Long Time Coming
Dovevo
scrivere qualcosa post Civil War, ma non pensavo che una shot mi
avrebbe impegnato tanto. Sarà il mio periodo di crisi...
Ad ogni modo, ecco cosa
sono riuscita a tirare fuori dal mare di feeling che mi ha lasciato il
film. Spero che anche voi possiate apprezzare.
*** WARNING PER SPOILER DEL FILM ***
I personaggi usati non mi appartengono e tutti i diritti sono detenuti
dai legittimi proprietari, la storia è scritta senza scopo di
lucro.
Le canzoni citate sono
“Devil's Arcade” nell'introduzione, e “Lift me
up” nell'epilogo, entrambe scritte e interpretate da Bruce
Springsteen.
Aspetto i vostri commenti!
- Long Time Coming -
A voice says "Don't worry, I'm here"
Just whisper the word 'tomorrow' in my ear
A house on a quiet street, a home for the brave
The glorious kingdom of the sun on your face
Non ha ricordi chiari del
volo lontano dalla Siberia. Ricorda il dolore in ogni parte del corpo e
di aver cercato qualcosa cui aggrapparsi con una mano - un braccio -
che non c'è più.
E poi le dita di Steve
tra i capelli e la sua voce: “Tranquillo, sono qui.” Ed
è stanca e triste, quella voce.
Forse ha perso i sensi, dopo.
Quando si sveglia,
accanto al suo letto c'è Steve. La faccia ammaccata e gli occhi
seri, un sorriso pallido che non arriva alle iridi chiare. Ma è
lì, con lui.
“Dove siamo?” Ha chiesto con voce stentata.
“Wakanda.” Ha risposto lui.
***
Sono passati un paio di
giorni da allora, trascorsi tra le visite mediche, i suoi quaderni e le
notizie alla tv. Steve è mancato per un po', lui e T'Challa
hanno liberato la squadra.
C'è un terrazzo
nell'appartamento che gli hanno dato, ma non ci va spesso. I grandi
uccelli colorati che spuntano gracchiando dal folto degli alberi scuri
lo fanno mettere in guardia ogni volta e poi ci vuole tempo per far
passare il rush dell'adrenalina. E guardare i picchi nebbiosi di quel
paradiso equatoriale lo fa sentire vulnerabile, quanto la mancanza del
braccio.
Così Bucky passa il tempo ripensando agli ultimi eventi ed prende una decisione. Ora deve solo comunicarla a Steve.
***
"Credo di aver visto un pappagallo grosso come Sam". Esclama Steve con un sorriso, entrando in soggiorno.
"Forse era Sam."
Gli altri hanno preso
ognuno preso la sua strada, Steve non ha preteso altro. Clint si
occuperà di Wanda, sarà al sicuro. Scott Lang ha sempre
vissuto nella zona grigia, la conosce. E Sam, beh è l'ombra di
Steve e li ha seguiti qui. Bucky, per qualche strano motivo, si fida di
lui.
“Nah, Sam è
troppo impegnato a molestare l'assistente di T'Challa, vestito come
Eddie Murphy.” Replica rilassato Steve, prima di lasciarsi cadere
sul divano.
Gli bastano pochi secondi per intercettare lo sguardo interrogativo di Bucky.
“Si tratta di un
film, io e Sam lo abbiamo visto insieme tempo fa, parla di un principe
africano che va a cercare una moglie a New York, molto
divertente.” Spiega allora.
E lui davvero vorrebbe
dirglielo ora, ma le parole restano bloccate da qualche parte tra la
gola e i polmoni. Perché lui è un assassino ma sa
benissimo che gli è impossibile dare un dolore a Steve
volontariamente. Il cuore di quest'uomo è la cosa più
preziosa al mondo.
***
Steve dorme coricato sul
fianco sinistro. Bucky lo guarda per un momento, poi s'infila nel letto
accanto a lui e lo circonda col braccio. Lui si sveglia.
“Buck... Bucky, che stai facendo?” Gli chiede con voce assonnata.
“Quello che posso, con un braccio solo.”
Steve sbuffa una risata
quindi si gira e si mette supino. L'altro uomo sistema la spalla monca
nell'incavo della sua ascella e posa il capo sul suo petto.
“Ti ricordi l'ultima volta che abbiamo dormito insieme?” Domanda dopo un po'.
“Sì.”
Risponde subito l'amico. “Fu quella notte prima della tua
partenza per l'Europa, non credevo saresti tornato e invece...”
Bucky ricorda quella
notte. Anche le due ragazze dovevano partire come crocerossine e
volevano godersi l'ultimo sprazzo di libertà. Ma lui si era reso
conto di non poter partire per una guerra che probabilmente gli sarebbe
costata la vita senza rivedere Steve.
“Perché non me lo hai detto?”
Questa domanda Steve non se l'aspettava. Scosta il viso dai suoi capelli e lo guarda negli occhi.
“Cosa?” Replica sospettoso.
“Che eri stato reclutato da Erskine.”
