In tutta la
sua vita, pensò, non aveva mai provato un così
strano sentimento
per una donna.
E lui ne
aveva avuta esperienza col genere femminile, negli anni.
<<
Usciamo assieme, questa sera. >>
Marlene era
stata semplice, concisa, diretta: niente di più semplice
aveva
pensato Skipper.
Un invito a
cena presso un tranquillo locale sulla Fifth Avenue, una cena
romantica e costellata dalle sue risate argentine, una passeggiata
assieme sulla battigia al porto, fino ad arrivare ad uno dei tanti
parchi di Manhattan.
<<
Posso offrirti un gelato? >>
Si erano
gustati il gelato al gusto di fragola su una panchina, sotto la luce
delle stelle. In lontananza proveniva la musica di un concerto e le
note risuonavano, tranquille, tra le fronde degli alberi.
<< È
bello qui... >> sussurrò la ragazza, ammirando
gli alberi tra
di loro.
Marlene era
di poche parole e lui ancora di più.
La osservò,
prendendo un altro po' di gelato dal cono, con un'occhiata veloce e
sfuggente.
Era
illuminata dalla luce fioca della luna, i raggi pacati ne carezzavano
il volto, accompagnando lo sbattere delle lunghe ciglia.
Marlene era
un'amica, una compagna, un supporto. Era un aiuto presente anche
quando non lo si chiedeva.
Marlene era
simpatica, gentile, lo era sempre con tutti. Anche con la gente che
non se lo meritava.
Marlene era
una ragazza semplice, non si vantava, non si metteva in mostra e
accompagnava sempre le sue giornata con una buona dose di
divertimento ed ironia.
Marlene
sapeva ascoltare il silenzio e mai migliore compagnia l'aveva
accompagnato quando si staccava dalla costante baraonda che creava
incessantemente la sua squadra di lavoro.
Marlene era
allegra, un raggio di vivacità e ottimismo nella sua visione
sempre
troppo realista nel mondo.
La vedeva,
ora, chiudere gli occhi marroni, ascoltando e facendosi cullare dalla
musica del concerto. Una spruzzata di lentiggini a colorarle il viso
sorridente.
Si alzò,
poi, all'improvviso, dalla panchina, cogliendolo leggermente di
sorpresa, presa dall'entusiasmo per la canzone che risuonava dal
palco in lontananza e, sotto le stelle, iniziò a ballare,
disinvolta.
Leggera,
aggraziata, avvolta da quel grazioso abitino blu che le arrivava
sopra le ginocchia, volteggiava con un sorriso sulle labbra mentre
sussurrava le parole della dolce melodia.
Skipper
accavallò le gambe fasciate dal completo nero che aveva
scelto per
l'occasione ma che, in fin dei conti, indossava sempre per lavoro: la
osservò assorto, come rapito, dal suo lento incedere sulla
ghiaia al
ritmo delle note.
Come una
farfalla, danzava leggera, per poi, fermarsi, e scoppiare una risata
sincera, divertita, sotto il suo sguardo leggermente perplesso.
Si
riaccomodò, poi, sulla panchina, vicina a lui, accavallando
anche
lei le gambe, in un sospiro deliziato.
Skipper la
osservò ancora, con i suoi profondi occhi blu, mentre si
sistemava
una ciocca dei suoi capelli ribelli dietro l'orecchio e sorrideva,
guardando le stelle.
Lo guardò,
poi, anche lei, specchiandosi con i suoi occhioni marroni nei suoi
sottili occhi blu: Marlene, forse, non era destinata ad essere solo
un'amica.
Sorrisero
entrambi di circostanza, avvicinandosi di più sulla panchina
per poi
chiudersi in un abbraccio.
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