Magnus si alzò la mattina dopo il
processo e si
vestì
in un modo che rifletteva l'oscurità che offuscava la sua
mente.
Rinunciò alla sua lunga routine di
trucco mattutina
e decise
di non mettere nulla sulle labbra, applicando solo un po' di kajal nero
attorno agli occhi e pettinandosi i capelli - senza aggiunte di colore
-
all'indietro, un po' in piedi. Lo specchio rifletteva l'immagine di un
uomo
inespressivo. Distaccato. Freddo.
Qualcuno avrebbe potuto definire quel look
più
naturale e
professionale, rispetto al suo solito ciuffo luminoso e pieno di
colori... Ma qualcun altro avrebbe anche potuto dire che lui usava il
trucco
come una maschera. Eppure, non era quello il suo scopo. Lui si colorava
le labbra, si riempiva di glitter e si metteva un sacco di gioielli
quando si sentiva se stesso. Quando era felice e pieno di speranza.
Non c'era, pensò ironicamente, nulla di
bello
nell'essere lui, in quel giorno particolare.
La camicia che si mise aveva un collo alto, che lui
abbottonò finchè il colletto non gli
arrivò sotto il pomo d'adamo. La sua giacca camouflage era
grigiastra, il modello era semplice. Lasciò i suoi gioielli
nel
portaoggetti all'ingresso e mise un paio di guanti senza dita.
Rivelava pochissima pelle con quell'outfit -
mettendo delle
barriere
fisiche tra sè e il mondo esterno, tenendosi dentro la
rabbia e
allontanando, effettivamente, tutte le interazioni indesiderate.
Vestirsi in quel modo lasciava trasparire di più la sua
natura
demoniaca.
E lui avrebbe avuto bisogno del sangue dell'Inferno
nelle vene
per sopravvivere alla giornata.
Appena Alec uscì dall'ala residenziale
con Lydia al
suo fianco, vide Magnus.
Era seduto al tavolo della sala di comando, Clary
stava in
piedi di
fianco a lui con le braccia incrociate. Jace era dall'altra
parte
del tavolo e Hodge era tra di loro, alla sua postazione, e guardava la
serie di schermi che aveva davanti.
Lo stregone si allontanò dal tavolo
proprio mentre
i due
scendevano gli scalini, poi si voltò con uno svolazzo e
congelò sul posto - allontanadosi leggermente da Alec,
quando
realizzò chi aveva davanti. I suoi occhi solitamente
comprensivi
(no, gentili)
erano diventati freddi.
Alec non riusciva ad incrociare lo sguardo di sfida
di Magnus.
Il
modo in cui si erano lasciati la sera precedente non ammetteva dubbi. E
non si poteva cambiare, a quel punto. Izzy era libera. Alec aveva il
suo arco. Entrambe le cose erano merito dello stregone. Eppure lui
aveva comunque intenzione di sposare Lydia.
Lo shadowhunter provò a scrollarsi di
dosso il
disagio, per
apparire indifferente, ma sapeva di non starci riuscendo. Il tono di
Magnus era battagliero e freddo. Al contrario di tutte le altre volte
in cui gli aveva parlato. Tutto nella scena che si trovava davanti era
sbagliato.
Ma fu solo quando si azzardò a guardare
Magnus, che
capì quanto
le cose fossero sbagliate.
Lo stregone era come un muro di granito grezzo -
colori
smorzati,
bordi taglienti e una superficie inflessibile e raffinata. Era
maestoso, faceva quasi paura. Era un lato di lui che Alec non aveva mai
visto.
Poi Magnus catturò il suo sguardo (lo
guardava come
si guarda
un rivale, anzichè una persona con cui si ha
una-specie-di-relazione-ma-non-proprio) e disse qualcosa in tono duro,
riguardo al fatto che Alec non volesse macchiare la reputazione della
sua famiglia. Non si stava trattenendo e, in quel momento, il ragazzo
non riusciva a distogliere lo sguardo.
