Darwin
innamorato
La porta tagliafuoco esplose
all’improvviso alle spalle di
Darwin.
Il pesce rosso si voltò e
gridò a squarciagola quando vide
Tina sbucare fuori dalla coltre di fumo che si era generata,
prostrandosi in un
ruggito che fece tremare le pareti.
«TORNA
QUI!» urlò con la sua
voce cavernosa.
«Non
sono pronto per finire alla piastra!» uggiolò per
tutta risposta
lui, svoltando l’angolo. Percorse il lungo
corridoio contornato da
armadietti rossi e piastrelle colorate, annaspando per lo sforzo.
«...
e allora gli ho detto, la Cina è quasi pronta, aspetta un
Pechino!»
Banana
Joe scoppiò a ridere, dandosi delle pacche sulle ginocchia.
Di fronte
a lui, Toast alzò un sopracciglio. «Ehm... ok, ma
io ti avevo chiesto i compit...»
«Fatemi
passare!» sbraitò Darwin, scontrandosi contro i
due, per poco
facendoli cadere entrambi.
«Ehi,
sta attento!» protestò Joe, per poi fare un verso
di disappunto.
«Certe volte è proprio un pesce lesso...
hahaha...»
T-Rex
arrivò proprio in quel momento, schiacciandoli entrambi con
la
zampa. Joe si ridusse ad un purè, mentre Toast
andò in briciole. Tina ruggì di
nuovo, senza nemmeno badare a loro, e continuò ad inseguire
il pesce rosso.
«Accidenti»
mugugnò ancora il frutto, una volta che il dinosauro fu
lontano. «Oggi mi sento proprio giù di morale...
hahahaha!»
«A...iuto...»
gemette Toast.
Darwin si
infilò dentro la biblioteca, le gambe ormai prossime a
collassare su sé stesse. «Mi sta
inseguendo!» ululò, sbracciandosi come un
pazzo, un attimo prima che anche la porta della biblioteca saltasse in
aria.
Il pesce
e il dinosauro passarono accanto al bancone della
bibliotecaria, e quest’ultima lo distrusse completamente con
la coda. L’alberella
occhialuta, rimasta seduta sulla sua poltrona in mezzo alle macerie,
intimò il
silenzio con il dito, poi continuò a leggere il suo libro.
«DARWIN!»
ruggì ancora Tina. «STAI SOLO PEGGIORANDO LE
COSE!»
«Nulla
può essere peggio che essere mangiati!»
Darwin si
infilò in mezzo a due scaffali e tirò dritto.
Rimase così
occupato ad urlare e a sbracciarsi che non si rese nemmeno conto di
essere
finito in un vicolo cieco. Andò a sbattere contro un altro
scaffale e cadde a
terra con un libro infilato in bocca.
Un altro
ruggito lo invitò ad alzarsi in piedi. Sputò il
libro e si
appiattì contro la parete, osservando terrorizzato e
ricoperto da sudore freddo
il dinosauro.
Tina si
fermò a pochi metri da lui, intrappolandolo.
Chinò il muso,
soffiando con forza con le narici. «Fine della
corsa» borbottò, per poi
spalancare le fauci.
Il rosso
serrò le palpebre, pregando semplicemente che tutto quanto
finisse in fretta, quando un verso sorpreso proveniente dalla stessa
Tina gli
fece di nuovo aprire gli occhi.
La pelle
del dinosauro aveva assunto una tonalità più
chiara, spenta,
e aveva cominciato a muoversi in maniera casuale con il corpo. Diede
alcune
testate contro gli scaffali, si prese a schiaffetti sul muso,
ruggì un paio di
volte, scalciò il vuoto come un puledro impazzito, poi si
sollevò in aria come
per magia e parve quasi venire scaraventata da una forza sovrumana
verso l’altra
parte della sala, dove sfondò alcuni tavoli a cui diversi
studenti erano seduti.
Un gran
polverone susseguito da urla sorprese si sollevò, e la
bibliotecaria intimò ancora una volta il silenzio, senza
nemmeno alzare lo
sguardo dalle pagine del libro.
Darwin
rimase per diversi istanti paralizzato, con il fiatone, ad
osservare sbalordito il punto in cui fino ad un attimo prima T-Rex si
trovava.
«Ma...
ma cosa...»
«Tutto
ok, Darwin?» Carrie si materializzò
all’improvviso di fronte a
lui, facendogli fare un urlo spaventato.
«S-Sì,
tutto ok...» rispose lui, una volta superato lo stupore.
«Sei...
sei stata tu a fare quello a Tina?»
La
fantasmina annuì, per poi soffiarsi sulla frangetta,
scoprendosi l’altro
occhio per pochi istanti. «Ti ho visto nei guai e ho deciso
di possederla... ma
che è successo? Perché ti inseguiva?»
