Epilogo
Erano passati circa due mesi da quando Theodora era tornata a casa dopo
quella lunga fuga e, contrariamente a quello che aveva detto di volere,
era stata eletta Primo Ministro, con la quasi totalità dei
voti a suo favore. Quel giorno stava camminando per un corridoio della
sua residenza, insieme a due dei suoi assistenti: Louise, una donna di
mezza età, leggeva ad alta voce gli impegni di Theodora per
quel giorno, e Robert, un ragazzo di circa venticinque anni, parlava al
telefono, attraverso l'auricolare che indossava sempre, al
lavoro. Non appena finì la telefonata, si rivolse
direttamente al suo capo:
«Signorina Smith, è
arrivato.»
Theodora si voltò verso di
lui, e lo fissò per qualche secondo, come se fosse ancora
stordita da un brusco risveglio dopo un bel sogno. Le sembrava ancora
strano avere persone che lavoravano per lei, anche se Louise e Robert
erano molto gentili ed efficienti. In quell'istante,
però, la sua attenzione venne catturata dal volto di Robert,
dal suo sguardo magnetico, ma gentile e disponibile allo stesso tempo,
e dalle sue sopracciglia quasi inesistenti, che avevano sempre attirato
molti sguardi sul viso del ragazzo, nel corso degli anni.
«Benissimo,» rispose
Theodora, dopo qualche istante. «Fallo
entrare!»
Robert andò ad accogliere
l'ospite, mentre Theodora si congedò da Louise ed
entrò in una sala in cui di solito riceveva le visite. La
giovane donna chiuse la porta, si tolse gli occhiali da vista che
portava quando non doveva apparire in pubblico, li appoggiò
sul tavolo, e si avvicinò alla finestra.
Era impossibile che tutto questo fosse
reale. Ricordava di essere vissuta lì per molti anni, ed ora
le sembrava impossibile che ci fosse davvero tornata. Le sembrava
lontanissimo il tempo in cui suo padre era stato Primo Ministro e
l'aveva avviata alla carriera politica, anche se in
realtà erano passati sì e no tre mesi, o poco
più.
Theodora ripensò a tutto
quello che le era successo negli ultimi mesi, e aveva paura che fosse
soltanto un sogno, dal quale si sarebbe risvegliata molto presto,
ritrovandosi intrappolata, in fuga, per salvarsi da un uomo malvagio
che tentava di ucciderla, ma in compagnia di un altro uomo malvagio a
cui non importava quasi niente di lei. Ripensando alla sua fuga,
Theodora si mise a giocherellare con la catenina argentata che portava
al collo. Era un regalo che le aveva fatto James, durante quel periodo:
si trattava di una collanina argentata con un piccolo ciondolo a forma
di J, che sembrava composto da tanti piccoli diamanti. In
realtà, come poi le aveva spiegato James, si trattava
semplicemente di pezzi di vetro e plastica, non di un vero gioiello
costosissimo. Ma a Theodora non importava: in passato avrebbe dato
eccessiva importanza al materiale con cui erano fatti i gioielli che
indossava, ma in quel momento era più legata ai ricordi che
le tornavano in mente ogni volta che guardava o toccava quella
collanina.
Una voce la distolse dai suoi pensieri;
Theodora smise di giocherellare con la sua collana e la rimise a posto,
nascosta, dietro la cravatta scura che stava indossando:
«Theodora Catherine
Smith.»
Anche se molte persone la conoscevano
con
il suo nome completo, e la chiamavano anche in quel modo, Theodora
riconobbe subito a chi apparteneva la voce, perché le
piaceva il suono del suo nome, pronunciato proprio da quella persona:
sembrava diverso dal solito.
«James Anthony
McDowell,» disse Theodora, voltandosi.
