Sono circa le 17 quando
il treno inizia a rallentare. Il mio cuore, al contrario, batte sempre
più velocemente. Dopo mesi rivedrò mia madre. Mia
madre, che ancora una volta mi ha abbandonata quando avevo
più bisogno di lei, che ancora una volta ha smesso di
prendersi cura di me, che ancora una volta mi ha lasciata sola ad
affrontare il dolore più grande della mia vita.
Più e più volte nel corso di questi mesi mi sono
chiesta se avrei mai avuto la forza di perdonare di nuovo la sua
debolezza, ma non sono mai riuscita a darmi una risposta. Spero che
rivedendola la troverò.
—
Katniss, dobbiamo scendere — Gale mi distoglie dai
miei pensieri; mi alzo e ci incamminiamo lungo il corridoio fino alla
porta. Mi fermo sul primo scalino ed esito qualche secondo meditando di
rientrare nel vagone e tornare a casa.
—
Andrà tutto bene — Gale allunga
una mano per aiutarmi a scendere. Faccio un respiro profondo e scendo
gli ultimi due gradini.
Quando tutti ci
hanno raggiunti usciamo dalla stazione e aspettiamo delle strane auto,
più alte e grandi del normale e dalla forma allungata.
— Sono delle navette — mi spiega Annie
— ci porteranno fino a casa. Sono sicura che ti
piacerà, è proprio sulla spiaggia —
Dopo una decina
di minuti arriviamo a destinazione; Annie aveva ragione, la casa
è davvero bella: è una piccola villetta bianca
con gli infissi azzurri e una grande terrazza che affaccia direttamente
sul mare, collegata alla strada da un vialetto di pietre bianche e
azzurre che formano disegni lungo il percorso.
—
Venite — Annie si incammina per il vialetto e apre
un porta azzurra decorata con una corda da cui penzolano conchiglie di
varie dimensioni. Appena entro in casa vengo avvolta da una forte luce
e da un profumo fresco e leggero; l’arredamento bianco,
azzurro e blu è semplice ma accogliente, sulle pareti chiare
si aprono grandi finestre incorniciate da legno azzurro: sembrano dei
veri e propri quadri.
—
Katniss, vieni a vedere la terrazza —
Poggio la sacca
a terra e seguo Annie in soggiorno, una stanza ampia luminosa con una
finestra che occupa tutta la parete e dà sulla terrazza.
— Wow
— rimango senza parole dalla bellezza del panorama:
l’azzurro del mare sfuma lentamente fino a fondersi con
quello più tenue del cielo, il sole del pomeriggio si
riflette sull’acqua mandando bagliori ovunque. Il profumo di
mare mi solletica le narici e il rumore delle onde mi dà un
immediato senso di calma. Nell’angolo in fondo a destra
c’è una sedia a dondolo che si muove ritmicamente
sotto la spinta della persona che la occupa; essendo in controluce non
riesco a distinguerne il volto, ma mi è in qualche modo
familiare. È mia madre.
—
È ansiosa di vederti, va da lei. Vado a controllare Lyr,
dovrebbe essersi svegliato —
Esito qualche
istante prima di muovermi incerta verso mia madre. Respira, Katniss.
Respira.
Ed eccola qui,
davanti a me: capelli biondi che brillano al sole, grandi occhi
azzurri, pelle dorata.
—
Mamma —
Mia madre si
volta e finalmente dopo mesi i nostri occhi si incontrano di nuovo.
—
Katniss — dice in un sussurro, voltandosi verso di
me; si alza lentamente e fa un passo nella mia direzione ma poi si
blocca, come se fosse in attesa del mio consenso.
La speranza
mista a tristezza che vedo nei suoi occhi smuove qualcosa dentro di me.
Faccio un passo e la abbraccio. —
Mamma…— per quanto tempo ho desiderato
che le sue braccia minute mi stringessero per darmi conforto? Tanto,
così tanto che quasi non mi sembra vero che stia accadendo.
Mi prende il
viso tra le mani e lo osserva con attenzione, analizzandone ogni
centimetro.
— Ti
trovo bene —
Non posso dire
lo stesso di lei: sembra più vecchia di almeno 10 anni,
quindi mi limito ad accennare un sorriso.
— Sono
così felice di vederti —
Avresti
potuto
farlo, mamma. Avresti potuto tornare a casa.
—
Anche io. Vivi qui, ora? —
— Si,
ho assistito Annie durante la gravidanza e l’ho aiutata
nei primi mesi con Lyr. Ci siamo aiutate a vicenda, in
realtà—
E
chi
c’era ad aiutare me, mamma?
