natale 2014
Facciamone un altro
POV Ana
Si avvicina Natale.
Il nostro Teddy ha quasi 20 mesi e quest'anno comincia a capire, se non
il significato del Natale, almeno il clima di festa intorno a noi.
Oggi io e Christian siamo andati a comprare l'albero e lo abbiamo
portato con noi.
E' stato tutto il tempo con gli occhi sgranati affascinato
dalle
luci, dai colori, di Babbi Natale che gli avranno offerto
chissà
quanti cioccolatini e caramelle.
Suo padre lo guardava con infinito amore e tenerezza e, forse , anche
un po' di commozione.
Siamo andati dal vivaista e abbiamo preso l'albero più
grande che c'era.
Ci ha serviti un uomo giovane e prestante, anche se non bello come mio
marito.
Era molto simpatico ha fatto un'infinità di complimenti a
Teddy e anche a me.
Christian lo guardava male, geloso com'è, e mi meraviglio
che
non abbia fatto una uscita delle sue, magari andandosene dal vivaio e
portandomi da un altro.
Invece si è limitato a cingermi le spalle con fare allo
stesso
tempo protettivo e possessivo, come a ribadire che io sono sua.
Bene, mio marito fa continui progressi. Sono contenta.
"Ti piace l'albero, eh, piccolo Teddy?" ha chiesto a nostro figlio
"Cì"
è stata la risposta del bimbo, eccitato e un po'
disorientato da tutta la confusione che ci circonda.
"Adesso lo portiamo a casa e lo addobbiamo. E tu mi darai una mano. Va
bene?"
"Cì. Tedy fame"
"Hai fame, tesoro mio?" gli chiedo
Fa segno di sì con la testa.
"Prendiamoci un caffè così tu gli puoi dare il
suo yogurt" interviene Christian.
Entriamo in un bar tipo baita, con l'interno in legno, tutto
luci e canzoni natalizie, è molto suggestivo.
"Oh, Christian, che bello!"
"Quando ero piccolo, a Natale, Grace ci portava a scegliere
l'albero. Poi venivamo qui a prendere un cioccolata calda. Il
primo anno che ero andato a stare con loro eravamo andati solo io e
lei, abitavamo a Detroit, allora. Per me era tutto nuovo e mi faceva
anche un po' paura. Avevo 4
anni ed ero eccitato e frastornato come è ora Teddy. Fino a
quale momento gli alberi di Natale e la festa non erano state cose per
me.".
Scuote la testa malinconico, come a scacciare brutti ricordi e
prosegue "Poi una volta veniti qui a Seattle e con l'arrivo di Mia,
è diventato quasi un rito di famiglia. La mamma ci portava
tutti
e tre a scegliere l'albero di Natale e poi, come ti ho
detto venivamo qui. Una volta arrivati a casa, appena
consegnato
l'albero,
iniziavamo ad addobbarlo. Tutti insieme.
Aspettavamo papà
per appendere la stella in alto. I primi anni era compito di Elliott,
papà lo prendeva in braccio e lui appendeva la stella. Poi,
quando Elliott è cresciuto troppo ed è diventato
troppo
pesante, è stata la volta di Mia. Io ... beh, non
è
mai venuto il mio turno. Non potevo essere toccato, sai ..."
E di nuovo un'ombra cupa scende sul suo viso.
"Papà, papà!"
Teddy lo scuote dai suoi pensieri, lo chiama e indica il
bancone delle paste.
"Vuoi una pasta?" gli chiede Christian mentre lo guarda con infinito
amore e ogni traccia di ombra sembra essere svanita dal suo volto.
"Cì"
"E come la vuoi? Al cioccolato?"
"Cì, ...lato!"
"Possiamo dargliela, mamma?"
"Sì, concessa. Non te ne approfittare, però,
Teddy!"
faccio la severa. Sono fermamente convinta
che un'alimentazione sana
sia alla base di una crescita senza problemi. Ma una pasta una volta
ogni tanto non può fargli male e come potrei negargli una
qualsiasi cosa ora che è riuscito a scacciare
la
malinconia e i brutti ricordi dalla mente di suo padre?
"La prendo anch'io, allora" risponde Christian sorridendo "tu, Ana?"
