Un passato
irrompente e un corvo irruento
Bartemius era nascosto dietro un'armatura al settimo piano. Era in un
corridoio lontano dalla Stanza delle Necessità, un posto
nascosto, appartato. Un posto dove poteva stare da solo.
Era distrutto. Non credeva che un libro potesse distruggere una
persona. Eppure era successo.
Dannato lui che aveva deciso di aiutare Anne e Ted nella loro ricerca.
Dannato lui che quando aveva visto il capitolo dedicato al
papà di Ted si era fermato a leggerlo. Dannato suo padre,
che non faceva altro che rovinargli la vita ogni giorno, anche se stava
marcendo in carcere.
Non poteva essere. Tra tutte le persone che suo padre avrebbe potuto
uccidere, non Remus Lupin. Non il papà di uno dei suoi pochi
amici.
- Bartemius – disse una voce dietro di lui. Lui si
girò lentamente e trovò Anne.
- Sapevo che ti avrei trovato qui – disse, aggiungendo un
timido sorriso.
Sembrava preoccupata per lui. Era un bellissimo sorriso, per un attimo
lo fece sentire meglio.
- Come facevi a sapere che ero qui?
- La prima volta che ci siamo parlati eri qui. Ho provato a
vedere se c'eri ancora. Come stai?
Bartemius abbassò lo sguardo. Male. Sicuramente male. Ma non
sapeva descrivere quello che provava. Un misto tra disgusto, nausea e
senso di colpa.
- Ted ha letto quella pagina sul libro.
Bartemius sentì venir meno quel poco colore che gli rimaneva
sul volto.
- Come ha reagito? - sussurrò. Aveva molto paura della
risposta. Non voleva perdere Ted.
- Era abbastanza turbato, ma non ce l'ha con te. Ti stava cercando
anche lui. E' il solito, si è preoccupato per te.
Odiava quell'aspetto di Ted. Era sempre così dannatamente
buono. Era impossibile farlo arrabbiare ed era molto difficile
trovargli un difetto. Era talmente bravo che a volte Bartemius si
sentiva anche solo in colpa a farlo preoccupare. Ma odiava il fatto che
non odiasse.
Era snervante per una persona come Bartemius, che aveva sempre covato
odio e il cui odio era quasi un amico, vedere una persona che davanti
alle stesse situazioni reagiva in modo più
composto e tranquillo, senza aver voglia di distruggere tutto
e bruciare qualsiasi cosa.
- Bartemius si parla di tuo padre, non di te. Ted ha capito benissimo.
- E' proprio questo che è fastidioso, Anne –
sbottò Bartemius – non deve capire. Deve odiare,
deve odiarli tutti. Sono il male. E quel male ha generato me. Deve
odiarmi, io sono il male.
Anne lo guardò accigliata – Io sono la figlia di
uno che picchiava Harry Potter. Eppure non picchio nessuno. Anche se
adesso sono molto tentata di picchiare te.
- Perché?
- Perché sei così stupido, Bartemius! Tu vuoi
farti del male, di continuo. Tu vuoi essere triste, perché
hai paura della felicità! Hai paura che, diventando felice,
crolli tutto e tu ritorni di nuovo triste. Ma questa è la
vita. Soffrire è vivere, amare è vivere. Ma
insieme, senza felicità o senza tristezza non si vive.
Bartemius la osservò a bocca aperta. Non si aspettava quella
sfuriata. Non sapeva cosa dire. Anne si avvicinò a passo
deciso verso di lui. Ecco, gli avrebbe tirato uno schiaffo. Invece lo
abbracciò.
Era strano essere abbracciati, non gli succedeva spesso. Draco e
Astoria non lo facevano, perché lui si ritirava sempre.
Eppure sentire la stretta di Anne lo faceva sentire bene, al sicuro.
- Non è colpa tua. Non è colpa tua. Non
è assolutamente colpa tua.
Si staccò. Bartemius si sentì vuoto. Con Anne che
lo stringeva tra le sue braccia aveva provato un qualcosa mai provato
prima. Un momento di completezza.
- Abbiamo scoperto chi è Mundungus – gli disse
– quindi ora vai da Ted, chiarite che non ve ne frega niente
di chi ha ucciso chi, e ritorniamo al lavoro. Dobbiamo salvare questa
maledetta scuola.