L'ostilità dello stregone era colpa sua.
L'aveva
portato ad
odiarlo. Il fatto che Magnus avesse rinunciato a lui sarebbe dovuto
essere ciò che voleva, perchè gli avrebbe
permesso di
tenere al sicuro la sua famiglia e il suo segreto.
Sarebbe dovuto essere soddisfatto della rabbia
dell'altro.
Ma in realtà si sentiva spezzato.
Magnus non avrebbe dovuto volere Alec
lì, nel suo
loft.
Non era cambiato nulla tra loro dall'incontro di
quella
mattina,
eppure era cambiato tutto quanto. Ragnor era morto, Magnus era esausto
e Izzy era più tenace di una mandria di demoni. Quindi,
quando
Alec si presentò alla sua porta, lo lasciò
entrare, limitandosi ad un cipiglio leggero.
Bevvero un drink insieme, poi un altro. Lo
shadowhunter non
era
neanche entrato veramente in soggiorno, stava appoggiato con la spalla
allo stipite della porta, mentre fissava Magnus come se i due fossero
nel mezzo di una profonda conversazione telepatica.
Tutto ciò che Magnus riusciva a sentire,
però, era un
debole suono lamentoso proveniente dal suo frigorifero, che non poteva
essere eliminato con la magia, per quanto duramente lui ci provasse. Fu
tentato di far sparire l'intero apparecchio, che lo stava facendo
impazzire, ma, se fosse sparito, la cosa più fredda
nel
loft sarebbe stato lo stregone.
Sospirò. Come diavolo era arrivato a
quel punto?
Si alzò e cominciò a
camminare per la
stanza, ma Alec
sembrò più insicuro, anzichè esserlo
di meno,
mentre lo seguiva con lo sguardo. Lo stregone parlò, mentre
camminava, cercando di far capire al ragazzo a cosa avrebbe rinunciato
sposandosi il giorno dopo. E accadde qualcosa che non si aspettava -
Alec lo ascoltò.
Magnus aveva ancora delle barriere sollevate, era
guardingo,
se non
pronto ad attaccare, ma sapeva di star cedendo - perchè Alec
stava cedendo di fronte a lui.
Le labbra del ragazzo erano umide di saliva e aveva
il respiro
pesante. Le sue sopracciglia si corrugarono, molto, mentre finiva il
suo drink e appoggiava il bicchiere. "Che fine ha fatto il tuo
orecchino ear-cuff*?"
Quella non era assolutamente la domanda che lo
stregone si era
aspettato. Si portò le dita all'orecchio - un movimento che
era
più un riflesso che una reazione. Il fatto che non stesse
indossando l'orecchino era un dettaglio che non credeva Alec avrebbe
notato. Ma stava iniziando a capire che lo shadowhunter l'aveva
osservato più da vicino di quanto credesse.
"Non lo indossavi prima, all'Istituto"
continuò il
ragazzo,
balbettando un po'. "L'ho notato. E non credo di averti mai visto
senza, prima. Prima di oggi, tutto qua."
Magnus congelò sul posto. Aveva
osservato Alec per
tutta la
sera, ma gli sembrava di vederlo per la prima volta. In quel momento,
lo stregone ne fu certo - Alec provava i suoi stessi
sentimenti.
Come se stesse dando prova di ciò che
Magnus non
aveva
nemmeno espresso ad alta voce, il ragazzo si sporse, appoggiando la
mano sulla sua. Tracciò il profilo del suo orecchio, poi
circondò il suo polso con le dita. Lui lasciò
cadere la
mano lungo il fianco, ma l'altro non lasciò la presa.
Lo shadowhunter corrugò la fronte. "Non
sembri te
stesso,
oggi. E so che sono stato io a farti questo. Mi dispiace, Magnus."
Lo stregone scosse la testa. Avrebbe voluto dire Non hai nulla di cui scusarti.
Non ancora.
Ma non lo disse. Alec si sentiva già abbastanza in colpa.
