Comfort

di Emsiecat
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Il primo segno fu uno sguardo lontano: i pensieri più razionali cominciavano a diradarsi, mentre il caldo sibilo della rabbia iniziava lentamente a germogliare nel petto del Nano. Questa rabbia era un qualcosa di selvaggio, tempestoso. Retaggio della dura vita passata in esilio, essa annullava la sua capacità di ascoltare e pronunciare correttamente frasi o parole, mentre egli veniva assalito da un’emozione glaciale che premeva contro le sue costole, come se fosse un animale in gabbia. In quei momenti tutto ciò che rimaneva era un pressante ronzio nelle orecchie.
Il Re, per sua stessa ammissione, a volte era capriccioso, ma non si arrabbiava mai senza un buon motivo, come Bilbo aveva bene imparato in quei pochi anni dai quali lo conosceva.
 
C’erano segnali che lo avrebbero tradito, così come un ladro poco esperto viene tradito dall’aver detto una parola di troppo.
Per quanto riguarda Thorin, questi segnali erano l’eccessivo rossore delle guance, l’intensificarsi della durezza nel suo sguardo, la tensione nelle spalle e le unghie conficcate nei braccioli della sedia. Anche la sua mascella era contratta e i denti stretti, come a tentare di reprimere certe parole che egli avrebbe pronunciato assai volentieri, non fossero state contrarie al decoro.
 
Egli era il Re: non poteva permettersi sfoghi verbali, o di qualunque altro tipo, per quanto i suoi ospiti lo stessero provocando a farlo.
Non sarebbe caduto nella trappola, per quanto Thranduil lo stesse chiaramente tentando, alla stregua di un bambino crudele che istiga un cane aggressivo tirandogli la coda.
Thorin non avrebbe morso, quel giorno.
Thranduil lo aveva guardato con freddo disprezzo, mentre lo beffeggiava in maniera velata per i suoi errori passati.
 
Tauriel e Legolas -bisognava dar loro credito- erano parsi entrambi piuttosto imbarazzati dal comportamento del loro sovrano. Si erano scambiato un’occhiata tra loro, mentre sedevano al fianco di Sire Thranduil. Era una cosa fastidiosa da ammettere.
 
Thorin respirò pesantemente: il suo fiato fremeva contro l’ira che egli sentiva ancora ribollire dentro di sé.
Capendo che non sarebbe riuscito a ottenere alcuna reazione, Thranduil aveva concluso l’incontro, dileguandosi dalla sala con il suo seguito. Era parso simile a un gatto imbronciato, al quale è stato negato il suo passatempo preferito.
 
Thorin soffiò debolmente, rilasciando il fiato: le sue spalle finalmente si sciolsero dalla postura tesa, e mentre Bilbo fece per alzarsi dal suo posto al fianco di Thorin, lo Hobbit sentì una mano afferrargli il polso.
La presa era disperata, eppure completamente gentile.
 
Thorin poteva essere veloce all’ira quando aveva a che fare con certi Elfi, ma con la sua famiglia, il suo popolo, i suoi alleati e il suo amato diventava immancabilmente tenero.
Il re dei Nani era severo con i suoi sudditi solo quando la situazione lo richiedeva.
In seguito alla Malattia del Drago, la successiva guarigione e l’incoronazione dopo la Battaglia dei Cinque Eserciti, Thorin aveva fatto ammenda per ogni azione sbagliata compiuta in precedenza.
 
Più di quanto fosse necessario, pensava Bilbo, a voler essere del tutto onesti.
 
“Thorin?”
 
Senza perdere tempo, Thorin tirò Bilbo contro di sé e poi si sedette, di modo che suo marito potesse accomodarglisi in grembo.
 
Bilbo si lasciò sfuggire un ‘Ooohmp’ nel ritrovarsi lì, ma era più che intenzionato a rimanervi. Si accomodò meglio, mettendosi a cavalcioni sulle cosce di Thorin e avvicinandosi a lui il più possibile.
 
Le azioni di Thorin non lo avevano sorpreso: più di una volta gli incontri con Thranduil lo avevano messo di umore tale da voler tenere più vicino il suo Hobbit.
Tuttavia la mano che ora sostava alla base del suo collo era una novità, come pure il fatto che Thorin vi avesse poi seppellito il viso, respirando pesantemente e strusciandosi senza vergogna contro Bilbo.
 
