salutò i due ed
entrò nel negozio.
Dentro una decina di Auror camminavano affannosamente per tutto lo
stabile, fermandosi a parlare con uno stremato Dean. Quest'ultimo aveva
la camicia stropicciata, con le maniche arrotolate. Il nodo della
cravatta era talmente allentato che rimbalzava ad ogni suo piccolo
movimento.
- Cosa succede qui? - chiese ad alta voce, così che tutti lo
sentissero. Tutti gli Auror nella stanza si immobilizzarono e lo
guardarono con un'espressione che non gli piacque affatto. Sembrava
quella che adottava Albus quando, raramente, faceva qualcosa di brutto.
Una colpevolezza quasi imbarazzata.
Dopo qualche secondo di silenzio, Dean decise di prendere parola - Hai
presente Harry Baston ed Eva Rosier?
Harry annuì - Sono amici di Teddy.
- Li abbiamo sorpresi all'interno della casa dove abbiamo arrestato
Malfoy.
- Voi cosa?! - esclamò il capo degli Auror, cercando di
evitare di infuriarsi subito. Si erano fatti fregare da dei ragazzini.
Prima la megera, poi questo. La situazione stava diventando
insostenibile.
- Li avevamo individuati quando entravano in città e poi gli
abbiamo pedinati fino alla casa. Erano passati con la scope per La
Foresta - intervenne un altro Auror, parlando lentamente e con stampata
in faccia la paura di essere ammazzato da Harry.
Il capo degli Auror si tolse i guanti, la sciarpa e il soprabito e li
buttò sul bancone, per poi lasciarsi cadere su una sedia.
- Non siamo riusciti a individuarli prima? - chiese sconsolato.
Molti presenti scossero la testa.
- Ce l'avete messa tutta?
Dean annuì - Controlli aerei, controlli ai limiti del bosco.
Mandiamo Woolf che è un Animagus in perlustrazione una volta
al giorno. Nessuno dei nostri incantesimi di controllo ha funzionato.
- Allora è inutile piangere sul latte versato.
Manderò più uomini ai confini nei boschi. Dean,
chiama Percy, digli di estendere il controllo per qualsiasi mezzo di
trasporto nell'arco di trenta miglia. I dati devono essere gestiti
solamente da lui e devono finire solo nelle nostre mani. Woolf, vai a
chiamare la preside McGranitt. Voglio che tutti gli ingressi siano
chiusi ermeticamente e che i portoni possano essere aperti solo da una
magia del preside, del vicepreside o dal nostro capoturno. D'ora in
avanti deve essere impossibile per uno studente uscire da
lì. Le classi che fanno Cura delle Creature Magiche dovranno
essere accompagnate da una dozzina di Auror. Fate trasferire Hagrid nel
castello. Per le partite di Quidditch ci deve essere il massimo
controllo. Requisite tutte le scope, catalogatele e mettetele tutte in
uno sgabuzzino. La gita a Hogsmeade è da considerarsi
sospesa fino a data da destinarsi.
- Non ti sembra di essere un po' troppo duro, Harry? - chiese Dean,
guardandolo per la prima volta dall'interrogatorio con Malfoy senza
risentimento.
Harry scosse la testa - Un tempo ero io lo studente che
strisciava fuori evitando gli Auror. Cerco soltanto di fermare il me
studente. Ho rischiato di morire più volte, qualcuno
potrebbe avere meno fortuna.
- Ma mi distruggi la clientela così! - esclamò
George.
- Non credere che non sappia dei tuoi giri di contrabbando all'interno
della scuola, Geroge. Meglio se stai zitto.
Il gemello fece un piccolo sorriso, uno dei pochi che aveva fatto da
quando aveva incontrato Rookwood.
- Vuoi vedere i tuoi eredi? - chiese George.
Lui sbuffò e annuì, seguendo il Weasley verso la
zona degli uffici con Dean.
Qui stavano seduti i due ragazzi. Eva, capelli castani e sguardo mogio,
guardava vergognosamente verso il basso, mentre Baston si guardava
intorno divertito.
- Io l'avevo detto che avrebbero chiamato il boss - urlò
Baston appena vide Harry - vedi che avevo ragione? Ciao boss.