Bartemius annuì – Cosa avete scoperto su Mundungus?
- E' un ladruncolo che faceva parte dell'Ordine della Fenice, che
conosce perfettamente i bassifondi magici. Dawlish lo starà
sicuramente usando per tenersi in contatto con i Mangiamorte.
- Oppure perché sta indagando anche lui.
- E' lo stesso che ho detto io a Ted – disse Anne sorridendo
– ma non è d'accordo.
- Tu e Ted vi state troppo scaldando con questa storia.
- Nessuno nasconderebbe un criminale per fare del bene, Bartemius.
- Draco è stato arrestato perché era in una casa
con dei Mangiamorte e poi è stato rilasciato. Le apparenze
non rappresentano sempre la verità.
Pensò ai suoi nomi. Tutti da Mangiamorte, eppure lui li
stava combattendo.
- Magari hai ragione, Bartemius, ma dobbiamo controllare prima di
arrivare a delle conclusioni.
- E allora controlliamo.
*
Teddy era rimasto scandalizzato. Sapeva che suo padre era stato
ammazzato da un Mangiamorte, ma non gli era mai nemmeno passato per la
testa che quel Mangiamorte era il padre di Bartemius. Eppure poteva
essere una possibilità, perché non ci aveva mai
pensato?
Non era colpito tanto dal fatto in sé, ma più che
altro che lui non ci avesse mai pensato.
- Al quarto piano non c'è – disse Baston,
spuntando da dietro la porta.
- Nemmeno al sesto – disse Eva.
- Nemmeno qui – concluse Teddy – per le mutande di
Merlino, dov'è finito?
- E' qui – disse una nuova voce. Era Anne, con un silenzioso
Bartemius a fianco.
- Grazie a Silente! - sbottò Eva. Sembrò mossa
dall'impulso di abbracciarlo, ma si trattenne. Era pur sempre
Bartemius, che quando si parlava di gesti d'affetto era simile a un
gatto sotto attacco.
Teddy si rese conto solo in quel momento di essere in imbarazzo. Che
gli avrebbe detto? Come si sarebbero chiariti?
Anne finse un colpo di tosse ed Eva annuì. Dovevano uscire e
lasciarli soli. Baston invece restò fermo. Anne fece un
nuovo colpo di tosse. Baston non si mosse ancora. Un altro. Niente. Un
altro ancora.
- E basta, Anne! - sbottò Baston – Capisco che
stai male, ma allora vai in Infermeria! E' fastidioso!
La bionda sbuffò – Baston. Era un modo carino per
farti sloggiare senza dovertelo dire chiaramente. Ma visto che mi
obblighi...
Anne estrasse la bacchetta e la agitò, recitando una formula
a Teddy sconosciuta. U na serie di scintille iniziarono a colpire
Baston sotto il sedere. Il Tassorosso iniziò a saltellare
verso la porta urlando una serie di “ahi”
Se non fosse stato così imbarazzato, Teddy sarebbe
sicuramente scoppiato a ridere.
- Ted – disse Bartemius a mo' di saluto.
- Bartemius – salutò di rimando.
- Tutto bene?
- Potrebbe andare meglio.
Bartemius sbuffò – Che domanda idiota.
Ted scoppiò a ridere – Abbastanza.
- Loro che si aspettano che diremo?
- Non lo so, pianti e abbracci consolatori?
Questa volta fu Bartemius a ridere. Poi si fece serio – Mi
dispiace.
- Per cosa?
- Che tuo papà sia stato ucciso dal mio.
Teddy scosse la testa – E perché dovresti
chiedermi scusa? Io non ho i meriti dei miei genitori, figurati se tu
devi avere le colpe dei tuoi. Il sangue non porta premi o penitenze.
- Ma non ti interessa minimamente chi ha ucciso i tuoi?
- Tanto sono morti – replicò il Tassorosso
stringendosi nelle spalle – non posso riportarli indietro.
Non so come reagirei se ce lo avessi davanti, ma ora come ora non lo
odio.
Era vero., non odiava Dolohov. Non più di quanto odiasse
qualsiasi altro Mangiamorte. Però voleva bene a Bartemius.
Era un suo amico e non voleva perderlo.
