Aria di
battaglia
Teddy era disagio. Dopo che la sconosciuta l'aveva avvertito
dell'attacco si era recato in presidenza e in quel momento si trovava
lì, con la preside in vestaglia, un assonnato Harry e
George, che invece sembrava più sveglio che mai e di cui il
ragazzo non capiva tanto il perché della sua partecipazione.
- Questa è la stanza di Hogwarts che conosco meglio. Questo
e il suo vecchio ufficio ovviamente, professoressa.
Harry fece un sorriso stanco, mentre la McGranitt era talmente assorta
nei suoi pensieri che sembrò non sentirlo.
- Quindi Lupin hai visto due uomini nei confini protetti di Hogwarts? -
gli chiese la preside dopo l'ennesimo avanti e dietro per tutto
l'ufficio.
- Uno nella Foresta Proibita e uno nella Stanza delle
Necessità.
- Com'è possibile? - chiese rivolta a Harry.
- Non lo so, abbiamo controllato centinaia di volte tutte le
protezioni, sono integre.
- Anche noi professori. Io stessa ho controllato più volte.
Nessun vivo può entrare qui senza il mio permesso.
- Un fantasma? - chiese George.
Teddy scosse la testa – Non erano fantasmi, non era
trasparenti e sembravano ben solidi.
Harry si accasciò sulla sedia e si portò
nervosamente le mani ai capelli.
- Come diavolo hanno fatto? - chiese sconsolato.
Tutti e tre si girarono verso la McGranitt, ma questa
continuò a camminare, scura in volto.
- Non ho la risposta – disse dopo qualche minuto –
anzi, non ne ho proprio la minima idea. Dovrei controllare nella
Sezione Proibita.
- Noi non esistiamo? - disse un quadro. Era Phineas Nigellus Black, che
doveva essere un lontano parente di Teddy.
- Phineas, tu lo sai?
- No, Minerva, ma avresti dovuto chiedermelo.
- Decido io cosa fare, Phineas, non tu.
Un risatina zittì i due litiganti. Albus Silente osservava
divertito la scena, da dietro i suoi occhiali a mezzaluna.
- Albus tu che ne pensi? - chiese la McGranitt, ignorando lo sguardo
scioccato di Phineas.
- Ho alcune idee, ma preferisco non renderle pubbliche, per adesso.
- Professore, ne abbiamo bisogno – disse Harry, scattando in
piedi e guardando con speranza il quadro dell'ex-preside.
- Lo so, Harry, ma a volte la verità deve essere compresa,
non svelata. Non considerate nemico tutto ciò che non capite.
E si addormentò (o finse di farlo), lasciando tutti gli
altri con più dubbi di prima.
- Mi mancava Silente. Mai una volta che dica qualcosa di chiaro,
riuscirebbe a rendere misterioso qualsiasi cosa, pure dire che va in
bagno – disse George, facendo sorridere Teddy, mentre Harry e
la McGranitt si guardavano tacitamente.
- Questa vicenda si fa sempre più strana –
commentò il capo degli Auror, in evidente
difficoltà.
- Possiamo fare un'unica cosa – replicò lei.
- Nuovi uomini?
La preside annuì – Nuovi uomini.
- Nudi – aggiunse George, beccandosi uno sguardo severo dalla
McGranitt. Teddy non riuscì a trattenersi e
scoppiò a ridere.
- Non sai quanto desidererei metterti in punizione, Weasley –
lo ammonì duramente la McGranitt.
- E non sa quanto sono felice di essermene andato, professoressa
– controbatté George con un sorriso.
Ma alla fine anche la McGranitt sorrise, rendendosi conto che forse per
molto tempo non ne avrebbe più avuto modo.
*
Le due settimane erano ormai passate ed Harry era ogni giorno
più ansioso. L'Ordine della Fenice, o più
precisamente una sua selezione, si trovava nell'ufficio della
McGranitt. La preside sedeva dietro la sua scrivania assorta nei suoi
pensieri. George era appoggiato al muro con Ron a fianco. Dall'altra
parte della stanza c'era Hermione che guardava in cagnesco il marito,
con particolare astio. Neville sedeva con Harry, Dean e Dennis. In un
angolo, infine, si trovavano Percy e Kingsley.