- Ciao Harry.
Eva sbiancò e guardò di sfuggita Harry. Conosceva
quello sguardo. Sembrava un po' Hermione quando per le prime volte
aveva infranto le regole. La differenza era che al suo primo anno
Hermione non era evasa da scuola in sella a una scopa.
- Perché ogni volta che c'è un casino in questa
zona, voi o i vostri amici siete sempre in mezzo?
- Potrei farti la stessa domanda - controbatté Baston, fiero
della risposta che stava dando.
Harry si accigliò. Che diavolo di domanda era?
- Questo è il mio lavoro, Harry. Per forza sono qui ogni
volta che voi studenti vi mettete nei casini.
- Ci metteremo pure nei casini, ma intanto abbiamo trovato una stanza
segreta di cui voi Auror non sapevate neanche l'esistenza.
Harry alzò lo sguardo su Dean, stupito. Il collega
annuì. Era vero.
- Come abbiamo fatto a non trovarla? - gli chiese Harry.
- Perché non c'arrivate - disse tranquillamente Baston,
mentre Eva ormai aveva il colorito di un fantasma.
- Ho chiamato L'Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia, ma non
hanno compreso l'incantesimo. Allora è arrivato Keats
dell'Ufficio Misteri e ha detto che è una magia antica.
Può trovarla solo chi vuole trovarla.
Baston alzò entrambe le sopracciglia e fece un sorriso
sornione. Eva gli tirò un calcio.
- Per stavolta sarò clemente - disse il padrino di Teddy -
vi rimanderò di nascosto al castello senza dirlo alla
McGranitt, ma la prossima volta sarò costretto a
dirglielo.
- Dirmi cosa, signor Potter? - disse una voce dietro di lui. La
professoressa Minerva McGranitt era in piedi sulla porta e non sembrava
per niente di buon umore.
Eva sembrava prossima al collasso. Non doveva gradire nemmeno lei
l'arrivo della preside. Perfino Baston era rimasto a bocca aperta.
- Signorina Rosier, signor Baston - disse la McGranitt con fare
accusatorio - il vostro comportamento è intollerabile.
Affiderò al responsabile della vostra Casa il compito di
scegliere una punizione che duri due mesi. Avreste potuto rischiare la
vita. Cinquanta punti in meno a Serpeverde e Tassorosso.
- Suvvia professoressa, sia più clemente - disse Harry,
cercando di aiutare i ragazzi.
Non l'avesse mai detto. La McGranitt lo fulminò con lo
sguardo - Potter, se non sbaglio è ancora una mia
responsabilità decidere come punire i miei alunni, a meno
che il tuo Ufficio non mi tolga anche questa prerogativa.
La McGranitt era offesa. Era offesa perché Harry non la
stava più coinvolgendo nella questione difese sulla scuola.
Come darle torto? Effettivamente era stato tanto impegnato negli ultimi
tempi che si era preoccupato solo di dare ordini, senza consurtarla. Si
sentì in colpa e anche un pochino spaventato. Non avrebbe
mai voluto offendere la McGranitt, una persona di cui aveva sempre
avuto una grande stima. Perdere il suo rispetto sarebbe stato un duro
colpo.
- Dean - disse all'Auror - puoi riportare Eva e Harry a Hogwarts?
Vorrei parlare privatamente con la professoressa.
Il collega annuì e portò i ragazzi con
sé.
Quando furono soli Harry fece segno alla professoressa di sedersi su
una sedia davanti alla scrivania e lui si sedette su quella a fianco.
Le sembrava scortese sedersi dietro.
- Cos'è questa faccenda su Hogsmeade?
- Niente più gite, professoressa. Con la Foresta Proibita in
mano ai Mangiamorte non possiamo permetterci troppi studenti liberi.
- E quindi chiudete tutto? - chiese lei, critica.
- Professoressa non possiamo fare altro, finché non li
troveremo. Vorrei tanto avere un'altra soluzione, ma se uno dei suoi
studenti fa una brutta fine non ci andrei di mezzo solo io, anche se me
lo meriterei, ma anche lei che è innocente.
