Dalla fantasia alla realtà

di Hookina90
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Dopo aver girato per la trentesima volta la scena del bacio fuori da Granny finalmente arrivò l’agognata pausa. Era stata tutto il giorno sul set e avevo bisogno di staccare un attimo. Una pausa mi sarebbe servita per rilassarmi, anche perché il giorno dopo avrei dovuto lavorare di nuovo.
“Jen ti va se andiamo a prendere qualcosa da bere? Potremmo andare in quel nuovo pub qua vicino” chiese Colin gentilmente
Avevo capito a quale si riferiva, quello che aveva tutto l’arredamento in legno  che gli dava uno stile rustico. Ogni domenica riuniva uomini per assistere la partita mentre bevevano alcolici.
C’ero entrata solo una volta con Ginny e Lana ed erano stati tutti gentili. Ci avevano fatto accomodare al piano superiore, lontano dal caos causato degli uomini che erano intenti a festeggiare la vittoria della loro squadra. Di sopra l’atmosfera era più intima e su ogni tavolo c’erano due piccoli vasi trasparanti a forma di bottiglia con delle candele bianche. Vicino alle pareti avevano messo dei divanetti neri, mentre dall’altro lato c’erano delle sedie in legno con dei cuscini scuri. Avevo passato una serata tranquilla e in allegria.
“Si va bene. Ho proprio bisogno di qualcosa di alcolico”
“Bene, allora andiamo”
Colin era sempre un gentiluomo. Era completamente diverso dalla parte che interpretava, anzi era l’estremo opposto. Era timido, impacciato e chiuso, anche se con il cast ormai era riuscito ad integrarsi e diventare amico di tutti. Infatti non appena faceva cadere quei muri che lo circondavano diventava una persona fantastica, allegra, divertente, comprensiva e dolce.
Colin  ed io eravamo diventati subito amici. Eravamo molto simili, ma nello stesso tempo molto diversi. Ci completavamo. Io amavo uscire, divertirmi e partecipare ad eventi, lui invece no. Lui amava la sua privacy e luoghi tranquilli, lontani dalla confusione.
C’era un unico problema. Io me ne ero innamorata. Dovrebbe essere una cosa meravigliosa, ma invece non lo era, perché lui era sposato e aveva anche un figlio. Era una situazione che mi faceva star male, però dovevo cercare di accettarlo. Non potevo rovinare una famiglia.
“Non potevo rovinare una famiglia”, me lo ripetevo ogni volta quando ero con lui e soprattutto quando eravamo vicini.
“Jen che vuoi da bere?”, domandò Colin interrompendo i miei pensieri.
“Una birra, grazie”, risposi girandomi verso di lui.
“Due birre allora”, disse Colin riferendosi al cameriere. Lui dopo aver preso l’ordinazione andò verso il bancone che non era molto distante da noi.
“Non ne potevo più di girare”, affermai io sorridendo.
“Ti sei stancata di fare la scena del bacio”, rispose lui ridendo.
“Dai scemo, lo sai cosa intendo”.
Quella scena non sarei mai stancata a farla, anche perché era una delle mie preferite. La sintonia che era nata tra di noi era qualcosa di straordinario. L’aveva notata anche Adam, infatti amava la storia dei CaptainSwan. Avrei voluto però che la storia di Emma diventasse realtà, però accadeva solo nei miei sogni.
“Si lo so”, ribattè lui iniziando a fissarmi con i suoi bellissimi occhi azzurri. Erano così ipnotici. Dovevo cercare di mantenere un certo contegno. Eravamo solo amici.
“Non vedo l’ora però di leggere come andrà avanti la storia di Hook e Emma. Sono curioso”, aggiunse dopo qualche secondo di silenzio.
“Anche io, è una storia d’amore che sta avendo una bella evoluzione. Sono sicura che avranno un lieto fine”
“Sicuro. E’ un telefilm sulla speranza. Lo avranno tutti il lieto fine”
Si tutti tranne me. No, dovevo smetterla di compiangermi e cercare di andare avanti con la mia vita. Lui non mi aiutava di certo. Era sempre così dannatamente bello e dolce. 
 
Continuammo a parlare per ore tranquillamente. Discutemmo del nostro lavoro, dei progetti futuri e lui anche di Evan, suo figlio. Amava parlare di lui. Mi raccontò qualche aneddoto su come cercava sempre a farlo ridere e ogni volta che doveva partire gli si spezzava il cuore a lasciarlo a casa. Si vedeva il suo amore per la famiglia, lo leggevo anche nei suoi occhi.