"No, non ho fame. Prendo però volentieri una tazza di
cioccolata calda. Senza panna"
"Okay, allora due cioccolate e due paste"
E Christian si affretta a fare le ordinazioni.
Il servizio è veloce e, quasi subito, arrivano le nostre
paste e la nostra cioccolata.
Teddy afferra con le sue manine grassocce la pasta per mangiarla da
solo e in breve tempo ha il visino e le manine tutti sporchi di crema
al cacao.
"Vieni qui" mi affretto a pulirlo con la salvietta bagnata mentre lui
ride, tutto soddisfatto dalle sua merenda.
Assaggio un sorso di cioccolata, è deliziosa, profuma di
vaniglia e va giù che è un piacere.
Mi rilasso contro lo schienale della poltrona.
Guardo i miei uomini davanti a me, Christian che fa assaggiare a Teddy
la sua cioccolata, il bimbo che si lecca le labbra tutto contento. Mio
marito ride e gliene dà un'altra cucchiaiata.
Penso alla festa di Natale che faremo tutti insieme: i Grey, mio padre,
mia madre e Bob , tutti nella nostra nuova casa.
E sento dentro di me una pace e una gioia incontenibile.
Sono felice, veramente felice.
Non credo di avere mai assaporato un tale momento di perfetta
beatitudine.
"Perché sorridi Ana?", la voce di Christian mi scuote dai
mie pensieri.
"Perché sono felice. Così tanto felice che non mi
sembra vero"
"Ti capisco. Succede anche a me quando sono con te e con la nostra
splendida creatura. Poche volte nella mia vita mi sono sentito
veramente vero e al posto giusto come quando sono con voi.
Siete
la mia vita"
Sono parole bellissime e, nel pronunciarle, Christian è
anche leggermente commosso.
Lo guardo, gli sorrido e con la mia mano vado a cercare la sua.
La prende e se la porta alle labbra in un tenero bacio.
Prima che la commozione prenda il sopravvento anche su di me un vocina
chiama:"Papà!
aaammm!"
Ci voltiamo verso nostro figlio, sta indicando la tazza della
cioccolata e fa di tutto per farci capire che ne vuole ancora.
Ridendo Christian affonda nuovamente il cucchiaino nella bevanda e
imbocca Teddy.
Pov Christian
Sto mostrando a mio figlio le decorazioni di Natale.
Le osserva con attenzione, ne prende qualcuna con le ditine grassocce,
affascinato dai colori e dal luccichio.
Tiro su una campanella dorata, non ricordavo che fosse qui, mi domando
come ci sia finita.
Ma la campanella ha un grande significato per me, enorme.
Il mio primo Natale con Grace e Carrick, il primo Natale che io abbia
realmente festeggiato.
Rammento quei giorni a sprazzi: sono sicuro di essere andato con la
mamma a
comprare l'albero e mi pare che, poi a casa, avessimo cominciato a
decorarlo.
Ho il preciso, netto ricordo però di avere preso in mano la
campanella e averla sentita tintinnare. Ricordo di avere sorriso per la
prima volta dopo non so quanto tempo e di avere visto gli occhi della
mamma inumidirsi, mentre mi accarezzava i capelli e mi esortava a
sorridere più spesso.
Povera Grace, solo adesso mi rendo conto di quanto mi abbia realmente
amato e quanto abbia sempre desiderato vedermi felice. Non lo capivo ,
allora, e sto cominciando a rendermene conto soltanto adesso. Passeremo
Natale insieme e vorrei poterlo rendere indimenticabile, per lei come
per tutta la mia famiglia.
Io e Ana cominciamo ad addobbare l'albero, mentre dallo stereo si
diffondono le note di "If on a Winter Night" di Sting.
E' tutto così perfetto, natalizio. Teddy ci guarda, fa dei
gridolini di gioia e ride felice.
"Adesso, Teddy" gli dico "il papà ti prende in braccio
così metti la stella in cima all'albero. Okay?"
"Cì,
cì" risponde "'tella, 'taco 'tella!"
Lo prendo in braccio ,
Ana mi porge
la stella che attaccheremo sull'albero. Resto pensieroso a guardarla:
è la stessa che mettevamo sull'albero quando ero piccolo.
