Capitolo
6: Chi pedinerà il colonnello?
Il colonnello
Roy Mustang e il suo tenente Riza Hawkeye stavano raggiungendo in macchina
l'abitazione in cui avrebbe alloggiato lei, ignari che, dietro di loro, un'altra
vettura con un tizio sospetto li stesse seguendo di nascosto.
Chi sarà
costui?
*Quartier
generale di Central City - il giorno prima*
Il sottotenente
Breda si schiarì la voce prima di esporre lo stato di una questione della
massima urgenza.
Lui e altri tre
soldati, suoi colleghi, erano seduti in cerchio al centro dell'ufficio del loro
superiore, dopo aver spostato le scrivanie contro i muri di lato.
“Come tutti
sapete, io e il maresciallo Fallman abbiamo indetto questa riunione
straordinaria per mettere in chiaro due punti fondamentali: elenchi lei,
maresciallo!” concluse l'uomo più robusto del gruppo, sedendosi e lasciando
proseguire il collega che, come aveva fatto lui, si alzò in piedi.
“Il primo punto
- cominciò Fallman, alzando un dito per avvalorare le sue parole - è lo strano
comportamento del colonnello: si presenta quando vuole e non porta più a termine
i suoi doveri da circa due settimane. Come mai? E il secondo punto...”
Alzò un altro
dito, per poi proseguire prontamente: “è la misteriosa sparizione del tenente
Hawkeye. L'unica cosa che ci è stata riferita è che si trova in una missione
della massima riservatezza affidatale dal colonnello. Ma sarà davvero così?”
Calò un silenzio
totale.
“Ehm...
ragazzi...?” intervenne timidamente il sergente maggiore Fury, il più pacato del
gruppo.
Tutti lo
fissarono, esortandolo muti ad andare avanti.
“Ecco, io... io
mi fido del colonnello Mustang. Non potrebbe mai mentirci”.
“Ah, davvero?”
insinuò tale dubbio l'uomo accanto a lui.
“Sergente
maggiore, anche io mi fido del colonnello. Ma quando si tratta di nascondere
qualcosa, è molto furbo. Lo conosco bene” aggiunse il sottotenente Havoc,
estraendo poi dal pacchetto nel taschino della giacca militare una sigaretta,
che portò alle labbra e accese sotto gli occhi dubbiosi di tutti.
“E se lo sta
facendo per il nostro bene?” provò Fury.
“Naaa! Ci deve
essere sotto dell'altro!” esclamò Breda, mentre tutti gli altri annuivano e
riflettevano con calma.
“Allora forse
sta proteggendo il tenente... può essere questo?” riprovò il moretto con gli
occhiali dopo un po'.
“Beh, questa è
una possibilità da non trascurare” lo assecondò Fallman.
“Trovato!” saltò
su Breda, mandando la sedia a terra e complimentandosi da solo per la propria
sagacia.
“Sottotenente!”
trasalì Fury.
“Sei
impazzito?!” lo riprese Havoc.
“Potrebbe
renderci partecipi della sua trovata?” domandò Fallman.
“Pedineremo il
colonnello! È il modo migliore per scoprire se ci nasconde qualcosa, no?”
“Sì... certo. E
se ci becca, ci incenerisce seduta stante. Evviva!” convenne Havoc, sarcastico,
levandosi la sigaretta dalle labbra e aspirandone il fumo che aveva appena fatto
uscire.
“Non ci scoprirà
se uno di noi si offre volontario per questa missione segreta” ribatté in tono
ovvio.
“E lei che
proporrebbe, sottotenente Breda?”
“Io proporrei
un... sorteggio! Facile, no? Chi di noi uscirà, spierà il colonnello per tutta
la giornata di domani, finché non scopre qualcosa. Poi torna alla base e
riferisce tutto!” conferì.
“No, accidenti!
Con la sfiga che ho, uscirò sicuramente io... Non è giusto” si rabbuiò Fury,
chinando affranto il capo.
