«No.» è la
risposta di Elsa, forte e perentoria davanti alla proposta dei
genitori.
Ha dato loro le spalle e incrocia le braccia, guardando oltre la
finestra, imponendosi di non buttare lo sguardo più in là
dell'orizzonte, dove il mare si fa isole e più di un principe le
governa.
«Ci sarà una festa? Una torta! Migliaia di invitati! È magnifico,
Elsa!» Anna è un'esplosione di gioia, piroetta su se stessa e balla
per la stanza con un cavaliere immaginario. Poi scioglie l'incrocio
delle braccia di sua sorella e ruota insieme a lei, finché non è la
stanza a ruotare loro intorno.
«Anna, ti prego.»
«Perché no, Elsa? Ho sentito che i principi delle Isole del Sud sono
così~» si spiega con un sospiro, anche se non ha idea di cosa voglia
davvero significare e non ha mai incontrato nessuno di loro, ma sono
principi, per loro essere perfetti è normale. No?
Elsa le sorride, ma no. No, Anna, nessuno è perfetto e di
certo non un principe.
Non ha cuore, però, di negarle un incontro, una festa di benvenuto e
una torta, se è quello che sua sorella desidera.
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Hans è l'ultimo
a scendere dalla nave, una gomitata al fianco lo spinge in terra,
tra gli zoccoli dei cavalli che scalpitano sulla banchina. È
l'ultimo anche a salire a cavallo, dopo aver cercato un cambio da
mettersi che non puzzasse di letame e, ovviamente, è l'ultimo a
raggiungere i portoni del Castello di Arendelle.
Li trova chiusi quando arriva; fa parte dei giochi dei fratelli più
piccoli (ma sempre più grandi di lui) che hanno deciso di cancellare
la sua esistenza dalla famiglia reale. Così, perché è divertente.
Anche se lo è solo per loro.
Tra le dita guantate di bianco stritola le redini. Il suo
andaluso agita la criniera, indispettito e soltanto allora Hans
si accorge che il cuoio sta sfrigolando, c'è fumo tra le sue mani.
Di nuovo.
«Maledizione!»
È questa storia del matrimonio che lo rende nervoso. Dovrebbe
esserne felice, tra tutti e tredici fratelli è stato scelto lui
(forse tirato a sorte, si corregge senza troppe illusioni): avrà un
regno, sarà re, sarà qualcuno. Finalmente.
Eppure guarda i portoni ancora chiusi e non si azzarda a chiedere
accesso.
«Andiamocene, Ewald.» tira le redini, spingendo l'andaluso a
voltarsi. Non ha voglia di festeggiare questa sera, né di scoprire
quale altra presa in giro (una principessa brutta, una stupida,
una crudele?) ha in serbo il destino per lui.
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«Non si è
nemmeno presentato!»
Il tacco alto delle decolté picchia con forza contro la base della
pavimentazione ai piedi della fontana e le ali del vestito, legate
alle dita da un anellino argentato, sbuffano in un gonfiarsi di
stoffa.
«Non fare così Elsa, avrà avuto i suoi motivi.»
«Perché lo difendi ancora, Anna? Nemmeno lo conosci!»
«Ma è un principe.»
Elsa le posa le mani alle spalle, vorrebbe spazzar via la sua
ingenuità, aprirle gli occhi su cosa vuol dire essere re, regine e
principesse (non è una questione di balli e matrimoni, c'è di più,
ci sono regni in guerra a causa di un trono), ma quella è anche la
parte migliore di sua sorella.
«Perché non vai anche tu ad intrattenere i nostri ospiti? Io
arrivo.»
«Sei sicura? L'ultima volta che ti sei irritata per qualcosa…» la
frase le muore in gola quando si accorge di star guardando le dita
che la toccano. Anche attraverso i lunghi guanti in seta bianca che
coprono le mani e le braccia di Elsa, riesce a sentire la freddezza
della sua pelle.
«Non preoccuparti, grazie a te mi sono già tranquillizzata.»
Elsa le sorride quando Anna si allontana; si affretta a sistemarsi
meglio i guanti, minuziosa, spaventata. Non avrebbe dovuto toccarla.
Non dovrebbe toccare nessuno, né lasciarsi toccare.
