Questa flash
fiction partecipa alla Corsa
delle 48 ore, indetto dal forum “Torre di Carta” con il prompt preservativo.
È ambientata
qualche anno prima che cominci la serie (Jace e Izzy hanno circa 15 anni).
Teenagers;
Robert
corrugò le sopracciglia, gli occhi fissi verso il quadratino colorato che
spiccava sul pavimento.
Erano
trascorsi due mesi dall’ultima volta che aveva messo piede in Istituto e,
sebbene al suo interno non fosse cambiato nulla, i suoi figli non gli erano mai
sembrati più diversi.
Due
mesi erano parecchio tempo per degli adolescenti: Alec si era allungato a
dismisura e i maglioni che portava incominciavano a essere troppo piccoli,
anche se lui non sembrava curarsene. Le gonne di Isabelle, invece, sembravano
accorciarsi man mano che cresceva. Il suo fisico stava maturando in fretta,
donandole la bellezza della madre, ma senza tutta quell’austerità. In quanto a
Jace, si era irrobustito a tal punto da ricordare sempre meno il ragazzino
scheletrico adottato cinque anni prima.
Come
se tutti quei cambiamenti non bastassero, una volta giunto nella Sala di
Addestramento aveva trovato un’altra sorpresa.
“Avete
ospitato Shadowhunters, ultimamente?” chiese a Hodge, sforzandosi di non
apparire noncurante.
“Non
nell’ultimo mese” rispose il tutore, inclinando la testa per esaminare
l’oggetto che sembrava aver attirato l’attenzione di Robert. I suoi occhi,
generalmente così seri, non riuscirono a nascondere una punta di divertimento.
“È
una cosa positiva, no?” azzardò dopo qualche istante. “Significa che stanno
attenti.”
Robert
si schiarì la gola.
“Sono
giovani…” borbottò, visibilmente a disagio.
“…
Alec ha quasi diciassette anni” gli ricordò Hodge. “Quanti anni avevi tu quando
hai incominciato a uscire con Maryse?”
Robert
fece per rispondere, ma venne distratto dall’arrivo del suo primogenito.
“Che
state guardando?” domandò incuriosito Alec, stiracchiando i muscoli della
schiena. Fissò incuriosito il quadratino sul pavimento e il suo volto si accese
di rosso.
“Ah,
è un …” farfugliò, scoccando un’occhiata fugace al padre. “D-Devo andare”
concluse, saettando verso la porta con l’aria di chi ha appena visto un demone
superiore.
“Beh,
a quanto pare non è di Alec” commentò Hodge, non appena il ragazzo fu uscito. “Non
riesce nemmeno a pronunciarlo.”
“Qualsiasi
cosa abbiate fatto ad Alec non è divertente”
La
voce vivace di Jace precedette di poco il suo ingresso.
“Sembrava
parecchio turbato…”commentò l’adolescente, scuotendo contrariato la testa. “Non
mi piace vederlo co… oh, interessante!” esclamò, notando il soggetto dei loro
sguardi. “Posso tenerlo?”
Robert
impallidì.
“Aspetta,
non sarà mica di uno di voi due, vero?” s’informò Jace, contraendo le labbra in
una smorfia di disgusto. “Voglio dire, non c’è nulla di male, ma non mi alletta
particolarmente l’idea di immaginarvi mentre…”
“Quindi non è
tuo” tagliò corto Hodge.
Jace sorrise,
chinandosi per afferrare la bustina.
“No, ma sta per
diventarlo!”
“Ehi, che cos’è,
una sessione di gruppo?”
Isabelle
s’intrufolò nella stanza con sguardo confuso, le mani che trafficavano con la
coda di cavallo.
“Ho incrociato
Alec mentre venivo qui e mi è sembrato scosso… Ehi!” esclamò, notando la
bustina che Jace stava per raccogliere. “… Ecco dov’era finito!”
Tre sguardi
sorpresi si spostarono verso di lei. Isabelle ricambiò le occhiate con
decisione, le mani posate sui fianchi.
“È… tuo?”
mormorò a disagio Robert: sembrava una versione più grande di Alec.
Izzy roteò gli
occhi.
“Ho quindici
anni, papà”replicò, riappropriandosi dell’oggetto. “Squartare demoni non può
essere la mia unica occupazione. E poi, scusa, meglio averlo che farlo senza,
no?”
Detto questo si
allontanò a grandi falcate, ignorando lo sguardo perplesso del padre.
“Ehi, aspetta!”
Jace le andò
dietro, sorridendo divertito. “Sono io il portatore sano di pene, fra i due! Ne
ho bisogno più di te!”
“Neanche per
sogno!”
Robert trasalì,
il volto impassibile ma incredibilmente pallido.
“Adolescenti”
commentò con un sorriso Hodge, cercando di sdrammatizzare.
L’altro si
limitò a sospirare: per un attimo si sorprese sollevato al pensiero che Max avesse
solo otto anni.