«Ehm,
beh, ecco...» Darwin si torturò le pinne,
abbassando lo sguardo
imbarazzato. «Questa mattina Gumball è rimasto a
casa per l’influenza, e sono
venuto a scuola da solo, e quando sono entrato Tina mi ha salutato, e
io sono
andato nel panico perché non sapevo cosa rispondere,
così mi sono chiesto:
"cosa farebbe Gumball?", così ho fatto un commento sgarbato
a
proposito dell’alito di Tina, e allora lei si è un
po’ arrabbiata e ha
cominciato ad inseguirmi.»
Carrie
sollevò un sopracciglio, osservandolo quasi stranita, poi
scrollò le spalle. «Capisco. Beh, ringrazia che
ero nei paraggi, la prossima
volta potresti non essere altrettanto fortunato.» Diede le
spalle al pesce e
fece per allontanarsi, ma Darwin la fermò.
«A-Aspetta!»
«Che
c’è?»
«E-Ecco...»
Il rosso abbassò lo sguardo, imbarazzato.
«Gr-Grazie...»
Lo
spirito lo osservò ancora per un momento, apatica, poi
scrollò nuovamente
le spalle. «Come ti pare.» E detto quello,
svanì nel nulla.
Darwin
rimase interi minuti ad osservare a bocca aperta e occhi
spalancati il punto in cui lei era scomparsa.
***
«Non
capisco perché debbano sempre propinarci queste
schifezze...»
mugugnò Gumball, sollevando la forchetta piena zeppa di
piselli. «È troppo
chiedere la pizza, o le patatine? Perché non capiscono che
noi ragazzi abbiamo
bisogno di vero cibo per superare
la
giornata? Quando avranno intenzione di prestare attenzione la nostra
voce?! Perché
nessuno vuole mai ascoltare il nostro parere?! Perché devono
sempre essere gli
altri a decidere le cose per noi?! È ora di dire basta!
Dobbiamo ribellarci! Dobbiamo
far capire al mondo che anche noi contiamo, che anche noi valiamo, che
anche
noi possiamo fare la differenza!»
Il gatto
blu si alzò in piedi sulla panca. «Chi
è con me?» domandò con
un urlo, rivolto al resto dei ragazzi che pranzavano nella mensa.
Nessuno
rispose.
«Ah,
è così che la mettete?!»
domandò il felino, accigliandosi. «Bene!
Quando sarete troppo deboli anche solo per poter respirare a causa
della
mancanza di ferro nelle ossa, non tornate a piangere da me!»
«Nella
pizza non c’è il ferro, babbeo»
borbottò qualcuno di non ben
definito.
«Ah
no?» Gumball corrucciò la fronte. «E
allora che cosa c’è? Le vitamine?»
«Perché
non ti tappi la bocca e non ti siedi di nuovo?» intervenne
ancora la voce indefinita.
«E
perché non lo fai tu, invece?! Anzi, perché non
ti fai vedere in
faccia, codardo che non sei altro! Ehi, Darwin, dammi una...
Darwin?»
Il pesce
aveva lo sguardo fisso su un punto non ben chiaro, le labbra
dischiuse e le pupille degli occhi dilatate.
«Amico,
tutto ok?» Gumball si sedette di nuovo e passò una
mano di
fronte al volto del fratello, cercando di attirare la sua attenzione,
tuttavia
senza successo. «Darwin, si può sapere
cosa...»
«Non
è bellissima?» sussurrò il pesce,
svegliandosi parzialmente dalla
trance.
«Cosa?
Chi?» Il gatto osservò in direzione dello sguardo
del fratello,
per poi notare Carrie. La fantasmina era seduta dall’altra
parte della mensa,
intenta ad infilarsi una forchettata di piselli in bocca, senza
successo, in
quanto tutta la verdura le attraversò il corpo per poi
cadere a terra.
La
giovane sospirò per la frustrazione e posò la
forchetta, per poi
allontanarsi impettita dal tavolo.
«Carrie?»
chiese Gumball, per poi osservare perplesso Darwin.
«Lei»
confermò il pesce, annuendo, per poi guardarlo.
«Non trovi anche
tu?»
«Ehm...
no. Io trovo semplicemente strano il fatto che i piselli la
attraversano nonostante riesca comunque a tenere in mano la
forchetta...»
«Oh
cavolo amico, e se mi stessi innamorando di lei?»
interrogò il
pesce, afferrandolo per le spalle e strattonandolo, gli occhi ritornati
normali
all’improvviso. «Cosa dovrei fare? Dovrei chiederle
di uscire? E se lei rifiutasse?
E se...»
«Amico,
non ho la più pallida idea di cosa tu stia
blaterando.»
