How did the Trials of Apollo (also known as: what made me stay awake 'til six in the morning to finish my homework) begin

di Voldemortslostnose
(/viewuser.php?uid=857241)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Epilogo
All is well, that ends...

Mi sono leggermente stufata di cadere.
Vedo la terra avvicinarsi ad una velocità impossibile, e chiudo gli occhi, aspettando di morire, o di cadere dal letto a seconda dei casi. Inizio un conto alla rovescia a partire da sessanta, e tra un numero e l'altro mi ripeto, sempre più disperatamente, che è solo un incubo, che mi risveglierò nel mio letto, che non sto per spiaccicarmi a terra e rompermi come un bicchiere di cristallo.
Aspetto l'impatto... che non arriva.
Mi costringo ad aprire gli occhi, e per un attimo il sentore di terra bagnata inonda le mie narici. Poi un paio di occhi castani mi scrutano dall'alto, e una mano fresca si posa sulla mia fronte.
"Ti abbiamo sentito urlare" - dice la voce di Reyna. Sbatto le palpebre un paio di volte, e mi tiro su a fatica.
"Così, è questo l'Elisio." dico, e mi arriva una sberla di origine sconosciuta dritta sulla guancia destra. Alzo gli occhi cercando di capire cosa sia successo - conosco veramente poco Reyna ma non mi è mai sembrata tipo da prendersela per un complimento, anche se maldestro - e il mio sguardo si ferma su Travis Stoll che cerca inutilmente di nascondere con le dita appiccicaticce un sorrisetto soddisfatto. Ancora mezza rintronata, mi tasto la guancia e capisco che è proprio vero che la vendetta si serve fredda - ho una frittella attaccata al viso da una quantità industriale di sciroppo d'acero.
Poi, scorgo con la coda dell'occhio Connor estrarre da dietro la schiena un'altra frittella, e mi alzo di scatto. Non ho intenzione di fare da bersaglio ai figli di Ermes, questo è poco ma sicuro.
Ma prima che possano fare un'altra mossa, la voce di Chirone interviene fermandoli e convocando tutti i semidei presenti nel campo all'arena per gli allenamenti.

Colgo l'occhiataccia che Travis rivolge nella direzione da cui proveniva l'annuncio, ed inizio ad affrettarmi a raggiungere l'arena. Reyna mi affianca, e colgo l'occasione per chiederle dove siano Leo e Nico. Vengo a sapere che hanno ottenuto la grazia - sicuramente da parte di Ermes, che dopo la scenata che gli ho fatto mi avrà preso in odio... Beh, tanto uno in più od uno in meno che differenza potrà mai fare? - di atterrare sul morbido, più precisamente nelle mangiatoie per i pegasi Leo e nel lago - ah, ah, ah - Nico.
Non so se considerarmi fortunata, al confronto.
Una volta arrivata all'interno dell'arena, mi accorgo subito dell'aria quasi funerea che avvolge i semidei. Sono seduti a gruppetti sugli spalti, e sembrano guardarsi intorno senza avere il coraggio di fissarsi negli occhi o di spostare lo sguardo sulle persone al centro dell'arena - i figli di Apollo, che sembrano in attesa di un Armageddon che non sono assolutamente pronti ad affrontare. Un'unica macchia nera spicca in mezzo agli abiti colorati dei figli di Apollo, che pur con qualche difficoltà sembrano essersi abituati alla possibilità di una vita senza vista (o, piuttosto, rassegnatisi ad essa): Nico è accanto a Will Solace, e parla con lui a bassa voce.
Date le occhiate che manda ogni tanto nella mia direzione, penso che gli stia raccontando della nostra passata avventura - o magari è solo un tic, ed in realtà gli sta spiegando come cucinare quantomeno decentemente la pasta alla carbonara (e qui potrei aprire un dibattito sui disastrosi tentativi delle arpie di replicare la cucina italiana) - e non posso fare a meno di sentirmi in colpa per come si è conclusa.
So che non è interamente colpa mia - Apollo ha le sue responsabilità, dopotutto - ma vedere com'è la situazione al campo mi fa venire voglia di scomparire.
Ci sono talmente tanti "se" che avrebbero potuto cambiare le cose, che non riuscirei neanche ad enumerarli tutti, ma comunque non sono riuscita a sfruttare nemmeno una di queste opportunità, ed ora la situazione al Campo è orrenda.
Mi siedo sugli spalti accanto a Reyna, e rialzo finalmente lo sguardo sugli occupanti dell'arena, anche se sono talmente persa nei miei pensieri che mi sembra di fissare un muro bianco.
Sento una mano sulla spalla, e il pretore mi sussurra che non è stata colpa mia. Evidentemente deve aver capito cosa pensavo - e cosa comunque penso ancora, non importa quante volte possano ripetermi che non ho colpe - ed ha cercato di essere gentile.
Apprezzo lo sforzo, vorrei dirle, ma all'improvviso una luce si apre sul Campo ed Era fa la sua comparsa - in forma umana, o saremmo tutti carbonizzati.
Sorride, e guardandomi negli occhi mi invita a raggiungerla. Oh, no, penso, stavolta no. Mi alzo, e mi sfilo la piuma di pavone dallo chignon in cui avevo raccolto i capelli, che mi cadono sulle spalle. Era abbassa lentamente gli occhi sui figli di Apollo, poi sposta lo sguardo di nuovo su di me.
"Sai" - dice, l'ombra di un sorriso che le illumina il volto per un attimo - "Sei la prima a rifiutarti di fare quello che una divinità ti chiede. Ci vuole coraggio anche per questo."
O stupidità, penso storcendo le labbra in una smorfia.

