Nata per sbaglio

di Vanel
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Sono tornata! Perdonatemi per l'assenza, ho avuto dei problemi personali che mi hanno impedito di pensare a questa storia.
Volevo ringraziare tutte coloro che hanno insistito affinché tornassi, che si sono emozionate insieme a me e ad Anastasia, questo è un capitolo che ho scritto con molta gioia, capirete leggendo.
PS:Prima o poi sistemerò la storia, so che in giro per alcuni capitoli ci sono alcuni errori, promesso che darò un'occhiata anche lì!



Dalle crepe entra il sole

"Ho lottato invano. Non c'è rimedio.
Non sono in grado di reprimere i miei sentimenti.
Lasciate che vi dica con quanto ardore io vi ammiri e vi ami."
-Orgoglio e Pregiudizio, Jane Austen





Più che mai quei giorni avevo bisogno di certezze, mi sentivo così precaria!
Avevo preso la decisione di perdere una persona importante della mia vita e una parte di me continuava a chiedersi se fosse stata quella giusta.
Vedevo negli occhi di Giada e Carlo la bramosia di riavere il proprio figlio a casa, e Ambra non era più un punto su cui fare affidamento, lei si era lasciata con Giovanni e preferiva vivere in solitudine quei momenti, così ogni volta che speravo di poterle parlare mi ritrovavo la sua porta chiusa, mi faceva sentire momentaneamente fuori dalla sua vita.
Sopra il bus non vedevo più Luca, a detta di molti aveva deciso di cambiare orario, a Matt non raccontai nulla dei dubbi e delle paure che ora affliggevano il mio cuore, l'unica mia ancora di salvezza in mezzo a quell'enorme sensazione di indeterminatezza era la lettera di Michele, la rileggevo sempre quando ero in procinto di piangere, mi dava forza, non avevo altro.
Il mio compleanno si avvicinava, mancavano solo due settimane e Michele sarebbe tornato esattamente una settimana prima.
Dovevo essere forte, affrontare quell'ultima settimana prima di rivederlo, la primavera che si avvicinava sembrava volermi dare un po' di sostegno,  specialmente in quei giorni andai al cimitero da mio padre, presto però quando nessuno c'era e nessuno poteva vedermi piangere.



La notte prima del suo ritorno dormii poco, avevo troppi pensieri e dubbi per la testa, mi sembrava impossibile che potesse davvero tornare, che potessi davvero fidarmi dopo tutto quello che mi era successo.
Chiusi gli occhi e pensai a cose belle, ma presto, anche i fiori delicati e meravigliosi del Parco si trasformarono in tante piccole persone che nel corso della mia vita non avevano fatto altro che farmi del male.


Fu un campanello a farmi svegliare, guardai distratta la sveglia: erano solo le sei di mattina.
Era Michele?
Sentii di sotto Giada lanciare un gridolino di gioia, senza pensarci un attimo presi le ciabatte e uscii dalla camera.
Lo specchio nel corridoio mandò indietro l'immagine di una me con la chioma castana un po' spettinata, ma fortunatamente la treccia non si era rovinata, e con un viso pallido costernato dalle occhiaie fin troppo evidenti.
Michele doveva rivedermi così?
Mi soffermai un attimo sul mio volto riflesso, avevo il viso ancora troppo magro per i miei occhi troppo grandi, eppure nonostante ciò qualcosa dentro di me era cambiato, non ero più la stessa di una volta.
Appena sentii la voce di Michele che salutava Ambra... non riuscii a trattenermi:
-MICHELE! MICHELE!-gridai, e Dio solo sa quando ero scoppiata a piangere.
Scesi le scale con fretta e rischiai di inciampare all'ultimo gradino, ma qualcosa mi afferrò... o per meglio dire, qualcuno.
Non ebbi neanche il bisogno di guardarlo in faccia, riconobbi immediatamente il profumo e le braccia solide che mi stringevano, e riconobbi anche il battito del suo cuore, che neanche a dirlo, sembrava andare insieme al mio.
Riconobbi ogni singola cosa, tutte le belle emozioni provate, la leggerezza e ogni alba, la spensieratezza e la luce.
Quello era ciò che Michele e solo Michele sapeva darmi.
Quando lo guardai, i suoi occhi erano rossi, probabilmente come i miei, mi diede una carezza così delicata e familiare tale da farmi chiudere gli occhi per un momento.
E poi mi baciò.
Non m'importava se ci guardavano, per un momento volevo essere egoista e felice.
Mi sembrava di poter volare!
Dio... forse avevo davvero le ali.
A farci staccare fu un pianto singhiozzante, vedemmo Giada con le mani agli occhi e piangere.
L'espressione di Michele rifletteva esattamente la mia.
"E adesso?"
-Oh, quanto vi voglio bene!-disse invece Giada abbracciandoci.
Alla fine piansi un po' anche io, Ambra ci sorrideva raggiante, Carlo sembrava sorpreso ma assolutamente cordiale, in ogni caso Giada era quella più contenta.
-Mi accompagni un attimo di sopra?-mi chiese Michele.
-Certo!-gli risposi con un po' troppo entusiasmo.

Così, fuori da occhi indiscreti, Michele chiuse la porta e mi strinse forte a sè, ricambiai con audacia il suo abbraccio, non volevo più staccarmi, mai più.
Poi accadde una cosa che da Michele non mi sarei mai aspettata, cominciò a baciarmi con uno strano ardore nelle labbra, non era più il bacio casto e delicato di prima, adesso era passione pura.
Mi ritrovai a ricambiare quel meraviglioso bacio, non volevo più che finisse.
-Non rinuncerò mai più a te, mai più.-disse staccandosi un po'.
-Non te lo permetterò.
-Devo spiegarti tutto... la lettera non è sufficiente, non meriti solo quella come spiegazione.-mi disse lui.
Gli diedi una carezza.
-Adesso no, i miei sentimenti restano immutati, onora la tua promessa e non rinunciare mai più a me, adesso voglio onorare la mia ed essere felice.-gli dissi commossa e tornai da lui, più viva che mai.





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