Circa un mese fa mio padre mi ha chiamato e me l'ha consegnata quasi
ufficialmente.
"Te la ricordi?" mi ha detto "la Stella dell'albero di Natale. E'
sempre stata usanza nella nostra famiglia che il papà
prendesse
in braccio uno dei figli per attaccarla proprio sulla
sommità.
Tu non hai potuto farlo da bambino, perché non sopportavi
nemmeno di essere toccato, figuriamoci essere preso in braccio. Te la
regalo, così, lo potrai fare ora con tuo figlio. E' tua ...
adesso finalmente potrai appenderla all'albero". Alle ultime parole la
sua voce si è incrinata e gli occhi sono diventati umidi. Mi
ha
dato la stella e mi ha stretto forte la mano.
Non sapevo cosa fare, mi sentivo confuso, avevo un qualcosa in gola che
non andava nè su nè giù.
E' stato solo dopo parecchi minuti che ho trovato la forza di dirgli;
"Grazie, papà. Non sai cosa significhi per me":
"Lo so, figliolo; lo so. Per questo te l'ho data".
Sollevo Teddy e me lo metto a cavalcioni sulle spalle, gli prendo la
manine fra le mie, che tengono la stella lucente, e insieme
la
fissiamo sulla sommità dell'albero mentre Ana ci applaude
sorridendo.
"Bravi!" ci dice.
"Bravissimi" rispondo io ridendo, poi mi avvicino a lei per
ricevere il nostro meritatissimo bacio, mio e di Teddy.
POV Ana
Il giorno di Natale , finalmente.
E finalmente li ho tutti qui, mio padre, mia madre e Bob, i genitori di
Christian, i suoi nonni, Mia ed Elliott insieme con sua moglie, Kate.
La mia carissima, adorabile Kate.
E' incinta di pochi mesi ed è ancora più bella.
Ha la
pelle morbida e luminosa e una luce negli occhi che non le avevo mai
visto prima.
D'istinto l'abbraccio calorosamente, la mia migliore amica, la mia
dolce cognata.
Lei ricambia l'abbraccio e a sua volta mi bacia, grosse lacrime le
scendono dagli occhi.
"Ehi, che c'è?" le chiedo;
"Niente" risponde "scusami. Sono solo i miei stupidi ormoni impazziti"
"Ah, non preoccuparti ... e non scusarti. Piangi pure quanto vuoi. So
come ci si sente in questi casi. Ci sono passata anch'io. Certe volte
ero peggio di una fontana. Il povero Christian si preoccupava
sempre tantissimo che io potessi stare male, così finivo per
doverlo consolare io. "
Kate mi guarda, fa una faccia strana, una boccaccia e passa in un
istante dal pianto al riso e io rido con lei.
"A proposito" dice, fra le lacrime "mi dovrai dare qualche consiglio,
qualche dritta su
come si comportano gli uomini Grey come padri."
"Oh, beh, Christian è dolcissimo";
"Davvero?" Kate sembra quasi incredula;
"Davvero, non te ne eri accorta? Eppure mi sembra così
palese. Guardalo bene"
Raggiungiamo gli altri, che sono più o meno tutti intorno a
nostro figlio.
"Di chi è papà, piccolo Teddy?" domanda Elliot
che sembra divertirsi un mondo ad osservarlo e a farlo giocare (vedi Kate, Elliott
sarà uno splendido padre).
"Mio"
risponde il piccolo;
"Tuo e della tua mamma" interviene mia madre quasi a ribadire i diritti
della propria figlia;
"No, mio!"
"No, no, no, no" dice Mia ridendo "il tuo papà è
mio" E
si avvicina a Christian prendendolo a braccetto e facendo il gesto di
portarlo via;
"Noooo"
urla mio figlio "mio!
mio! Papà mio!"
E corre verso mio marito abbracciandogli le gambe.
Christian, ridendo, lo solleva da terra e se lo stringe al petto.
"Certo che sono tuo, piccolino. Tutto tuo ...e un pochino della tua
mamma"
"'ochino?"
chiede stupito mio figlio.
"Sì, poco poco. Tanto così".
Mio marito mi strizza l'occhio mentre indica al nostro bambino una
falange del dito indice.
