Eccomi
con il sesto capitolo, da qui entrerà in scena Naraku. Personaggio, a
dire il vero, davvero complesso (sempre dopo Sesshoumaru).
Ho cercato di renderlo più soft, rispetto a quello creato dalla
Takahashi, cadendo appunto nell’ OOC.
Chiedo venia, ma in questa storia mi serviva questo suo lato, meno
subdolo.
Ma non temete la sua “bastardaggine” tornerà.
Ora vi lascio con il capitolo dove, appunto, la nostra Rin scoprirà
qualcosina del suo uomo. Non vi svelo nulla leggete ;).
6°
Obscurities
Un forte odore mi fece arricciare il naso. Era nauseabondo. Orribile.
Misi la mano destra davanti la bocca, e con il dito indice e il pollice
chiusi il naso.
“Che puzza!”.
Dissi disgustata, quando una risata mi fece trasalire. Qualcuno era
dietro di me.
“Non credevo che il mio sigaro
puzzasse così tanto. Chiedo venia”.
Mi voltai di colpo e vidi un uomo dietro di me. Non capii chi fosse in
quel momento. Era avvolto dalle tenebre. I contorni del suo viso erano
illuminati dal tenue bagliore del sigaro.
Cercai in ogni modo di capire chi fosse. La sua voce aveva qualcosa di
familiare. Di sensuale. Lentamente mi allontani dalla balaustra e
mi diressi verso l’entrata, quando una mano bloccò il mio braccio.
Ricordo che era gelida. Ancora tutt’ora sento quel freddo sulla mia
pelle.
Mi voltai e lo vidi. Impallidii.
No, potevo crederci! Era lui. Naraku.
Lui era lì, in ospedale e ora era con me su quel balcone.
“È un vero piacere rivederla”.
Mi disse, mentre buttava via il sigaro. Io non dissi nulla, rimasi
imbambolata. Allontanò la sua mano dal mio braccio, intanto una leggera
brezza giocava con i suoi lunghi capelli corvini.
“Lei…qui…”.
Sussurrai. D’istinto indietreggiai. Quell’uomo mi metteva in soggezione.
“Non abbia timore. Non le faccio
nulla”.
Disse la verità. Lui non voleva nuocermi, ma io continuai a
indietreggiare fino a toccare con la schiena il muro.
Lo sentii sospirare, intanto si avvicinava a me.
“Le chiedo scusa se l’ho spaventata
con il mio atteggiamento, non era nelle mie intenzioni. Lo giuro”.
Era sincero. Io abbozzai un sorriso.
“Perdoni me, per il mio
atteggiamento infantile…ma…ma…sentire una persona dietro le spalle in
piena notte mi ha…come dire? Spaventata”.
Ridacchiai nervosamente, mentre Naraku si avvicinava di più a me. Il
pallido bagliore delle luci delle città lo rendevano affascinante.
Etereo.
Lo guardai rapita, mentre lo vedevo chinarsi verso di me.
“Sono un vero cafone. Quel giorno non
mi sono presentato, anzi una persona mi ha fermato nel farlo…”.
Si riferiva ad Elisa.
“Sono Naraku Marwoleath”.
Prese la mia mano destra e con le sue labbra sfiorò il dorso. Un
baciamano. Una vecchia consuetudine ormai persa.
Quel gesto mi provocò una scarica su tutto il corpo. Ricordo le gambe
tremare, fui costretta a poggiarmi di più al muro per non cadere.
“Pia…pia…cere…io…sono…Rin Riversi…”.
Farfugliai imbarazzata. Lui sorrise divertito, mentre lasciava la mia
mano e terminava la frase con un.
“In Belleville, giusto?”.
“Beh…veramente ancora no. Io e lui,
non siamo sposati…conviviamo”.
Inclinai le labbra in un sorriso nervoso.
“Ma vi sposerete un giorno, giusto?”.
Domandò incuriosito.
“Certo dopo la nascita di nostra
figlia”.