La lontananza era difficile. Erano chilometri di distanza. Non capivo perché la moglie non si era trasferita con lui qui a Vancouver, almeno lui avrebbe sentito meno la loro mancanza. Per me sarebbe stato difficile, ma almeno sapevo che lui era più felice.
Bevemmo anche qualche bibita un pochino più alcolica di una semplice birra. Non eravamo ubriachi, al massimo un po’ brilli. 
“Intanto che forse abbiamo un pochino esagerato con i drink, ti accompagno a casa”
“Va bene, grazie”
Dopo un’oretta di passeggiata arrivammo al mio loft. Lui abitava a soli pochi isolati da me, infatti capitava spesso che andavamo al lavoro insieme. A volte ci capitava di fare colazione nel bar vicino a casa mia. Faceva degli ottimi cappuccini e dei meravigliosi pancake con la nutella sopra. Li amavo. Colin invece andava matto per i brownies al cioccolato fondente e il caffè nero.
Eravamo davanti alla mia porta ed ero triste perché la serata era arrivata ormai alla fine. Ormai ci avevo quasi fatto l’abitudine.
“Buonanotte Colin. Grazie per la bellissima serata”, dissi gentilmente non appena arrivammo davanti alla porta e facendo un mezzo sorriso. Non volevo far trapelare la mia tristezza.
Lui mi guardò senza rispondermi. Era strano. Aveva una strana espressione in volto, come fosse abbattuto, confuso e impaurito.
“E se avesse capito i miei veri sentimenti per lui”, iniziai a pensare. Entrai nel panico. Avevo cercato sempre di nasconderli bene.
 
Accadde tutto in una frazione di secondo. Lui si avvicinò e sentì premere le sue labbra sulle mie. Sentì subito il gusto del rhum che poco prima aveva bevuto.
“Scusa Jen…ho sbagliato…deve essere l’alcool…”
“No aspetta che vuol dire questo bacio?”, chiesi emozionata ma nello stesso tempo spaventata.
“Niente…io non voglio metterti in questa situazione complicata….e poi non so…nemmeno…”
Io sapevo che cosa stava per dire e così presi il colletto della sua camicia e lo baciai con passione. Sembrava di essere tornati sul set, ma questa volta non stavamo recitando. Le nostre lingue finalmente potevano danzare tra loro senza vincoli.
Non poteva essere un sogno, era così realistico. Sentivo il suo profumo, le sue mani, una sul mio fianco, l’altra nei miei capelli. No era reale. Il mio desiderio stava avverando.
Ci staccammo qualche secondo per prendere fiato. Presi le chiavi di casa e poi chiesi a Colin con un precario autocontrollo: “Ti va di entrare?“
“Si”, rispose con un espressione piena di desiderio.
Aprire quella porta con lui che continuava a fissarmi in quel modo non era così semplice. Ci avrò impiegato non so quanti minuti, ma alla fine riuscì ad aprirla.
Non appena entrai vidi che sulla mia sinistra c’era la mia cucina color magenta pulita come l’avevo lasciata e accanto c’era un tavolo nero con quattro sgabelli scuri con cuscini rossi.
Ci avevo mangiato molte volte anche con Colin e il resto del cast. Amavo organizzare serate tutti insieme per  rilassarci e stare in compagnia.
Davanti a noi invece c’era un piccolo salottino con un divano bianco  e con due poltrone dello stesso colore. C’era anche una piccola libreria dove tenevo tutti i miei libri che potevano essere romanzi rosa ma anche storici. Amavo leggere soprattutto nei momenti di pausa perché riuscivo a rilassarmi.
Oltre ai trecento volumi avevo anche  le foto che facevo con i miei amici e Colin. Una in particolare era quella che avevamo fatto in una pausa dove lui aveva un espressione da pazzo. Non amava farsi immortalare in pose serie. Non sapevo il perché ma era la mia preferita. Ci tenevo particolarmente.
In un ripiano avevo lasciato lo spazio  per una  grande televisione piatta che usavo per vedere i film oppure le partite in compagnia di Sean e Colin.
 
Non appena eravamo vicino alle scale che portavano alla camera da letto all’improvviso lui mi prese in braccio e mi portò di sopra. Con delicatezza mi fece sedere sul materasso.
Avevo cambiato le coperte proprio il giorno prima. Erano bianche con qualche ghirigoro grigio chiaro. Ai due lati c’erano due comodini e sopra erano appoggiate due lampade nere e in una c’era una sveglia. 
Quante sere ero rimasta sdraiata a pensare a lui, intere notti insonne. I periodi peggiori erano quelli quando tornava in Irlanda. Quando non c’era sentivo un vuoto nel mio animo, come se mi mancasse un pezzo.
