Personaggi
ed eventi raccontati in questa storia sono totalmente inventati
dall'autrice. Qualsiasi somiglianza con persone o eventi reali
è
puramente casuale, o dovuta al fatto che spesso mi ispiro a persone
realmente esistenti quando creo i personaggi delle mie storie.
Detto
questo, buona lettura.
On
The Run
Capitolo
1
I raggi del sole
entravano dalla grande finestra e illuminavano la piccola sala
d’attesa. Era piuttosto strano vedere Londra illuminata dal
sole.
Non capitava da settimane di vedere il cielo quasi completamente
sgombro da nuvole.
Se fuori
c’era il sole, dentro c’era la tempesta. James
McDowell non
era mai stato così teso in vita sua; forse soltanto il
giorno
del suo primo colloquio di lavoro. Quel giorno, invece, la sua vita
sarebbe cambiata per sempre: se in bene o in male, non lo sapeva, ma
ormai non aveva più niente da perdere. Non si ricordava
nemmeno
più da quanto tempo era lì, in attesa: forse
qualche
minuto, forse più di un’ora. Fece scorrere le dita
tra i
suoi folti capelli castani, cercando di rilassarsi, cercando di pensare
che tutto sarebbe andato bene, ma non ci riuscì.
La porta
dell’ufficio si aprì, e uscì una donna.
Portava un
vestito corto e sobrio, dello stesso colore del cielo di quel giorno,
tacchi alti e i lunghi capelli rossi raccolti elegantemente. Si
trattava di Catherine Smith, la moglie del politico per cui James
avrebbe dovuto iniziare a lavorare, a partire da quel giorno.
«Signor McDowell, Arthur Smith è pronto a
riceverla!» annunciò la donna.
Immediatamente,
James si alzò, sorrise goffamente a Catherine Smith, e si
diresse verso la porta dell’ufficio. Cercò di
asciugarsi
sui pantaloni i palmi delle mani, che avevano cominciato a sudare
abbondantemente a causa della tensione del momento.
L’ufficio
di Arthur Smith era più o meno come James l’aveva
immaginato. Era sicuramente delle proporzioni giuste, per la villa in
cui Arthur Smith viveva, ed era pieno di libri e documenti
indispensabili per un uomo politico come lui. Dietro una scrivania
letteralmente ricoperta di fogli, ma ordinata, in un certo senso,
sedeva Arthur Smith in persona. James lo aveva visto molte volte in
televisione, ed era più o meno come si aspettava che fosse:
un
uomo sulla cinquantina, alto e robusto, con i capelli neri che stavano
via via diventando grigi. Arthur accolse James nel suo ufficio con un
gran sorriso, e lo invitò a sedersi di fronte a lui.
«So quanto
sei preoccupato per quello che stiamo facendo,»
esordì
Arthur. «Mi dispiace veramente tanto per la tua famiglia, lo
sai
bene, ma ora è arrivato il momento di sistemare le cose: ho
trovato una soluzione a tutti i nostri problemi!»
James non
riuscì a dire niente. In parte era nervoso a causa della
situazione in cui si trovava in quel momento, e in parte aveva paura di
quello che avrebbe detto Arthur di lì a qualche minuto.
«So che
molto probabilmente non ti piacerà, ma dovrai continuare a
lavorare per Harold Storm,» continuò Arthur.
«Lui ha
usato te per arrivare a me, ed è il caso che io ricambi il
favore. Come secondo punto, poi, vorrei che tu iniziassi a lavorare davvero
per me. Fino ad ora tutto quello che hai fatto per me era solo una
copertura, dato che in realtà stavi lavorando per il mio
avversario, ma adesso vorrei che tu fossi un mio dipendente a tutti gli
effetti. Che ne dici?»
«Non posso fare a meno di accettare, signor Smith,»
rispose James.
«Ah, e
penso anche che dovresti smetterla con tutte queste
formalità!
Anche se sono ricco e potente, voglio che i miei dipendenti mi chiamino
per nome, quindi non farti problemi a chiamarmi Arthur!»
«D’accordo… Arthur…»
«E, cosa
non meno importante, dobbiamo decidere cosa farti fare! Lavorerai per
me, ma come? Fino a questo momento sei stato un addetto alla sicurezza,
ma, diciamolo… non hai per niente il fisico da bodyguard!
Non sei mai stato molto credibile… Che ne dici se, invece,
tu
fossi il mio segretario personale? Così rimarresti sempre
dove
posso tenerti d’occhio, non correresti pericoli di nessun
tipo e
la tua copertura sarebbe perfetta!»
«Ottimo!»
All’improvviso
la porta dell’ufficio si aprì. James
si aspettò di veder entrare la moglie di Arthur, ma la
persona
che invece entrò restò ben ancorata alla sua
mente per
molto tempo.
Era una ragazza:
la più bella ragazza che James avesse mai visto. Non aveva
un
fisico da top-model, ma non sembrava nemmeno una ragazza comune. I suoi
lunghi capelli castani erano legati in una coda, e aveva gli occhi
scuri; indossava una maglietta nera, con sopra uno scaldacuore, una
gonna corta a pieghe grigia, con una fantasia scozzese, degli stivali
neri e lunghi fino al ginocchio, e dei grandi orecchini a cerchio.