“Non è detto!
Potrei uscire anche io, o Breda, o Havoc. Sergente maggiore, stia tranquillo!”
lo consolò Fallman, mettendogli una mano sulla spalla.
“Perfetto!
Allora siamo tutti d'accordo, vero? Havoc?”
Sospirò. “Se non
ho altra scelta...” disse.
Il sottotenente
Breda ghignò, raggiante. Allo stesso modo in cui adorava fare scommesse, gli
piaceva da matti estrarre a sorte, soprattutto con il gioco delle cannucce.(*)
***
“Lo sapevo che
sarebbe finita così. Me lo sentivo!”
Il sorteggio
organizzato da Breda aveva decretato che fosse proprio lui, la spia.
Splendido, davvero.
Dopo essersi
svegliato prestissimo, aver indossato degli abiti normali con tanto di cappello
e sciarpa, essere quasi caduto dalle scale del palazzo e addosso alla portiera -
brutta e arcigna, tra l'altro - e aver tirato un calcio a un gatto spelacchiato
che per poco non lo fece inciampare, finalmente il sottotenente Havoc aveva
occupato la sua postazione.
Pazientò otto
minuti buoni prima di intravedere l'obiettivo uscire dal portone
dell'appartamento di fronte e dirigersi verso il veicolo che l'attendeva
parcheggiato dopo un cigolante cancelletto di ferro.
Prima di
salirci, però, Roy si guardò intorno, e Havoc dovette ritrarre la testa e
nascondersi meglio - per quanto l'albero gli concedesse uno spazio esiguo -
perché se l'alchimista di fuoco lo avesse sorpreso lì, non solo sarebbe fallito
il tentativo da parte sua e dei suoi colleghi di reperire maggiori informazioni
sui due superiori, ma la sola scoperta avrebbe decretato la sua fine.
Su questo, ci
metteva una mano sul fuoco!
Il colonnello
aveva fretta, perciò non perse tempo e partì subito dopo.
Fortuna che il
furbo Breda aveva pensato anche a questa eventualità, lasciandogli le chiavi di
una macchina situata proprio lì vicino.
Corse a
prenderla e avviò il motore, sbrigandosi a svoltare per non perdere di vista la
vettura che, suo malgrado, doveva seguire a distanza ragionevole, per non
sembrare troppo sospetto.
Si stupì non
poco nel vedere che sostava vicino all'ospedale di Central City.
Come mai?
Checché ne
sapesse, il colonnello non aveva parenti o amici ricoverati.
Un
attimo!
E se era questa
la cosa che stava nascondendo loro?
Probabilmente
non aveva detto nulla per non coinvolgerli nel dolore dell'uomo (o della
donna?) che si trovava in quella grande struttura bianca, con una vistosa
croce rossa sopra le finestre, in alto.
Magari lui (o
lei?) giaceva in un semplice letto in stato pietoso o moribondo, chi poteva
saperlo?
Attese senza
scendere dal veicolo, abbassando il finestrino e fumandosi una sigaretta.
Sigaretta che
gli cadde quasi dalle labbra nel vedere che l'obiettivo ritornava alla macchina
con una bella biondina al seguito.
E lei da dove
saltava fuori?
Non l’aveva mai
vista prima, o almeno questa era l’impressione che ne ebbe scrutandola da
lontano.
“Un momento!
Anche il tenente Hawkeye è bionda… e se fosse lei?!” ipotizzò poi,
avendo avuto un’illuminazione.
Questo
spiegherebbe il comportamento vago del colonnello nelle ultime due settimane, ma
perché nascondere loro un fatto così importante riguardante il tenente?
Che cosa le era
capitato?
“Questa missione
si sta rivelando più interessante del previsto!” si disse, mentre
osservava Roy chiuderle lo sportello e girare per salire nell’altro.
Aspettò che la
loro macchina partisse per riaccendere il motore e continuare con il pedinamento
stradale.