Gumball allontanò le pinne dalle proprie braccia con due
schiaffetti. «Ma se
lei ti piace davvero, allora dovresti dirglielo. Certe cose vanno dette
subito,
immediatamente, prima che...»
«Ciao
ragazzi!» salutò Nocciolina, passando vicino al
loro tavolo
proprio in quel momento.
Il felino
si paralizzò, diventando paonazzo. «E-Ehm...
s-sì, c-ciao
N-Nocciolina...»
«Come
vanno le cose?» chiese lei, sorridendo allegramente.
Gumball
rantolò qualcosa di incomprensibile, osservandola con le
pupille che luccicavano e la bocca dischiusa.
Il
sorriso svanì lentamente dal volto della fanciulla.
«Ehm... stai
bene?»
«Ahm...
sì...» borbottò lui, continuando ad
osservarla con quell’aria
da psicopatico.
«Oh...
ehm... ok. Ora è... meglio che vada.» Nocciolina
sforzò un
sorriso, poi si allontanò lentamente da loro,
indietreggiando, fino a svanire
tra i tavoli della mensa.
Il gatto
blu continuò ad osservarla, balbettando monosillabi
sconnessi, fino a quando non ritornò in sé
scuotendo la testa. «Capito, Darwin?
Non devi esitare un solo istante!»
Il pesce
sospirò, prendendosi il volto tra le pinne.
«Accidenti...
vorrei essere bravo come te con le ragazze...»
«Con
un po’ di pratica ce la farai anche tu, non ti
preoccupare»
replicò il fratello, osservandosi gli artigli con sguardo
compiaciuto.
«E
se... se lei non ricambiasse?» domandò ancora
Darwin, per poi
osservarlo preoccupato. «Se pensasse che tutto questo non sia
normale? Insomma,
un pesce non può innamorarsi di un fantasma, è
assurdo! Che cosa penserebbero
gli altri se lo venissero a sapere? Che cosa succederebbe
se...»
«Il
fatto che tu sia un pesce che parla ti sembra assurdo?» lo
interruppe Gumball, incrociando le braccia.
Darwin
esitò. «Ehm... beh...»
«Ti sembra assurdo
che un gatto
sia innamorato di una nocciolina? Ti sembra assurdo il fatto che
veniamo a
scuola con un T-Rex, uno yeti alto cinquanta metri, un gelato parlante,
una
coppia formata da un palloncino e un cactus, il fatto che qualsiasi
animale e,
o, oggetto possibile immaginabile sappia parlare e sia dotato di vita
propria? Te
lo dico io: no, non ti sembra assurdo. Quindi, se tutto questo non ti
sembra
assurdo, allora perché dovrebbe essere assurdo il fatto che
ti piace un
fantasma? Darwin, la nostra vita è bella proprio
perché possiamo far diventare
possibile l’impossibile, l’unica cosa che occorre
fare è seguire l’istinto, e
se l’istinto di dice di andare a prendere quella fantasmina,
ALLORA TU DEVI
ANDARE A PRENDERLA!»
Il pesce
sobbalzò dopo quell’improvviso aumento di voce.
«O-Ok, ma non
gridare...»
«NON
STO GRIDANDO!»
«Ciao
ragazzi!» esclamò Fiore, arrivando in quel momento.
«CIAO
FIORE!» saluto il gatto, causando uno spostamento
d’aria così
forte con la voce da far volare via la piantina, che gridò
per la sorpresa.
«Va
bene allora, ho capito!» Darwin si alzò in piedi,
gonfiando il
petto, che però non aveva, e squadrando la mascella.
«Con permesso, ho una
donzella con cui parlare.»
«VAI
COSÌ FRATELLO!» lo incitò Gumball,
mentre il rosso si
allontanava. Il gatto si accomodò sulla panca, sospirando
compiaciuto. «Ottimo
lavoro Gumball. Ottimo...»
«Ehi,
tu!» lo chiamò una voce all’improvviso,
facendogli drizzare il
capo.
«Sì,
chi...» Il felino si interruppe, diventando più
bianco di un
lenzuolo.
«Dimmi,
chi sarebbe il codardo?»
«Oh
mamma» sussurrò Gumball con un filo di voce.
***
Carrie
aprì l’armadietto, sbuffando, poi
afferrò il libro che le
serviva.
«Carrie!
Carrie!»
La
fantasmina si voltò, per poi notare Darwin che correva in
sua
direzione. Il pesce si fermò poco distante da lei, poi si
afferrò le ginocchia
e cominciò ad annaspare rumorosamente.
«Ehm...
come fai ad essere stanco se hai corso venti metri scarsi?»
domandò
lo spettro, guardandolo stranita.
«Non...
non ha importanza... volevo... volevo solo dirti che...
che...»