Il suo sguardo si fa serio, lo distoglie, ma gli stringe la mano sulle spalle.
“Tu mi avresti
impedito di farlo e...” Torna a fissarlo. “Tutto ciò
che volevo era essere con te su quella nave, al tuo fianco sul fronte,
per... fare la differenza.”
Bucky sorride, con la dolcezza che non sono riusciti a strappargli, che è solo per Steve.
“E l'hai fatta, Punk.” Gli dice poi, prima di accarezzargli piano il viso. “L'hai fatta.”
***
Steve sta disegnando.
Fiori tropicali e uccelli dallo sfarzoso piumaggio prendono forma sotto
le sue dita abili. Ogni tanto sfuma con un dito.
Sembra passata una vita
dall'ultima volta che glielo ha visto fare. È strano pensare
che, in effetti, è trascorso un periodo sufficiente ad una
persona per nascere, vivere una vita completa e morire, nel tempo che
ci è voluto loro per ritrovarsi.
Si avvicina e spia il
blocco. Tra gli abbozzi di pappagalli sui rami e gli schizzi della
roccia a forma di pantera, spunta il suo profilo. Mezzo coperto dai
capelli, concentrato, gli occhi tristi.
Steve si accorge di
essere osservato e alza il capo per guardarlo. Lo vede studiare i
disegni e arrossisce. Le sue ciglia lunghissime sfarfallano.
“Io... sono un po' arrugginito...” Mormora poi.
“Non dire sciocchezze, sono bellissimi.”
Bucky ha sempre adorato i
disegni e i quadri di Steve. Voleva che diventasse un grande artista,
non un soldato. Quante cose sono andate storte nelle loro vite.
“Se vuoi...” Riprende timido Steve senza guardarlo. “...puoi metterli nel tuo quaderno, così...”
Si siede accanto a lui e
gli prende il braccio con la mano, interrompendo la sua frase. Lo tira
appena, per attirare la sua attenzione. L'amico finalmente lo guarda.
“Ho chiesto ai medici di ibernarmi di nuovo.”
Glielo dice, netto, senza premesse, guardandolo negli occhi. È l'unico modo in cui può farlo.
E può vederlo, il
cuore di Steve che si spezza. Lo vede nella sua fronte che si contrae
addolorata, nei suoi occhi che si fanno lucidi, in quel sospiro
spezzato che gli sfugge.
“Non pensare che questo sminuisca quello che hai fatto per me.” Riprende, nonostante il peso sul petto.
“Buck...”
“Ho capito il tuo
sacrificio.” Continua, senza lasciarlo replicare, gli occhi
sempre nei suoi. “Hai rinunciato a tutto ciò che avevi
creato in questo futuro, a persone che ami...”
Sa che è
così. Ha visto il sincero dolore sul viso di Steve mentre
confessava a Tony Stark di conoscere la verità sulla morte dei
suoi genitori. Ha visto la sua tristezza nei giorni seguenti.
Steve, però, muove
il braccio e prende la sua mano nella propria. Bucky la guarda, poi
torna ai suoi occhi. Sono passati cento anni, cento oceani tra loro, ma
sono sempre gli occhi di quando lo ha conosciuto.
“Ho fatto quello
che dovevo fare, perché... nessun altro ti avrebbe
creduto.” Dichiara serio, con una smorfia amara. “E nessuno
scudo sarà mai importante come te, Buck.”
Si avvicinano. Gli accarezza il viso con la sua sola mano. Steve sorride triste e risponde allo stesso modo.
“Lo faccio anche per te.”
“Lo so.”
Il bacio è solo
una conseguenza inevitabile. Il primo – l'ultimo – è
stato una specie di gioco sotto le stelle di una notte d'estate, un
ricordo che ha rischiato di perdersi tra troppo ghiaccio. Questo
è timido e tremante, ma vero e caldo. Caldo, finalmente.
E lì, tra le braccia di Steve, il mondo sembra un posto sicuro anche per Bucky.
***
È la notte prima
del trattamento. Bucky si ferma sullo stipite e guarda Steve. Lui,
seduto sul letto, un libro sulle ginocchia, gli risponde subito.
“Che succede?” Domanda con sincero interesse.
“Non riesco a dormire.” Risponde Bucky.
“Nemmeno io.”
Si avvicina al letto e siede sul bordo. Steve non ha tolto gli occhi da lui nemmeno per un momento mentre si avvicinava.
“A cosa pensi?”
“Hm, troppe cose.” Spiega il Capitano con un mezzo sorriso spento. “Mi sei... mancato molto.”
“Anche tu.” Replica lui. “Anche se non sapevo cosa mancasse, c'era... un vuoto.”
Steve gli sorride, stavolta più convinto. Bucky fa altrettanto, improvvisamente sembra più facile.
“Pensavo che quando
ti avessi ritrovato avremmo avuto un po' di tregua.” Spiega
allora Steve, la mano dell'amico si sposta sul suo ginocchio coperto
dal lenzuolo. “Che avremmo potuto fare tutto quello di cui
parlavamo da ragazzi, vedere i film che ci siamo persi, ascoltare la
musica che non abbiamo sentito, fare i viaggi che non ci potevamo
permettere...”
