One hundred moments for a frog and a rabbit

di Emmy_Cr_
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You made this cupcake for me? 
 
 
 
Alice era nervosa. 
 
- Come sono? 
Osservava Francis con gli occhi verdissimi spalancati e il naso che fremeva. 
Al ragazzo, lei, sembrava un coniglietto in attesa. 
Beh, in attesa lo era di sicuro. 
Di due bambini. 
I loro. 
 
- Sono... uhm... 
- Sono?
Francis fece un sospiro. 
- Alice, fanno schifo. 
- Che sciocchezze dici? Li ho comprati in una pasticceria in centro! 
- Ciò non toglie che facciano schifo! Non puoi mangiare dei cupcake alla... crusca? Sei incinta, diamine! 
- Cosa c'entra!? 
Francis la guardò, sentendo di stare per cedere quando il pensiero dei suoi due bambini che mangiavano fibre fin dalla nascita lo fece tornare in sè.
 
- La crusca fa male ai bambini! 
 
Alice sibilò. 
- Non dire cazzate, le fibre fanno bene ai bambini.
- Non vorrei che poi nascessero con le voglie da crusca!
- Ma io ne ho voglia! Già te li ho lasciati assaggiare prima di me, e non avrei dovuto farlo. E poi non esistono le voglie da crusca. 
Ribattè secca. 
- E se dovessero nascere con la voglia da crusca? Te li immagini? Oddio, non farmici pensare. 
 
Con un gesto teatrale, i cupcake, finirono nel cestino. 
 
- Un coglione. Sto con un coglione. L'unica voglia con cui nasceranno sarà quella di avere un padre meno scemo. 
Francis sospirò. 
- Alice, era per-.. 
- No! Basta! Comandi sempre tu! Vuoi avere l'ultima parola su tutto! Anche su una cosa stupida come dei cupcake alla crusca! Basta, sono stufa. Torno da mia madre. 
Sussultando appena sentì il rumore secco della porta che sbatteva, si massaggiò gli occhi. 
 
- Ma io che ho fatto di male? 
 
La risposta arrivò da sola. 
La gravidanza era agli sgoccioli e il suo autocontrollo pure. 
Non era spaventato, no. 
Era terrorizzato. 
La sua pazienza si esauriva prima del solito. 
Era sempre stanco. 
Aveva anche acquisito la capacità di pedinare la sua ragazza ovunque. 
Avevano litigato anche per il lavoro di lei. 
Anche se, quella volta, Alice aveva dovuto dargli ragione. 
- Sei una chimica, dannazione, non puoi lavorare con quelle sostanze! È pericolosissimo per i bambini! 
Quella volta avevano risolto tutto con un bacio e un film. 
Stavolta invece la minaccia era chiara. 
 
''Torno da mia madre''. 
 
Con un sospiro, il biondo, andò in cucina. 
Due ore dopo, Alice, scese in salotto con il borsone dei vestiti e il biglietto dell'aereo. 
- Ti chiamo quando stanno per nascere, Francis. 
Il ragazzo emerse dalla cucina, sporco di farina e glassa. 
La guardò con gli occhioni azzurri spalancati. 
- No, amore, aspetta, per favore. 
La rincorse fino al vialetto. 
- Alice, ti imploro, ripensaci! 
- No, sono stufa! Continui a trattarmi da invalida! Mi blocchi, non... non ho respiro, Francis! 
 
Il francese guardò la signora Marie, dall'altra parte della staccionata, che stava innaffiando la stessa pianta da quando loro erano usciti. 
 
- Alice, ti prego vieni dentro. Parliamone senza nessuno intorno. 
La ragazza voltò la testa di scatto, fulminando la vecchietta che, di contro, si spostò a dare acqua alla pianta accanto. 
Con un ringhio frustrato cedette e rientrò. 
- Io... ecco, vieni. 
 
La portò in cucina e le mise davanti il frutto del suo lavoro del pomeriggio. 
Dei cupcake. 
Alla crusca. 
 
Alice, senza parole, li osservava con una faccia sorpresa. 
 
- Mi dispiace Alice. 
Si sedette sullo sgabello davanti a lei e le prese le mani. 
- Mi sono comportato come un coglione, hai ragione. Il mio problema è che ho paura. 
Non di non essere un buon padre, di quello ne abbiamo già discusso. Io ho paura che.. che si facciano male. Ho paura che accada qualcosa, durante la gravidanza o dopo. Ho paura che.. che succeda qualcosa... io.. 
 
Alice lo fece parlare a ruota libera fino a che non lo vide arenarsi malamente a metà del discorso. 
Allora, prima di sentire un altro -io pigolato, lo baciò di slancio. 
 
Rimase un momento immobile. 
Avevano appena litigato, di solito era lui a baciarla solo per farla infastidire. 
Ciononostante non osò replicare, e nemmeno volle. 
La strinse semplicemente al petto, accarezzando lievemente i suoi bambini. 
- Sei una stupida rana. 
Annuì. 
- Hai ragione... 
- Però sei una stupida rana che è stupida in buona fede. 
Azzardò uno sguardo. 
- Sono... perdonato? 
Alice lo baciò ancora. 
- Hai fatto questi cupcake.. per me? 
- Per farmi perdonare quelli che ho buttato. 
Alice li guardò sorridendo. 
- Sono alla crusca, come li volevi tu. 
Sorrise, bellissima, e lo baciò ancora. 
- Sapevo di aver fatto bene a prendere due biglietti per Londra. 
 
Francis sbiancò. 
 
- È una vendetta, vero? Tua madre mi odia Lic! 
- Oh avanti, sei il padre dei suoi nipoti, non farla tanto lunga! 
- Ma mi odia!! 
- Certo, ti porti a letto sua figlia. 
- Ma stiamo insieme! 
- Ti aspetto in taxi, amore. 
 
Francis sospirò di nuovo. 
Guardò il cielo con aria di rimprovero. 
- Ti diverti vero? Okay, ho capito che ho fatto di male, ma anche la madre?
- FRANCIS. 
- ARRIVO AMORE. 
 
 
 
Salve!! Bentornati!! 
Grazie a tutti coloro che hanno letto il capitolo precendete! Spero che questo vi piaccia!! 
Bacioni Emmy!! 
 




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