Doveva avere circa diciott’anni. In mano aveva un fascicolo
formato da diversi fogli, forse documenti appartenenti ad Arthur.
«Papà, ti ho portato i documenti che mi avevi
chiesto…» disse la ragazza, interrompendosi
bruscamente
non appena ebbe notato la presenza di James nell’ufficio.
James
guardò incantato la ragazza posare i documenti sulla
scrivania
di Arthur, poi voltarsi verso di lui.
«Theodora
Catherine Smith,» si presentò la ragazza,
porgendogli la
mano. «Lei sicuramente lavorerà per mio padre.
Molto lieta
di conoscerla.»
James strinse la
mano di Theodora. La ragazza gli sorrise, poi si voltò ed
uscì dalla stanza. Per James era come aver visto un fata, o
un
essere mitologico: non solo quella ragazza era bellissima ai suoi
occhi, ma gli era parso che si muovesse in modo lento, elegante,
aggraziato, come solo una fata sarebbe capace di muoversi. Era senza
dubbio una ragazza speciale.
«Mia
figlia, Theodora…» spiegò Arthur.
«Ha
compiuto diciott’anni lo scorso marzo, e adesso si
è
iscritta a Scienze Politiche, all’università. Ha
detto che
vorrebbe tanto entrare in politica, una volta finiti i suoi studi, e
magari diventare Primo Ministro, o qualcosa del
genere…»
Una ragazza che
sembrava con i piedi per terra, decisa a fare qualcosa di concreto,
dunque. James non aveva incontrato nessuna ragazza come quella, prima
di quel momento. Ma una ragazza del genere aveva sicuramente un sacco
di amici e un sacco di ragazzi che le stavano costantemente intorno,
pensò James. Non doveva passargli nemmeno per
l’anticamera
del cervello il remoto pensiero di innamorarsi di lei. Era pur vero che
Theodora sembrava diversissima dalle altre ragazze della sua
età, ma di solito nessuno si innamora di qualcuno che ha
avuto
modo di conoscere soltanto per dieci secondi o poco più, a
meno
che non si tratti di un film.
«Sarà meglio che metta questi nell’altra
stanza,» disse Arthur, parlando dei documenti che gli aveva
portato sua figlia. Si alzò, subito imitato da James, e,
insieme
a lui, si diresse verso la stanza in cui teneva tutti gli altri
documenti importanti.
Era una stanza
abbastanza grande, le cui quattro pareti, esclusa una finestra su di un
lato, erano interamente occupate da scaffali immensi, pieni di libri.
Soltanto tre scaffali sembravano contenere documenti simili a quelli
che Arthur doveva sistemare. Il resto era occupato da libri di
moltissimi autori, alcuni dei quali erano conosciuti anche da James:
Tolstoj, Wilde, Solženicyn, Shakespeare, Dreiser, Dostoevskij, Zola,
Follett, Dickens, Stendhal…
«Di chi sono tutti questi libri?» chiese James.
«Oh,
questi sono tutti libri di Theodora!» rispose Arthur.
«Io
ne ho letto qualcuno, ma lei legge veramente tanto… Questi
sono
tutti i libri che ha letto fino ad ora, e forse ce
n’è
ancora qualcuno che non ha mai aperto…»
Dai grandi
classici alla letteratura contemporanea, Theodora aveva letto veramente
tantissimi libri, e fu proprio in quel momento che James si rese conto
che Theodora era la ragazza giusta per lui, anche se, forse, lui non
era proprio la persona adatta a lei. Dieci anni di differenza sarebbero
sembrati un abisso a Theodora, e forse là fuori
c’era
già qualcun altro perfetto per lei. James non avrebbe avuto
speranze con lei, eppure continuava a pensare a Theodora, e a quanto
avrebbe fatto male essere costretto a vederla ogni giorno, sapendo di
non poterla avere.
«Arthur,
avrei una richiesta riguardo il mio lavoro,» disse James.
«Se fosse possibile, vorrei evitare assolutamente di
incontrare
Theodora.»
«È
una ragazza particolare, lo so…» rispose Arthur.
«Le
persone sono sempre sorprese quando scoprono certi aspetti di Theodora,
ma so benissimo cosa stai pensando. D’accordo, James, se
è
questo quello che vuoi, farò in modo che tu non sia
costretto a
vederla e stare male per lei mentre starai qui.»
L'angolo
dell'autrice:
Questa
è una delle storie che ho scritto che mi piace di
più. L'ho scritta mentre seguivo un corso
all'università tenuto da uno scrittore italiano che ogni
tanto ci dava utili consigli sulla scrittura.
Anche se in questo primo capitolo si capisce molto poco dei personaggi,
spero vi abbia interessato comunque. Se volete, ci terrei molto se
voleste lasciare una recensione, o magari un messaggio, per farmi
sapere se vi piace la storia, o se semplicemente volete darmi qualche
consiglio!
A presto!
Arkytior
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