Certo, al momento nessun altro era presenta nella sala, tuttavia…
 
“Resta… ti prego” mormorò Thorin con voce calma e carica d’emozione. Che si trattasse di rabbia o di qualcosa di totalmente diverso, Bilbo non avrebbe saputo dirlo, poiché gli giungeva piuttosto attutita.
 
“Certo che sì” rispose Bilbo, con tono indulgente e un sorriso appena trattenuto: la sua priorità rimaneva la preoccupazione per l’attuale stato emozionale di Thorin.
 
“Ho bisogno di calmarmi e il fatto che tu sia qui mi è di grande conforto” confessò Thorin, come se ci fosse bisogno che si disturbasse a fornire una spiegazione.
 
“Non hai nulla di cui giustificarti con me, Thorin. Thranduil ha passato il limite: hai ogni diritto di sentirti così”.
 
Intuendo che avrebbe potuto fare di più che restarsene semplicemente seduto lì, Bilbo sollevò le mani e tolse la corona a Thorin, districandola dai capelli che vi erano rimasti impigliati e poggiandola sul tavolo. Poi iniziò a pettinare quei capelli, districandosi agilmente attraverso tutti i nodi e i grovigli che Thorin aveva accumulato durante quella giornata così stressante.
 
“Sai che non amo sentirmi-”
 
“Non pensarci nemmeno”, la voce di Bilbo era calma, lenitiva, mentre egli zittiva e riprendeva dolcemente il suo Nano, “Provare rabbia verso Thranduil e i suoi folli commenti di oggi non ha nulla a che fare con la Malattia, caro. Se così fosse dovrei essere malato anche io, perché sono fermamente convinto che il nostro caro ospite meriterebbe un calcio negli stinchi… Posso pensarci io se mi concedi il-”
 
Thorin sbuffò una risata, e le sue braccia salirono a circondare la vita di Bilbo, tenendolo stretto contro il suo grembo. Il suo fiato caldo solleticava le orecchie dello Hobbit e gli sollevava i capelli.
 
“Sei una meraviglia, Bilbo”.
 
Il rumore di passi sottili sulla pietra allertò Bilbo: lo Hobbit capi che Balin doveva essere probabilmente entrato nel salone per parlare con Thorin, ma una volta accortosi della scena se ne fosse andato, rapido com’era venuto.
 
Thorin non parve accorgersene, ma l’udito fine di Bilbo sentì il rumore di una porta che veniva chiusa e un brusio di voci dall’altra parte.
Balin stava probabilmente ordinando a suo fratello di stare di guardia, in modo che non venissero disturbati… avrebbe dovuto ringraziare il vecchio Nano, più tardi. Balin andava matto per certe dolci tortine alle ciliegie: sarebbe bastato un viaggetto in cucina.
Bilbo sorrise, annusando i capelli di Thorin: le sue mani affondarono nelle lunghe trecce di loro spontanea volontà, questa volta.
 
“Sono felice di vedere come fra tutti i miei impegni regali, sedere in braccio a te per calmarti sia uno di quelli che reputi più importanti”.
 
Le labbra premute contro il suo collo si erano piegate in un sorriso esitante, nell’udire il tono scherzoso di Bilbo: “In effetti la tua presenza da sola ha prevenuto più di una guerra”, fece una pausa, strofinando le labbra contro l’incavo della gola di Bilbo, “Sono assolutamente serio, Bilbo. Sei una meraviglia, ma non solo per questo. Sei una creatura intelligente e piena di risorse, incrollabilmente fedele, gentile, capace di governare questo regno con una mano sola, oserei dire. Un vero eroe tra i Nani”.
 
“Oh, zitto tu! Queste paroline così dolci non ha alcun effetto su di me, e lo sai.”
 
“Permettimi di dissentire, credo che abbiano molto più che effetto su di te, ma resta il fatto che le penso sinceramente. Non sto cercando di farti complimenti falsi, amrâlimê”.
 
“Oh! Beh, b-bene, questo è un bene”, dannazione, Thorin sapeva perfettamente come fargli tremare le ginocchia. Perché Bilbo Baggins sapeva mettere nel sacco un drago, trattare con Signori e capi di altri regni come se non avesse fatto altro per tutta la vita, ma bastava un singolo gesto da parte di Thorin per ridurlo a un ragazzino alla sua prima cotta, che faticava a trovare le parole.
 
