Il ritorno in vita di un fantasma

di Miss Loki_Riddle Gold
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Ringrazio CreepyDoll e Blablia87 per aver sempre continuato a leggere questa storia e per averla recensita di capitolo in capitolo. In più ringrazio anche tutti quelli che hanno messo la storia nelle preferite/seguite/ricordate e chi la ha solamente letta.
Ora vi lascio all'ultimo capitolo, che trovo meno bello ed interessante degli altri, ma con il quale si conclude il tutto. 
Vorrei aggiungere anche che domani pubblicherò un capitolo extra, per chiunque ne sia interessato.
Buona lettura

Capitolo 5 – Una scoperta indesiderata
 
Quando Sherlock aveva compreso i dati lasciatogli da Moriarty erano le quattro del mattino.
Le coordinate coincidevano con casa di suo fratello. Moriarty stava lavorando da lì o per qualche assurda ragione si trovava lì.
La donna, Clara, che da un po’ di tempo era divenuta sua amica, non era altro che James Moriarty e si trovava a casa di Mycroft.
Non sarebbe dovuto essere difficile, ma quel dato era stato sufficiente per fargli rendere conto quanto fosse stato cieco.
Moriarty conosceva suo fratello, in un qualche modo passavano del tempo assieme, in un qualche modo doveva fare sì di raggiungerli ed in fretta pure, prima che Mycroft si lasciasse fregare dal Napoleone del Crimine. Doveva trovarlo, ma di sicuro non con John, non poteva mettere in pericolo il suo migliore ed unico amico e la sua famiglia per una cosa così stupida. Perché tutto sommato era stupida, quindi l’unica altra persona che poteva prendere in considerazione era Lestrade che avrebbe anche potuto fare da ponte fra lui e Mycroft in caso le cose fossero precipitate. Per questo alle cinque di mattina si trovava già vestito a camminare per le strade deserte di Londra, andando a prendere il primo taxy che passava per dirigersi a casa dell’Ispettore.
Non si era nemmeno preso la briga di scrivergli un SMS, probabilmente non se ne sarebbe accorto.
 
Scendi di casa, ti sto aspettando.
SH
 
Non sarebbe andato a suonargli alla porta, se non rispondeva lo avrebbe chiamato al telefono.
Alle cinque, quarantadue e venticinque secondi Lestrade scese di casa, sbadigliando con ancora la faccia sconvolta per essere stato svegliato due ore dopo essere andato a dormire, ma per fortuna, Sherlock notò con stupore, non indossava il pigiama e nemmeno la vestaglia di casa. Per lo meno si era cambiato, non che la cosa lo interessasse, ma sapeva bene quanto suo fratello fosse pignolo e noioso su certi dettagli.
- Che c’è, Sherlock?- Chiese, assonnato, entrando in casa. Nel suo coma post-risveglio, infatti, aveva capito solo che c’entrava qualcosa con un caso, il tipo e la situazione non gli era ben chiara.
- Mycroft ha bisogno di noi. Ho varie probabilità per credere che a casa sua si sia insidiato James Moriarty.- Non aggiunse altri dettagli, mentre la macchina si metteva in moto, non c’era bisogno, anche se lo sguardo di Lestrade gli raccontava di un vecchio rammarico, di una speranza e di una comprensione profonda.
Non aggiunse che, a pensarci bene, era impossibile che un assassino si insidiasse a casa di suo fratello senza il permesso del padrone di casa, neanche se era il Criminale peggiore di tutta la Gran Bretagna ad averlo fatto, neanche se era sotto minaccia. No, a pensarci bene, ci doveva essere un’altra scusa. Un motivo che spingeva Moriarty a voler essere trovato, a lasciare casi facilmente risolvibili vicino il posto di lavoro di suo fratello, un motivo che spingeva Mycroft a non voler più frequentare Lestrade, un motivo che lo spingeva a voler osservare più da vicino la situazione.
Alle sette di mattina, con mezz’ora di ritardo rispetto all’orario programmato da Sherlock per causa di Lestrade, arrivarono a casa del maggiore degli Holmes e attesero che, qualche minuto dopo, Mycroft aprisse la porta, con la vestaglia di casa a coprirne le nudità.
- Mycroft c’è…- Lestrade entrò senza neanche chiedere il permesso. – C’è…- Una canzoncina canticchiata a mezza-voce si levò dalla camera da letto.
Sherlock guardò Mycroft da capo a piedi, senza neanche il bisogno di parlare, già comprendendo che sì, quello che aveva sospettato era la verità. Per questo si perse l’entrata di Lestrade nella camera da letto del politico, ma solo se fosse stato sordo si sarebbe perso il grido che ne derivò.
- Mycroft!- Uscì dalla camera, sotto shock. – C’è Moriarty nel tuo letto… nudo… che canticchia canzoni di natale.-
Mycroft lo osservò, senza tutta via avere il tempo di rispondere, perché l’Ispettore rientrò di colpo in camera, guardando l’intruso ad occhi spalancati. Mycroft chiuse la porta, seguendo l’ospite indesiderato.
- Tu… tu mi hai lasciato per l’assassino di tuo fratello! Mycroft! Esigo una risposta!- Per l’ennesima volta Mycroft fece per parlare, ma forse il lungo allenamento della notte precedente lo aveva reso un minimo troppo lento, perché fu Moriarty a rispondere scoppiando a ridere, alzandosi sui gomiti.
- No, no, no!- Canticchiò, con voce divertita. – No, non ha lasciato te per me, me lo sono semplicemente ripreso. Vedi? Gli Holmes sono di mia proprietà. Tu nella loro vita sei solo una piccola parentesi che si chiuderà velocemente.- Sogghignò, divertito, osservando i due.
- Lestrade io te lo avrei dovuto dire prima, ma…- Lo schiaffo che arrivò in mezzo al volto di Mycroft fu tutta la risposta che ricevette da parte dell’Ispettore. Sì, uno schiaffo non un pugno come avrebbero fatto in tanti.
- Tu, invece, immagino che lo avessi capito da un po’.- Sputò a Sherlock.
- Avevo i miei sospetti.- Rispose il più giovane degli Holmes.
Gregory non gli rispose nemmeno perché stava già semplicemente uscendo dall’abitazione. 




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