Solo una finestra era aperta e da li filtrava la luce della luna in tutto il suo splendore.
“Sei sicura?”, domandò lui dolcemente.
“Si e tu?”, chiesi sapendo che avrebbe poi potuto pentirsene il giorno seguente.
Annuì.
 
Lui si avvicinò e mi baciò con passione. Io nel frattempo con fatica gli sbottonai la camicia. Colin non appena vide che cosa avevo appena fatto se la levò buttandola per terra.
Era rimasto a petto nudo. Avevo sognato questo momento non so quante volte e ora lui era proprio davanti a me. Gli presi la mano e lo feci sdraiare accanto a me.
Mi misi sopra di lui e gli accarezzai la guancia destra. Sentì subito la barba nera ispida. Gli ripetevo sempre che doveva tenerla perché stava meglio, anche perché ogni volta che si radeva sembrava un adolescente.
Successivamente le mie labbra iniziarono a lambire prima l’incavo del suo collo, poi scesi sul suo petto dove però mi soffermai per mordicchiargli il capezzolo destro. Lo sentì ansimare.
Dopo qualche minuto però sentì che Colin mi stava sfiorando la pelle sotto la maglietta vicino al seno. Il tocco delle sue dita mi facevano avvampare.
Tornai sul suo viso perché avevo bisogno di guardare i suoi bellissimi occhi blu come l’oceano.
Amavo scrutarli e sprofondarci dentro. Sapevo leggerlo dentro. Era come se fosse un libro aperto per me, anche se non avevo mai notato che provasse qualcosa per me. Erano due le opzioni era riuscito a nascondere bene i suoi sentimenti oppure stanotte sarà solo una bellissima eccezione.
“Jen non pensare!”, affermò lui in tono suadente prima di baciarmi e dopo aggiunse: “Qui qualcuno ha ancora troppi vestiti addosso!”
Aveva ragione, allora iniziai a togliermi il maglioncino blu e successivamente anche la maglietta bianca, rimanendo in reggiseno.
“Cosi va molto meglio!”, affermò lui facendo l’occhiolino e poi in un attimo riuscì a ribaltare la situazione.
I nostri sguardi si incrociarono per qualche attimo, poi però sbottonai velocemente i pantaloni e li feci cadere per terra, perché non resistevo più. Lo volevo tutto per me. Erano da mesi che sognavo, desideravo questo momento. Non volevo più aspettare. Lui fece la stessa cosa. Rimanendo così in intimo. 
Le sue dita scesero lentamente sui miei fianchi poi cominciarono a sfiorare l’interno coscia, mentre le sue labbra tornarono sulle mie. Per l’impeto della passione affondai le unghie sulla sua schiena.
C’era ancora un piccolo lembo di tessuto che ci separava. Quel vincolo però durò poco, infatti pochi
attimi dopo non avevamo più nulla che ci limitasse.  
Lui si avvicinò subito a me così tanto che sentì il suo fiato sul collo. Il mio cuore martellava così tanto che credevo che mi sarebbe esploso.
“Co…li..n..quan…to ho…de si…dera..to que sto…mo…men..to..”, dissi respirando affannosamente.
Lui mi guardò e appoggiò la sua fronte sulla mia. Non disse nulla. Non ce ne era bisogno. Era la nostre notte e non c’era bisogno di parole.
Iniziammo subito a danzare come se fossi entrati subito in sintonia. Avevamo un ottimo ritmo. Due corpi si stavano unendo in uno unico. Ci stavamo completando, almeno per quella notte.
 
La mattina seguente appena mi svegliai notai subito che Colin mi stava abbracciando. Era così vicino a me che sentivo sulla mia schiena nuda il calore della sua pelle. Volevo rimanere tra le sue forti braccia ancora un po’ perché mi sentivo così protetta.
All’improvviso però alzai lo sguardo e vidi l’ora della sveglia che si trovava sul comodino. Erano le dieci e tra un’ora dovevamo essere entrambi sul set. Dovevamo sbrigarci.
Mi girai e gli sussurrai dolcemente accarezzandogli la guancia: “Colin sveglia, dobbiamo andare sul set”
“Jen sei bellissima …”, affermò lui con voce impastata non appena aprì gli occhi.
“Grazie …anche tu..ma ora dobbiamo prepararci perché dobbiamo essere li fra un’ora”, ribattei arrossendo.
“Hai ragione, allora mi sa che passo a casa per cambiarmi…”, rispose sorridendo.
“Va bene”
Ci alzammo entrambi. Lui si vestì con i stessi vestiti, io mi misi velocemente la maglia bianca. Dopo mi sarei risciacquata veloce.