- Chiariti?
Bartemius annuì.
- Ora che facciamo?
Il Serpeverde si strinse nelle spalle – Come siamo messi con
Mundungus? Anne mi ha detto che avete capito chi è.
Teddy annuì – Ora dobbiamo trovare delle prove da
portare a Harry.
- E come facciamo?
- Andiamo a spiare Dawlish.
- Spiare un ex-Auror? Buona fortuna.
- Ci possiamo riuscire.
*
Tutti erano seduti intorno a un tavolo in Biblioteca. Eva aveva i
capelli legati in uno chignon e teneva i piedi appoggiati sul
tavolo. Baston sedeva a fianco, spettinato e con un ghigno in volto.
Dall'altra parte Bartemius e Teddy erano divisi da Anne, che sedeva in
mezzo.
- Vogliamo spiare Dawlish? - stava chiedendo Eva. Lei e Bartemius
avevano preso il ruolo che di solito aveva Anne. Razionali e rispettosi
delle regole. Probabilmente perché Bartemius non voleva
mettere nei guai i suoi amici, mentre Eva voleva evitare l'espulsione.
Teddy prese parola – Mi sembra l'unico modo per capire cosa
sta succedendo. Se non capiamo cosa sta combinando potrebbe succedere
qualcosa di grave.
- Se ci scopre a spiarlo potrebbe succederci comunque qualcosa di grave
– disse Eva – vi ricordo che ha lavorato come Auror
per una vita.
- Anche Voldemort aveva vissuto una vita da Mago Oscuro, ma un ragazzo
di diciassette anni lo ha ammazzato definitivamente –
puntualizzò Bartemius, attirandosi gli occhi di tutti.
- Ma tu da che parte stai? - chiese Eva, guardandolo avvilita.
- Non sono d'accordo con loro, ma è vero. L'età
non c'entra, dobbiamo trovare un modo per tenerlo d'occhio senza che
che ci veda.
Teddy annuì. Il problema era che nessuno sapeva come.
Avrebbe potuto scrivere George, ma lui avrebbe subito avvertito Harry.
Non sapeva come poteva fare.
- Possiamo mettere un campanello così ogni volta che esce
dalla stanza possiamo sentirlo – propose Baston. Tutti lo
guardarono come un deficiente.
- Hey! E' una bella idea! - protestò lui.
- Bellissima – commentò ironica Anne –
come quella dell'armatura magica che doveva farti i compiti di Pozioni
o la glassa parlante che ti doveva suggerire durante Trasfigurazione.
Teddy sorrise. Baston ogni tanto sfornava idee balzane irrealizzabili e
per un paio di settimane trascurava lo studio (strano) e si buttava su
dei libri di magia avanzata per cercare di capire come realizzarle.
Alla fine finiva sembra con un'esplosione e una giornata in Infermeria.
- Prendimi pure in giro Anne, sappi che quella maledetta armatura,
entro il nostro settimo anno, sarà funzionante.
La bionda lo fulminò con lo sguardo – Certo,
Baston, e io imparerò a giocare a Quidditch.
- Anne non te lo vorrei dire... ma tu non sei buona a giocare.
Anne sbuffò – Ero sarcastica, per Dio. Possibile
che non lo capisci mai?
Baston le diede una pacca sulla spalla, con un sorriso sornione
– Come no, come no, Anne. Lo dici solo perché ti
ho smontato il tuo sogno.
Anne alzò gli occhi al cielo. Sembrò prossima ad
ammazzarlo.
- Qualcuno ha un'idea, a parte Harry che ne sta avendo troppe, su come
pedinare Dawlish? - chiese Eva, appoggiandosi su Baston. Lui sorrise
come un ebete, facendo sorridere tutti gli altri. La sua cotta per lei
era fin troppo palese, quasi ridicola.
- Ah, siete voi. Ne ero sicuro – disse una voce da dietro di
loro. Teddy sentì il sangue gelarsi nelle vene. Era Dawlish.
Tutti si guardarono terrorizzati. Non sapevamo cosa fare.
- Buongiorno, professore. Cosa vuole? - chiese Baston, con un eccessivo
sangue freddo. Sembrava quasi sfidarlo.