La professoressa scosse la testa, ma capì. Il lato umano
della McGranitt tornò alla ribalta - Potter, nessuno in tua
presenza potrà fare qualcosa ai nostri studenti.
*
Teddy si trovava nella Foresta Proibita. Sapeva che era vietato e
particolarmente pericoloso andarci, l'unica cosa che non sapeva era il
perché si trovasse in quel posto. Era andato a trovare
Hagrid da solo, visto che non era riuscito a trovare nessuno dei suoi
quattro amici e, quando era uscito, si era trovato particolarmente
attratto dalla foresta. All'inzio aveva pensato di essere sotto la
Maledizione Imperius, ma aveva realizzato di essere libero di tornare
indietro. Solo non voleva. E così si era incamminato dentro
la Foresta. Percorse duecento metri e si fermò. Ora aveva
paura. Iniziò a cercare la bacchetta freneticamente in tutte
le tasche. Non la trovò. Dove diavolo l'aveva messa?
E poi si ricordò. Era nella borsa scolastica che aveva
lasciato nel dormitorio. Che idiota! Aveva bisogno di qualcosa per
difendersi. Fortunatamente gli alberi aveva impedito che la neve
coprisse l'intero terreno, lasciando solo qualche chiazza
quà e là. Trovò un solo sassolino a
terra e lo strinse nella mano destra. Non era enorme, ma molto
spigoloso, probabilmente avrebbe fatto male se avesse preso qualcuno.
Si guardò intorno, nervoso. Non c'era nessuno. Si
girò e fece per andarsene.
- Edward Remus Lupin - disse una voce dietro di lui. Seppure fosse una
voce calma, pacata e amichevole, il ragazzo fu scosso da un brivido di
paura.
Si girò. A cinquante metri da lui c'era un uomo fermo. Era
dritto, di media statura e vestito in modo trasandato. Non vedeva il
viso, in quanto aveva il cappuccio nero del mantello che lo copriva, e
ciò lo inquietava. Di solito le persone di buoni propositi
si facevano vedere in faccia.
- Con chi parlo? - chiese, cercando di nascondere la paura nella sua
voce.
- Il mio nome non ti interessa. Sappi che sono una persona amica.
- Sei tu che mi hai obbligato a venire qui?
- No, tu hai fatto tutto da solo - gli rispose tranquillamente, senza
alcun accenno di arroganza nella voce. Era strano per Teddy, quella
voce lo tranquillizzava. Magari era un incantesimo.
Rabbrividì. Non doveva permettergli di sottometterlo.
- Cosa vuoi?
- Metterti in guardia.
Era in mezzo alla Foresta Proibita, con un tizio innominato con il
cappuccio che voleva metterlo in guardia. Solo a lui la situazione
sembrava paradossale?
- Togliti il cappuccio.
- Non lo farò.
Teddy sbuffò. Ci aveva provato. Non era nella posizione di
contrattare, in effetti.
- Da cosa vuoi mettermi in guardia?
L'incappucciato si guardò intorno e poi parlò di
nuovo con la sua voce calma - Bartemius Dolohov è un ragazzo
speciale. Devi fare di tutto perché i Mangiamorte non lo
tocchino. Ricorda: più volte si incontrano le stirpi, a
volte nel segno della morte, a volte nel segno della vita. Combatti per
la seconda e sarai nel tuo giusto.
Detto questo si allontanò, lasciando Teddy spaventato e
senza parole.
Angolo dell'autore
Ciao a
tutti. Mi sono divertito a scrivere questo capitolo, era da molto che
lo avevo in fretta. Ci si avvia verso la fase finale, in una decina di
capitoli vorrei concludere questo primo libro (soprattutto
perché ho superato le 100 pagine di Word, quindi circa 220
pagine in totale, mio obbiettivo iniziale). Spero che questo capitolo
vi piaccia. Recensite per favore, per me sarebbe davvero importante!
Inoltre, se vi va date un'occhiata all'urban
fantasy che sto scrivendo. E' al primo
capitolo, ma è una storia che cancello e scrivo fin da
bambino. Spero la seguiate! :)
Alla prossima,
Ramo97
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