Il Fulmine
Ed egli
gridò
Ed ella giunse
con
dolore
con gentilezza
con
rassegnazione
con decisione
il nero
carbone
sul piccolo essere
che definii
“Tronco”
che un tempo era “Uomo”
E le scintille
volarono
alte
E le lacrime vennero versate
senza
risparmiare
con bianco candore
senza
rispettare
con rosso dolore
le sterili
braci
sul viso esangue
che furono
“Rami”.
A cui dissi “Amico”
E la fiamma
arse
E la pietra venne posta
senza cuore per
pregare
con ossequio
senza occhi per
vedere
con devozione
le verdi
gemme
sulle membra tiepide
a cui dissi
“Foglie”.
Che chiamavo “Padre”
Così il
fulmine
cadde Così
il commiato venne dato
senza
pietà
senza rimpianti
né
esitazione
nè disperazione
sul nero
scheletro
al caro nome
sussurrato
che chiamai
"Albero".
Colui
che un tempo mi chiamò
“Amore”
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