Eravamo in silenzio. Sapevo che questa cosa avremmo dovuto affrontarla prima o poi. Lui era sempre sposato e padre di un bimbo e questa cosa gli avrebbe rovinato la vita. Al solo pensiero mi venne un nodo alla gola. Cosa avevo combinato. Era una sfascia famiglie. Sentivo gli occhi umidi. Non potevo mettermi a piangere proprio ora con lui dall’altra parte della camera.
“Jen che succede?”, domandò lui inquieto appoggiando una mano sulla spalla.
Alzai lo sguardo e incontrai i suoi occhi preoccupati. Ora che rispondevo. Non era il momento di affrontare questa discussione. Non potevamo arrivare tardi al lavoro.
“Niente, tranquillo”, risposi cercando di sorridere.
“Non mi sembra”, affermò lui serio.
“Colin ora dobbiamo andare sul set, non mi sembra il caso di parlarne ora”, cercando di usare un tono pacato
“Va bene, dopo riprendiamo il discorso! Non mi scappi Jen!”, rispose lui prima di uscire dalla camera. Io lo seguì per salutarlo.
“Jen ci vediamo direttamente lì, perché ormai è tardi per fare colazione”, ribadì quando era vicino alla porta di casa.
Annuì.
Avevo ancora quaranta minuti per farmi una doccia e cercare di riprendermi da quel pensiero che mi stava martellando dentro. Avevo fatto una cavolata. Non dovevo ascoltare il mio cuore. Ora avevo rovinato una famiglia e un’amicizia.
“Complimenti Jen”, mi ripetevo in continuazione.
 
Non appena ero riuscita a darmi un contegno uscì di casa. Non doveva ricapitare. Non avrei causato la fine della sua vita matrimoniale. Avrei sofferto, ma era la cosa più giusta da fare. Avrei parlato con lui non appena avremmo finito di girare.
Lui arrivò e sembrava abbastanza tranquillo. Salutò tutti e poi venne verso di me. Volevo stare il meno possibile vicino a lui, anche perché ricordare la notte che avevo passato con lui mi faceva sentire in colpa.
“Hey Jen come va?”, domandò lui entusiasta.
“Ehm…bene”
Come faceva a essere così sereno, dopo aver tradito la moglie. Non capivo. Era la prima volta che non riuscivo a interpretare il suo sguardo. Cosa gli passava per la mente.
“Dopo parliamo”, disse a bassa voce, dopo una breve pausa aggiunse: “Non pensare troppo Jen…”
Annuì.
 
Quattro ore dopo finalmente ci lasciarono andare per mangiare qualcosa per pranzo. Ero riuscita a lavorare bene nonostante avessi trecento pensieri in testa, anche perché dovevo essere professionale.
Colin ed io decidemmo di andare a casa mia per poter avere più tranquillità per discutere.
Non appena entrammo nel mio appartamento ci sedemmo sul divano. Era il momento della verità. Ora dovevamo affrontare le conseguenze delle nostre azioni.
“Jen mi spieghi che hai?”, chiese prendendomi la mano destra.
“Colin mi sento in colpa”, risposi diretta girandomi verso di lui.
“Per quale motivo, scusa?”, domandò dubbioso.
“Come per quale motivo Colin…Sei sposato e padre di un bambino! Quello che abbiamo fatto potrebbe causare la fine della tua relazione con Helen!”, risposi frustata.
“Non ti devi preoccupare per questo, Jen”, affermò dolcemente.
“Perché?”
“E’ da un paio di mesi che Helen ed io non stiamo più insieme, Jen”
“Che cosa è successo?”domandai preoccupata.
“Durante la pausa estiva ho affrontato Helen. Non potevo continuare a stare insieme a lei se nel frattempo era innamorato di un’altra persona. Non era giusto nei suoi confronti”
 Rimasi spiazzata. Lui ricambiava i miei stessi sentimenti. Non sapevo se essere felice o triste per quello era successo con Helen. Sapevo che per lui la famiglia era fondamentale e ora era andato in frantumi  anche per causa mia.
“Colin..non so che dire..Helen come la presa? E Evan?”, chiesi inquieta.
“All’inizio abbiamo discusso, però poi ha capito…. Evan lo potrò vedere ogni volta che tornerò in Irlanda, però non abbiamo ancora deciso nulla sulla custodia….”, ribattè lui abbassando lo sguardo. Notai che nel tono della sua voce c’era un filo di tristezza.