- La mia fiducia in Dawlish è assoluta – disse
perentoriamente la preside.
- Anche la mia la era, professoressa – replicò
Harry esausto – ma non possiamo permetterci di fidarci delle
persone in modo assoluto, soprattutto se uno ha già
collaborato con i Mangiamorte.
- E quindi Piton e Black non erano degni di fiducia?
- Non ho detto questo, professoressa. Ma ricordiamoci di Minus e del
sosia di Moody. Va bene non essere esclusivi, ma non bisogna neanche
essere chiusi nella propria visione.
Non gli sembrava vero. Lui, Harry Potter, stava sgridando Minerva
McGranitt per il suo comportamento. Non poteva essere vero.
La preside però si stava comportando in modo
strano. La McGranitt difendeva una posizione senza un minimo di
raziocinio; non era da lei comportarsi in modo così
sentimentale, senza tenere conto delle prove. O era andata fuori di
testa oppure c'era qualcosa che gli stava nascondendo. Harry scosse la
testa. Era impossibile che la McGranitt stesse nascondendo qualcosa,
doveva essere lui che stava impazzendo. Negli ultimi mesi e in
particolare in quelle due settimane si era trovato a sopportare una
tensione che non provava più da undici anni. Certo, stavolta
aveva il Ministero e i giornali dalla sua parte, l'esercito con cui si
confrontava non era così grande e potente come quello di
Voldemort, ma poteva comunque essere pericoloso.
Per lui una morte era una morte, sia che fosse un caso isolato sia che
fosse una cosa diffusa. Se fosse morta anche solo una persona sarebbe
stata una sconfitta e lui non solo voleva evitarlo, ma doveva.
- Professoressa – disse Kingsley – capisco il suo
punto di vista e capisco la fiducia che ripone nel suo corpo docente,
ma dobbiamo mettere Dawlish sotto controllo. Ci ho lavorato per anni ed
è sempre stato fedele al Ministero e alla Legge, anche
quando avrebbe dovuto opporsi, ma le persone possono cambiare.
Può aver preso la sua mancata nomina a capo dell'Ufficio
Auror e i suoi procedimenti giudiziari come un attacco personale e
forse potrebbe aver deciso di vendicarsi. Bisogna tenerlo d'occhio.
Neville annuì – Sono d'accordo con Harry e il
Ministro, professoressa. Non possiamo permetterci dei dubbi su un
professore all'interno della scuola. Per quanto l'orgoglio personale
sia profondo, dobbiamo essere molto cauti se intorno a noi ci sono dei
bambini.
Tutti gli altri annuirono e lo sguardo di Harry si posò
nuovamente sulla McGranitt. La preside sembrava rassegnata, come se
avesse perso una sfida personale. Niente riusciva a togliere a Harry la
sensazione che lei gli stesse nascondendo qualcosa; magari lui stava
diventando paranoico, e con il suo lavoro era anche piuttosto
probabile, ma di solito quel suo sesto senso aveva ragione. Si fidava
della McGranitt, ma preferiva vederci chiaro.
- Cosa c'è Potter? - gli chiese la preside,
notando che la stava osservando.
- Niente, professoressa. Avrei bisogno del fascicolo di Dawlish e un
elenco di tutte le sue lezioni, permessi e cose simili.
La McGranitt annuì assente e si prese un appunto su un
foglio.
- Io metterò sotto sorveglianza i suoi trasporti –
disse Percy.
- Metti sotto controllo i trasporti di tutti i professori e il
personale di Hogwarts – disse Kingsley, guardando acidamente
la McGranitt. Pure lui sembrava capire che c'era qualcosa che non
quadrava.
Percy annuì.
- Dai ordine all'Ufficio Misteri di passarmi tutte le informazioni che
hanno, anche quelle che prendono illegalmente – chiese ora
Harry a Kingsley. L'Ufficio Misteri sapeva tutto di tutti ed Harry non
trovava particolarmente etico il lavoro di Keats. Se non fosse stato
eletto Kingsley, ma un politico un po' meno integro, l'immenso
controllo dell'Ufficio Misteri avrebbe potuto portare a una dittatura.