Portava già abbastanza peso sulle proprie spalle, senza che
Magnus ne aggiungesse altro.
"Non mi sentivo dell'umore giusto per i gioielli,
oggi" rispose
invece.
Allungò la mano non stretta nel pugno di Alec verso il
portaoggetti in cui teneva i gioielli e me tirò fuori
l'orecchino con il serpente di cui palava il ragazzo.
Cercò di sorridere. "Vedi, ce l'ho ancora. Non ho sempre
bisogno
di accessori."
Alec fece una smorfia. Lo stregone non riusciva a
capire
perchè la cosa gli interessasse tanto. "Mi dispiace" disse,
fissando le labbra di Magnus e stringendo il suo polso. "Mi dispiace,
Magnus..."
Il suo cuore si strinse, poi iniziò a
battere
più
velocemente. Il suo nome, sulle labbra di Alec, era pregno di un dolore
più intenso e familiare di quanto sarebbe dovuto essere, per
il
poco tempo da cui si conoscevano. Lui stava male e in quel momento -
cazzo, in quel momento
-
capì che per Alec era lo stesso. E capì anche che
non
sarebbe stato in grado di respingere la richiesta che il ragazzo stava
evidentemente per fargli.
"Non ho mai baciato nessuno, Magnus. Lei
sarà la
prima, domani. E io non... Non dovrei chiederti questo - "
"Ma non vuoi che sia lei la prima" finì
per lui lo
stregone, sforzandosi di parlare, pur avendo la gola secca.
Lo sguardo di Alec passò più
volte dai
suoi occhi alle sue labbra, mentre annuiva.
Magnus avrebbe detto sì, lo sapeva.
L'avrebbe
lasciato fare,
perchè nemmeno lui voleva che fosse lei a dare al ragazzo il
suo
primo bacio. Era una cosa egoista da parte di entrambi. Si sarebbero
feriti a vicenda.
"Vieni qua" disse, infilandosi l'ear-cuff su un
dito per non
perderlo e facendo scivolare la mano sul
retro del collo di Alec. Il metallo dell'orecchino premette sulla pelle
del ragazzo, mentre lo tirava in basso, verso di
sè.
Fu un bacio semplice, fatto di labbra morbide e
sospiri. Di
calore e
moderazione. Un tentativo ancora incerto, che sarebbe dovuto essere il
primo di molti, ma non lo sarebbe stato. La mano di Alec si strinse
forte sul suo polso, tenendolo saldamente e cercando di tirarlo
più vicino. Magnus dovette allontanarsi.
Si leccò le labbra, memorizzando il suo
sapore. Era
stato un
errore. Un errore che avrebbe ripetuto all'infinito, se ne avesse avuto
la possibilità, ma comunque sempre sbagliato. Faticava a
parlare, ma doveva farlo. Aprì la mano che Alec teneva
sul
suo polso e gli appoggiò l'orecchino sul palmo. "Voglio che
tu
tenga questo, Alexander."
Alec corrugò le sopracciglia, ovviamente
non
capendo ciò che Magnus stava cercando di digli. E quello sguardo -
quello sguardo che indicava allo stregone che il ragazzo voleva capire -
intenerì Magnus più di quanto avrebbe dovuto. "Ma
perchè?"
Aveva bisogno che il ragazzo sapesse che lui
nutriva ancora
speranze
per loro due, ma non poteva dirlo. "Il diavolo sta nei dettagli. E
questo è un dettaglio che potrebbe avere più
importanza
per te che per me, un giorno."
Era un gioiello che non era costato molto, quando
l'aveva
comprato -
un gingillo - ma il suo valore affettivo non poteva essere misurato con
i soldi. A Magnus non importava di non averlo più,
perchè
il fatto che l'avesse Alec significava molto di più
per lui.
Magnus desiderò riuscire a spiegargli
che l'aveva
comprato
perchè i serpenti erano un antico simbolo di bene e male
racchiusi nello stesso corpo - qualcosa che esprimeva perfettamente
cosa fosse lui stesso, che volesse o no riconoscere la propria natura
demoniaca.