—
Avrei dovuto trasferirmi dopo la nascita del bambino, ma alla fine ho
deciso di restare qui. Ha ancora bisogno di me —
—
Anche io avevo bisogno di te, mamma. Anche io ho bisogno di te. E
invece mi hai lasciata sola —
— Tu
non sei sola, Katniss. Accanto a te hai qualcuno che ti ama
più della sua stessa vita. È lui
l’unica persona che può darti ciò di
cui hai davvero bisogno — dice, guardando alle mie spalle.
Seguo il suo
sguardo e vedo Gale in soggiorno che gioca con il piccolo Lyr.
Mi giro e
abbasso la testa cercando di nascondere il rossore che pian piano sta
colorando le mie guance. La mamma mi prende delicatamente il mento e mi
solleva il viso.
—
Sapevo che sarebbe accaduto, lo sapevamo tutti. Avevate solo bisogno di
ritrovarvi e sono così felice che sia successo —
mi sorride con calore — Lo sarebbe anche lei —
aggiunge, con gli occhi lucidi.
— Lo
so — non riesco a dire altro, un nodo alla gola impedisce
alle parole di uscire.
Degli strani
versetti interrompono il silenzio. Annie si avvicina con Lyr tra le
braccia.
— Lui
è Lyr. Vuoi prenderlo? — senza
aspettare la mia risposta me lo porge delicatamente.
—
Questa è Katniss, un’amica del tuo papà
— dice con dolcezza, accarezzandogli i riccioli
color bronzo.
—
Annie, davvero…— dico,
cercando di rimetterlo tra le sue braccia. Una manina si stringe
intorno ai miei capelli e tira delicatamente. Abbasso lo sguardo e
quasi mi sembra di tornare indietro nel tempo, al giorno in cui per la
prima volta mi specchiai negli occhi verde mare di Finnick Odair.
Una lacrima
scivola lentamente sul mio viso e cade sulla guancia paffuta di Lyr che
strizza gli occhi e fa una buffa risatina.
—
È bellissimo, Annie —
Pian piano la
paura di tenere tra le braccia un esserino così piccolo e
indifeso se ne va e mi ritrovo seduta sulla sedia a dondolare
dolcemente. Restiamo così per un po’,
finché la leggera brezza marina diventa troppo insistente
per il piccolo Lyr.
—
È meglio rientrare, ora — dice mia madre.
Alzo lo sguardo
e vedo Gale poggiato alla ringhiera che mi guarda con dolcezza. Gli
sorrido imbarazzata e mi alzo per affidare Lyr alle braccia della madre.
—
Venite, vi faccio vedere la vostra stanza — Annie ci guida
all’interno, su per una piccola scala fino ad un pianerottolo
su cui si affacciano quattro porte azzurre.
—
Quello è il bagno — dice Annie indicando
la prima porta sulla sinistra — Quella affianco
è la camera di Haymitch e Peeta, poi
c’è quella di Johanna. Qui a destra
c’è la vostra, ha il bagno privato —
— E
voi dove dormite? —
—
Giù ci sono altre due stanze —
—
È una casa davvero grande —
—
Beh… Finnick desiderava una famiglia numerosa
— risponde Annie con un filo di voce e un
sorriso malinconico.
E invece non ha
potuto neanche conoscere il suo primo e unico figlio. Per salvare me.
Per colpa mia.
— Vado
ad aiutare tua madre con la cena, vi aspettiamo giù,
fate con comodo —
Gale apre la
porta e si fa di lato per
lasciarmi passare. La nostra stanza è spaziosa, fresca e
luminosa; di fronte al letto una grande finestra ad arco si apre su
un balconcino che affaccia sul mare.
Mi affaccio al
balcone e inspiro profondamente. I colori
tenui della casa, l’odore di mare, il suono delle onde, la
luce calda del sole…qui tutto sa di pace e
tranquillità.
—
Tutto bene? — Gale mi abbraccia da dietro e mi poggia il
mento sulla testa.
—
Si…è stata meno dura di quanto pensassi. Ma non
credo si sia resa conto del male che mi ha fatto trasferendosi qui
—
—
Credo lo sappia ma abbia troppa paura di ammetterlo —
Restiamo
così per un po’, abbracciati a guardare il mare,
finché la voce irritata di Johanna risuona per le scale.
