Oiyama week, Day 4:
Insecurities &
pride
Tooru è solito rimanere a scuola ad allenarsi ben oltre dell'orario
canonico, essere lì quella sera, quindi, non è una novità. Quando si
decide a rincasare di malavoglia, fa di tutto per allungare il
tragitto, incontrando così una persona a cui non aveva mai fatto
attenzione, questo lo farà riflettere sulla sua condizione e ciò che li
accomuna.
§
Just
For My Worthless Pride
Era contento che stesse arrivando la bella stagione, soprattutto in
quel momento: ormai era sera, ma il sole non era ancora del tutto
calato, si sentiva una lieve brezza, di quelle con cui ci si può
permettere di indugiare all'esterno. L'ora di cena doveva essere già
passata, ma non aveva appetito; una volta a casa si sarebbe messo
immediatamente a studiare e poi, magari, a guardare un film.
Si infilò la giacca della divisa e uscì dallo spogliatoio. I suoi
compagni di squadra se n'erano andati appena finito l'allenamento
quotidiano, almeno due ore prima; nemmeno Iwaizumi era potuto restare
insieme a lui quel giorno, ma prima di lasciarlo gli aveva raccomandato
- anche se aveva usato i toni di una minaccia - di non strafare ed
evitare sforzarsi troppo. Non lo aveva ascoltato e aveva finito col
continuare ben oltre l'orario in cui l'edificio poteva restare aperto.
Attraversò il cancello della scuola per poi avviarsi verso la via
principale; sistemò gli auricolari nelle orecchie e cacciò le mani in
tasca. Le strade erano quasi deserte: si vedevano solo poche macchine e
ancor meno passanti, a quell'ora la gente aveva di meglio da fare che
gironzolare a vuoto.
L'appartamento in cui viveva distava solo pochi isolati da lì, circa
una decina di minuti a piedi, peccato non avesse la minima voglia di
tornare, voleva stare un po' da solo. Si guardò attorno, era tentato di
prendere una strada alternativa per allungare il tragitto. Si ricordò
del parco lì vicino: poteva attraversarlo e usare la scusa di averlo
fatto perché voleva prendere una boccata d'aria. Sì, poteva andare;
girò i tacchi e attraversò la carreggiata, per infilarsi nella viuzza,
stretta fra le recinzioni dei villini, che portava là.
Non era nulla di speciale: uno spazio verde ritagliato fra il cemento
della città, con un vialetto di ghiaia che si snodava fra qualche
giostrina per i bambini e delle panchine; l'unica cosa per cui il
ragazzo lo considerava era l'angolo con la rete da pallavolo, quello in
cui passava le giornate a giocare con Hajime quando erano piccoli. Ora
che ci faceva caso, lo aveva quasi raggiunto: alzò lo sguardo dai suoi
piedi e ci lanciò un'occhiata.
Con sua sorpresa, vide un pallone colpire con forza il terreno del
campetto: c'era qualcuno. Un ragazzo partì dall'altro lato e corse a
recuperarlo. Guardò meglio, lo aveva già visto... era il panchinaro, il
numero 11 del Karasuno.
Oikawa rimase fermo lì, in mezzo al sentiero, ad osservarlo: si stava
preparando a fare una battuta; ecco la prima, la palla che si
schiantava sulla rete e un'imprecazione soffocata, si sbrigava a
riprenderla e si rimetteva subito in posizione, eccone un'altra e
un'altra ancora.
Seguì i suoi movimenti e lo guardò provare e riprovare per qualche
minuto, mentre la stessa scena si ripeteva incessante. Non era
abbastanza, nessuna di quelle era al livello adeguato, vero?
Un sorriso amaro si fece largo sul suo viso, anche lui era rimasto ad
allenarsi fino a tardi. Doveva essere dura per una persona normale
stare al passo con quella specie di mostri dall'energia inesauribile
che c'erano in quella squadra.
Per una sorta di crudele ironia, si rivedeva in quel ragazzino:
entrambi potevano contare solo sul duro lavoro e la pratica estenuante
per ottenere dei risultati, loro non erano speciali: erano nati con
capacità nella norma e niente li avrebbe aiutati. Come se non bastasse,
oltre alla bruciante consapevolezza di essere uno dei tanti, c'erano
loro: quei geni, quei talenti naturali che grazie a un "dono"
arrivavano senza il minimo sforzo a vette per loro irraggiungibili.
Sentiva il sangue ribollire al solo pensiero, mentre la sagoma di
Kageyama gli balenava davanti agli occhi. Era tutto così profondamente
ingiusto. Cosa avevano fatto per meritarselo? Perché erano sempre
quelli a brillare e non potevano farlo i mediocri, quelli che dovevano
battersi ogni volta con i proprio limiti, almeno per una volta? Perché
a loro non rimaneva che soffocare nell'ombra?
L'unica differenza fra loro due era che Oikawa era stato in grado di
uscirne vittorioso. Ancora nessuno osava mettere in dubbio le sue
abilità, almeno per il momento; nemmeno Tobio era riuscito a
togliergli il trono.
Quel povero bamboccio invece aveva dovuto vedersela con un'intera
squadra che correva troppo forte per lui, le sue capacità arrivavano
fino a un certo punto e non gli avevano permesso di rimanere al passo,
costringendolo a guardarli avanzare sempre più, mentre lui rimaneva
indietro.
Incontrarlo proprio mentre si allenava sembrò quasi un monito: anche
lui avrebbe potuto essere superato in ogni momento, non poteva
adagiarsi sugli allori, né abbassare la guardia, o tutto quello che
aveva ottenuto sarebbe stato spazzato via.
Cielo, quanto erano patetici.
Cos'è che li spingeva a ridursi così? Che cosa ne avrebbero guadagnato
effettivamente? Quegli sforzi non facevano che portare a risultati
effimeri , i quali venivano continuamente messi in discussione, era una
lotta costante contro tutti, persino loro stessi. Che motivo avevano?
Tooru si lasciò scappare una risata. Perché farlo? Per il loro
orgoglio, per poter dire "anch'io ce la posso fare", per dimostrare di
non essere inutili, di essere degni di un briciolo di quella gloria.
Sollevò un braccio e appoggiò l'altra mano a coppa accanto
alla bocca.
− Ehi, panchinaro del Karasuno! − gridò.
Yamaguchi si bloccò di colpo, lasciando cadere il pallone, e si voltò a
guardarlo.
− Hai bisogno di una mano?
Oikawa si incamminò verso di lui e lo raggiunse nel campetto.
CZ: Salve a tutti! Questa è la mia prima fanfiction su Haikyuu, scritta
per la Oiyama week (su tumbrl: oiyamaweek)...
anche se un giorno prima, ma domani non posso connettermi fino a chissà
quando, perciò...
Il prompt lo avete letto all'inizio dell'introduzione; c'era la scelta
fra "insicurezze" e "orgoglio", ho deciso di usarli entrambi
e combinarli in questa fic.
Spero che la lettura sia stata piacevole!
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