Desiderò riuscire a spiegargli che
quell'orecchino
era
importante perchè il serpente rappresentava la medicina, la
guarigione. E, anche se lui non sarebbe mai stato bravo in quel campo
quanto Catarina, quel gioiello gli ricordava costantemente del potere
che aveva sulla vita e sulla morte.
Voleva dire ad Alec che quel gingillo era
probabilmente
d'argento,
un metallo che veniva troppo spesso trascurato. Un metallo con
straordinarie proprietà magiche. Un metallo più
raro
dell'oro. Il fatto che, a lui, tutto questo ricordasse Alec, non
avrebbe dovuto essere uno dei motivi per cui glielo stava regalando, ma
lo era.
Eppure, non poteva dire nulla di tutto
ciò senza
gettare sulle spalle del ragazzo un peso che non era pronto a reggere.
Doveva solo sperare che il giorno dopo, o
più
avanti, lo sarebbe stato.
"È tuo, adesso" insistette. "Lo puoi
usare per una
runa di localizzazione, se mai avrai bisogno di me." Una parte di me che ti regalo
senza riserve, pensò, ma non osò
dirlo ad alta voce.
Alec non disse nulla. Fissò l'orecchino
nella sua
mano, poi
vi serrò il pugno attorno e infilò le mani in
tasca,
incurvando le spalle.
C'erano un sacco di altre cose che i due avrebbero
potuto
dire, ma
non non ce n'era motivo. Magnus non si disturbò a salutarlo,
questa volta, ma si limitò ad aprire la porta
d'ingresso.
Non riuscì a guardare il ragazzo negli
occhi,
quando gli passò accanto e lo superò senza dire
una parola.
Alec provò a respirare. Provò
a
concentrarsi sui volti
familiari tra la folla e sul fatto che Jace fosse al suo fianco. Ma
tutto ciò che riusciva a vedere erano i dettagli - le
sopracciglia corrugate di suo padre, il sorriso di Izzy che diventava
triste ogni volta che incrociava il suo sguardo, il fatto che le sue
mani fossero sudate e che stesse tremando, alcuni dei fiori che stavano
già appassendo...
Tutto ciò a cui riusciva a pensare era
Magnus che
diceva Il diavolo
è nei dettagli. Quindi cercò di
ignorarli.
Cercò di non pensare all'orecchino con
il serpente
nella sua
tasca. Al modo in cui il delicato metallo sembrava un peso enorme che
lo stava trascinando a fondo, mentre Lydia percorreva la navata.
Era bellissima. Ed era costretta a questo quanto
lui. La sua
famiglia e i Lightwood avevano una storia alle spalle. Con lei, lui
avrebbe avuto un futuro come capo dell'Istituto.
Erano quelli i dettagli che sarebbero dovuti
importare.
Ma nessuno di quelli era significativo quanto il
gioiello
d'argento che aveva in tasca.
Magnus aggiunse un tocco di rosso tra i capelli, si
truccò e
mise la sua giacca vintage preferita... perchè aveva
speranza.
Un'ultima
possibilità, pensò.
Doveva sapere se Alec sarebbe andato fino in fondo.
Era stato
invitato, quindi tecnicamente non si stava imbucando alla cerimonia. Ma
sperava che, quando sarebbe arrivato in chiesa, non ci sarebbe stata
nessuna cerimonia a cui imbucarsi.
Rimase allibito quando arrivò e trovo
tutto
silenzioso. La
chiesa era vuota, ancora arredata a festa e piena di fiori. Quel
silenzio era assordante e Magnus non sapeva come
interpretarlo.
Si fermò sui gradini che portavano
all'altare e
tirò
fuori il cellulare, meditando su come scrivere un messaggio a Izzy
senza che trapelasse la disperazione che sentiva in quel momento.
"Ti aspettavi di trovare qualcuno, qua?"