Per un po’ regnò il silenzio.
Bilbo continuava a pettinare Thorin in silenzio, mentre il Nano teneva premuto il viso contro il suo collo, respirando piano, e diventando progressivamente sempre più calmo e controllato.
Bilbo non aveva idea del perché Thorin amasse così tanto farsi pettinare i capelli: forse lo faceva sentire amato, avere qualcuno che si curava così di lui; forse semplicemente amava la sensazione di sentire qualcuno passargli le dita fra i capelli, o forse era solo una cosa tipica dei Nani.
Di qualunque cosa si trattasse, Bilbo aveva notato che nulla calmava Thorin come quei gesti.
 
Bilbo lasciò che le punte delle sue dita massaggiassero dolcemente lo scalpo di Thorin e trattenne una risatina quando vide il Nano reclinare la testa, godendosi quel tocco… non diversamente da un gatto, in effetti.
Bilbo, dapprima con esitazione, guidò le mani contro il viso di Thorin, per farlo riemergere e poterlo guardare negli occhi.
L’espressione rabbiosa era sparita, sostituita da una di pura serenità.
I suoi occhi erano chiusi, ridotti a fessure, e il loro azzurro appena percepibile. Thorin mugolò felicemente quando Bilbo gli strinse una treccia per attirare la sua attenzione… sciocca creatura.
 
“Anche tu sei una meraviglia, sai?” disse Bilbo, riprendendo la conversazione di poco prima.
 
Le sue mani incorniciarono le guance di Thorin e il Nano sbattè lentamente le palpebre. Lasciò appena intravedere un lampo di denti bianchi fra le barba scura, mentre cominciava a sorridere allo Hobbit.
 
“Hai molta più pazienza di me… Non so dirti quanto sono stato vicino a dare a quell’idiota un assaggio dei miei pensieri, ah ma-“ Bilbo si schiarì la gola e riprese il tono dolce, non volendo ricordare a Thorin le parole infelici che lo avevano tanto turbato prima, “Anche tu sei nobile e onorevole, un re migliore dei tanti di cui abbia mai letto…”
 
“Oserei dire che il tuo giudizio è piuttosto di parte, âzyungâl."
 
“No, dico sul serio, Thorin. Hai fatto così tanto per il tuo popolo. Sei coraggioso e temerario, eppure anche la persona più dolce che abbia mai conosciuto”
 
“Non sono sicuro che dolce sia un aggettivo con cui un Nano aspiri essere descritto” scherzò Thorin, ma la sua voce era deliziata e piena di quello orgoglio che rendeva sempre Bilbo euforico.
 
“Beh, stavolta sì” ribattè Bilbo con forza e Thorin ridacchiò, gli angoli dei suoi occhi erano increspati mentre ricompensava suo marito con palese adorazione.
 
“In tal caso chi sono io per argomentare contro ciò che tu affermi così fermamente” concesse il Re, e fece per nascondere nuovamente il viso nel collo di Bilbo, ma costui glielo impedì.
 
“Thorin, sono estremamente serio, lo sai. Sei una persona meravigliosa e un bravo Re, un Re giusto e assolutamente agli antipodi di quello che insinua Thranduil”.
 
Per rimarcare le sue parole Bilbo approfittò di quel momento per chinarsi in avanti e catturare le labbra di Thorin in un bacio deciso e pieno d’amore. Se ci fossero stati ancora dei dubbi nella mente del Nano, essi furono spazzati via quando sentì il sorriso premuto contro il suo e delle dita tracciare le curve della sua mascella, del suo collo e infine scendere lungo il suo petto, scatenando onde di piacere al loro passaggio.
 
Thorin interruppe il bacio e sorrise: un ghigno largo e giocoso.
“Continuo a sostenere che tu sia di parte”.
 
“Hai sul serio bisogno di altre prove o mi stai solo prendendo in giro?” sbuffò Bilbo, sentendosi come se le sue dimostrazioni non fossero servite a nulla.
 
“Quale risposta mi farà ottenere più baci?”
 
Bilbo rise, tirandolo vicino con una treccia: “Sei impossibile!”
 
“Ah, troppo per essere anche coraggioso, temerario e tutte le altre cos-”
 
Bilbo lo mise a tacere con un altro bacio.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Nota traduttrice:
 
La storia originale la trovate qui http://archiveofourown.org/works/6286903
 
Questa è una delle tante autrici di cui mi sono innamorata su AO3: ha scritto una marea di bagginshield, una più bella dell’altra e mi ha dato il permesso di tradurne qualcuna qui =)
È il mio primo lavoro di traduzione, spero di non aver fatto pasticci: per qualunque correzione/suggerimento dite pure ^^.
 
Grazie di aver letto!
 
Leila91
 




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