Whatever walks in my
heart, will walk alone.
(Forever Yours, Tuomas
Holopainen for Nightwish)
Every
step I take, I walk alone.
(I Walk Alone, Tarja
Turunen)
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La amavi?
Tuomas scosse la testa e si premette
le mani sul viso
sudato, stringendo gli occhi fino a farseli bruciare. O forse no. Forse
avevano
cominciato a bruciare già da prima, da quando si erano
posati su quel maledetto
cartellone apparso dal nulla in mezzo al pubblico.
La amavi?
Si era sentito morire. Aveva perso
una nota assieme ad una
pulsazione del cuore e si era ritrovato a cercare di ingoiare un nodo
alla gola
improvviso che si faceva più stretto ogni istante.
Chiunque avesse ideato quel
cartellone doveva essere un
sadico senza pietà. Uno che, per i suoi gusti, aveva anche
capito fin troppo.
Di lui, di Lei, e di tutto il resto.
La amavi?
Chi poteva odiarlo tanto da fargli
una cosa simile? Perché
qualcuno avrebbe voluto squarciargli di nuovo una ferita mai
cicatrizzata?
Lo rivedeva, quello stupido
cartellone nero con la scritta
bianca, come una lapide con la sua epigrafe, dedicata a un sentimento
che
avrebbe dovuto essere morto – mai nato, forse – e
che non lo era.
La amavi?
Ogni volta che chiudeva gli occhi,
l’immagine gli riappariva
nella mente, assieme a un paio di occhi troppo verdi e belli per non
fare male,
e una voce che cantava leggendo la musica direttamente dalla sua anima.
La amavi?
Non aveva visto in faccia chi aveva
sollevato il cartellone.
Un fanatico conservatore, fan della vecchia formazione, sicuramente.
Uno dei
tanti – troppi – che non avrebbero mai smesso di
fargliela pagare per quello
che aveva fatto, che non gli avrebbero mai perdonato quel criminoso
rinnego.
Era stata una decisione democratica,
quella di rinnovare il gruppo, ma
tacitamente
tutti avevano sempre pensato che ci fosse stato lui alla radice di
tutto, e
forse non avevano nemmeno tutti i torti.
La amavi?
Aveva freddo. Non si era ancora
cambiato, dopo l’esibizione.
Era chiuso in quel camerino da chissà quanto, immerso fino
al collo nei propri
sensi di colpa, lacerato tra il rimpianto di un’era ormai
conclusa e il rimorso
di un passo irrimediabilmente e clamorosamente falso.
Le cose non stavano andando bene ai
Nightwish, o a ciò che
ne restava. Il vecchio e fidato seguito ormai li snobbava e i pochi che
erano
rimasti si stavano stancando in fretta del loro sound indebolito, privo
dell’anima vibrante di un tempo. Non era tutta colpa della
voce di Anette; Tuomas
sapeva che l’unico motivo per cui i Nightwish stavano
appassendo era che in
realtà era lui ad appassire, inesorabilmente, ogni giorno,
ogni ora, ogni
momento. Quattro anni di sforzi di fare finta di niente sfumati in un
battito
di ciglia.
La amavi?
Bastava guardare le foto, per capire:
aveva cominciato a
sorridere all’obiettivo solo dopo il 2005. Dopo la sofferta
rottura di cui
ancora portava il pressante peso. Aveva imparato a farlo, da quando
avevano
preso Anette come nuova vocalist. Aveva imparato a fingere. Con gli
scatti dei
fotografi, con i media, con i propri compagni… con
sé stesso, prima di tutto.
Aveva scoperto che era meno
complicato di quanto
avesse mai creduto.
La amavi?
Si sentiva i polmoni contratti
dall’incapacità di respirare.
I suoi peggiori incubi, in confronto a quella sgradita sorpresa, non
erano
nulla. Il dolore di canzoni innamorate mai ascoltate, di gesti di
tenerezza mai
ricambiati nel modo giusto, di sguardi rubati e mai
restituiti… erano niente al
confronto di quanto si sentiva dentro adesso.
Una landa desolata riarsa da un sole
congelato e spento.
La amavi?
Lei
era stata
tutto, sempre. Aveva dato vita alle parole che lui aveva scritto, aveva
unito
la poesia e la musica facendone emozione pura, aveva cantato quello che
lui
aveva provato, e solo Lei sapeva
come
fare per rendere palpabile ogni più sottile sfumatura.
Lei,
Lei sola. Nessun’altra.
Anette men che
meno.
La amavi?
Rispettava Anette, era
un’amica, ma anche lei sapeva che non
sarebbe mai stata Lei. Era un dato
di
fatto, un confronto impari che la gente non avrebbe mai smesso di
porre, un
gioco a perdere che a lungo andare diventava crudele. Nessuno gli
avrebbe mai
permesso di dimenticare.
La amavi?
Tuomas non osava cercare una
risposta. La sapeva, in ogni
caso, e fin troppo bene.
A volte, svegliandosi, gli sembrava
che fosse tutto come un
tempo, che nulla fosse mai accaduto. In quei momenti aveva appena il
tempo di
sentirsi irrazionalmente felice, come
quando si faceva un bel sogno la cui scia serena si
protraeva anche dopo
il risveglio, ma poi il castello di carte crollava, ricordava tutto,
compreso
il fatto che Lei non
c’era più, non
per lui, e l’amarezza prendeva il sopravvento su tutto, anche
sul dolore.
Separarsi da Lei
era stata la decisione giusta, se lo ripeteva ogni giorno, e qualche
volta
riusciva persino a convincersene. Stava meglio, senza di Lei,
senza averla costantemente sotto agli occhi e dover fare i
conti con la consapevolezza che nulla che lui avesse potuto scriverle
sarebbe mai
bastato.
Lei
aveva fatto
una scelta, lui aveva fatto la propria di conseguenza.
La amavi?
No, era un lusso che non poteva
più permettersi da tempo.
La amavi?
Aveva dovuto sforzarsi di superare la
depressione per
riuscire a uscire dal periodo peggiore della propria vita. Per
sopravvivere.
La amavi?
Quel maledetto cartellone…
La amavi?
No. No. No. No. No. No. No.
La amavi?
Era una patto che aveva fatto con
sé stesso quando aveva
deciso che Lei doveva uscire dalla
sua vita: cancellare tutto quello che c’era stato, o per lo
meno dimenticarlo.
Aveva ricostruito tutta la propria vita su quel patto disperato.
Ora erano soli, tutti e due, ciascuno
per la propria strada.
Era così che doveva essere. Era meglio per entrambi.
La amavi?
No, non la aveva mai amata. Non la
amava.
Tuomas non amava Tarja.
Faceva parte del patto per
sopravvivere.
Scendere a ridicoli compromessi.
Mentire.
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A/N:
nulla
di quanto sopra vuole rappresentare la realtà. È
solo la romantica visione di
una fan affezionata che non accetterà mai il fatto che il
gruppo più talentuoso
di tutti i tempi non esista più. Ci tengo a precisare che, pur non apprezzandola, rispetto Anette e il fatto che io consideri i Nightwish defunti non dipende dalla sua presenza, bensì dall’assenza di Tarja, probabilmente la donna che ammiro e stimo di più al mondo.
Le due frasi citate in apertura mi sono sembrate molto adatte a questa oneshot così angsty, ma
soprattutto credo siano
significative per ciò che dicono:
“Qualunque
cosa
cammini nel mio cuore, camminerà da sola.”
“Ogni
passo che
compio, cammino da sola.”
Non credo serva dire altro.
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