Le capriole
nella sabbia, il mare nell’orlo della tua gonna, il nostro amore dimenticato e
masticato con le mole marce di terrore. Le tue labbra viola come il cielo, come
gli aquiloni, e le nostre dita sporche di conchiglie. Il sangue diluito con le
lacrime del vento e quel sibilo del tempo che è trascorso senza scampo, senza
urla, senza occhi. I baci distrutti dal sale, nelle vene, [nelle vene], nelle
orecchie, ad allargare le ferite aperte e le tue poesie. Accartocciati sotto al
mondo, l’inverno fra i capelli e le ossa sbriciolate. Ho creduto di vivere
davvero, con i piedi scalzi e chilometri di niente a nascondermi le gambe.
Ti ho
soffocata piano. E c’è il sole che muore, il buio a stringermi la mano.
Note:
Titolo
estratto da una delle strofe di “Produzioni Seriali Di Cieli Stellati”, Le Luci
Della Centrale Elettrica.
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