“Colin mi dovevi informare prima, così l’avremmo affrontata insieme…”, risposi stringendo la sua mano
“No, era un problema mio. Non volevo coinvolgerti in questo trambusto”
“Mi dispiace tanto, io sarò sempre al tuo fianco. La questione di Evan la supereremo insieme”, ammisi dolcemente.
“Lo so Jen”, ribadì facendo un mezzo sorriso mettendo una mano sulla mia guancia. Chiusi gli occhi per qualche secondo per godermi il suo tocco così dolce.
Rimanemmo a guardarci per qualche secondo. L’avrei supportato sempre. Non l’avrei abbandonato, soprattutto ora.
Sapevo che la cosa che gli infondeva più tristezza era la situazione con Evan. Amava suo figlio. Speravo con tutta me stessa che potesse comunque vederlo anche dopo la separazione.  Evan aveva bisogno di un padre e Colin aveva bisogno del figlio.
“Jen però non voglio che tu ti senta in colpa per tutto questo. Io ho scelto di lasciare lei. Su questo  non transigo obbiezioni”, affermò serio interrompendo i miei pensieri.
“Colin…ok..non sarà semplice, ma ci proverò…”, dissi tentennando poi aggiunsi per cercare di cambiare discorso: “Comunque non avevo capito che provassi questo per me…”
“Si prima di confessare i miei sentimenti dovevo e volevo parlare con Helen perché volevo essere corretto nei suoi confronti. Dopo però avevo paura a parlartene perché c’era sempre in ballo un’amicizia e sinceramente non avevo capito che tu ricambiassi. Ieri comunque ha aiutato l’alcool che ha dato una spintarella…”, affermò amicando.
“Si anche io avevo lo stesso problema…avevo paura a farmi avanti perché non c’era in ballo solo l’amicizia …”, ribadì mestamente
Ricordai tutte le lacrime che avevo versato ogni volta che desideravo di voler stare con lui perché mi faceva sentire sporca nell’animo. Volere un uomo sposato, potevo scendere più in basso. Ripetevo che dovevo cercare di andare avanti, cercare un altro uomo però ogni volta che lo vedevo anche solo per una frazione di secondo cadevo di nuovo in quel baratro di sofferenza. Averlo vicino e non poterlo avere del tutto, tutto questo era una vera e propria  pugnalata.
Ora però la storia era cambiata. Non stava più con Helen, mi spiaceva per lei, però lui aveva fatto la cosa più giusta da fare. Non poteva stare con una persona che non amava più.
Potevamo iniziare una storia insieme, un po’ come Emma e Hook. L’avrei sostenuto per la faccenda di Evan. Avremmo avuto il nostro lieto fine.
“Non avevo capito che avevi passato tutto questo. Mi dispiace…”
“Non ha senso rimuginare sul passato, anche perché non lo possiamo cambiare. Possiamo solo vivere il presente, insieme” dissi sorridendo.
Lui annuì, poi mi fissò con il suo sguardo magnetico per qualche secondo, poi mi attirò per darmi un bacio passionale. Amavo sentire le sue labbra sue mie. La mia mano andò subito fra i suoi capelli neri.
Quando ci staccammo per riprendere fiato sentimmo uno stomaco brontolare. Mi ero completamente dimenticata che era ora di pranzo.
“Qualcuno ha fame?”, domandò lui ironico
“Eh si, ti preparo qualcosa da mangiare?” chiesi gentilmente.
“Si va bene”
Nel frattempo che cucinavo un po’ di carne e dell’insalata, lui mi raccontò tutto quello che era successo con Helen questa estate. Le discussioni che avvenivano mentre Evan dormiva oppure era fuori con i nonni. All’inizio era anche dovuto tornare a casa dei suoi genitori perché lei era furiosa.
Dopo qualche settimana di continue discussioni cominciarono a parlare sempre più con normalità. Lui decise di non fare il mio nome. All’improvviso però pensai: “La nostra storia dovrebbe essere un solo nostro segreto oppure dirlo al mondo intero?”
“Secondo te ne dovremmo parlare almeno con gli altri…della nostra situazione?” chiesi dopo aver mangiato l’ultimo boccone di carne
“Perché non dovremmo? Io vorrei che tutto il mondo sapesse del mio amore per te..”, rispose entusiasta  avvicinandosi a me. Sentivo il suo respiro sul mio viso.
“Se i paparazzi dovessero scoprirlo non avrai più quella tranquillità che tu tanto ami…”
“Non mi importa Jen. Sono molto bravo a evitare il caos e soprattutto non voglio nascondere l’amore per te in eterno…”, rispose lui tornando serio.
