La strega

di pandafiore
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OneShot

 

La strega





Entro dalla finestra e punto i miei occhi gialli nei suoi, grigi. Che cosa voglia lei da me, non l'ho ancora capito. So solo che io pretendo la treccia bionda, e questa donna non me la sta dando.
—Hai fatto un viaggio inutile. Lei non è qui.— Mi sussurra senza voce, ma tutto ciò non è possibile. Soffio, a queste menzogne. —Puoi soffiare quanto ti pare. Non troverai Prim.— Prim... Ha capito cosa voglio.
Tento di parlarle, di miagolare in qualche modo, sperando che Prim salti fuori, dicendomi che era tutto uno scherzo. Ma non c'è nessuna treccia bionda, in questa stanza.
—Vattene!— Mi lancia addosso un cuscino che tento di schivare. Ma Prim non è qui a proteggermi, a difendermi da questa strega, e l'autodifesa è difficoltosa. —Lei non tornerà! Non tornerà mai più qui!— Prende un secondo cuscino, ma non me lo lancia; inizia piuttosto a stritolarlo in modo strano, con le mani che tremano, bagnandolo con gocce che le cadono dagli occhi e dalla bocca spasmodica.
— È morta. — Si accascia a terra, e inizio a capire che qualcosa non va. —È morta, stupido gatto. È morta.—
Morta... Questa parola... questa parola significa abbandono, significa procurarsi cibo da soli, significa che devo proteggere io la strega con la treccia nera.

Inizia a gridare, questa pazza, e non posso evitare di unirmi alla litania che sta creando con la voce, come per ricordare, in qualche modo, la piccola Prim.

E lo so che Prim avrebbe voluto che io la proteggessi, questa treccia nera. Ma come è possibile che questo individuo sia sorella di quel volto angelico, di quella bambina che mi accarezzava sempre, e che mi forniva leccornie per cibarmi?
Eppure dal modo in cui piange questa ragazza, deve, deve essere la sorella.
Ad un certo punto sviene anche, questa stupida, e tento di rianimarla leccandole ruvidamente la faccia, che sa di cenere.

La mattina arriva, e rimango sconvolto quando Treccia Nera inizia a pulirmi le ferite, a togliermi le spine dalle zampe.
Ogni sera invece, al tramonto, lei si siede sulla poltrona davanti al fuoco, passando la mano sulla mia schiena fino a spulciarla. E piangiamo tutti e due, assieme. È un modo per conoscerci.

Ma è solo quando ritorna il ragazzo biondo, assieme al pane e alla vecchia, che io noto un bagliore di vita sguizzarle nelle iridi ghiacciate.
Lo guarda in un modo strano, quel ragazzo, come se non volesse farsi scoprire intenta ad osservarlo.
Ed io ringrazio che quel panettiere venga ogni giorno, perché di tutta la colazione che prepara per la strega, almeno mi viene passata la pancetta. Odio cibarmi di topi.

E, lentamente, Treccia Nera torna a vivere. E anch'io, con lei.

La mia giornata oramai è una routine, noiosa e pessima, risvegliata solo da qualche sporadico ricordo di case incendiate e di voci che gridano, mentre io cerco la sua treccia bionda e non la trovo.
Ogni mattina io e Treccia Nera ci cibiamo con quello che il ragazzo del pane cucina, poi torniamo a dormire per almeno due ore, e al pomeriggio piangiamo un po' Prim, davanti alle fiamme sfavillanti del caminetto.
Ma è la sera il momento che preferisco. Di sera mi sento veramente vivo, percepisco che qualcosa in me sta cambiando, e spero che Prim lo noti, ovunque lei sia.
Ogni sera, infatti, mi accoccolo sulla muretta, sotto la luce argentea della luna; mi siedo e guardo la strega dalla finestra, tenendola d'occhio. Spesso infatti si risveglia sudata e grida; poi incontra i miei occhi gialli, in mezzo al buio pesto, e rivedo l'immagine di Prim, sul suo volto; l'immagine di Prim quando mi guardava e sorrideva pacata.
Ed è così che mantengo la silenziosa promessa fatta alla lunga treccia bionda.
Proteggere sua sorella dalla notte, dalla morte, e da lei stessa.
E quest'ultima è la più pericolosa di tutte.






Ci sono frasi riportate tali e quali dal "Canto della Rivolta", di Suzanne Collins.
Quest'opera non è stata scritta con fine di lucro o plagio.



Sono stata ispirata alla Ranuncolniss da bianca_disctrict2, che vi invito a leggere, in quanto splendida autrice.





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