Proprio di fronte a lei, infatti,
c'era James. Non lo vedeva da circa due mesi, ma non era
affatto cambiato dall'ultima volta che l'aveva
visto, se non per i vestiti che indossava. Quel giorno indossava un
completo elegante, dato che avrebbe dovuto incontrare il nuovo Primo
Ministro, ma il sorriso che si dipinse sul suo volto non appena
sentì Theodora pronunciare il suo nome, era sempre lo stesso
sorriso magnetico che a Theodora piaceva da impazzire.
«Credevo che te ne fossi
andato,» continuò
Theodora. «Non ti ho visto per un bel
po'...»
«Ero solo in
giro...» rispose James, vago. Non voleva rivelare a
Theodora il vero motivo della sua fuga.
«Avresti sempre potuto
avvertirmi... Ora possiamo usare i telefoni normalmente, non
c'è più il pericolo di venire
rintracciati, in qualche modo...»
James si concentrò
sull'aspetto di Theodora. Anche se erano passati quasi tre
mesi, non aveva più davanti la bambola perfetta che aveva il
compito di proteggere, anche a costo della vita: ora si trovava di
fronte ad una bellissima giovane donna forte, matura e sicura di
sé. Il lungo viaggio l'aveva cambiata, non solo
interiormente, ma anche esteriormente: ora i capelli di Theodora erano
tornati castani, del loro colore naturale, ma erano sempre
più corti di com'erano prima della fuga; inoltre,
la ragazza sembrava aver scoperto quanto fosse comodo indossare i
pantaloni, dato che in quel momento indossava un completo gessato
marrone scuro, giacca, cravatta e pantaloni, abbinato a delle scarpe
basse nere.
«Hai notato quanto sono
cambiata, vero?» chiese Theodora, notando che James stava
studiando i suoi cambiamenti fisici. «È
solo
grazie a te che ora sono così. Se non ti avessi conosciuto,
adesso sarei ancora una specie di bambola di porcellana più
adatta ad essere esposta in una vetrina, che a governare un
Paese!»
Aveva ragione: chi avrebbe mai
immaginato
che una ragazza perfetta come Theodora sarebbe stata in grado di
adattarsi a tutte le varie situazioni causate da una fuga come quella,
o che avrebbe guidato in autostrada durante un inseguimento, o che
avrebbe saputo mettere al tappeto due energumeni che cercavano di
ucciderla, senza nemmeno avere una pistola a disposizione?
«Se non ci fossi stato tu, a
quest'ora non sarei qui, e in questo momento ci sarebbe una
dittatura orribile... Grazie di avermi salvata!»
«Ho fatto solamente quello che
tuo padre mi aveva chiesto: che ti avrei protetta sempre, anche a costo
della vita,» rispose James. «Forse lui
sapeva che saresti stata in grado di fermare
tutto...»
«Non lo sapremo
mai...»
I due rimasero a guardarsi negli occhi
per qualche secondo.
«Quindi... hai intenzione di
rimanere qui?» chiese Theodora, vaga.
«Beh, non ho molti posto dove
andare...» disse James.
Una cosa che accomunava i due in quel
momento era che erano completamente soli. Nessuna famiglia alle loro
spalle, nessun amore ad aspettarli da qualche parte... Ovviamente, se
si escludeva l'attrazione reciproca di cui
entrambi erano a conoscenza, e che James continuava a negare.
«Non ti ho visto
più in giro,» disse
Theodora. «Te n'eri andato, quindi pensavo che a
questo punto
ci fosse una qualche Signora McDowell da qualche
parte...»
«No, non
c'è,» disse James. «O non
ancora, almeno...» aggiunse poi,
ripensandoci.
James stava iniziando a pensare che
forse aveva fatto una cretinata, andandosene e abbandonando Theodora,
tentando di negare il suo amore per lei. Decise di accettare finalmente
quel sentimento e per la prima volta ammise qualcosa che aveva sempre
tenuto nascosto:
«Non potevo sopportare di
stare troppo tempo lontano da te, Dora, magari accanto a
qualcun'altra, che non avrei mai amato quanto amo
te...»
«E allora perché te
ne sei andato?»