- Stavo facendo delle ricerche e sentivo un borbottio continuo. Ero
quasi sicuro che foste voi. Mai sentito degli studenti così
rumorosi.
- Beh lei ha altri giri oltre agli studenti –
replicò Baston, con una vena di rancore. Tutti lo guardarono
terrorizzati.
Dawlish non sembrò darvi peso – Certo, Baston, a
differenza tua sono pieno di donne.
- Ecco come sperpera lo stipendio!
Dawlish sorrise e sbuffò – Farò finta
di non aver sentito, Baston. Ora filate fuori, prima che vi tiri via
altri cinquanta punti.
Bartemius, Anne, Teddy ed Eva non se lo fecero ripetere due volte e
scattarono via, tirandosi dietro Baston, soddisfatto per il suo
battibecco con Dawlish.
- Ma sei scemo? - disse Bartemius appena furono fuori dalla Biblioteca
– Mi ero convinto che tu avessi qualcosa nel cervello, ma a
quanto pare sono stato troppo ottimista!
- L'idea di pedinarlo, se già era traballante, ora
è ufficialmente impossibile – decretò
Teddy, lasciandosi cadere sul pavimento.
- Quindi che facciamo? - disse Baston, ignorando le occhiatacce che gli
arrivavano dagli altri quattro.
- Andiamo a cena, Baston, mi sembra l'unica cosa da fare, visto che
qualcuno ha rovinato tutto.
Baston si guardò intorno – Chi è il
deficiente?
Teddy sbuffò. Lo avrebbe preso a schiaffi, anche se era una
persona pacifica Ci aveva messo ben otto mesi per farlo sclerare, ma
infine ce l'aveva fatta.
- Io vado a farmi un bagno. Ci vediamo a cena.
Si buttò nella vasca da bagno come se fosse una liberazione.
L'acqua calda gli sciolse un attimo i nervi. Non sapeva cosa gli stesse
succedendo, ma non gli piaceva.
Non era solo una questione delle cose che gli accadevano intorno, ma
anche sua personale. Non gli piaceva il suo carattere. Non si era mai
comportato in modo così cocciuto, egoistico e
individualista. Stava indagando da solo su un professore, mettendo in
pericolo tutti i suoi amici, solo perché non voleva fare una
brutta figura davanti a Harry. Sapeva di sbagliare tutto. Se suo
papà e sua mamma fossero stati lì sicuramente non
avrebbero approvato. Sembrava una cosa da Fred e James, più
che una cosa da Teddy.
Doveva parlare con George. Lui era l'unico che poteva consigliarlo nel
modo adatto, senza giudicarlo. Si lasciò cadere nel acqua.
Il corpo stanco si sentì più vivo e lui si perse
a guardare i suoi capelli blu che ondeggiavano davanti ai suoi occhi.
Finché non sentì quel verso. Era un suono
stridulo ma gutturale, che gli provocò un brivido lungo
tutto il corpo. Riemerse e per poco non gli venne un colpo. Davanti a
lui c'era Plenilunio.
- Che ci fai qui? - disse al corvo, che lo osservava con gli occhi
intelligenti.
Lui per tutta risposta zampettò sul suo braccio. Era pesante
e i suoi artigli gli graffiavano la pelle. A un certo punto
gracchiò di nuovo e lo infilzò con gli artigli.
Teddy sentì un dolore lancinante e la sua vista fu offuscata.
Non era più in quella stanza, ma stava volando sopra
Hogwarts. Sorvolò una parte del castello e notò
che poteva vedere attraverso le pareti. Dawlish era nel suo studio e
stava sbrigando delle scartoffie. Poi si alzò e
andò verso la Sala Grande. Teddy capì. Non era
lui a volare, ma Plenilunio. Non erano cose che stavano succedendo, ma
erano cose passate. Plenilunio stava spiando Dawlish per loro.
Angolo dell'autore
Sono tornato! Nell'ultimo capitolo non mi avete
minimamente cagato... ho pianto per giorni :'''''''''''(. Davvero
fatemi sapere cosa ne pensate. Ovviamente le turbe mentali di Bartemius
non sono che all'inizio, non è che si è concluso
tutto. Ditemi anche se volete vedere qualche nuovo punto di vista,
tanto per variare.
Alla prossima,
Ramo97
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