Brucia

di JeanGenie
(/viewuser.php?uid=1188)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


 

 

 

Brucia

 

 

 

Bruciabruciabrucia...

Oh oh. Lo ricorda benissimo. Neppure tra un milione di anni potrebbe... l'odore beffardo che si infila nel cervello... dimenticarsene.

Sancta Sanctorum. Sala parto. Anticamera dell'inferno.

Fegato. Chissà se quella pazza ce l'ha. Oh, potrebbe verificare con un coltello. Potrebbe, sì. Oh, ma lei è così innamorata. Così devota. Così fastidiosa.

Fiato sul collo. Fiato che sa di uva e calore e passato lontano, ma non ci pensare, perché tu non puoi pensarci, anche se lei sa di buono.

Liberarsi di lei. Oh, sì. Perché non può avere quella faccia, quelle labbra e quella follia, tutte in una volta.

Nonpuònondevenonpuònondeve.

E rischia di complicargli la vita soprattutto dal punto di vista pratico, con le sue irruzioni in scena.

Vediamovediamovediamo... Sai a che gioco stai giocando, dottoressa?

Bruciabrucia brucia.

“Qui è dove sono nato.”

E non lo dimenticherà mai.

 

Moriresti per me? No, troppo facile. Vivresti per me?

 

È volata via come una martire in preda a una visione mistica. È volata via ed è tutto risolto.

Via via via.

Via dalla sua strada.

Immagina. Ricorda.

Bruciabruciabrucia.

Ricorda come è stato, tanti anni prima, in un tempo che non riesce più a quantificare.

Ero io? Chi sono io?

I polmoni in fiamme, la pelle che sfrigola, la certezza della morte imminente, ogni singola parte di se stesso masticata, sputata, corrosa, distrutta.

Risortaplasmatabellissima.

Per quanto tempo ha desiderato morire? Finché non è riuscito a ridere.

Oreminutisecondi.

Ma forse è accaduto a qualcun altro, no? Ciò che conta è che lei non è più, pensa, allontanandosi. Ciò che conta è che lei non sopravviverà.

Stupidascioccadottoressa. Andata.

Mortamortamorta. Perché non era come me. Perché lei non può uscirne viva. Perché non...

No.

Un battito. Un altro. Dolore.

Bruciabruciabrucia.

Ma non è come allora. La cosa che lo rode è dentro di lui e non ha un nome.

Ce l'ha ma non dirlo. Nondirlonondirlonondirlo.

Si volta maledicendosi. Se ne fosse in grado, in quel momento dilanierebbe se stesso e si infliggerebbe tutto il dolore che merita per quello che sta facendo. Se ne fosse in grado... ma non lo è, perché quello che prova fa più male di qualunque morso, di qualunque coltellata, di qualunque ferita possa infliggere a se stesso e agli altri.

Eppure non può farne a meno. Si toglie la giacca, non pensa, vola. Vola verso l'abisso che ha cambiato la sua vita. Vola verso quella cosa che...

Bruciabruciabrucia.

Terrore. Ricordo. Forse, solo per un attimo. Affonda e la cerca.

Paura? Non posso. Non ora. Non voglio riviverlo. Dannata, perché mi fai fare questo?

Porcellana, fra le sue braccia. Vestiti corrosi. Pelle bianca. Non respira.

Respirarespirarespira. Non hai il permesso di morire.

Soffia aria nei suoi polmoni. Ed è l'inizio.

Labbra morbide. Oh, quelle gli piacevano anche ad Arkahm. Ma allora stava giocando. Adesso...

Mia.

Lei apre gli occhi.

Follefollefolle.

Non dovrebbe permetterlo. No, non dovrebbe. Le sue dita tra i capelli, la sua bocca che si offre.

Ucidila. Ora.

Non dovrebbe permettere a se stesso di cedere.

Finisci l'opera. Non dovresti essere qui. Spingi la sua testa sotto la superficie. Non puoi permetterlo.

Mia. Miamiamia.

Ride mentre la stringe, ride e non la lascia andare. Perché non può e non vuole.

Vogliovogliovoglio...

“Har-ley...”

Credeva di sapere.

E io so, iosoiosoioso...

Invece ora quello che scopre (inedito-spaventoso-non-a-me-non-a-me-non-a-me) è che quella cosa (Bellissisma, no, no, no, odioquestacosa, odioquestacosa...) dentro di lui che spinge per uscire, ha il suo viso, e, davvero, fino in fondo...

Brucia.

 

 

Note: Tornare a parlare di loro sette ani dopo Amour Fou non è stato facile.

Sono rimasti nell'ombra, in tutto questo tempo, distrutti e oscurati da reboot, nuovi corsi, nuove storie, nuovi background, che me li hanno ridotti in cenere.

Per parecchio tempo mi è stato chiesto di dare un seguito ad Amour Fou. Sono nate delle one shot rimaste gelosamnete sul mio pc e una long che non mi piace, quindi non è conclusa e probabailmnete non lo sarà mai.

Scrivere Amour Fou non è stato semplice e in questi anni sono stata troppo arrabbiata per quello che era stato fatto ad Harley, sulle tavole dei fumetti, per azzardarmi a toccarla di nuovo. Ho scritto su Selina, su Bruce, su Barbara, ma mai più su di lei.

Harley è cambiata, stravolta, irriconoscibile. Ai più piace. I più la trovano azzeccata. Liberata. Forte. Io no. Ai miei occhi non è altro che uno stereotipo ad uso e consumo di una certa fetta di pubblico che nel suo rapporto con Mr. J non riesce a scavare oltre la superficie.

Ma ora è diverso. Lei è sullo schermo, finalmente. Ed è tornata ad essere la “Harley Quinn” che amo. E Mr. J è con lei. Forse i tempi sono maturi. A volte un passo indietro fa fare più strada di cento passi avanti.

 

Comunque... questa è per chi ancora ci crede.

 

See you soon.

 

JG





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3511203