Rido, divertita da questa pantomima, tanto lo so che la misura del suo
amore per me è incommensurabile.
Il mio bimbo si accoccola tutto contro al petto del suo
papà,
che lo accarezza, gli parla dolcemente, lo bacia sulla testolina.
E' un'immagine fantastica, mi volto verso Kate, come per dirle:" hai
visto?", e noto che mi sta guardando, soddisfatta.
Le strizzo l'occhio, sorridendo.
La giornata fila via che
è un
piacere, l'ottimo cibo, la bella compagnia, le chiacchiere, i giochi di
società: è tutto splendidamente piacevole.
Guardo mio marito, felice nel vederlo così a suo agio,
rilassato, completamente nel suo mondo, noto che abbraccia sua madre,
che scherza affettuosamente con suo fratello e sua sorella.
Me lo ricordo come era un tempo: freddo, controllato, distaccato.
E' proprio
vero: ha fatto enormi passi avanti, quest'uomo.
Il mio uomo.
E' sera quando
finalmente posso
restare da sola con mio marito. I Grey sono tornati ognuno nelle
proprie case, anche mio padre è ritornato a Portland,
mentre mia madre con Bob, che si fermano da noi per la notte,
sono
andati a riposare nella loro stanza.
Io e Christian stiamo
mettendo Teddy
a letto. Il mio povero piccolo era stanchissimo ed è proprio
crollato da sonno non appena toccato il lettino.
Mio marito gli rimbocca le coperte, lo sta a guardare per un secondo
mentre un sorriso si fa largo sulle sue labbra.
Poi si rivolge verso di me e mi dice:
"Ana, facciamone un altro!"
"Eh? Cos'hai detto?"
Quasi sono incredula, Christian vuole un altro bambino.
E' una cosa bellissima, mai mi sarei aspettata ...
"Facciamo un altro
bambino. I bambini
sono splendidi, fenomenali, così innocenti, privi di
malizia. Ti
danno tanto amore senza chiedere niente in cambio. E io ho tanto
bisogno di essere amato. Ho te, ho Teddy. Ma ho posto per altro. Sento
che c'è ancora tanto amore che posso dare e ricevere. Ti
prego,
Ana, Facciamo un altro bambino; almeno uno."
"Amore mio" gli rispondo
"tutti i
bambini che vuoi! Ho sempre desiderato una famiglia numerosa. Sono
figlia unica e non mi è piaciuto crescere da sola. Non lo
avrei
voluto per nostro figlio mai e poi mai. Certo che lo facciamo un
bambino. tutti i bambini che vuoi, marito mio ... quanti ne vuoi"
"Quanti ne vorremo ... lo decideremo insieme. E' giusto decidere in
due. Questa volta saremo insieme fin dall'inizio. Non ti
lascerò mai
sola, mai più. Se penso a quello che hai passato l'altra
volta"
Sento il suo corpo percorsa da un brivido, sospira, deglutisce.
Ma è solo un attimo di smarrimento.
"Vieni qui, ora" mi dice, sicuro.
E mi prende fra le sue braccia stringendomi forte.
Eccomi qui.
Vi prego di scusare se
posto al rallentatore, ma sono molto impegnata e non sempre ho tempo
per aggiornare con una certa frequenza.
Era un po' che avevo in mente di
scrivere le cose che descrivo in questo capitolo, le ho messe nero su
bianco solo adesso e spero che vi piaccia come ho unito gli avvenimenti.
Alcune precisazioni (come
mio solito).
Il modo di parlare di
Teddy, l'ho preso dai miei nipoti, soprattutto dal maggiore che a 18
mesi era un gran bel chiacchierone , spero che si capisca quello che
gli faccio dire.
Sting è uno
dei miei cantanti preferiti, l'album If On a Winter night è
una raccolta di canti natalizi, sia tradizionali che suoi ed
è il mio disco di Natale numero uno.
La mia altra long "Un
Angelo biondo" conto di riprenderla ed aggiornarla a breve;
sono leggermente in difficoltà a mettere nero su bianco
alcune idee.
Ma non mollo
state tranquilli.
Bene, buona lettura,
spero che vi piaccia
Love
Jessie
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