Before Nevermore

di Le sorelle pirata
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“Un imprevisto, non può essere altrimenti.”
1 giorno…
“Non è da lei, non mi lascerebbe solo così a lungo”
2 giorni…
“Perché tarda ad arrivare? Ho fatto qualcosa di sbagliato?”
5 giorni…
“Non vuole più vedermi.”
10 giorni…
“Sono passati in fretta? Ormai ho perso il conto del tempo.”
Tristezza, solitudine… Lui non aveva mai dato peso a queste sensazioni, tanto lei sarebbe tornata, tutte le notti, come aveva sempre fatto.
Fino ad allora.
Ricacciò indietro le lacrime, gli occhi violetti più lucidi del solito ed illuminati di un bagliore sinistro.
“Odiare, attaccare, uccidere… ma soprattutto nessun perdono. Dopo tutto fa parte delle Cinque Regole, giusto?”
Il bambino non sarebbe diventato debole come sua madre, certamente no, lui sarebbe stato forte, terribile, temuto… il Cattivo più spietato di tutti.
Aric si agitò sotto il lenzuolo che sua madre gli era riuscita a rimediare in passato, sdraiato sul pavimento di pietra ruvido; una nebbia bianca e nera offuscava il sogno che stava avendo, ogni movimento era bloccato da una corda invisibile che lo avvolgeva da capo a piedi.
La foschia prese a diradarsi, quasi sfilacciandosi, proprio quando una pioggia rossa e scrosciante iniziò a scendere dal nulla. Nel vuoto tetro due figure, una grande e l’altra piccola, si tenevano per mano, in una lontananza non misurabile. Il giovane gridò ma le sue parole sfociarono in un rombo di tuono. D’un tratto, la persona più bassa si allontanò, tendendo il braccio verso l’altra a cercare il suo aiuto invano. Accanto ad Aric apparve allora un pugnale d’argento che accecava i suoi occhi come un faro, mentre la silhouette oscurata si avvicinava sparendo tal volta per ricomparire sull’estremità opposta del corridoio inesistente su cui stava poggiando i suoi piedi.

Uccidimi adesso
Uccidimi adesso

Il suono si ripeteva ogni volta che il precedente s’infrangeva sulle pareti nulle di quella stanza di infinità. Le funi che costringevano il bambino a restare immobile si sciolsero e lui cadde, e prima che potesse rendersene conto la sua mano era già sopra l’impugnatura del coltello. La faccia di quella persona stava prendendo forma proprio quando tutto aveva cominciato a dissolversi, riportando Aric nella caverna nascosta; e poggiando una mano alla bocca, affermò:
“Questo… è il gusto del sangue.”
Da quel giorno i sogni continuarono a ripetersi: rincorrendo un animale dal volto umano, giocando a nascondino con la stessa persona… e la figura lattiginosa andava schiarendosi, rivelando infine il viso della sua Nemesi: una donna che gli somigliava molto, dalla lunga treccia nera e due taglienti pupille violette...
E al loro prossimo incontro, di sua madre non sarebbe rimasto altro che storia.


 

Angolo autrici:
Ebbene sì, siamo giunti alla fine :( E’ stato abbastanza traumatico per me non potermi sfogare sugli angoli autrici solo per mantenere un filo logico più o meno professionale (questa frase non vuol dire nulla perché ho troppe stupidaggini accumulate e quindi in happy feet i pinguini ballano il tip tap)
Chiuderemo la raccolta ma speriamo un giorno di farci venire un altro colpo di genio e poter aggiungere un altro capitolo, magari spostandolo prima di questo o raccontandolo come flashback, chissà… in ogni caso stiamo già pianificando di scrivere una seconda Oneshot sempre sull’Accademia e compagnia, ma non riveleremo nulla (non perché non abbiamo ancora la benché minima idea di cosa tratti o altro!)
Peluche di Aric per tutti e un caffè avvelenato!
Alla prossima!
Le sorelle pirata





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