"Apollo sta fronteggiando le sue colpe. Ma i semidei non hanno diritto di essere tirati in mezzo a questa storia" - dice Era, guardando ancora una volta i figli di Apollo.
E me lo dici adesso? vorrei urlare, ma davvero, non ne varrebbe la pena. C'è un flash e i semidei al centro dell'arena si schermano quasi tutti contemporaneamente gli occhi con le mani, per poi sbattere le palpebre e rendersi conto che sì, sono tornati a vedere.
Solace sembra essere il primo a riscuotersi dal torpore generale che sembra essersi impossessato dei suoi fratelli, e stringe Nico in un abbraccio stritola-ossa. Non sarò un'aquila, ma penso che tutto il Campo abbia visto quanto selvaggiamente il figlio di Ade sia arrossito.
Prima che Di Angelo si vaporizzi per l'imbarazzo (o, peggio ancora, scompaia da qualche parte usando il viaggio nell'ombra), Chirone ha la grazia di ringraziare Era per il suo - tardivo, ma probabilmente non sarebbe saggio farglielo notare - aiuto e la dea si gira di nuovo verso di me.
All'improvviso mi sento stanchissima e tutto quello che vorrei è poter tornare a casa: Era probabilmente lo capisce, perché faccio appena in tempo a percepire il suo sorriso che mi sento svenire.

Sento una voce stridula perforarmi i condotti auditivi (no, per fortuna mio fratello non è ancora al livello di trapanarmi il cervello. Quello succede quando riceve regali.) e, solo un secondo dopo, un peso considerevole fa la sua graziosa comparsa sul mio stomaco.
Mi tiro il lenzuolo in testa in un tentativo di fargli capire che non è proprio ora, ma a quanto pare è la mossa sbagliata, perché inizia a saltellare sul letto, in un tentativo di prendermi per esasperazione. Alla fine soccombo (anche perché ci tengo alle mie ossa, e farmele schiacciare da un decenne esagitato non farebbe alcun bene alle poverette) e apro gli occhi. Trovo la sua faccia a due centimetri dal mio naso, e quando apre la bocca mi auguro che non stia per partire un altro urlo. Incredibilmente, in barba alle mie previsioni apocalittiche, mi augura buon Natale e scende dal letto.
Sbatto le palpebre, chiedendomi se non sono capitata in una versione parallela del mondo che conosco e tra un attimo David Tennant sbucherà fuori da una cabina della polizia inglese e giro la testa verso la scrivania.
Quello che vedo non ha alcun senso.
Provo a concentrarmi per un secondo sul resto della mia stanza (la libreria, l'armadio, il comodino), poi riporto lo sguardo sulla scrivania.
Accanto al computer, in mezzo ai testi scolastici ancora mezzi aperti, ai quaderni impilati e alle biro sparse in giro come dopo una tempesta c'è la mia copia de "Il Sangue dell'Olimpo", sormontata dalla piuma di un pavone.
Chiudo gli occhi, faccio un sospiro e torno a dormire.



Angolo Autrice
Lo so che volete uccidermi, che tutto questo fa schifo, che avevo promesso che avrei ricontrollato tutto... Ma volevo dare ai pochi che hanno avuto il coraggio di seguire tutta la storia un finale. No, non è proprio come ve lo aspettavate (l'OC non muore, tanto per fare un esempio) e sa di cliffhanger brutto e cattivo. Beh, ditemi cosa ne pensate, se vi va.
Le storie a capitoli non sono proprio il mio forte. Intanto, vi ringrazio per la pazienza.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3512817