— Ehi,
voi due! Vi muovete? —
Butto indietro
la testa e la poggio sul petto di Gale, alzo gli occhi al cielo e
sbuffo sonoramente.
Gale ride, mi
dà
un bacio sulla guancia e mi prende la mano.
—
Andiamo, prima che venga a prenderci per i capelli —
Scendiamo al
piano di sotto e raggiungiamo gli altri in terrazza dove un grande
tavolo è stato preparato per la cena e tutto è
stato decorato con candele bianche e conchiglie, creando
un’atmosfera quasi magica. La cena, a base di pesce e piatti
tipici del distretto, è deliziosa e la serata scorre
piacevole, nessuna frecciatina, discussione o crisi: sembriamo un
gruppo di vecchi amici che si ritrova dopo tanto tempo a parlare del
più e del meno. In fin dei conti è quello che
siamo, peccato che il nostro primo incontro - fatta eccezione di quello
mio e di Gale - sia avvenuto a causa degli Hunger Games.
Dopo aver
aiutato a sparecchiare mi siedo su uno dei divanetti in vimini bianco
della terrazza e vengo quasi subito raggiunta da Peeta che tiene in
braccio Lyr.
— A
quanto pare adora i tuoi capelli — dice quando la manina
paffuta di Lyr si stringe intorno ad una ciocca e me la tira. Libero i
capelli dalla stretta di Lyr che passa all’attacco delle mie
dita.
—
È impressionante quanto somigli a Finnick. È una
sua miniatura —
—
Già… appena l’ho visto ho ripensato a
quando ho conosciuto Finnick. È stato come un pugno allo
stomaco —
—
Anche per me —
— Non
credevo che Annie avrebbe retto dopo… dopo la sua morte.
Credevo sarebbe crollata definitivamente —
— Non
poteva, non con un bimbo in arrivo. È stato lui a salvarla,
a
spingerla ad andare avanti, a farle capire che c’è
sempre qualcosa per cui valga la pena vivere —
—
Siete diventati molto amici —
— Si,
abbiamo passato molto tempo insieme durante la terapia con il dottor
Aurelius, ci siamo aiutati a vicenda —
Lyr fa un
piccolo sbadiglio e si stiracchia tra le braccia di Peeta.
—
È ora di dormire per il piccolino. Lo porto da Annie
—
Mi guardo
intorno alla ricerca di Gale ma sembra essere scomparso
finché non lo individuo nella penombra di una piccola scala
che dal terrazzo porta in spiaggia. È insieme a qualcuno;
dalla corporatura e dal modo in cui gesticola sembra Johanna. Mi
avvicino piano, cercando di non fare rumore e li sento discutere
animatamente.
—
… e sai che ho ragione. Quando ci siamo incontrati eri
distrutto, un rottame. Non avevi più voglia di vivere. E
tutto questo a causa sua. Ti sono stata vicina ogni momento, ti ho
aiutato a uscirne, e come mi hai ripagata? Scomparendo da un giorno
all’altro, senza una spiegazione. Credevo ci fosse qualcosa
tra noi, Gale, ma a quanto pare mi sbagliavo. Sai già come
andrà a finire, ma stavolta non sarò al tuo
fianco ad aiutarti a rimettere insieme i pezzi —
Johanna fa per
allontanarsi ma Gale la prende per un braccio e la ferma. Lei si dimena
ma lui riesce a bloccarla contro la staccionata e le si avvicina.
Troppo, per i miei gusti. Sento il cuore battere
all’impazzata, così forte che potrebbe
schizzarmi via dal petto da un momento all’altro.
—
Johanna ASCOLTA —
— No!
E non venire a piangere da me quando tornerà da Peeta
— Johanna si libera dalla sua presa e si allontana
scomparendo nel buio.
Gale sospira e
si passa una mano tra i capelli, poi poggia entrambe le mani sul
muretto della scala e alza la testa, accorgendosi di me.
—
Katniss… — sale i gradini a due a due fermandosi
su uno degli ultimi per essere alla mia stessa altezza.
— Cosa
c’è stato tra di voi? — chiedo con una
voce così fredda che a stento riconosco.
—
Nulla di ciò che pensi —
— Non
si direbbe dal modo in cui ti parlava. Sembravate molto in confidenza
—
— Lo
siamo, o meglio lo eravamo — Gale sospira e si passa entrambe
le mani tra i capelli.
—
Ascolta Katniss. Per lavoro ho passato circa un mese al Distretto 7.