Darwin drizzò il capo, per poi ammutolire. In quello stesso
momento, Carrie
scosse il capo con un colpo secco, muovendosi la frangia come faceva di
solito.
Il rosso vide quella scena a rallentatore. La frangetta bianca
scoprì l’occhio
sinistro, per poi riadagiarvisi sopra con la leggerezza di una piuma
sospinta
da una calda brezza estiva d’ottobre.
Le
pupille del pesce si dilatarono di nuovo.
«Darwin?»
lo chiamò lei a quel punto. «Ci sei?
Darwin!»
Darwin
trasalì, scrollando il capo di colpo. «Eh, cosa,
come, dove,
chi...» Il suo sguardo cadde di nuovo sulla fantasmina, e
allora si ricordò
perché era lì. L’immagine sbiadita di
Gumball apparve nella sua mente. Ripensò a
tutti i suoi ottimi consigli in fatto di ragazze, e decise di prendere
una
grossa boccata d’aria.
«Volevo...
chiederti se... se ti andava di uscire!» disse, tutto ad un
fiato.
Solo dopo
aver finito di parlare, realizzò quanto impulsivo fosse
stato. Sgranò gli occhi e cominciò a sudare
freddo, quando notò lo sguardo
simil perplesso di Carrie.
«Ehm,
cioè, insomma...» cercò di riparare al
danno, ma la fantasmina
lo anticipò.
«Ok»
borbottò semplicemente, senza nemmeno mutare lo sguardo o il
tono
di voce. «Oggi pensavo di andare a vedere "Jeff Dreamer IV"
al cinema,
ma se vuoi potremmo andarci insieme. Ti avviso però, non
è un film per stomaci
deboli.»
Darwin
non sentì una sola sillaba di ciò che disse, le
sue orecchie si
erano fermate alle parole ‘ok’ e
‘cinema’.
Gli occhi
gli scintillarono. «O-Ok, a-allora a più
tardi!»
«Bene.»
Carrie annuì, poi richiuse l’armadietto e
fluttuò via. Per l’ennesima
volta, Darwin rimase ad osservarla come in trance.
«DARWIN!»
Qualcuno lo chiamò alle sue spalle. Lui si voltò,
continuando a sorridere come un ebete, per poi ritrovarsi di fronte
Gumball
mentre veniva inseguito da lupo alto due metri con le fauci spalancate.
«AIUTO!!»
lo implorò il fratello, passandogli accanto.
Il pesce
non lo sentì neppure. Gumball e il lupo girarono
l’angolo,
mentre lui, sentendosi più leggero dell’aria, si
allontanò dall’armadietto di
Carrie saltellando e canticchiando.
«Ho
un appuntamento, ho un appuntamento, ho un...»
«DARWIIIN!!!»
«...
appuntamento, ho un...»
Le urla
disperate di Gumball continuarono, ma Darwin era troppo
occupato ad essere felice per accorgersene.
Nulla,
avrebbe mai potuto rovinare quel momento.
«Ho
seguito l’istinto, e ce l’ho fatta. Grazie,
Gumball. Ti devo un
favore.»
«AAARGGGHHH»
Darwin
tornò in mensa continuando a fischiettare.
Angolo
Autore.
Ok, non so
con
esattezza che razza di roba sia questa qui, semplicemente... ho buttato
giù
qualcosa sul Mondo di Gumball.
Non
è il mio lavoro
migliore, non ci si avvicina nemmeno, però volevo comunque
fare un tentativo,
cercando anche di essere più fedele possibile al cartone
vero e proprio, aggiungendoci
qualche sprazzo di comicità e nonsense qua e la. Ammetto che
il mio stile
prettamente descrittivo non si sposa molto bene con questo genere,
però vabbé,
l’ho già detto che era solo un tentativo.
Spero che vi
sia
piaciuto, e spero di non aver fatto errori.
Ah, non so
se si era
capito o no, ma la scena in cui Darwin e Gumball sono in mensa
è ambientata il
giorno dopo l’inseguimento di Darwin. Non l’ho
scritto nel testo perché mi
sembrava brutto da vedere.
Il lupo che
insegue
Gumball è un personaggio inventato da me così su
due piedi, non ha davvero una
particolare rilevanza. Ho scelto il lupo semplicemente
perché è il mio animale
preferito.
La storia
non ha una
collocazione cronologica vera e propria, diciamo che è
ambientata attorno alla
seconda stagione, anche se qui Darwin non ha mai baciato Carrie. E
sì, io li
shippo. Non posso farci nulla, io li shippo.
Per finire,
il film
accennato da Carrie "Jeff Dreamer IV", è una blanda
citazione ad un
mio OC, non esiste davvero.
Bene, alla
prossima!
Passo e
chiudo, Edoardo811
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