Kingsley, pur non approvando le pratiche di Keats, le considerava
necessarie e chiudeva un occhio a quelle continue invasioni della
privacy delle persone.
Il Ministro lo guardò stranito.
- E voglio che quelli lì non abbiano più potere
di controllo sulle mie indagini, ma che dipendano direttamente da me.
- Harry sai che non posso farlo.
- Kingsley tu non “puoi”, devi.
*
Il negozio di George a Hogsmeade era in subbuglio. Un continuo viavai
di Auror, di membri dell'Ordine e di autorità varie lo aveva
obbligato a chiuderlo e a trasformarlo in un centro operativo
per l'azione di quella notte. Adesso stranamente era vuoto, con solo
Harry e il gemello dentro.
- Tre linee difensive di Auror nella Foresta. La Squadra Speciale
Magica nel parco, altri Auror all'interno. Neville comanda dentro,
Hermione nel parco e io nella Foresta. L'Ordine con a capo Baston vola
su tutto il perimetro. Non riusciranno a passare.
- Sai quanti sono? - chiese Goerge, mentre svogliatamente si buttava in
bocca una Cioccorana.
- Né i miei rapporti né quelli che ho ordinato a
Keats di mandarmi hanno un qualsiasi dato utile.
- Dubiti di Keats?
Il capo degli Auror si strinse nelle spalle – Ha troppo
potere nelle sue mani. Non possiamo permetterci che passi al nemico,
l'unica cosa da fare è limitarlo.
George annuì. Non aveva mai trovato particolarmente
simpatico quell'uomo, ma non sapeva se avrebbe potuto o meno tradire il
Ministero. Sapeva soltanto che effettivamente aveva troppo potere:
niente in Inghilterra poteva accadere senza che lui lo sapesse, eppure
un gruppo di Mangiamorte era latitante da
mesi.
- E poi Teddy – continuò Harry, che sembrava nel
bel mezzo di un attacco di panico – Della gente lo contatta e
lui non mi dice niente! E' nel bel mezzo di questo casino e continua ad
andare avanti. Perché non me ne ha parlato?
George guardò il cognato con tranquillità
– Tu non sei Sirius, Harry. Sei diverso. Non puoi
pretendere che lui si comporti con te come tu ti comportavi con lui.
Sirius era un amico, con il suo fascino e i suoi difetti, e tu lo
vedevi così. Lui vede te come un punto di riferimento, un
qualcosa a cui aspirare, più come un padre. Non vuole
deluderti facendo quello che tu non vuoi che faccia.
Harry si lasciò cadere sulla sedia – Preferisco
che si comporti come facevate tu e Fred e me lo dica, piuttosto che si
comporti perfettamente e non mi dica nulla.
- Crescendo lo capirà, per ora prova ancora una specie di
timore reverenziale.
- Secondo te cercherà di essere d'aiuto durante l'attacco ai
Mangiamorte?
George si strinse nelle spalle – Se ne avrà
l'occasione sì. Ci assomiglia, Harry, che ti piaccia o no.
E' più responsabile di noi, ma non si tirerà mai
indietro se potrà combattere.
- Lui non sa combattere.
- Tu al tuo primo anno sapevi combattere?
Harry restò zitto per qualche secondo, massaggiandosi con la
mani gli occhi stanchi.
- Io ho avuto fortuna. Non tutti sono stati fortunati come me e non
è detto lo stesso valga anche per lui.
- Vero, allora impegniamoci per evitare che la battaglia arrivi fino a
lui e aiutiamolo se non ci riusciremo.
Un rumore di passi affannati si fece sempre più e la porta
del negozio si spalancò. Un giovane Auror si
fiondò nella stanza, mettendosi sull'attenti vedendo Harry.
- Signor direttore, abbiamo individuato i nemici. Stanno puntando verso
la scuola.
Angolo dell'autore
Nell'ultimo periodo
sono stato molto impegnato per l'esae di Maturità, devo
chiedervi scusa. Per questo anche la qualità dei capitoli
è inferiore a quelli iniziali, o molto meno tempo e sono
molto più stanco, e di questo me ne dispiaccio. Mi
farò perdonare quando tutto sarà finito.
Alla prossima,
Ramo97
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