La sua gola si serrò, alzò lo
sguardo e
aprì la bocca per rispondere ad Alec, ma non emise alcun
suono.
Il ragazzo aveva le mani in tasca. La giacca era
aperta, il
papillon
era ancora annodato attorno al suo collo, mentre lui abbassava la testa
e sogghignava. Cominciò a camminare verso l'altare, verso di
lui. La sua andatura esprimeva sollievo e leggerezza, le sue guance
erano leggermente arrossate. Magnus non l'aveva mai visto
così
spensierato.
"Alexander - " riuscì a dire infine, ma
il ragazzo
sollevò la testa e sorrise - un sorriso vero - facendogli
scordare qualunque cosa avesse intenzione di dire.
Alec si fermò di fronte a lui, un
gradino
più in basso
perchè fossero alla stessa altezza. Erano a mezzo metro di
distanza l'uno dall'altro, ma Magnus non sapeva ancora per certo...
Lo shadowhunter si schiarì la voce e
abbassò di nuovo
la testa. Scavò nella propria tasca e, quando
tirò fuori
la mano, era chiusa a pugno. Sembrò soppesare ciò
che
aveva in mano, per poi chiedersi se rivelare effettivamente cosa tenesse
stretto in pugno.
"Sai" iniziò a dire, sorridendo "penso
che tu
l'abbia detto nel modo sbagliato. Sarebbe dovuto essere il mezzo-umano-mezzo-demone
è nei dettagli."
Magnus sentì le sue speranze crescere e
diventare
qualcosa di
più, più forte. Alec lo stava prendendo in giro,
lo stava
stuzzicando.
"Eri tu l'unico dettaglio a cui riuscivo a pensare,
oggi"
disse lo
Alec, con gli occhi che apparivano dorati per i giochi di luce dati dai
vetri colorati. "L'unico che avesse senso."
Poi aprì la mano e Magnus vide quel
dannato
orecchino.
"Non so cosa farmene di questo, quindi...
perchè
non lo tieni
tu per me? Spero di non stare abbastanza lontano da te da aver bisogno
di una runa di localizzazione per trovarti."
Lo stregone sorrise davvero, stavolta. "Ne sei
sicuro?"
"Sì. Puoi rimettertelo?"
Magnus annuì, ma fermò Alec
quando
cercò di
rimetterglielo nel solito punto sull'orecchio sinistro. "Dall'altra
parte. Mi piace cambiare. Nuovo lato per un nuovo inizio?"
Lo shadowhunter si sporse verso di lui,
avvicinandosi con un
sorriso
fiducioso sulle labbra. Agganciò l'ear-cuff al suo orecchio
destro. Le sue labbra erano vicinissime a quelle dell'altro. Alec
sembrava così felice che il cuore di Magnus
iniziò a fare
male, in un modo nuovo e magnifico.
"Mi piacerebbe anche ripetere quel primo bacio."
L'angolo della bocca di Magnu si
sollevò, mentre il
suo cuore iniziava a martellare. "Da single, immagino."
L'altro ridacchiò "Sì,
Magnus."
Afferrò il risvolto della sua giacca
e lo
trascinò in un bacio che potè essere definito
leggero
solo per i primi istanti. Poi lo stregone lo circondò con le
braccia, appoggiò le mani sul retro del suo collo e gli
passò le mani tra i capelli, cercando di attirarlo sempre
più vicino.
E quello, quello
era un
primo bacio che ne prometteva molti altri. Quello era Alec che si stava
aprendo per lui, respirando sulle sue labbra e cercò la sua
bocca quando lui si allontanò per riprendere fiato. Quello
era Alec che
rideva, mentre si rifiutava di smettere di baciarlo, finchè
entrambi non ebbero le labbra gonfie e Magnus non sapeva più
da
quanto fossero lì, non che fosse importante.
Quelli erano i dettagli che Magnus non avrebbe mai
dimenticato.
E Alexander faceva parte di tutti.