«Volevo darti la
possibilità di costruirti una vita migliore, senza di
me... Ti ho sempre amata, ma ho sempre pensato che forse tu
meriti di stare con qualcuno migliore di me... E poi, tutti
continuavano a dirti di stare lontana da me...»
Theodora era combattuta, ancora una
volta. Praticamente tutti quelli che la conoscevano le avevano
sconsigliato di frequentare James, ma qualcosa dentro di lei le
suggeriva il contrario. Aveva preso la sua decisione: non le importava
più cosa pensava la gente, perché la decisione
era solo sua, e non doveva dipendere da nessun altro. Ormai aveva
imparato a fare le sue scelte e ad accettarne le conseguenze, anche se
in quel momento sapeva esattamente a cosa andava incontro, avendo avuto
molto tempo a disposizione per conoscere bene la persona con cui aveva
a che fare.
«Sai quanto me ne importa di
quello che pensa la gente!» disse
Theodora. «E
soprattutto quella cretina di Jo! Solo perché vi siete
lasciati, lei si è convinta che tu sia una specie di mostro
che va a caccia di ragazzine innocenti solamente per il gusto di far
loro del male... Ma io ti conosco, James, e so che non è
vero niente di quello che Jo mi ha detto di
te.»
«Ma mi conosci da pochissimo!
Voglio dire, anche se siamo stati insieme per oltre un mese,
ventiquattr'ore su ventiquattro...»
«Ti conosco abbastanza per
essere in
grado di affermare che tu non hai niente da invidiare ai tanti stupidi
con cui sono uscita prima di conoscere te... Tu sei stato in
grado di migliorarmi, di rendermi felice anche dopo la morte dei miei
genitori, di farmi sentire protetta, e non c'è
nient'altro di cui ho bisogno, in questo momento. Ti prego,
resta con me...»
James non poteva fuggire ancora una
volta, ma, soprattutto, non ne aveva nessuna intenzione. Theodora, la
ragazza di cui era innamorato dalla prima volta che l'aveva
incontrata, la sua anima gemella, gli stava esplicitamente chiedendo di
restare per sempre con lei, dato che James era l'unica
persona che Theodora avrebbe voluto accanto, per il resto della sua
vita.
«Non desidero altro,
Dora,» disse James.
«Beh, allora, dato che
resterai qui con me, voglio che tu mi faccia un
favore.»
«Quale?»
«Voglio che tu ci sia sempre,
per me, e che tu sia pronto ad affrontare qualsiasi rischio pur di
proteggermi.»
Istintivamente, la ragazza
allungò una mano per andare a stringere quella di James.
Abbassò lo sguardo, un po' imbarazzata, ma lui le strinse la
mano a sua volta.
«Ti proteggerò a
costo della vita, Dora,» le disse James.
Theodora non aveva mai amato molto i
soprannomi, ma le piaceva qualsiasi modo in cui James la chiamava. Le
ricordava i suoi genitori, che avevano l'abitudine di
chiamarla affettuosamente "Teddy".
James baciò la ragazza, e, in
quel momento, Theodora si convinse che niente sarebbe più
crollato, nella sua vita. In quell'attimo, tutto le sembrava
perfetto, e avrebbe tanto voluto che quel momento perfetto non finisse
mai. Quando era piccola, le avevano tanto parlato degli Angeli Custodi,
di come stiano sempre accanto alle persone per proteggerle: in quel
momento, Theodora era sicurissima di aver trovato il suo.
L'angolo
dell'autrice:
Ed eccoci qui, con
il capitolo conclusivo della storia! Spero che vi sia piaciuta, che vi
siano piaciuti i personaggi, e che continuerete a leggere quello che
scrivo... Ho tante altre cose in lavorazione, se può
interessarvi, quindi... stay tuned!
Vi invito anche stavolta a recensire o a mandarmi un messaggio, se
volete farmi sapere cosa ne pensate della storia, oppure se volete
darmi qualche consiglio per migliorare sempre di più!
A presto!
Arkytior
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