“Lo so…”
“Ecco quindi non ti preoccupare, comunque io per adesso lo vorrei dire almeno al cast principale cioè sono anche nostri amici…”
“Va bene”, affermai sorridendo poi aggiunsi: “Quando vuoi informarli?”
“Questo weekend siamo in pausa e potremmo organizzare una delle nostre solite serate”, rispose lui felice.
“Ok, lo propongo agli altri”, ribattei prima di baciarlo.
 
Nei giorni successivi Colin ed io non appena avevamo del tempo libero cercavamo di stare insieme senza  dare nell’occhio. Avevamo deciso che prima di uscire allo scoperto avremmo avvisato i nostri amici.
 Un paio di sere riuscì a stare da me. Passammo ore a parlare sul letto abbracciati. Sul nostro futuro insieme, su come affrontare la stampa e anche Helen stessa. Il tasto cruciale però era sempre Evan. In lui c’era una piccola parte che credeva di poter perdere Evan. Io invece speravo nella bontà di Helen.
Era così bello stare al suo fianco e fare l’amore con lui. Era come se avessi trovato la parte che mi mancava. Lui mi completava  anima e corpo.  Ero felice. Volevo godermi ogni piccolo attimo. Non volevo pensare a problemi vari. Ero riuscita a trovare me stessa e oltre a questo avevo trovato l’amore. Non potevo chiedere di più dalla mia vita.
“Sei pronta per stasera?”, domandò lui una mattina ancora avvolto solo dal lenzuolo bianco di lino.
“Intendi per la serata?”
“Si ovvio”
“Si, sono elettrizzata”, risposi entusiasta appoggiando la testa sul suo petto nudo.
“Anche io. Hai già in mente che cucinare? Se vuoi ti posso dare una mano”, rispose accarezzandomi la schiena dolcemente.
“Non lo so ancora, anche se avevo pensato una cena a base di cibo cinese”
“Buono. Sushi! Potremmo ordinarlo da quel ristorante di fronte a casa mia”, affermò entusiasta.
Annuì, poi chiusi gli occhi per assaporare totalmente questo momento. Volevo imprimerlo tutti questi attimi nella mia memoria. Non volevo dimenticare nessun dettaglio: l’odore  inebriante della sua pelle, il tocco delle sue mani che mi faceva ardere tutto il corpo, il sapore delle sue labbra che mi ricordavano il soffio del vento invernale. Ogni suo gesto riusciva a penetrarmi fino a lacerarmi le ossa e trafiggermi il cuore.
Lui mi cullava dolcemente e potevamo rilassarci ancora qualche attimo perché sul set dovevamo andarci dopo pranzo.
“Ti va se vado a prenderci qualcosa da mangiare?”, chiese lui all’improvviso
“Va bene, dammi il tempo di vestirmi”
“No, scendo e in dieci minuti sono di nuovo qua con te”, affermò avvicinandosi a un centimetro dal mio viso.
“Vuoi  fare colazione a letto?”, domandai perplessa
“Si, non ti va?”, chiese amicando.
“No, per me va benissimo. Ti aspetto qua!”
“Ok”, disse prima di darmi un tenero bacio sulla fronte.
 
Non dovetti aspettare molto il suo ritorno. Lo vidi arrivare con un busta enorme. Aveva svaligiato il bar. Si sedette vicino a me e iniziò a svuotare il sacchetto. Aveva comprato pancake con la nutella, due muffin enormi alle mandorle e infine un cappuccino e un caffè tutto, roba messa nei contenitori d’asporto. Voleva farmi ingrassare. Era il suo obbiettivo. Appoggiò subito le bevande calde sul comodino.
“E’ poca roba potevi prenderne di più”, affermai sarcastica.
“Sei veramente simpatica quando rispondi in questo modo”, ribattè  prima di mettermi della glassa dei muffin sul naso.
“Ah ma bravo…ora vedrai…”, ammisi prima di prendere un po’ di nutella e gliela spalmai in faccia.
“Sei buffo..conciato così” dissi prima di iniziare a ridere.
“Mi vuoi trasformare in un pancake alla nutella o vuoi mangiare?”, domandò lui ironico.
“Mmm..”, dissi avvicinandomi a lui poi aggiunsi sussurrando al suo orecchio: “Ti potrei mangiare tutto…”
Subito dopo iniziai a leccare la nutella che gli era finita nell’incavo del suo collo.
“Jen non mi provocare in questo modo”
“Non vuoi.. bene allora prendo i pancake veri ….”, dissi facendo finta di essere offesa.
Lui mi fissò qualche secondo, poi mi prese per le spalle e mi fece sdraiare sul letto. Si mise sopra di me e mi tolse la glassa che avevo sul naso con la bocca.