Posi una mano sul ventre, mentre abbassavo lo sguardo.
“Ottimo! I figli devono crescere in
un’unione sacra”.
Sorrisi di fronte a quell’affermazione, ma poi un dubbio mi assalì.
Rialzai il viso. Come sapeva il cognome del mio compagno? Come?
La mia domanda trovò presto una risposta.
“Ora si chiederà come io sappia il
cognome del suo compagno, giusto?”.
Annuii, mentre lui ridacchiò.
“Non era difficile capirlo. Tutto
l’ospedale sa chi è lei. La moglie…ops, mi scusi! La compagna del
figlio del fondatore dell’ospedale. Il dottor Taisho Belleville”.
Sgranai gli occhi. All’epoca non sapevo che l’intero ospedale era stato
fondato dal defunto padre di Sesshoumaru. Quante verità mia aveva
taciuto Sesshoumaru. Chinai il capo, mentre pensavo a questa
rivelazione sull’uomo che amavo, che amo.
“Mfh! Denoto che lei non sapesse
nulla”.
“Già”.
Sospirai, ma poi continuai.
“Lui è restio a parlarmi del suo
passato. Di suo padre”.
Ero delusa. D’un tratto sentii la sua gelida mano sfiorarmi il viso.
Rabbrividii. Alzai il viso di colpo e vidi Naraku accarezzarmi.
“Mi dispiace. Alcune volte noi uomini
sappiamo essere così egoisti. Non sia triste”.
Mi voleva rincuorare. Rimasi rapita. Quell’uomo era il demonio che
aveva portato alla morte Kagura?
No, in quel momento non lo era…era un angelo dalle ali nere come
l’oblio.
Socchiusi gli occhi e mi lasciai cullare dalla fredda carezza.
“È così bella”.
Sussurrò sensuale, mentre avvicinava il suo viso al mio. Io continuavo
a tenere gli occhi chiusi, cullata dal dolce gelido.
Fu rapido. Le sue sottili labbra si posarono sulle mie. Aprii gli occhi
e lo vidi che mi baciava.
Un bacio rubato.
Le sue labbra erano morbide. Meravigliose. Rimasi imbambolata, mentre
mi baciava. Un bacio leggero.
Si staccò da me, intanto io ero impietrita. Lo vidi sorridere.
“Bonne nuit princesse”.
Si allontanò da me, mentre io fissavo il vuoto. Il mio cuore batteva
forte. Perché? Che cosa era accaduto?
Veloce mi toccai le labbra. Sentivo ancora il suo calore. Il suo
sapore. D’un tratto mi sentii in colpa…avevo tradito Sesshoumaru.
Lentamente mi lasciai scivolare a terra, mentre le lacrime veloci
percorrevano il mio viso.
“Che cosa è successo?”.
Pensai, mentre cercavo di riprendermi. Troppo veloce. Tutto era
accaduto troppo rapidamente. Poggiai le dita sulle mie labbra violate,
mentre cercavo di trovare una risposta logica a quella scena ma, ahimè,
non c’era. Sentivo la testa pesante e confusa.
Pian piano mi rialzai. Ricordo che faticai molto per via del ventre
gonfio di vita.
Sospirai e mi incamminai verso la mia camera. Ripensai a ciò che mi
aveva detto su Sesshoumaru.
Mi fermai e mi guardai intorno, mentre mi dicevo mentalmente.
“Questo luogo l’ha creato tuo padre,
Sesshoumaru? Perché me l’hai taciuto? Perché?”.
Socchiusi gli occhi, scossi il capo. Basta!
Riaprii gli occhi e mi recai in camera mia, mi sentivo stanca. Stremata.
Entrai e richiusi dietro di me la porta, mentre cercavo di scacciar via
dalla mente il bacio di Naraku.
Sospirai e mi coricai.
“Basta Rin! È stato un errore che mai
si ripeterà! Tu ami Sesshoumaru. Ora basta! Domani lui tornerà e tutto
finirà!”.