Quando l’ho incontrata ero a pezzi e completamente solo. Mi
è stata vicina in uno dei momenti peggiori della mia vita,
mi ha aiutato a restare a galla e ha evitato che cadessi in una spirale
autodistruttiva e mi dessi all’alcool. È stata una
buona amica, tutto qui —
— Cosa
voleva, allora? —
Gale esita
qualche istante.
—
Quando ti ho visto giocare con Lyr e Peeta io… non lo so, ho
avuto paura e mi sono allontanato per calmarmi. Johanna mi ha seguito e
il resto penso che tu l’abbia sentito —
—
Credi che tornerei con Peeta? Che voglia un futuro con lui? Dopo tutto
quello che abbiamo passato, dopo quello che ci siamo detti…
come puoi pensare una cosa del genere? —
— Non
lo penso, Katniss. È stato solo un attimo di paura, non
perché dubiti di te e di quello che provi, ma
perché a volte ancora mi sembra impossibile che tu abbia
scelto me e non lui —
—
Gale… — annullo la distanza che ci separa e lo
stringo forte — Non sono mai stata così sicura di
qualcosa in vita mia. Ogni giorno che passa mi rendo conto di aver
fatto la scelta giusta e mai tornerei sui miei passi. Siamo una cosa
sola, Gale. Lo siamo sempre stati e lo saremo sempre —
Gale mi prende
il viso tra le mani e mi bacia. È un bacio così
intenso, così diverso da tutti quelli che ho dato finora che
quando le sue labbra lasciano le mie le cerco ancora e ancora.
Passano parecchi
minuti prima di staccarci definitivamente. Restiamo abbracciati a
lungo,
senza parlare, poi torniamo dagli altri. Mia madre è sulla
sedia a dondolo e cerca di far addormentare Lyr mentre Annie e Peeta
chiacchierano seduti sul divano; Haymitch si è addormentato
sull’altra sedia a dondolo e Johanna se ne sta in
disparte seduta sul muretto della terrazza. Lascio la mano di Gale e mi
avvicino a lei.
— Mi
chiedevo quando saresti venuta a parlarmi — dice lei,
sprezzante.
Vado dritta al
punto, sono stanca e non ho voglia di fare giri di parole.
— Ho
scelto lui, Johanna. Non cambierò idea, non
tornerò indietro. So ciò che voglio, ed
è lui —
— Lo
spero. Non merita di soffrire ancora per te. E non lo merita neanche
Peeta —
— Non
succederà. Buonanotte —
—
Buonanotte —
Raggiungo Gale,
salutiamo gli altri e saliamo in camera nostra. Mentre lui fa la doccia
esco in balcone e ripenso alla giornata appena trascorsa: Capitol City,
mia madre, Lyr, Gale e Johanna. Ripenso alle sue parole, alla
convinzione che prima o poi abbandonerò Gale per buttarmi
tra le braccia di Peeta e che io sia ancora la ragazzina di qualche
tempo fa che non sa quello che vuole.
— Ci
voleva proprio — Gale mi distoglie dai miei pensieri. Mi giro
a guardarlo e ancora una volta resto colpita da quanto sia bello:
l’asciugamano stretta intorno ai fianchi, i muscoli ben
definiti, i lineamenti perfetti, i capelli bagnati e spettinati. Gli do
un bacio veloce e mi chiudo in bagno per fare la doccia.
Quando finisco,
Gale è già a letto; mi stendo accanto a lui, gli
poggio la testa sul petto e lui mi circonda le spalle con un
braccio, stringendomi a se. Sento i muscoli rilassarsi, la tensione e
l'ansia per questa giornata svanire lasciando il posto alla
tranquillità. Solo Gale ha quest'effetto su di me. Solo con
lui sono davvero me stessa. Solo tra le sue braccia mi sento a casa.
— Ti
amo —
sussurro un attimo prima di addormentarmi.
Buonasera ragazzuole!
Eccomi qui con il nuovo capitolo della mia storia, ormai siamo quasi
alla fine!
Vi avevo assicurato che avrei pubblicato presto, lo so, ma ho
frequentato un corso di formazione
che mi ha tenuta bloccata in aula 8h al giorno mettendomi totalmente
k.o.!
Adesso, approfittando degli orari morti a lavoro, credo che
riuscirò a pubblicare con maggiore frequenza.
Ringrazio le fedelissime che, anche a distanza di 2 anni, sono tornate
a seguire la storia e do il benvenuto alle nuove arrivate!
Spero che il capitolo vi piaccia, aspetto con ansia le vostre
recensioni!
Un bacio,
Catnip