“Sei buona lo sai”, affermò lui con tono suadente poi mi diede un bacio pieno di desiderio. Sentì subito il sapore del cioccolato.
Stavo per slacciagli la camicia quando sentimmo dei passi che provenivano dal piano di sotto. L’ansia iniziò a invadere tutto il mio corpo. Mi misi subito la maglia e scesi con Colin  per vedere chi si era appena introdotto nel mio appartamento.
Davanti a noi c’era una signora anziana  che indossava un grembiule e aveva in mano la scopa e la paletta. Era la donna delle pulizie del palazzo. Me ne ero dimenticata che a quest’ora passava a pulirmi la casa.
“Signorina Morrison, non sapevo che fosse in casa… in compagnia…”, ribattè lei leggermente perplessa.
“Ehm non è come pensa lei…”, ammisi subito agitata cercando di non arrossire violentemente.
“Ok…vuole che passi più tardi?”, domandò lei cortesemente
“Si grazie mille. Può venire dopo pranzo?”
“Si, si!”, rispose prima di prendere la sua roba e uscire.
“Colin sai cosa vuol dire questo?”, chiesi dopo che mi sedetti su uno sgabello.
“No, cosa?”
“Entro stasera uscirà la notizia su tutti i giornali”, risposi agitata
“Non credo…anche perché non mi ha riconosciuto”, ammise lui sorridendo.
“Dici…”
“Si, semmai resta qui che ti porto il cappuccino e quello che è rimasto del cibo, così ti risollevi il morale”, ribadì lui prima di darmi un tenero bacio sulla fronte.
“Grazie”
Dopo aver fatto colazione Colin tornò a casa sua perché doveva incontrarsi con Josh e Sean per pranzo. Io  invece prima di mangiare decisi di iniziare a leggere un libro e ripassare  la mia parte.
 
Non appena finì di lavorare andai subito dal ristorante cinese per comprare tutto il necessario per la serata.
Colin mi raggiunse nel mio loft per le otto. Mi aiutò a preparare tutto. Sul tavolo mettemmo tutte le varie portate, dai vari tipi di sushi, ravioli di carne e pesce e sashimi. Ovviamente presi anche le bacchette per poter mangiare come nella tradizione cinese.
Lui aveva portato una bottiglia di Sakè. Aveva detto che l’avremmo bevuto per festeggiare tutti insieme l’inizio della nostra relazione.
“Andrà tutto bene Jen”, disse lui prendendomi la mano non appena finimmo di apparecchiare.
Annuì.
Dopo qualche minuto arrivarono i primi ospiti. Ginny e Josh. Non appena entrarono gli offrì una birra a ciascuno. Colin e Josh  poi si sedettero sul divano e iniziarono a discutere di sport. Ginny ed io invece ci accomodammo sugli sgabelli. Lei mi parlò del figlio che aveva avuto con Josh.
Loro si erano incontrati sul set ed era nato subito l’amore. Loro due avrebbero potuto capire quello che stavamo passando Colin ed io. Avrebbero potuto darci una mano con la stampa.
Non appena arrivarono anche tutti gli altri poi ci sedemmo al tavolo e iniziammo a cenare. Parlammo allegramente come tutte le volte.
“E’ tutto squisito”, affermò all’improvviso Emilie mentre stava prendendo un altro raviolo di carne
“Si hai ragione”, ribattè Colin entusiasta.
“Dopo che cosa facciamo?”, chiese Sean dopo aver mangiato l’ultimo sushi. Avevamo finito tutte le portate. Il cibo era veramente delizioso ed ero contenta che era stato gradito da tutti.
“Jen ed io dobbiamo annunciarvi una cosa”, rispose Colin guardandomi cercando di tranquillizzarmi solo con uno sguardo.
Il cuore iniziò a martellarmi all’impazzata. Non appena lo avremmo annunciato sarebbe diventato reale. Erano nostri amici, dovevo stare calma.
Colin venne vicino a me che ero seduta a capotavola. Mi alzai e mi misi accanto a lui. Colin intrecciò subito le sue dite con le mie.
“Non stiamo provando”, ribadì Robert non appena vide il gesto di Colin.
“Non stiamo recitando Robert. Era proprio questo l’annuncio che volevamo farvi. I captainswan sono diventati reali”, rispose lui felice.
“Cioè…state insieme?”, chiesero in coro Lana e Ginny sbalordite. Non solo loro avevano un espressione sorpresa. L’avevano tutti. Eravamo stati così bravi a nascondere i nostri sentimenti che nessuno di loro aveva capito che cosa stavamo passando. Li avevamo sconvolti.