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Nel cielo di
Arendelle ci sono stelle che non ha mai visto o a cui non ha mai
dato bado.
Anche l'aria è più fredda, profuma della prima neve d'inverno e a
quel profumo lui aggiunge odore di bruciato. Foglie scrocchianti
cadono giù dalla balconata in muratura su cui Hans è sdraiato, una
pioggia di scintille rosse e dorate che bruciano prima ancora di
toccare il terreno.
Uno dei guanti riposa sulla propria coscia, Hans gioca con il
fuoco e le sue dita danzano tra le fiamme, senza bruciarsi. Non sa
quanto sia pericoloso finché non sente una voce femminile irrompere
nel silenzio della notte.
«Come fai a non bruciarti?»
Lei è in basso, è una statuetta di ghiaccio nel suo abito bianco e
azzurro, mentre il capo è avvolto da una corona di capelli dorati.
Hans scatta seduto, stringe le fiamme nel pugno, le soffoca, ma
ormai è troppo tardi.
«Vi sbagliate.» è tutto quello che le dice, nascondendosi. Si fa più
indietro, mescolandosi tra le ombre del balcone, ma la piccola
statuetta si arrampica per la colonna di edere che lo adorna e,
seppure impacciata dagli abiti, alla fine lo raggiunge.
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Il cuore di
Elsa batte di una forza che la stupisce. È curiosa ed insieme
spaventata, non osa sperare di aver trovato qualcun altro come lei,
ma è sicura di ciò che ha visto.
«Come sei entrato a palazzo?» domanda allo sconosciuto, studiando
gli abiti tipici delle terre del Sud.
«Ho scavalcato le mura, temo.»
«E credi che vada bene così?»
«Siete una delle principesse?»
«Non rispondermi con una domanda, non sono una stupida.»
«No, Principessa, non lo siete.»
«Mi prendi in giro?»
«No, mia signora.»
Non capisce se quella di lui sia impudenza, ha una dolcezza
sibillina quando parla e gli occhi, che hanno il colore ingannevole
del mare, sembrano dire tutt'altro.
«Dunque, cosa stavi facendo, prima?»
Hans tace ed Elsa si avvicina. Sotto la luce tremolante delle
lampade alla finestra, i suoi capelli sembrano oro liquido e la sua
pelle fatta di neve. Vorrebbe posare la lingua sulla linea sottile
del suo collo e sentirla sciogliere in bocca.
«Nonostante fossi stato invitato dalla famiglia reale, ho trovato i
portoni chiusi.» la tiene a distanza, confessando una comoda mezza
verità.
«Ci è stato detto che tutti e dodici i principi fossero arrivati.»
«Tredici. Siamo tredici. Ed io il tredicesimo.»
«Oh. Perdonatemi.»
Hans annuisce con un sorriso curioso sulle labbra, che Elsa non
saprebbe come definire. Indecifrabile, forse. Sfacciato, di
sicuro.
«Siete più carina ora che mi parlate con il rispetto che merito.»
ride quando la vede arrossire e si prende la libertà di raccoglierle
una ciocca di capelli tra le dita, per sistemargliela dietro
all'orecchio, indugiando in una carezza di seta, calda attraverso i
guanti. Al contrario, lei è fredda.
«Dite, principessa, è vero quello che si dice in giro? Che
possediate la magia.»
Elsa si stringe le mani al petto ed indietreggia, ma dietro di lei
c'è solo il muro e ad Hans basta una falcata per tornarle di fronte.
Ha occhi che le guardano dentro, che sembrano poter accendere un
falò direttamente nel suo petto e sciogliere tutto il ghiaccio con
cui ha avvolto il cuore.
Il principe si china su di lei, gli occhi alla stessa altezza di
quelli grandi e azzurri di Elsa.
«Sapete tenere un segreto, mia signora?»
Lo sapevo. Elsa sussulta, spera e involontariamente si tende
un po' di più verso di lui, fonde il respiro con quello di Hans,
inspira il suo profumo e d'un tratto le labbra di lui sono sulle
sue. E sono calde come le proprie sono fresche, sono sottili come le
proprie sono piene, sono buone come mai avrebbe immaginato.
Quando il bacio si scioglie, il segreto di Hans se ne va via insieme
al principe:
«Anche
io.»
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