“Il Gran Canyon...” Sussurra Bucky.
“Il Gran Canyon.” Replica l'amico con un sorriso malinconico. “E invece...”
“Invece non finisce mai.”
“Già.”
Si guardano per un lungo
momento, poi Steve tira appena Bucky per spalle, spingendolo a
sdraiarsi. Lui si rannicchia contro il suo fianco, il capo sul petto.
Il Capitano gli accarezza
i capelli, fa affondare le dita fino alla cute calda. Sente l'altro
rilassarsi sotto il suo tocco. Non vede il suo viso, perché gli
da le spalle. Vede solo la sua spalla monca e vorrebbe davvero riuscire
a non pensare a come è successo.
“Vorrei... solo un po' di pace...” È il sussurro che gli arriva direttamente al cuore.
Lo stringe più a se e gli bacia il capo, buttando giù il magone che gli si è fermato in gola.
“L'avrai, te lo giuro, Buck.” Gli mormora tra i capelli. “La guerra non può durare per sempre...”
***
La teca di vetro è
ricoperta all'interno di cristalli di ghiaccio e la condensa fredda ne
appanna l'esterno. I suoi polpastrelli caldi la rendono trasparente e
per un istante può intravedere il volto serio di Bucky,
addormentato e remoto.
Il vetro freddo è
quasi doloroso contro il palmo della mano, ma non può fare a
meno di accarezzarlo. Il gelo accentua la mancanza di troppe vere
carezze che si sono perse per strada. Il nodo che gli chiude la gola fa
fatica a scendere, mentre ricaccia indietro lacrime che nessuno gli
potrebbe rimproverare.
È in quel momento
che giura di trovare il modo di curarlo, perché non può
pensare al resto della sua vita senza averlo vicino. Lo ha lasciato
andare una volta, non lo farà mai più.
“Te lo prometto Buck.” Sussurra con un filo di voce.
Fa un passo indietro ed
annuisce. Lo sguardo è serio e determinato. Ha sfidato il mondo
per lui, è disposto a farlo ancora.
*****
When the morning bright
Lifts away the night
In the light above
We will find our love
Sono passati quasi due anni da quando ha promesso a Bucky che avrebbe
trovato pace. E adesso, invece, sarà costretto a farlo
combattere ancora. La minaccia che stanno affrontando è forse la
peggiore che si siano mai trovati davanti e lui ha bisogno dei suoi
uomini migliori.
La differenza,
però, è che adesso c'è una speranza per il suo
amico. Quello che hanno in mente è un po' una scommessa, ma lui
si fida delle persone coinvolte. Sì, anche di Tony, nonostante
la tensione e le incomprensioni; le stanno affrontando una alla volta e
sembra funzionare, più o meno.
Guarda la teca. La
condensa cola in rivoli sempre più larghi. Il ghiaccio si sta
sciogliendo ed il viso addormentato di Bucky non sembra più
così pallido.
Steve prende un lungo
respiro ed accarezza il vetro. La sua mano si bagna ed il suo petto si
contorce in modo strano. Ha bisogno di sentir battere il cuore del suo
amico, di sapere che è vivo e sta bene.
“Steve.”
Si volta rigido verso la
voce gentile che lo ha chiamato. A giudicare dall'espressione di Bruce
forse non è la prima volta.
“I suoi parametri
vitali sono stabili e... buoni, per qualcuno rimasto in criostasi per
ventidue mesi.” Spiega Banner. “Ho impostato il processo di
risveglio sulle quattro ore, così non dovrebbe essere troppo
traumatico.”
“Grazie Bruce.” Spera che nella sua voce si senta bene quando gli è davvero grato.
“Figurati.”
Risponde il dottore con un sorriso mite, poi gli stringe appena una
spalla e si muove verso l'uscita. “Ah, Steve...”
Lo richiama all'ultimo, costringendolo a girarsi verso di lui. Lo interroga con gli occhi.
“Parla con Tony.” Gli suggerisce Banner con un'occhiata significativa.
Steve sospira, abbassa gli occhi, quindi torna a guardare l'altro. “Ci riproverò.” Promette.
Bruce annuisce ancora e, stavolta, se ne va davvero.
Resta di nuovo solo con
il grande sarcofago di vetro. Le potenti lampade irradiano una luce
giallastra e fastidiosa. Guarda ancora il bel viso di Bucky che sta
riprendendo colore.
La guerra non è
ancora finita e, se deve essere onesto con se stesso, non sa cosa
sarà di loro alla fine di questa ennesima battaglia. Alla fine,
nessuno di loro è mai tornato dalla trincea e, forse, non esiste
neanche più il posto in cui volevano tornare un tempo.
Ma c'è un amore
nel suo cuore che aspetta di essere donato, c'è una vita che
aspetta di essere vissuta. Lui non vuole più aspettare. Una
nuova casa la costruiranno insieme.
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