“Si”, ammisi io sorridendo.
“Sono contento per voi”, affermò Josh alzandosi e abbracciando me e poi Colin.
“Grazie Josh”
“Ma tua moglie e tuo figlio?”, domandò serio Robert.
“Mia moglie ed io non stiamo più insieme più da questa estate. Evan …spero di riuscire a poterlo vedere…”, ammise tristemente.
“Noi ti aiuteremo”, dissero Josh e Ginny e poi aggiunsero:  “Noi vi capiamo, perché come voi il nostro amore è nato sul set”
“Grazie mille”, rispose Colin emozionato.
“Direi di brindare a questo nuovo amore”, dichiarò all’improvviso Sean alzando il bicchiere in alto.
“Hai ragione”, risposero tutti in coro.
 
Dopo il brindisi gli uomini andarono a vedere la partita sul divano, mentre noi donne rimanemmo a parlare al tavolo.
“Non ci avevi detto nulla sui tuoi sentimenti per Colin!”, ammise Ginny mentre iniziò a mangiucchiare degli stuzzichini.
“Mi sentivo un mostro Ginny …desideravo un uomo sposato e padre. Se ve ne avessi parlato sarebbe diventato reale e sarei stata peggio…”
“No..noi ti avremmo aiutato. Non puoi tenerti tutto dentro!”, rispose lei fissandomi negli occhi. Notavo un filo di preoccupazione nei suoi occhi.
“Ha ragione. Siamo amiche e puoi contare su di noi!”, ribattè Emilie sorridendo
“Concordo con loro. Se c’è qualche problema noi ci siamo!”, replicò Lana prima di bere un sorso di vino
“Grazie, ragazze. Ora però il mio unico pensiero è Evan…”
“Intendi la custodia?”
“Si, Colin ama sua suo figlio con tutto se stesso e se dovesse accadere che non potrà più vederlo?”
“Riusciranno a trovare una soluzione Jen, tranquilla”, rispose Ginny appoggiando la sua mano sulla mia.
“Lo spero, non voglio che soffra”
“Su su, non voglio vedere musi lunghi. Dobbiamo festeggiare”, ribattè Lana versando dell’altro vino nei bicchieri
“Non starai esagerando Lana?”, chiesi io perplessa.
“No è la tua serata e ti devi divertire!”
“Ha ragione lei”, confermò Emilie 
Annuì
Non potevo rattristarmi proprio ora, anzi dovevo essere felice per questo nuovo inizio. Ed ero fortunata perché non solo avevo trovato l’amore, ma anche degli amici fantastici. Brindammo quindi all’amore e all’amicizia.
Continuammo a parlare tranquillamente fino alla fine della partita, dopo però decidemmo di andare dai ragazzi.
Io mi sedetti vicino a Colin, lui subito mi mise il braccio attorno alla vita.  Chiacchierammo ancora per un’oretta.
“Aspettate ma come farete ora? Cioè con la stampa?”, domandò all’improvviso Robert dubbioso.
“Ci stiamo ancora pensando, però sicuramente non vogliamo vivere nel segreto. Non voglio nascondere il mio amore per Jen!”, rispose Colin determinato
“Qualsiasi cosa contate su tutti noi”, ribatterono Josh e Ginny.
 “Grazie ragazzi”, dicemmo in coro sia Colin che io.
Dopo aver salutato tutti rimanemmo solo Colin ed io. Lui mi prese la mano e mi portò su in camera da letto. Non appena arrivammo di sopra uscimmo fuori sul balcone. C’era una leggera brezza essendo i primi giorni di agosto. Il cielo era pieno di stelle luminose.
Lui mi prese la mano  e io mi girai per guardarlo. Era sempre così affascinante. Lo amavo con tutta me stessa. Avevano ragione le ragazze, dovevo vivere la vita con lui senza preoccupazioni. Potevamo affrontare tutto insieme. Lui era il mio lieto fine.
“Vedi che ti avevo detto..è andato tutto bene”, affermò lui entusiasta
“Si, mi ha fatto sentite bene parlare con le ragazze e avere il loro appoggio”
“Ne dubitavi. Sono nostri amici e ovvio che ci sosterranno. Mi sembrava corretto parlargliene prima di uscire allo scoperto”
“Si, si hai ragione”
Lui mi alzò il viso con le dita e mi diede un tenero bacio.
“Jen ti amo e spero di vivere tutta la mia vita con te”, disse appoggiando la fronte sulla mia.
“Ti amo anche io Colin”, ribattei chiudendo gli occhi.




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