Chiusi gli occhi, ma un’ultima lacrima cadde.
“Sesshoumaru perdonami. Non è colpa
mia…”.
Sussurrai prima di cadere nell’oblio del sonno. Nelle tenebre.
Dormii per svariate ore, quando un timido raggio di sole sfiorò i miei
occhi. Li strinsi. Quella luce mi dava fastidio.
Mugugnai infastidita, mentre li aprivo piano. Era giorno e presto sarei
ritornata a casa.
Feci leva con i gomiti e mi misi a sedere. Mi sentivo un po’ stordita,
quando istintivamente posai le mani sulle labbra.
Un lampo. Ricordai la scena della notte precedente. Il bacio rubato di
Naraku. Freneticamente sfregai il dorso della mano destra sulle labbra.
No, non volevo di nuovo sentire il suo sapore. Provai disgusto verso me
stessa. Verso la mia debolezza.
“Maledizione”.
Sibilai, ma il rumore della porta che si apriva mi fece sobbalzare.
Istintivamente pensai a Sesshoumaru, ma non era lui. Era Izayoi.
Sospirai sollevata.
“Buongiorno”.
Mi disse sorridendo. Ho sempre adorato quella donna. Beh, la adoro
ancora oggi. Così dolce. Così materna.
“Buondì”.
Le risposi, mentre la vedevo avanzare verso di me.
“Pronta a tornare a casa?”.
Mi domandò continuando a sorridere.
“Sì, Izayoi…ma lui è…”.
“Lui è qui”.
Terminò lei la mia frase. Sesshoumaru era venuto. Sentii un tuffo al
cuore. Un brivido percorse la mia schiena.
“È fuori in corridoio che ti aspetta”.
Mi aspettava. D’un tratto ripensai a Naraku. Mi morsi le labbra, mentre
abbassavo il viso. Gesto che non sfuggì a Izayoi.
“Rin, che cos’hai? Non ti senti bene?”.
Sobbalzai di nuovo. Scossi il capo e mentii.
“No, no…tutto bene…beh, ho avuto il
timore che lui…non venisse”.
Alzai il viso e la guardai dritta negli occhi, intanto avevo abbozzato
un sorriso. Lei mi accarezzò il capo in modo materno.
“Sei la solita pessimista. Lui non ti
avrebbe mai abbandonato. Tu…”.
Abbassò lo sguardo sul mio ventre e continuò.
“Voi siete il suo mondo. Tu non puoi
neanche immaginare quanto ti ama. Quindi smettila di dire sciocchezze
simili”.
Rise, mentre mi toglieva di dosso la coperta.
“Su, pelandrona corri a
cambiarti…mentre io ti firmo il foglio di via!”.
Mi trovai a ridere, mentre la vedevo fare così. Annuii e corsi...beh,
non proprio correre in bagno. Movimento difficile per il peso del mio
corpo.
Mi preparai ben bene per lui. Ma prima di sparire, mi dissi nel
riflesso dello specchio.
“Rin non è colpa tua! Tieni celato
quell’errore! Lui ti ama, non ferirlo! Ora esci e mostrati felice.
Bacialo e togli dalle tue labbra quell’odioso sapore…”.
Aprii la porta e uscii. Era tempo di ritornare a casa. Di voltare
pagina. Di dimenticare quel gesto di tradimento…
Continua…
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So di essere un po’ “stronza” (pardon per il termine), ma adoro
fermarmi qui. Lasciare i lettori con il fiato sospeso e con mille
domande, ma non temete aggiornerò presto…sempre se il mio lavoro me lo
permette…
PS: un mega grazie al mio fedele e amico Dioni,
che purtroppo trascuro tanto, ma lui sa il motivo…è un vero miracolo se
trovo il tempo per scrivere e rispondere ai messaggi :P
Un bacione a chi legge e segue questa storia, non sapete la gioia che
provo nel sapere che leggete.
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