***
“Ragazzi, non vi
nascondo che sono un po’ preoccupato per il sottotenente Havoc. Credete che se
la caverà?” chiese Fury rivolto ai compagni, levando lo sguardo dal libro di
elettronica che stava sfogliando.
“Io penso di sì.
Non è la prima volta che si occupa di questo genere di lavoro. Andrà tutto
bene!” disse Fallman, che stava controllando dei documenti.
“Concordo in
pieno! Se non fa lo stupido, se la caverà benone” scherzò Breda, che teneva in
mano un tramezzino. Ne addentò un pezzo.
“Dubito che lo
faccia. Nessuno di noi vuole testare l’alchimia del colonnello…” continuò
Fallman.
“Già!” risposero
all’unisono gli altri due, deglutendo e rabbrividendo al solo pensiero.
Frattanto, in
un’altra parte della città, la macchina in cui sedevano Roy e Riza si fermò
nuovamente di fianco a una casetta con degli scalini laterali.
Havoc fece lo
stesso con la sua, poco distante.
“Ecco. Siamo arrivati” la informò Roy.
E dopo averle aperto la portiera, le tese galantemente una mano per farla scendere.
Lei la accettò di buon grado, per poi soffermarsi a osservare la piccola abitazione.
“È questa?”
“Sì”.
“Carina. Ha l’aria di essere ospitale e confortevole” fece la donna, tranquilla e rilassata.
“Vuole che le porti la borsa?” domandò Roy, indicando l’oggetto in questione, che Riza stringeva in mano.
“No. Non c’è biso-”
“Insisto! Io...”
Si guardarono negli occhi e bastò quel contatto visivo, quell'alchimia tra la perplessità degli occhi ambrati di lei e l’intensità di quelli scuri del colonnello a convincerla sempre più che ogni gesto, ogni parola celasse un sincero desiderio di aiutarla, di sostenerla.
Roy sembrava aver preso sul serio l’impegno di camminare insieme a lei nel percorso sfuocato e confuso che costituiva la sua attuale esistenza.
Da quel poco che le aveva detto, infatti, Riza aveva intuito che doveva conoscerla profondamente; senza dire nulla e chinando la testa, gli passò la borsa, e sotto gli occhi di un Havoc che cercava di capirci qualcosa, salirono lentamente le scale, entrambi assorti in pensieri più grandi di loro.
(*) Io lo immagino in questo modo: si prendono delle cannucce (quattro, nel loro caso) e se ne taglia una in modo che sia più corta delle altre. Si nascondono le estremità, così sembra che le cannucce siano tutte alla stessa altezza. Le pescano contemporaneamente e chi rimane con quella più corta fa la spia.
Note:
Lo so di non essere una grande scrittrice.
Lo
so che mi sfugge sempre qualche errore, mio malgrado.
Conosco
bene i miei limiti, eppure mi sto impegnando sempre di più e spero che questa
mia testardaggine, un giorno, venga premiata.
Per questo motivo, ho trovato stimolante (e incredibile O.O) sapere che la mia umile longfic RoyAi (dove i ruoli sono capovolti, sì! XD) sia così seguita e così commentata: addirittura mi sono ritrovata a passare da 23 commenti a 33 per un unico capitolo!!! *_*
Sono
davvero commossa! GRAZIE a tutti quanti, di cuore < 3
In questo capitolo, poi, mi cimento per la prima volta con la truppa Mustang. Evviva! (Prima erano solo accennati... XD)
In modo particolare con Havoc, un personaggio che adoro per la simpatia e la sfortuna in amore ( adesso anche nei sorteggi, per colpa mia! X°°D).
Non
so che altro dire...
Bacioni, Rinalamisteriosa ^^
Note post-revisione: È stato molto divertente rileggerla xD
A conti fatti, se mai l'ispirazione per continuare questa fanfiction dovesse bussare alla mia porta, prometto che ritorno =)
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