La Fine – Tiziano Ferro
«E
vaffanculo.»
«Eh
no!»
La porta
già tra le mani, pronta ad essere sbattuta, la
rabbia addosso, il cuore in gola.
E lui che si alza,
la tua vista offuscata dal nervosismo, la
sua mano a sbattere la porta al tuo posto.
Ma in quella stanza
rimanete entrambi, più vicini e più
arrabbiati.
«Che
vuoi?»
«Avevamo
promesso a Sergio di chiarire la situazione.»
«Io non
avevo promesso niente.»
«Ma io
sì, e non voglio fare brutta figura.»
Aspetti istruzioni.
Visto che era lui il direttore dei
lavori, visto che erano sue le
decisioni, visto che erano sempre gli altri a sbagliare.
Quando non seguivano le sue
disposizioni.
«Che cosa
ti fa incazzare così?»
Ti accorgi che, pur
di distanziarti da lui, hai concluso la
tua corsa quando la schiena si appoggia agli armadietti dietro di te, e
fai un
balzo in avanti senza volerlo, quasi scottassero. Ma non sai che
sarebbe
servito solo a peggiorare la situazione, e ora ancora più di
prima cerchi un
modo per non lasciarti intrappolare e condizionare da quegli occhi.
Apri le
mani davanti a te, segno universale per mantenere le distanze, ma lui
non è universale, lui
è Malosti, e a Malosti
non importa. Anzi, metterti a disagio era uno dei suoi primi obiettivi.
«Quindi?
Ho dei pazienti da salvare, rispondimi.»
Poggia una mano
sulla superficie di un armadietto, passando
col braccio sopra la tua spalla sinistra. Osservi il suo gesto come
diversivo
per distogliere lo sguardo dalla sua espressione irritata e al contempo
divertita.
Dove
vuoi arrivare?
«Incompatibilità
di carattere» ammetti, a bassa voce.
«Tra me e
Guidi, tra me e te o tra noi e Sergio?»
«Certe
volte sei così…»
«Così
come? Su, Cristiana, ho quello con la colica che-»
«Insopportabile!»
sbotti finalmente. «Non ti va mai bene
quello che faccio, quello che dico, cosa faccio fuori da qui, e con chi
lo
faccio. Perché? Cosa ti ho fatto?»
Riccardo ridacchia.
«Mi piace quando fai la vittima. Imposti
anche la voce, sai, un po’ rauca, come se avessi
pianto.»
Ma quelle lacrime le
trattieni. «Sei uno stronzo.»
«Come
dovrei interpretarlo nel dizionario donne-uomini?»
Non tolleri
più le sue parole, e la sua prepotenza, e quel
braccio, e quell’angolo in cui sei incastrata, e quel
sorriso, e glielo
afferri, quel braccio, cercando di scollarlo da lì,
inutilmente. Opti allora
per la strada meno pericolosa, trovando un varco dalla parte opposta,
ma
stavolta sono entrambe le sue braccia a trattenerti, bloccata con la
schiena
contro il suo torace.
«Credo che
‘stronzo’ sia intraducibile» rispondi,
senza
fargli capire che quelle mani sul tuo corpo suscitano in te sensazioni
agli
antipodi rispetto alle grida che ti riempiono la testa.
«Potrei denunciarti per
sequestro di persona.»
«Ti stai
facendo sequestrare molto volentieri.»
«‘Non
muoverti o sarà peggio’, come con le
api» ti difendi.
Ruoti la testa verso di lui. «Ti chiedo per cortesia di
togliermi le mani di
dosso e farò finta che gli ultimi 10 minuti non siano mai
esistiti.»
«Tra 10
minuti potresti pentirtene.»
Prima che il tuo
cervello possa elaborare la frase, hai la
sua bocca sulla tua.
La canzone parla per me: è arrivata la fine
anche di questa avventura. Grazie a voi lettori, silenziosi o meno, e grazie a te (sì, proprio a te, glorypong14!), che mi hai sempre recensito, e scritto, accompagnandomi anche con le tue, di storie.
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